DI BLASI, Salvatore Maria
Nacque a Palermo, da nobile famiglia, il 26 dic. 1719, terzogenito di Scipione e Caterina Gambacorta e Ciambri. Come i fratelli Giovanni Evangelista e Gabriele, venne avviato alla vita ecclesiastica, entrando giovanissimo nel monastero benedettino di S. Martino alle Scale a Palermo.
Il D. mostrò presto un profondo interesse per gli studi letterari e scientifici, oltre al desiderio di partecipare attivamente al moto di rinnovamento che in quegli anni permeava la vita culturale siciliana. La sua passione fu in particolare volta allo studio dei metodi di conservazione e ordinamento del materiale librario, come dimostrò fin dagli anni di formazione, quando si dedicò al riordino della biblioteca del convento di S. Martino che, insieme con l'archivio dello stesso convento, sarà in seguito il fulcro di gran parte dell'attività del Di Blasi.
Dopo l'ordinazione sacerdotale, intorno al 1747, fu tra i fondatori dell'Accademia, una delle prime di Palermo, che andò a costituirsi intorno alla figura di G. A. Requesens, priore benedettino di S. Carlo. Nel contempo il D. fu nominato lettore di teologia nello stesso convento in cui aveva compiuto gli studi.
La sua posizione filosofico-teologica, in linea con le tendenze di tutto l'Ordine benedettino del tempo soprattutto in Sicilia, era ispirata alla dottrina di s. Agostino, arricchita dalla lettura e assimilazione della Metaphysica di Ch. Wolff, in netta contrapposizione alle tendenze teologiche e pedagogiche delle scuole gesuitiche. Andava intanto approfondendosi l'interesse del D. per le antichità siciliane: archeologia, numismatica, diplomatica, paleografia furono le discipline maggiormente praticate dal giovane benedettino che, frattanto, esponeva e rendeva pubbliche le sue acquisizioni culturali in seno alle accademie e ai circoli intellettuali della città di Palermo. Iniziava contemporaneamente la raccolta di vasi, conchiglie e reperti archeologici, codici e libri rari e, insomma, ogni testimonianza legata alla vita dell'antica Sicilia, materiale che entrava gradualmente nel costituendo museo del convento di S. Martino alla Scala.
Trasferitosi per qualche tempo a Messina, ove il fratello Gabriele era diventato arcivescovo, fu insegnante nel convento dei chierici regolari della Maddalena e partecipò attivamente alla vita dell'Accademia dei Periciclanti. Fu proprio per conto di quest'accademia che il D. effettuò nel 1754 il suo primo viaggio nel continente.
Percorse per parecchi mesi la penisola, entrando in contatto con i vari intellettuali e letterati del tempo, quali G. Tiraboschi, P. M. Paciaudi, N. Corsini, G. B. Passeri, A. F. Gori, con i quali resterà in relazione epistolare; raccolse inoltre grande quantità di materiale archeologico e geologico, oltre ad acquistare e consultare libri e manoscritti rari e preziosi; entrò in rapporto con alcuni dei librai più forniti ed informati, costituendo una rete duratura di scambi culturali e commerciali tra la Sicilia e quasi tutte le regioni del continente.
Tornato a Palermo, nel 1756 il D. collaborò alla redazione dei due tomi delle Memorie per servire alla storia letteraria di Sicilia, periodico che, nonostante la breve vita, ebbe un ruolo notevolmente importante per la cultura siciliana, e particolarmente stimolante per lo stesso D., che due anni dopo intraprese un'iniziativa editoriale consimile, con la pubblicazione degli Opuscoli di autori siciliani, di cui fu direttore e redattore, oltreché distributore, organizzatore e, in parte, finanziatore.
Questa rivista, una delle prime e delle più importanti sorte in Sicilia nel Settecento, faceva capo a un nutrito gruppo di intellettuali provenienti dal ceto ecclesiastico-nobiliare palermitano, praticamente lo stesso gruppo che nel 1756 aveva collaborato alle Memorie. Oltre al D., vanno ricordati almeno suo fratello, Giovanni Evangelista, tornato da poco da Perugia, e Domenico Schiavo, da sempre collaboratore del D., entrambi vicini a posizioni moderatamente riformiste e illuministiche. Gli Opuscoli vennero concepiti come pubblicazione a cadenza quadrimestrale, finalizzata alla divulgazione (per esteso o per estratto) di opere rare e inedite, carteggi, relazioni, scritti polemici di autori siciliani contemporanei, sulla scia delle esperienze storiografiche ispirate all'opera del Muratori e dei benedettini di Saint-Maur.
Gli Opuscoli uscirono regolarmente fino al 1778, anno in cui il D. venne chiamato dall'abate R. Pasca a lavorare al riordino dell'importante archivio del monastero benedettino-cassinense della Ss. Trinità di Cava dei Tirreni, presso Salerno.
Egli condusse a termine tale incarico nel periodo di otto anni, riordinando un archivio ricco di circa sessantamila scritture avendo come solo supporto un indice alfabetico di sei volumi compilato nel 1630 da Agostino Veneno.
Il D. utilizzò i dati raccolti direttamente dalle pergamene, per chiarire e puntualizzare diversi aspetti della storia del territorio salernitano al tempo della dominazione longobarda. Il suo lavoro, reso noto attraverso relazioni alle accademie napoletane e articoli pubblicati su vari periodici, sollevò alcune critiche, talora aspre (in particolare si segnalarono in questo Giuseppe Cestari, A. Di Meo e F. A. Ventimiglia), cui egli replicò dimostrando la correttezza metodologica delle sue ricerche.
Durante il soggiorno napoletano il D. compì un secondo viaggio, nel 1775, nella penisola. Tornò quindi in Sicilia, fermandosi per circa due mesi a Catania, dove lavorò nell'archivio del monastero di S. Nicolò l'Arena. In seguito, rientrato definitivamente a Palermo nel 1788, venne nominato abate del convento di S. Martino alle Scale e direttore del R. Museo ex gesuitico. In quell'anno riprese le pubblicazioni del suo periodico con il titolo Nuova Raccoltadi opuscoli di autori siciliani, che continuò regolarmente fino al 1797, mantenendo le caratteristiche fondamentali della serie precedente. Nel frattempo, però, la funzione di informazione e di dibattito assolta dal periodico era sostanzialmente venuta meno, in quanto i mutamenti intervenuti nella società e nella cultura siciliane avevano tolto alla rivista il suo naturale substrato. Dagli articoli e dalle relazioni da lui pubblicate si può ricostruire l'attività erudita dell'ormai vecchio abate.
Il D. morì a Palermo il 29 apr. 1814, mentre lavorava ancora a una traduzione dal francese dell'opera di B. de Montfaucon.
Fonti e Bibl.: Palermo, Biblioteca comunale, ms. Qq H 119: S. M. Di Blasi, Autobiografia (autografa); Ibid.: G. D'Angelo, Memorie intorno alla vita e agli scritti di S. M. D.; Bologna, Bibl. univers., ms. 1424 (2426), lettere autografe del D.; Novelle letterarie (Firenze), XXI (1760), col. 447; XXIII (1762), col. 340; n. s., V (1774), coll. 333, 407; VI (1775), col. 272; XX (1789), col. 166; G. M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 1305; G. E. Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, III, Napoli 1820, pp. n.n.; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel sec. XVIII, Palermo 1824-1827, ad Indicem; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri..., I, Venezia 1834, pp. 288 ss.; G. Di Marzo, I manoscritti della Biblioteca comunale di Palermo, II-III, Palermo 1878-1894, ad Indices; I. La Lumia, Il vicerè D. Caracciolo, in Storie siciliane, IV, Palermo 1883, p. 577; V. La Mantia, F. P. Di Blasi giureconsulto del secolo XVIII, Palermo 1886, pp. 38, 47; C. Frati, Diz. biobibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani, Firenze 1934, pp. 203 s.; S. F. Romano, Riformatori siciliani del Settecento (1770-1774), in Società, n. s., III (1947), pp. 328-352; A. Caldarella, Il viaggio in Italia del padre benedettino don S. M. D. nel 1775, in Miscellanea di storia in onore del prof. E. Di Carlo, I, Trapani 1959, pp. 71-97; G. Natali, Il Settecento, Milano 1964, pp. 40, 46, 369, 429; F. De Stefano, Storia della Sicilia dal secolo XI al XIX, Roma-Bari 1977, pp. 175, 183, 190, 192; M. Grillo, S. D. e gli "Opuscoli di autori siciliani", in Arch. stor. per la Sicilia orient., LXXIV (1978), pp. 739-759.