STROCCHI, Dionigi
Letterato, nato a Faenza il 6 gennaio 1762, morto a Ravenna il 15 aprile 1850. Studiò nel patrio seminario e poi, dal 1783, a Roma, dove si laureò in giurisprudenza, ma si diede alle lettere, soprattutto latine e italiane, accostandosi al Cesari nel culto dei trecentisti. Nel 1790 ebbe l'ufficio di scrittore nella segreteria di lettere latine presso il Sacro Collegio. Tornato in patria nel 1797, ottenne alti uffici e grandi onori nel tempo della Repubblica e del Regno italico. Restauratosi il governo pontificio, lo St. riparò a San Marino, soffrì breve prigionia a Bologna; e visse gli ultimi anni a Bologna, a Ravenna, dove professò quattro anni eloquenza, e in patria. Pio IX lo nominò nel 1848 senatore. Lo St. deve la sua fama non tanto ai suoi scritti originali, versi, elogi, discorsi accademici latini e italiani, quanto alle sue fedeli e al tempo stesso forbitissime traduzioni degl'Inni di Callimaco, dell'Inno omerico a Venere, delle Georgiche e delle Bucoliche di Virgilio, delle Poesie di Ludovico re di Baviera.
Bibl.: Autobiografia in D. Diamilla, Müller, Biografie autografe e inedite d'illustri italiani, ecc., Torino 1853, p. 326 segg.; G. Ghinassi, Della vita e delle opere del cav. D. S., Faenza 1853; G. Mestica, Manuale della letteratura ital., I, p. 362 segg.; P. Beltrani, Dionigi Strocchi e la scuola classica romagnola, Menaggio 1898.