DEPANIS
Famiglia di impresari teatrali attivi a Torino nel XIX e XX secolo.
Giovanni nacque a Bilbao (Spagna) il 22 luglio 1823, dagli italiani Isidoro e Rosa Carrera. Studiò privatamente il violino e il violoncello, di cui fu buon dilettante, e si interessò fin da giovane al teatro d'opera. Stabilitosi a Torino, nel 1876 assunse la direzione del Regio dopo che il teatro aveva attraversato un grave momento di crisi artistica ed economica; insieme con l'impresa del teatro Regio Giovanni assunse anche quella dei concerti popolari di musica sinfonica, fondati - primi in Italia - nel 1872.
Sostenitore convinto della musica wagneriana, nel 1876 Giovanni fece rappresentare a Torino il Lohengrin, che tre anni prima era clamorosamente caduto alla Scala di Milano. Le rappresentazioni torinesi furono accolte da un caloroso successo, ciò che gli permise di fare del Regio "una specie di campo aperto a tutte le tendenze", proseguendo in un'abile politica di apertura verso la nuova musica operistica degli autori italiani, tedeschi e francesi. Nel primo periodo della sua gestione (1876-1881) furono date al Regio di Torino le prime italiane del Roide Lahore di J. Massenet (1878) e della Regina di Saba di K. Goldmark (1879); Alfredo Catalani poté far rappresentare la sua prima opera, l'Elda (1880). Nel 1881 mise in cartellone la Carmen di G. Bizet, ma fu costretto a ritirarla dopo il clamoroso fiasco della prima serata: ripresa, fuori abbonamento, al termine della stagione, incontrò crescente successo.
Notevole incremento, sotto la gestione di Giovanni, ebbero anche i concerti popolari di musica sinfonica (diretti da C. Pedrotti, maestro concertatore e direttore d'orchestra al teatro Regio), che fecero di Torino uno dei centri principali della rinascita strumentale italiana.
Dimissionario nel 1881, Giovanni tornò al teatro Regio come gerente negli anni 1884-85 e 1889. Nel 1886, come impresario del teatro Carignano, fece debuttare in Italia il giovane A. Toscanini. Morì a Torino l'11 nov. 1889.
Giuseppe, figlio del precedente e di Margherita Maloria, nacque a Torino il 5 apr. 1853. Studiò legge e conseguì laurea in giurisprudenza, dedicandosi contemporaneamente alla musica sotto la guida di C. Rossaro e S. Tempia (rispettivamente per la teoria e per il violino). Dal 1884 al 1896 fu critico musicale della Gazzetta piemontese. In seguito abbandonò la critica militante per dedicarsi all'attività industriale e alla vita pubblica. Fu consigliere comunale (1896), assessore (1898-1903) e assessore anziano (1909), senza peraltro tralasciare gli interessi musicali. Membro del consiglio direttivo del liceo musicale di Torino dal 1884, presidente della Società dei concerti, fondò la Società di musica da camera. Fu anche membro o presidente di varie commissioni create allo scopo di migliorare il livello delle istituzioni e della cultura musicale a Torino. Gli fu anche affidata l'organizzazione dei concerti orchestrali alle esposizioni del 1884, 1898 e 1911.
Trascorse gli ultimi anni della vita in gravi ristrettezze economiche. Morì a Torino il 30 nov. 1942.
Giuseppe fu una delle più importanti figure della vita musicale torinese della seconda metà dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Appassionato sostenitore della musica wagneriana, da lui difesa con intelligenza sulle colonne della Gazzetta piemontese, si recò spesso a Bayreuth e organizzò tournées italiane; scrisse anche opuscoli illustrativi e guide all'ascolto che facilitassero la comprensione delle opere del musicista tedesco. Collaborò attivamente col padre nella gestione del teatro Regio ed ebbe modo di entrare in contatto con molti compositori. Con alcuni di questi, come A. Catalani e G. Martucci, ebbe cordiali e durevoli rapporti di amicizia, di cui ci è rimasta preziosa (ancorché parziale) testimonianza nei carteggi.
Chiamato ad organizzare le manifestazioni musicali delle esposizioni torinesi del 1884, 1898 e 1911, Giuseppe le condusse ad esiti di grande rilevanza artistica. Memorabili, in particolare, furono i trentaquattro concerti dell'Esposizione del 1884, ventidue dei quali furono tenuti dall'orchestra di Torino diretta da F. Faccio, due da quella di Milano, anch'essa diretta dal Faccio, tre da quella di Napoli diretta da G. Martucci, tre da quella di Bologna (direttore L. Mancinelli), due da quella di Roma (direttore E. Pinelli) e due da quella di Parma (direttore C. Campanini).
Come scrittore e critico musicale, Giuseppe fu divulgatore abile e brillante. I suoi opuscoli wagneriani si segnalano per la chiarezza espositiva e per la facile comprensibilità dei concetti, oltre che per lo spirito singolarmente equilibrato, ancor più notevole in tempi di aspra polemica musicale. Il lavoro più famoso e importante è tuttavia IConcerti popolari e il teatro Regio di Torino ... : scritto in tono giornalistico e narrativo, ricco di aneddoti gustosi, ma anche scrupolosamente documentato ed obiettivo, è di importanza fondamentale per la ricostruzione storica della vita musicale torinese di fine Ottocento. Giuseppe, con molta modestia, parla poco dell'attività svolta dal padre, ed ancora meno della propria. I ritratti dei compositori e degli altri musicisti da lui personalmente conosciuti (Catalani, Massenet, Goldmark, Rossaro, Bottesini, Pedrotti) sono sempre di grande efficacia: in essi l'affettuosa simpatia della trattazione non pregiudica mai l'obiettività dell'analisi dei pregi e dei difetti, tanto umani che musicali.
Parlando di se stesso in un resoconto del 1887 citato dal Martinotti (Ottocento, p. 577), Giuseppe scriveva: "Non faccio la critica. Non esprimo giudizi ... Racconto semplicemente, espongo le impressioni del pubblico e le mie ...". Sia come giornalista sia come divulgatore wagneriano, Giuseppe si rivela personalità moderna e aperta, mai faziosa, a conferma della giusta definizione data dal Martinotti: "cronista probo come pochi a lui coevi".
Opere: Per la Walkiria di R. Wagner, Torino 1891; I Maestri cantori di R. Wagner, ibid. 1892; L'Anello del Nibelungo, ibid. 1896; I concerti popolari e il teatro Regio di Torino. 15 anni di vita musicale, 1872-1886, 2 Voll., ibid. 1914-1915.
Fonti e Bibl.: Lettere di A. Catalani a Giuseppe D., a cura di C. Gatti, Milano 1946;A. Della Corte, Martucci e Giuseppe D. (da un carteggio ined.), in La Rass. musicale, XXIV (1954), pp. 8-20;A. Della Corte, La critica musicale e i critici, Torino 1962, p. 544; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 605, 577; Storia del teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro della città dal 1788 al 1936, Torino 1976, ad Indicem; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, p. 179; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 434 s.; Encicl. dello spett., IV, coll. 486 s.; La musica, Diz., I, p. 514; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, II, pp. 271 s.; Diz. encicl. univ. d. musica, Le biografie, II, p. 461.