DI FRANCIA, Annibale Maria
Nacque a Messina il 5 luglio 1851, terzogenito di una famiglia di piccola nobiltà. Il padre Francesco, viceconsole pontificio, sposato dal 1847 con Anna Toscano, morì nel 1853, lasciandolo orfano a soli due anni di età. Venne così affidato ad una anziana zia con la quale visse per circa un anno, in un'atmosfera cupa e opprimente che non giovò sicuramente alla sua formazione. Quando, nel 1854, il colera uccise la zia, ne fu colpito anche il piccolo D. ma, ritornato a casa con la madre, riuscì a guarirne. Nel 1858 iniziò gli studi nel collegio "S. Nicolò" dei cistercensi di Messina, ma in seguito allo sbarco in Sicilia di Garibaldi (1860) il D. insieme con gli altri ragazzi che lo frequentavano fu ritirato e condotto dalla madre a Napoli presso alcuni parenti. Ritornato in seguito a Messina, fu riammesso nel collegio che dovette necessariamente e definitivamente abbandonare, quando nel 1866 fu decretata la soppressione degli Ordini religiosi. Proseguì quindi gli studi nella scuola pubblica di Messina, seguendo inoltre corsi privati presso il poeta Felice Bisazza, incrementando così una certa vena poetica che l'accompagnò per tutta la vita e che lo rese autore di preghiere e canti religiosi rimasti popolari. L'anno successivo il D. e il fratello minore Francesco Maria, nonostante l'opposizione della madre, decisero di dedicarsi al sacerdozio e iniziarono il loro chiericato l'8 dic. 1869. Il D., compiuti gli studi ecclesiastici nel seminario di Messina e conseguito il diploma di maestro elementare, nel marzo 1878 fu ordinato sacerdote dal vescovo di Messina, G. Guarino, da cui aveva ricevuto anche il diaconato. Lo stesso mons. Gurino il 12 genn. 1882 nominò il D. canonico statutario della cattedrale di Messina. All'inizio del suo mandato egli incominciò ad interessarsi al quartiere povero di Messina, chiamato Avignone, svolgendovi un'intensa attività di apostolato sociale, che trovò le prime concrete realizzazioni nel 1882 con la fondazione di un orfanotrofio femminile e nel 1883 di un orfanotrofio antoniano maschile; ad essi furono successivamente preposte una congregazione di suore (1887) e una di sacerdoti (1891), fondate entrambe dal D., alle quali solo il 15 sett. i go i egli poté dare i nomi definitivi: le figlie del divino zelo e i padri rogazionisti, ispirandosi per questi ultimi al consiglio evangelico: "Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operaios in messem suam". Tutta la vita e l'opera del D. furono infatti caratterizzate da una incessante promozione delle vocazioni sacerdotali. Egli si era reso conto infatti, già dai primi anni del suo apostolato, della enorme difficoltà a trovare validi collaboratori. Alla luce di questa esigenza tra il 1897 e il 1900 istituì la Sacra Alleanza e la Pia Unione della rogazione evangelica per promuovere in maniera sistematica, nel clero e tra i fedeli, la preghiera per le vocazioni.
Probabilmente in seguito ad un suo soggiorno a Roma, nel luglio del 1884, entrò in contatto epistolare con Giacomo Cusmano, che in quegli stessi anni aveva fondato e bene avviato in Palermo l'istituzione assistenziale "Il boccone del povero". Le grandi difficoltà soprattutto economiche incontrate dal D. durante il corso del suo apostolato fecero nascere nel vescovo di Messina l'idea di fondere "l'impacciata" opera del D. con quella del Cusmano; ma l'atteggiamento scettico di quest'ultimo nei confronti dell'iniziativa ed altri fattori contingenti non permisero che la fusione fosse realizzata.
Il D. in questi anni entrò in contatto anche con don L. Orione e don G. Bosco; nella scia pedagogica tracciata da quest'ultimo egli si inseri perfettamente, adottando le linee fondamentali dei suoi sistemi educativi.
Nel 1897 il D. affidò la direzione dell'orfanotrofio femminile di Messina, trasferitosi nel 1895 nel monastero dello Spirito Santo, a Mélanie Calvat, protagonista cinquant'anni prima di un episodio di apparizione della Madonna a La Salette, nell'Alta Savoia. La Calvat rimarrà però alla guida dell'istituto per un anno soltanto. Nel 1901 fu fondato dal D. un altro orfanotrofio femminile, a Taormina, per il quale, nel 1914, entrò in conflitto con l'amministrazione comunale, a causa di problemi sorti circa la sua conduzione. Nel 1902 il D. aveva polemizzato anche con la giunta socialista di Messina, la quale aveva negato un sussidio di 3.000 lire annue che egli aveva richiesto per le sue opere assistenziali. E infatti, fra i numerosi ostacoli che si frapponevano man mano alla realizzazione delle sue iniziative, i problemi economici furono senza dubbio i principali: sempre oberato di debiti, egli lottò tutta la vita per riuscire a portare avanti l'esistenza propriamente materiale dei suoi istituti in un contesto non sempre favorevole ad essi.
Quando, il 28 dic. 1908, il terremoto sconvolse Messina, il D. si trovava a Roma; poté raggiungere Messina e verificare di persona i danni che la catastrofe aveva arrecato ai suoi istituti solo il 5 gennaio seguente. Decise allora di trasferire gli orfani in Puglia, dove vennero fondati altri istituti, a Francavilla Fontana e ad Oria (20 febbr. 1909). Seguirono altre fondazioni tra le quali quella di Trani e quella di San Pier Niceto.
Nell'autunno del 1924, recatosi a Roma per trattare l'acquisto di una casa per i padri rogazionisti, il D. si ammalò di pleurite e fu costretto a ritornare a Messina. Non si riprenderà più dal male che lo finirà il 1° giugno 1927, a settantasei anni di età. È seppellito nel santuario di S. Antonio, a Messina. Un anno prima di morire, precisamente il 6 ag. 1926, ebbe la soddisfazione di assistere all'erezione canonica delle sue due congregazioni religiose e all'approvazione delle loro costituzioni, redatte da Francesco Vitale, suo stretto collaboratore e suo primo biografo. Iniziato il 24 apr. 1945 il processo informativo, diocesano, è in corso la causa di beatificazione.
Accanto alla sua operatività assistenziale, il D. svolse un'attività editoriale molto intensa: a diciassette anni, il 2 giugno 1868, iniziò le sue collaborazioni al bisettimanale La Parola cattolica, di cui era allora direttore un suo zio materno, e su cui continuò a scrivere per anni, divenendone direttore nel 1881. Collaborò anche ad altre riviste cattoliche siciliane, e soprattutto al periodico Dio e il prossimo, fondato da lui stesso nel 1908. Nei suoi articoli si impegnò a fondo, polemizzando con i gruppi più innovatori del clero del suo tempo; avverso ad ogni idea liberale, contrario alla linea ideologica di Luigi Sturzo, fu invece promotore dell'Azione cattolica a Messina, e in particolare modo della Gioventù cattolica.
Fin dal 1875 si interessò al Diario inedito di s. Veronica Giuliani, di cui era particolarmente devoto, fino ad allora conservato nel convento delle suore cappuccine di Città di Castello; nel 1891 curò la pubblicazione di un primo volume, secondo un criterio più pastorale che critico: egli infatti aggiunse al testo la punteggiatura ritenuta necessaria, sostituì alcuni vocaboli troppo dialettali e fece una suddivisione in capitoli. La pubblicazione, intitolata da lui Un tesoro nascosto, si arrestò al primo volume probabilmente perché la sua salute cominciava allora a indebolirsi.
Tipico rappresentante del pietismo meridionale, cui aveva dato impulso nel XVIII secolo s. Alfonso de Liguori, il D. promosse in forme che possono sembrare oggi eccessive la devozione e il culto dei santi. Per comprendere questo devozionalismo, occorre tuttavia tener conto della tradizionale religiosità popolare che il D. trovava presente nella cultura delle popolazioni meridionali e siciliane in particolare. Ciò non deve però far dimenticare o sminuire la sua fondamentale intuizione, l'aver compreso cioè l'isolamento sociale, privo di futuro, in cui versava ai suoi tempi il clero siciliano, spesso legato alle strutture del potere e alla ricerca dei privilegi, e conseguentemente la necessità di promuovere la formazione di un corpo sacerdotale qualificato e disponibile, al servizio degli strati più emarginati della popolazione.
Opere principali: Un tesoro nascosto ovvero Scritti inediti di s. Veronica Giuliani, Messina 1891; Discorso letto... in occasione della visitafatta dalle dame dell'aristocrazia messinese all'Orfanotrofio dello stesso, ibid. 1907; Lettera ... agl'ill.mi signori sindaco Zuccaro e pro sindaco Ragusa, ibid. 1914; Fede e poesia, versi, ibid. 1935. Si vedano, inoltre, gli articoli del D. apparsi su La Parola cattolica.
Fonti e Bibl.: F. Vitale, Il canonico A. M. D. nella vita e nelle opere, Messina 1939; G. Papàsogli-T. Taddei, A. M. D., con lettera di G. La Pira, Torino 1958; G. M. Dolcimascolo, Sulle relazioni Cusmano-D., Roma 1964; A. Sindoni, La Gioventù cattolica in Sicilia. Le origini (1871-1904), in La Gioventù cattolica dopo l'Unità (1868-1968), Roma 1972, pp. 613-653; V. Santarella, Pedagogia rogazionista, Roma 1974; F. Campanale, in Dizionario degli Istituti di perfezione, III, Roma 1976, coll. 495 ss.; A. Pronzato, ... Non hanno più pane. Profilo biografico di padre A. D., Torino 1977; F. Campanale, A. M. D. e s. Veronica Giuliani, in Testimonianza e messaggio di s. Veronica Giuliani, Atti del congresso..., a cura di L. Iriarte, I, Roma 1983, pp. 71-101; A. Sindoni, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, III, 1, Casale Monferrato 1984, p. 319; P. Borzomati, A. M. D. e la pietà merid., in Studium, LXXX (1984), pp. 319-336.