FERRARI (Ferrario), Dionigi Maria
Figlio di Giovanni Battista e Lucrezia Lampugnana (Milano, Arch. st. civ., Materie, cart. 556), probabilmente di nobili natali (Milano, Arch. Curia arcivescovile, Visita Pozzobonelli, Pieve di Busto Arsizio, 1753, vol. 39, pp. 44 s.), nacque a Milano, presumibilmente tra il primo e il secondo decennio del XVIII secolo, anche se la famiglia doveva essere originaria di Fagnano Olona, dove il F. possedeva una "casa di Villa" (Ibid., Sezione III, Spedizioni diverse, pacco 28) di cui anche il figlio Francesco Bernardino risulta essere stato compossessore (cfr. voce in questo Dizionario).
Il 18 maggio 1733 iniziò la sua militanza professionale, come imponeva il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano, sotto un affermato professionista: l'architetto B. M. Quarantino (Gatti Perer, 1965, pp. 119, 130). L'apprendistato durava circa sei anni consecutivi ed infatti la nomina ufficiale ad architetto reca la data del 16 dic. 1738 (Milano, Arch. st. civ., Materie, cart. 556). Intanto nel 1737 il F. si era unito in matrimonio con Maria, figlia dell'architetto C. F. Castiglioni (Ibid., Fondo Famiglie, cart. 644), seguendo una prassi molto diffusa all'epoca che prevedeva la difesa dei privilegi professionali anche tramite matrimonio.
Da questa unione nacquero Bartolomeo, che diventò padre barnabita e matematico, successore del confratello F. De Regi alla cattedra di matematica presso l'università, e Francesco Bernardino, il quale continuò la professione paterna e fu l'artefice della Raccolta Ferrari, conservata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. La Raccolta, poi completata dal figlio, era stata impostata proprio dal F., il quale, dopo aver ricevuto da architetti non più in attività il loro materiale professionale, secondo la prassi imposta dal Collegio, aveva iniziato ad ordinare ed a catalogare quanto era venuto in suo possesso, soprattutto materiale antico risalente al XVI secolo, con carte e disegni riguardanti M. Bassi, A. e G. P. Bisnati, E. Turati, G. B. Guidabombarda.
Divenuto architetto-ingegnere collegiato, il F. fu sempre molto legato al Collegio e ricoprì anche la carica di sindaco (Milano, Arch. d. coll. d. ing. e arch., St. Ing., XA21, Stilati, 18 dic. 1752), carica che prevedeva nei due anni di mandato il controllo sulla qualità degli esaminatori, nelle prove di ammissione. In qualità di sindaco si preoccupò di sancire l'obbligatorietà degli elenchi dei professionisti che avevano presso di sé documentazioni professionali di colleghi non più in attività in modo che sussistesse la possibilità di una reperibilità immediata del materiale ed anche di un controllo che tutelasse dalla dispersione e perdita di preziosi documenti (ibid.).
Sicuramente più ingegnere idraulico che architetto, il F. si dedicò, nella seconda metà del XVIII secolo, alla risoluzione di problemi legati alla navigazione interna della Lombardia (Beltrami, 1888).
Per capire l'importanza della figura professionale dell'ingegnere idraulico va tenuto presente che il Collegio lasciava libertà di esercizio professionale nell'ambito dell'architettura a tutti gli architetti militanti, qualsiasi fosse la loro origine geografica, mentre per esercitare la professione di ingegnere bisognava essere membri del Collegio e quindi nati a Milano.Il controllo delle acque divenne dunque l'attività più importante per il F., che si occupò infatti a più riprese delle problematiche riguardanti il Naviglio di Paderno (Milano, Bibl. Ambrosiana, Racc. Ferr., tomo V, da c. CLXXX alla fine; dis. XXI), dove rimise mano al progetto utilizzando parte delle antiche conche del Meda e costruì case lungo il Naviglio "per comodo degli Agenti della Regia Camera", ancor oggi visibili; il Naviglio della Martesana (tomo VI, c. LXXXVII; dis. XXII); il Naviglio grande (tomo IV, cc. CLIII, CLIV, CLV); il Naviglio di Pavia (tomo VII, da c. CCCXIV sino alla fine), oltre ai canali della città di Milano (tomo VIII, cc. LXII-LXXXII; cc. LXXX-CLXXXII; dis. XV-XVIII).
Nel 1740 si interessò del canale sotterraneo alla contrada De Rastrelli e alla Regia Corte (tomo XVII, c. I; dis. I) e nel 1768 fu chiamato a risolvere alcune problematiche sopraggiunte nel fiume Ticino all'imboccatura del Naviglio grande (cc. X-XIX). Un anno dopo affrontò problemi simili riguardanti il Naviglio Langosco (cc. XX-XLII) e l'inalveazione dei torrenti Torbida, Cava e Trobbia (cc. VII-IX; dis. XVI). Nel 1779 iniziò a occuparsi del modo di derivare dal fiume Lambro le acque necessarie per la villa reale di Monza; i lavori, che lo videro impegnato in visite, misurazioni ed esperimenti, proseguirono sino al 1782 (cc. LIII-LIXI; dis. XXIII-XXV).
In qualità di architetto il F. invece risulta aver lavorato quasi esclusivamente in Fagnano, dove progettò la chiesa parrocchiale di S. Gaudenzio ed il proprio oratorio privato dedicato a s. Anna.
La realizzazione della chiesa di S. Gaudenzio dovette richiedere molti anni, visto che nel 1758 l'edificio era già iniziato (c. II) e nel 1794 si lavorava ancora al campanile (tomo XVIII, c. XXXVII), sotto la direzione del figlio Francesco Bernardino. Oggi purtroppo non è più possibile studiare la fisionomia originale della chiesa a causa dei successivi rifacimenti. Dai disegni (tomo XVII, dis. III-XIII) possiamo leggere un perfetto adeguamento alle Instructiones di Carlo Borromeo; si tratta infatti di una chiesa a navata unica con cappelle laterali e un profondo presbiterio in cui trova posto l'altare maggiore in una zona sopraelevata da gradini. Un arco trionfale divide la zona dell'aula da quella del presbiterio. È interessante il disegno della facciata perché mostra un insieme equilibrato e classico nella scansione degli spazi in senso sia verticale sia orizzontale, che conferma il rigore e la severità tipicamente lombarda degli esterni e che ben si addice ad una architettura di ingegneri-architetti, quali erano quelli approvati dal Collegio. Si tratta di un orientamento verso forme nuove "e più ancora verso un nuovo concetto di architettura, segno di una evoluzione spontanea del gusto lombardo che, molto tempo prima di essere codificato ... impone un razionalismo illuminato ..." (Gatti Perer, 1967, pp. 98 s.).
Nel secondo intervento in Fagnano, che risale al 1762, e cioè l'oratorio di S. Anna, non nasce nemmeno il problema della definizione formale della facciata esterna in quanto esso è nascosto in un edificio civile. Si tratta secondo la Gatti Perer, di un aspetto del tutto inedito, indice di tempi nuovi, spiegabile anche con il fatto che si trattava di un oratorio privato, appartenente allo stesso F. (ibid). Il disegno firmato dal F. è custodito presso l'Archivio della Curia arcivescovile di Milano (Sezione III, Spedizioni diverse, pacco 28). L'interno, perfettamente conservato, è oggi adibito a "cappella dei morti" e ci parla di una religiosità nuova per la metà del Settecento, di una religiosità "che allo splendore apparente opponeva un desiderio di intimità amante del nascondimento" (Gatti Perer, 1967, p. 98).
Nel campo dell'edilizia corrente il F. fu chiamato nel 1766 a progettare la fabbrica dei Magazzini del sale al tombone di S. Marco (Milano, Bibl. Ambr., Racc. Ferr., tomo XVII, cc. IV-V, dis. XIV) e ad adattare la Sosta del Dazio vicina agli stessi magazzini (dis. XV); inoltre gli furono richieste stirne di edifici al fine di acquisto e rilievi di edifici per ordine governativo. Tra i disegni della Raccolta compare anche un progetto di facciata per l'oratorio di S. Maria a Legnarella (dis. III). Dai documenti apprendiamo inoltre che aveva avuto l'incarico dal conte C. Firmian di far copia di alcuni disegni e carte relativi all'università di Pavia (c. IL).
Il F. era ancora in attività nel maggio del 1782 per i lavori di approvvigionamento idrico per la villa reale di Monza; da quella data se ne perde ogni traccia.
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti citati all'interno si veda: Milano, Bibl. Ambrosiana, Raccolta Ferrari, tomo XVIII, s. 136 sup., c. LXII; tomo XVII, s. 137 sup., T. 190 sup.; L.Beltrami, Per la storia della navigazione interna nel Milanese. Manoscritti e documenti donati all'Ambrosiana, Milano 1888, p. 8; M. L.Gatti Perer, Fonti per l'archit. milanese dal XVI al XVIII secolo, F. B. Ferrari e la sua raccolta di documenti e disegni, Parti I, II, III, in Arte lombarda, IX (1964), 1, pp. 176, 215 ss.; X (1965), 1, pp. 139, 141, 144;Ead., F. B. Ferrari architetto e ingegnere idraulico, in Atti del Collegio degli ingegneri ed architetti, maggio-giugno 1964, pp. 134-139;Ead., Fonti per la storia dell'archit. milanese dal XVI al XVIII secolo: il Collegio degli agrimensori, ingegneri e architetti, in Arte lombarda, X (1965), 2, pp. 116, 119, 130; L.Grassi, Provincie del barocco e del rococò. Proposta di un lessico bibliogr. di architetti in Lombardia, Milano 1966, pp. 178 s.;M. L.Gatti Perer, Nuovi documenti per l'archit. barocca milanese ...: D. M. F. - Oratorio di S. Anna, Fagnano Olona, in Arte lombarda, XII (1967), 2, pp. 95-99;G. Maderna, Fonti per la storia dell'archit. milanese dal XVI al XVIII secolo. Il Collegio degli agrimensori, ingegneri e architetti. Le nomine degli architetti dal 1735 al 1800, ibid., XV (1970), 2, pp. 70 s.