DEFICIENTE (fr. arriéré; sp. atrasado; ted. Schwachsinnig; ingl. feebleminded, defective)
Il termine deficiente è letterario e non medico. Venne trasportato nel campo della cura e dell'assistenza dei fanciulli "minorati nella sfera psichica" da autori inglesi e più tardi adottato in Italia da medici e maestri. Attualmente ne è diminuito l'uso, perché i "deficienti" nel campo psichiatrico, quando sono gravi, portano il nome di frenastenici; e quando la loro deficienza è di grado discreto vengono meglio indicati col nome di anormali psichici giunto a noi dalla letteratura medico-pedagogica francese e che ora sostituisce quasi del tutto la più vecchia denominazione pur francese di arriéré. Per deficiente o anormale d'intelligenza oggi s'intende il fanciullo (e anche l'adulto) che sia minorato totalmente o parzialmente nella sua attività intellettuale e rispettivamente pratica, in modo che non abbia raggiunto il livello intellettuale ("età mentale") proprio della sua "età cronologica".
Per quanto la deficienza riguardi strettamente la sfera intellettuale, tuttavia i fanciulli deficienti vengono d'ordinario distinti in deboli quando prevalga in loro l'insufficienza della intelligenza, e deboli-instabili quando pari all'insufficienza sia in loro l'anormalità del carattere. In realtà l'instabilità, detta pure anormalità affettiva, che si riflette nel comportamento del ragazzo, si associa sovente alla deficienza mentale. In questo caso il deficiente è spiccatamente disattento e indisciplinato, quando non sia addirittura violento, immorale, "psicopatico". Tra i profani si chiamano impropriamente "deficienti" anche i fanciulli che mostrano insufficienza negli organi di senso o nella loquela (difettosi di vista, difettosi di udito, ipofasici, blesi, balbuzienti).
Oggi né medici né maestri adoprano la parola "deficiente" senza un'indicazione qualitativa o quantitativa della deficienza stessa. La classificazione della deficienza per grado e per tipo è di specifica utilità per la psicologia individuale, per la selezione scolastica, per l'orientamento professionale e per l'assistenza. Il criterio fondamentale per la graduazione, adoperato dappertutto malgrado le incessanti critiche, è l'età mentale (A. Binet) che si determina con le prove d'intelligenza e particolarmente con le "scale" (di Binet-Simon, di Terman, di Otis, di Porteus), dalle quali si trae il "quoziente intellettuale" (q. i. di Stern) di ogni individuo. Ma un altro criterio più semplice, meno fallace e specificamente clinico, è quello della valutazione dell'insufficienza intellettuale nei fanciulli ritenuti deficienti, che si attua prendendo, per la graduazione, due termini estremi di riferimento: l'idiota profondo e l'uomo medio. Oggi si parla anche di "età morale" per graduare la deficienza morale d'un fanciullo; ma su questo punto i procedimenti di valutazione e graduazione presentano maggiore difficoltà.
Bibl.: A. Ley, L'arriération mentale, Bruxelles 1904; J. Ph. e G. P. Boncour, L'éducation des anormaux, Parigi 1910, p. 212; H. H. Goddard, Feeblemindedness, its causes and consequences, New York 1916, p. 599; U. Saffiotti, La misura della intelligenza nei fanciulli, Roma 1916, p. 286; L. Scholz, Anomale Kinder, 3ª ed., a cura di A. Gregor, Berlino 1922; H. W. Gruhle, Psychologie der Abnormen, in Handbuch der vergleich. Psychol., III, Monaco 1922; S. De Sanctis, Neuropsichiatria infantile; patologia e diagnostica, Roma 1925, cap. 5° e 6°.
Scuole per deficienti - Verso la metà del sec. XIX funzionavano qua e là nei varî paesi d'Europa, piccole scuole per fanciulli deficienti, scuole che erano organizzate sul tipo di quelle per i sordomuti. Di tali scuole, in principio, si occuparono i medici alienisti e i maestri dei sordomuti. Per qualche tempo funzionarono pure in Piemonte scuole speciali per i fanciulli affetti da cretinismo endemico. Gradatamente le scuole per deficienti, sorte per iniziativa privata, per filantropia o per carità cristiana, si estesero presso parecchi manicomî; e via via presso le scuole comuni sotto forma di classi speciali o ausiliarie o autonome sino a entrare nell'organizzazione generale dell'insegnamento elementare, come oggi si vede specialmente nel sistema di Mannheim (differenziertes Mannheimsschulsystem) e in altri tipi d'organizzazione scolastica, come per esempio quella di Roma che funziona sin dal 1910. Le scuole per deficienti fino dai loro inizî presupposero principî generali, che è necessario riassumere:
1. L'emendabilità generica e la possibilità di sviluppo intellettuale e morale dei minorenni qualificati come deficienti. Il concetto di emendabilità fu talmente diffuso nei primordî dell'"assistenza" dei deficienti che costoro furono considerati soltanto come arretrati o tardivi nello sviluppo (arriérés mentali), cioè in fin dei conti come difettivi temporanei. A poco a poco però si è avvertito che in questo modo di vedere vi era esagerazione. Oggi si ritiene dagli psicologi che la capacità intellettuale può aumentarsi nel senso d'un più agevole esercizio di essa nelle singole applicazioni pratiche, tanto da derivarne un aumento delle nozioni anche nei deficienti più gravi; mentre resta assai dubbio che il "quoziente intellettuale" (età mentale) s'innalzi indipendentemente dal progredire dell'età cronologica, quando si possano escludere i difetti della "scala" adoperata e gli errori di tecnica nell'applicazione, e quando non si tratti di una deficienza intellettuale cagionata da malattie cerebrali curabili. Sembra invero oggidì ai cultori della pedagogia emendativa essere più esatto parlare di adattamento pratico della capacità intellettuale anziché di aumento vero e proprio della capacità stessa.
2. La curabilità delle malattie o delle anomalie fisiologiche che avevano dato luogo nei casi gravi alla deficienza mentale, vale a dire all'arresto o al ritardo dello sviluppo intellettuale o morale, o che lo mantenevano. Tale aspetto medico della questione dei deficienti non è di data troppo antica. Esclusi gl'idioti, certo è che i deboli di mente, i semi-imbecilli, i fatui, gli sciocchi, gli ottusi, come i turbolenti, gli eccitabili, gl'indisciplinati, non venivano considerati come malati dai pedagogisti. Ciò ammesso, era ben naturale che gli educatori, i quali ritenevano non essere il deficiente un malato cerebrale, fossero d'un ottimismo eccessivo e gli altri, i medici-psichiatri, fossero d'un ostinato pessimismo. In questi ultimi anni la neuropsichiatria infantile e l'endocrinologia hanno potuto accertare la cagione materiale, nervosa o chimica, di molte forme di deficienza. Tale accertamento, da una parte ha modificato l'ottimismo degli educatori, mentre dall'altro ha chiarito il rapporto tra emendabilità (educativa) e curabilità (medica), e in tutti i casi ha disciplinato i criterî per un pronostico del successo. Se la persistenza (cronicità) d'un danno negli organi destinati alle manifestazioni dell'attività neuropsichica (cervello, corteccia, mesencefalo, midollo spinale) può far seriamente dubitaie della restitutio ad integrum delle capacità del deficiente, non perciò può escludere la maggior valorizzazione delle attività e delle capacità rimaste integre. Dal concetto di curabilità della deficienza psichica è scaturita un'importante deduzione pratica, e cioè l'attiva collaborazione medico-pedagogica nelle scuole per deficienti (o anormali psichici veri).
3. La graduabilità della deficienza e dell'inadattabilità sociale. Ciò, permettendo una classificazione dei deficienti per "qualità" e "quantità" d'insufficienza, offriva il mezzo per organizzare saggiamente una scuola per deficienti. La graduazione ormai accettata, a parte i casi gravi qualificati col nome di frenastenici maggiori (idioti e imbecilli), ovvero di dementi (epilettici, schizofrenici, ecc.), anche dalla nostra legislazione, è quella di deboli di mente, instabili (nel comportamento) e deboli-instabili (tutti insieme formanti un gruppo che gli psichiatri potrebbero indicare col nome di frenastenici minori) divisibili gli uni e gli altri in sottogruppi. Date tali distinzioni, ne derivava che la scuola per deboli di mente dovesse avere caratteristiche differenti da quella per instabili; e ambedue dovessero distinguersi dalle scuole per frenastenici "maggiori" e per minorenni "dementi". Ma la graduabilità ha portato, negli ultimi anni, a fare una distinzione di un'utilità di prim'ordine nella pedagogia e nella didattica: la distinzione cioè tra i deficienti veri e i deficienti apparenti o temporanei. Oggi domina anche in Italia la distinzione fra anormali psichici veri e "falsi", comprendendo in quest'ultima categoria i casi leggieri e dubbî, i fanciulli subnormali e molti di quelli che son detti "psicopatici" costituzionali (e che oggi chiamiamo differenziati psichici inferiori).
Da quanto si è detto, è facile dedurre che le scuole per deficienti o anormali psichici debbano avere finalità e organizzazione differenti a seconda del grado e del tipo di deficienza che gli alunni presentano. In verità nei tempi passati quando non si faceva la graduazione dell'insufficienza intellettuale e morale, la scuola per i minorenni deficienti era abbastanza uniforme, tanto nei reparti "idioti" dei manicomî, degli ospizî e degl'istituti medico-pedagogici, quanto nelle classi ausiliarie, annesse o non, alle comuni scuole elementari. In seguito, però, le cose si sono di molto perfezionate. Si è provveduto in parecchie città: a) alla preparazione degl'insegnanti e dei medici specialisti (corsi accelerati, scuole di ortofrenopedia, ecc.); b) alla selezione scolastica, oltreché per gli alunni gracili, tracomatosi, balbuzienti, adenoidei, anche per gli alunni deficienti nelle scuole pubbliche e private (depistage degli anormali psichici). Si è poi proceduto: c) alla graduazione dei deficienti o anormali gravi con lesioni organiche evidenti e con insufficienza mentale di alto grado; deficienti di media gravità; deficienti lievi, e infine deficienti apparenti (falsi anormali) oggi detti "differenziati" (inferiori); d) alla valutazione delle capacitȧ lavorative dei singoli alunni; e) all'integrazione dell'insegnamento elementare con una scuola di lavoro graduata e adattata alle attitudini lavorative e alle capacità mentali di ciascun alunno. Determinati i modi di valutazione con l'applicazione di metodi e procedimenti immaginati appositamente dagli psicologi e dagli psichiatri per farla con rapidità e con un minimo di errori, era naturale che si rafforzasse la persuasione della necessità di forme assistenziali diverse e di scuole il più possibile adatte a ciascuna categoria di alunni deficienti.
Oggi, i principali sistemi o tipi di organizzazione scolastico-educativa per i fanciulli deficienti sono: 1. gl'istituti medico-pedagogici o ortofrenici o istituti-internati sia autonomi sia annessi ai manicomî od ospedali per alienati: quivi vengono assistiti i deficienti gravi con o senza paralisi ed epilessia (frenastenici maggiori): la forma più moderna di tali istituti medico-pedagogici, fatta beninteso l'eliminazione dei soggetti ospedalizzabili, è certamente quella di Colonie di lavoro, ovvero d'istituti a tipo industriale, come se ne vedono all'estero e anche in Italia p. es. a Milano; 2. gli asili-scuola o scuole autonome di tipo italiano, le quali corrispondono alla scuola ausiliaria di tipo tedesco (Hilfschule), e a quelle istituite in Francia con la legge del 1909 e chiamate Écoles autonomes; 3. le scuole o classi differenziali (v. differenziali, classi). Malgrado qualche difficoltà pratica l'asilo-scuola è stato, può e deve essere mantenuto distinto dalla scuola o sezione differenziale. Difatti quest'ultima è un'istituzione scolastica destinata ad accogliere gli alunni che abbiano subito un differenziamento interno (da parte delle autorità scolastiche), cioè i falsi anormali psichici e sensoriali emendabili. L'asilo-scuola è invece un'istituzione assistenziale parascolastica destinata agli eliminati dalla scuola o selezionati, cioè agli anormali veri dell'intelligenza (deboli), del carattere (instabili e immorali), e agli anormali dei sensi (sordastri) e della loquela, permanenti o temporanei gravi. L'asilo-scuola ha per scopo l'adattamento degli anormali alla vita e con ciò la profilassi sociale specifica contro la delinquenza minorile e la prostituzione. Le cure del medico specialista, l'assistenza sociale integrale (estesa anche all'ambiente domestico) i programmi, gli orarî scolastici, i sussidî didattici speciali, il lavoro prevocazionale e vocazionale sono le caratteristiche più importanti dell'asilo-scuola.
Occorre ora indugiarsi sulla didattica adoperata o da adoperarsi nelle scuole per deficienti. In generale i maestri dei deficienti si preoccuparono molto della didattica speciale; all'Italia venne soprattutto l'esempio dai paesi di lingua francese, dove si parlò sempre e si parla tuttora di enseignement spécial. In realtà, il compito principale che ha il maestro delle scuole per alunni deficienti si riassume in un'educazione massimalizzata dei sensi e dei movimenti. I libri che trattano del cosiddetto insegnamento speciale si differenziano da un qualsiasi libro di didattica elementare dei medesimi tempi appunto per tale metodo di educazione. Vengono raccomandati: esercizio delle varie specie di sensibilità e di movimento, come di percezione di colori, forme e oggetti, di direzione di suoni, di qualità dei corpi, giuochi, ginnastica, esercizî mnemonici, ecc.
Si comprende però facilmente come oggidì il maestro debba far maggiore assegnamento sulla conoscenza degl'interessi (che sono il fondamento dell'attenzione) riconosciuti in ciascun alunno e sul grado delle sue capacità percettive, mnesiche e comprensive, che non sulla preziosità dei metodi dell'insegnamento speciale. Poiché, conosciuto bene l'alunno, sarà agevole a ogni buon insegnante d'individualizzare, a seconda dei casi, i comuni metodi d'insegnamento e d'immaginarne dei nuovi e più adatti al caso. La valutazione e la seriazione dei proprî alunni è dunque la base della tecnica didattica per deficienti. Nei deficienti gravi, specialmente di tipo idiotico e paralitico, e nei deficienti sensoriali, è indispensabile il materiale per l'educazione dei sensi e dei movimenti e rispettivamente l'esercizio metodico di ortofonia, di lettura labiale, di lettura tattile (ciechi), di movimenti al comando isolati e collettivi; ma per i deficienti meno gravi, e specialmente per i differenziati inferiori, tutto questo - salvo eccezioni - potrebbe essere superfluo, in quanto l'educazione senso-motoria è implicita negli esercizî scolastici stabiliti dai comuni regolamenti; e si può fare nei casi non gravi discreto assegnamento sulla spontaneità dell'anima dell'alunno. Comunque sia, ogni maestro per deficienti deve avere famigliarità con la lunga serie dei piccoli sussidî didattici che si trovano presso gl'istituti (specialmente di tipo Montessoriano) e in commercio per l'insegnamento della lettura, della scrittura, del disegno e del calcolo e per l'apprendimento mnemonico. Per raggiungere una tal pratica servono benissimo le scuole, i corsi specializzati per maestri di deficienti, che nei varî paesi fanno parte degli istituti pedagogici o psicologici universitarî, o gl'istituti privati che funzionano in modo autonomo sotto la vigilanza statale; così ad es. le scuole magistrali ortofreniche di Roma, di Firenze, di Milano. L'istruzione dei deficienti nelle scuole specializzate deve essere individuale, cioè o individuale-individualizzata o individuale-a gruppi, a seconda delle capacità dei singoli. L'educazione propriamente detta si deve impartire collettivamente a tutta la scolaresca.
Il maestro dell'asilo-scuola deve fare maggior assegnamento sull'apprendimento prevocazionale e sull'avviamento al lavoro, che non sull'istruzione impartita con didattica speciale. Il lavoro, non soltanto corregge le imperfezioni somatiche, ma sviluppa e adatta le capacità psichiche e moralizza l'alunno. Siccome poi durante il lavoro vigilato l'attenzione è tenuta a un livello pressoché costante, così è chiaro che il lavoro è il miglior mezzo di sviluppo della disciplina e della volontà. Il lavoro deve essere il compito principale nelle scuole per deficienti, anche perché definisce e aumenta il "valore economico" dei singoli alunni, e quindi li rende, per quanto è possibile, sociali. L'ideale da raggiungere per i veri deficienti non è, dunque, un diploma di 3ª classe elementare, ma la determinazione del loro valore economico e l'avviamento di ciascuno al lavoro; la qual cosa è essenziale per l'utilizzazione sociale dei deficienti quando siano dimessi. Il valore economico dei deficienti di media gravità può raggiungere una media del 70% (rispetto a quello di ragazzi di uguale età) con il massimo di valore negli instabili, in coloro cioè nei quali il quoziente intellettuale raggiunge o supera il 0,80; e un minimo per i deboli, il cui quoziente intellettuale non superi il 0,73. Fatti pure i debiti calcoli della discontinuità, negl'instabili e nei deboli, della capacità di lavoro, è certo tuttavia che lo stato trova un profitto assistendo non solo i frenastenici maggiori e gli epilettici che siano pericolosi nella convivenza famigliare e sociale, ma anche i frenastenici minori e gli anormali del carattere che non siano capaci di livellarsi, o comunque di modificarsi.
Una condizione però si esige, e cioè che la scuola per deficienti riesca a sviluppare il senso sociale e morale o almeno un tipo di condotta compatibile con l'ambiente. Benché nelle scuole di lavoro per deficienti sia già implicita una scuola di disciplina e di moralità, tuttavia i maestri specializzati sia negl'istituti sia negli asili-scuola e scuole autonome, hanno il compito di dedicarsi in modo particolare a guidare il temperamento e di attendere con somma cura allo svolgimento del carattere dei singoli alunni, inserendo precetti di morale ogni volta che faticosamente tentino di reprimere o di sviluppare una tendenza. La morale religiosa serve benissimo per raggiungere tali fini. Ad es. si favorirà lo sviluppo dell'istinto gregario, non solo appoggiandosi ai concetti di solidarietà nel pericolo, di aiuto reciproco fra tutti gli uomini, e specialmente fra quelli d'una stessa patria, ma altresì di amore del prossimo secondo il precetto evangelico e di sacrificio per gli altri. Si disciplinerà l'istinto sessuale non solo con i principî del pudore e dell'igiene individuale, ma anche con quello d'una sanzione che colpisce le azioni illecite anche quando siano segretamente compiute. Si orienterà l'istinto della proprietà non solo insegnando i concetti e la pratica del rispetto alle cose altrui, ma anche esponendo le sanzioni legali e religiose cui vanno incontro coloro che le cose altrui non rispettano.
Bibl.: Th. Heller, Grundriss der Heilpädagogik, 2ª ed., Lipsia 1912; Ed. Séguin, Traitement moral, hygiène et éducation des idiots et des autres enfants arriérés, Parigi 1906; G. C. Ferrari, L'éducation des enfants mentalement arriérés, Rel. al Congr. Intern. di psicol., psich., neuropat. e Assist. alien. di Amsterdam, 1907; G. Ferreri, Relazione intorno agli asili-scuola per fanciulli anormali e deficienti poveri di Roma, in Boll. dell'Assoc. Romana per la cura medico-pedagogica dei fanciulli anormali, 1907; H. Bösbauer, L. Miklas, H. Schiner, Handbuch der Schwachsinnigenfürsorge mit Berüchsichtigung des Hilfschulewesen, 2ª edizione, Vienna e Lipsia 1909; A. Binet, Les idées modernes sur les enfants, Parigi 1910; U. Saffiotti, L'assistenzaa degli anormali scolastici e la prevenzione della delinquenza minorile, Rel. II° Congr. naz. delle Soc. di Patronato per minorenni e carcerati, Torino 1912; G. Montesano, Assistenza dei deficienti anormali e minorenni delinquenti, e G. Guidi, Assistenza degli epilettici, Milano 1913; M. Montessori, L'autoeducazione nelle scuole elementari, con fig. e tavole ill., Roma 1916, p. 579; S. De Sanctis, Educazione dei deficienti, Milano 1916, con bibl.; M. Montessori, Il metodo della pedagogia scient. appl. alla educaz. infant. nelle Case dei bambini, 3ª ed., Roma s. a., con molte tavole e figure, p. 375.