Storico e poeta (Napoli 1507 - ivi 1591). In seguito ai contrasti avuti a Napoli col Viceré fu esule una prima volta nel 1540 e una seconda nel 1547, ma rientrò nella sua città nel 1589 e vi ebbe anche cariche pubbliche. Importante la sua Istoria del regno di Napoli, che va dal 1250 al 1486 (pubbl. parzialmente nel 1572; 1a ed. completa 1581); l'opera, scritta in parte in polemica con il Compendio della storia del regno di Napoli di Pandolfo Collenuccio, è notevole per l'impiego fattovi di cronache e documenti inediti. Scrisse anche carmi latini e rime (più belle di tutte quelle in morte del figlio Alessandro) che, pubblicate nel 1708, piacquero allora per la loro concettosità epigrammatica e la loro lontananza dalla pedissequa imitazione del Petrarca: tra i più sinceri estimatori vanno ricordati il Crescimbeni, il Muratori e il Martello.