DE TONI, Giovanni Battista
Nacque a Venezia il 2 genn. 1864 da Antonio e da Elena Pasini; compiuti i suoi primi studi a Venezia, si laureò a Padova in scienze naturali con P. A. Saccardo e in chimica con F. Filippuzzi nel 1885. Sposò nell'82 Amalia Roberti. Assistente del Saccardo insieme con D. Levi Morenos, con il quale scrisse molti lavori, fu poi aiuto e supplente di G. Passerini a Parma dal 1892 al '94; rimasto senza incarico alla morte del Passerini, si impiegò, dal 1893 al '99, nella biblioteca del Museo civico di Padova. Nello stesso tempo seguì gli studi di medicina, ma soltanto nel 1916 poté concluderli, quando la laurea divenne necessaria per offrirsi, nel servizio sanitario gratuito presso l'ospedale militare di S. Paolo a Modena, alla curadei feriti di guerra.
Nel 1900 gli fu affidato l'incarico di botanica nell'università libera di Camerino. Nello stesso anno vinse la cattedra della stessa disciplina a Sassari, dove insegnò per pochi mesi per passare all'università di Modena. I suoi numerosi viaggi - che lo portarono in Svezia, in Olanda, in Inghilterra (dove il Museum of natural history di Londra aveva ordinato la raccolta di Alghe secondo la classificazione da lui proposta), in Svizzera, in Francia e in Tunisia - gli fornirono l'occasione di conoscere scienziati come J.-G. Agardh, A.-M. Giard, L.-A. Mangin e N. Patouillard, e di ampliare i suoi studi algologici. Poté così illustrare le Alghe dei mari dell'Asia, d'Africa, d'America e d'Australia. Al D. furono inoltre assegnati nell'università modenese incarichi di insegnamento in zoologia, anatomia e fisiologia comparate, geologia, materia medica. Egli diresse la stazione agraria e la scuola di veterinaria di Modena; s'impegnò anche nella vita politica cittadina, divenendo assessore alla Pubblica Istruzione in quel Comune dal 21 giugno 1914 a tutto il 1919.
Conosciuto all'estero prima che in Italia per gli studi crittogamici, ricevette tre volte - nel 1898, 1909 e 1915 - il premio Desmazières dell'Académie des sciences di Parigi e il titolo di laureato dell'Institut de France; fu successore di Pasteur come membro onorario della Royal Microscopical Society di Londra e membro di numerose accademie tra cui l'Istituto veneto, negli Atti del quale comparvero molti suoi lavori. Gli furono dedicati nuovi generi di Alghe e di Funghi (Detonia Sacc., Detoniella Trev., Detonina O. K., Detonula Schuett).
Morì il 31 luglio 1924 a Modena.
L'attività scientifica del D. ebbe, in un primo periodo, un'impronta quasi esclusivamente sistematica, per aprirsi solo più tardi a una visione anche fisiologica e fitogeografica. Egli iniziò con il maestro Saccardo l'analisi delle specie fungine redigendo, da solo o con collaboratori, alcune sezioni dei volumi della Sylloge Fungorum hucusque cognitorum (Patavii 1882-1931, in venticinque volumi), in cui trattava i Gasteromiceti, i Ficomiceti, le Ustilaginee, le Uredinee e poi gli Schizomiceti ed i Saccaromiceti.
Nel 1889 iniziò la pubblicazione di un'opera monumentale, la Sylloge Algarum omnium hucusque cognitarum, Patavii 1889-1907, scritta in latino per una maggior diffusione negli ambienti scientifici di tutto il mondo, cui fu aggiunto nel 1924 un sesto volume. Era un lavoro di sistemazione di 14.440specie di Alghe di tutto il mondo, già descritte in una quantità di opuscoli, libri e riviste di ogni tipo e autore. L'opera fu la sintesi ed il completamento di un censimento che il D. andava realizzando da alcuni anni solo, o con l'aiuto di A. Forti, sulle Alghe del Veneto prima e di tante altre regioni italiane e straniere poi.
Molte delle specie qui descritte erano state raccolte dallo stesso D., altre da lui studiate su erbari di varia provenienza. Di tutte l'autore dava una breve e completa diagnosi, spesso messa a confronto con quella di altri autori; nel caso di incertezze, imprecisioni o mancanza di dati, suppliva con apporti personali e con modifiche più o meno estese, annotando però sempre dubbi e difficoltà. In genere utilizzò le attribuzioni sistematiche di K. A. Agardh per le Floridee, quelle di F. Ardissone e F. Hauck per gli altri gruppi, ma, convinto come era dell'importanza della funzione riproduttiva, che in queste crittogame ha forme variate e di diverso significato biologico, adottò molto spesso il criterio carpologico come mezzo differenziale per la classificazione. E questo fece in particolare nella descrizione di famiglie e generi per i quali la letteratura disponibile era ancora incerta e lacunosa.
Il primo volume della Sylloge contiene una Bibliotheca phycologica molto ricca e la descrizione delle Cloroficee, il secondo quella delle Bacillariee, il terzo delle Fucoidee, il quarto delle Floridee, ilquinto, curato dal Forti, le Mixoficee; l'ultimo, apparso dopo quasi venticinque anni dal precedente, come aggiornamento e approfondimento delle conoscenze esposte negli altri, è ancora un testo sulle Floridee. Il D., quindi, si preparava a concludere il capitolo sulle Cloroficee e a illustrare le Diatomee - che aveva deciso di tenere tassonomicamente separate dalle Feoficee con le quali hanno in comune solo il pigmento -, le Peridinee ed una aggiunta alle Fucoidee e alle Mixoficee.
Ben presto, e già all'interno di questa poderosa costruzione analitica, il lavoro del D. mostrava un'apertura di interesse a temi più propriamente biologici come le cause della distribuzione geografica delle specie, il valore sistematico dei caratteri carpologici, il significato delle variazioni fenologiche individuali.
Alle Alghe il D. volle dedicare una intera rivista trimestrale, che chiamò Notarisia dal nome del maestro dei crittogamisti della scuola padovana G. De Notaris, e che diresse dal 1886 insieme all'assistente D. Levi e poi, quando questi se ne distaccò, da solo, per quarant'anni, sotto il nome di Nuova Notarisia. Vi raccolse una ricca serie di articoli italiani e stranieri, contributo eccezionale alla conoscenza delle Alghe di terra, d'acqua dolce, marine e fossili. Sulla sua rivista perorò la causa della fondazione di istituti scientifici per lo studio delle Alghe marine, come quello già sorto a Kiev per iniziativa di J. Reinke e dedicato alla flora del Baltico o la sezione per le Alghe mediterranee della stazione zoologica di Napoli. Si augurava anzi che quest'ultima fosse dotata di una biblioteca algologica e di tre collezioni di Alghe: quelle del golfo napoletano, del bacino mediterraneo e di acqua dolce.
Il D. stesso aveva iniziato nel 1885, con il Levi, una grande raccolta di Alghe venete essiccate e poi arricchita di altre provenienti da ogni parte del mondo, come oggetto di scambio o di ricerca personale. Quando morì, la famiglia riuscì ad evitare che l'algario, come pure l'imponente biblioteca algologica, finissero in istituti stranieri e, intorno agli anni Sessanta, li collocò presso l'istituto botanico di Napoli per interessamento dell'allora direttore V. Giacomini.
Con questo interesse il D. si apriva all'ecologia vegetale, come è anche testimoniato dai saggi Alcune considerazioni sulla flora marina ... (in Nuova Notarisia, XXXI [1916], pp. 57-103) e Alcune notizie sul lago di Arquà Petrarca (in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, s. 7, III [1892], pp. 1149-1213). Nel primo di essi, rifacendo la storia delle ricerche nel campo della talassobiologia vegetale, rilevava difetti di esclusivismo o di generalizzazioni, spesso comunque presenti nelle dottrine scientifiche e introduceva ipotesi personali sulle cause della distribuzione batimetrica delle alghe. Ètanto vero che l'indagine biologica dovrà prevalere su quella chimico fisica - avvertiva il D. - che spesso sono gli equilibri tra specie a determinare fenomeni di trasformazione anche rilevanti.
Il suo interesse si rivolse anche ad altri temi di biologia vegetale, quali la fitografia sistematica, con lo studio accurato dei caratteri carpologici dei Geranii italiani (Ricerche sulla istologia del tegumento seminale e sul valore dei caratteri carpologici nella classificazione dei Gerani italiani, s. 6, VI [1888], pp. 873-916), la teratologia (Rassegna di mostruosità fiorali in individui di Digitalis purp. L. coltivati nel giardino pubblico di Modena, Modena 1916) e la biometria con una estesa monografia su Osservazioni biometriche intorno la Calendula officinalis L. in rapporto all'eterocarpia della specie (in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, s. 9, IV[1921], pp. 1289-1460), che fu tra i primi lavori di biometria moderna in Italia, e la genetica con Sul comportamento degli acheni emiciclici di Cal. off. L. rispetto all'ereditarietà. Nuove osservazioni biometriche preliminari (in Riv. di biol., II [1920], 5, pp. 1-5) e infine la agronomia, con lavori sulla coltivazione del tabacco, cui il D. era interessato nella sua carica di direttore della stazione agraria (Le malattie della pianta del tabacco, Siena 1891).
Negli anni in cui lavorava nella biblioteca del Museo civico di Padova il D. cominciò ad occuparsi della vita e delle opere di Leonardo da Vinci e a questo studio presto aggiunse quello su altri fondatori della ricerca naturalistica in Italia, come U. Aldrovandi, L. Ghini e G. Cestoni; con un parallelo lavoro sui primi orti ed erbari, finiva per abbozzare un disegno significativo di quel periodo della storia italiana che vide la rinascita delle scienze naturali (Ilcarteggio degli italiani col botanico Carlo Clusio nella Biblioteca Leidense, in Mem. della R. Acc. di sc., lett. e arti inModena, sez. lettere, s. 3, X [1911] pp. 1-159, con un cenno storico, pp. 1-28, e 105 lettere di undici corrispondenti italiani).
Su Leonardo il D. nel 1896 scrisse il primo dei Frammenti vinciani (questo il titolo della raccolta dedicata a Leonardo e ripreso dal figlio Nando): Intorno a Marcantonio Dalla Torre anatomico veronese del secolo XVI e all'epoca del suo incontro con L. (in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, s. 7, VII [1896], p. 190-203), cui seguirono, tra Frammenti ed altri saggi, una trentina di lavori che vertono sugli studi, sui manoscritti, vicende, incontri e rapporti umani di Leonardo, elementi utili tutti ad identificarne le fonti. L'ultimo lavoro, inedito alla morte del D., era sull'arte militare di Leonardo. Per questi contributi ebbe un riconoscimento nel 1909 con il premio Binoux per la storia della scienza e nel 1910 con la nomina a membro della Commissione per gli studi vinciani, presieduta da P. Blaserna e poi da M. Cermenati. La commissione, costituita già nel 1905, avrebbe dovuto occuparsi della pubblicazione del corpus di scritti vinciani e in un secondo tempo curare l'edizione di lavori critici. Ma essa passò attraverso tante traversie e lungaggini burocratiche che il progetto si realizzò, e solo parzialmente, nel 1919.
Per provvedere a raccogliere le opere di commento ed esegesi leonardeschi, il presidente della commissione, Cermenati, creò un istituto privato di studi vinciani, che pubblicò una serie di volumi, di cui il quarto, Le piante e gli animali in Leonardo (Bologna 1922), era opera del D.: uno scritto antologico in cui tentava una raccolta e sintesi delle sparse osservazioni naturalistiche di Leonardo. Vi citava codici e fonti, trascrizioni e commenti dell'opera vinciana, aggiungeva interpretazioni proprie, metteva in luce notazioni di Leonardo trascurate da altri, come quelle sugli effetti della decorticazione anulare del fusto delle piante, identificava specie citate nei testi di Leonardo, mentre metteva in dubbio talune sue presunte conoscenze, per esempio sull'azione tossica dei veleni inoculati nelle piante e sulla impollinazione dei vegetali.
Il libro è diviso in un primo capitolo sulla botanica generale, ove l'autore ricorda una bella scoperta di morfologia vegetale di Leonardo, la fillotassi, un secondo sulla botanica applicata, con ricette terapeutiche e di preparazione dei coloranti, un terzo sulla botanica artistica, un quarto sul libro Degli alberi e delle verdure, che è una raccolta di brani leonardeschi, inserita in due edizioni del Trattato della pittura, quella di G. Mansi (Roma 1817) e quella di M. Tabarini (ibid. 1890). In questo capitolo il D. mostra fra l'altro come, mettendo a confronto i titoli dei paragrafi della raccolta con le fonti dalle quali essi sono stati desunti, si evidenziano mancanze nell'uno e nell'altro elenco, dovute alla dispersione e distruzione dei manoscritti vinciani e alla incompletezza dell'esame fattone. Tali difetti, dice il D., potranno essere eliminati quando sarà fatta l'edizione critica dell'intero corpus vinciano. Il contributo più rilevante dato dal D. agli studi vinciani (rinvigoriti dal 1869 dall'apporto di G. Uzielli e dai successivi lavori di E. Solmi, A. Baldacci, E. Carusi) fu la scoperta della trascrizione di molti dei fogli mancanti nei manoscritti E ed A di Leonardo, fatta dal fisico G. B. Ventura a Parigi, prima della sottrazione operata da G. I. T. Libri e che il D. ritrovò lavorando nella Biblioteca comunale di Reggio Emilia (in Contributo alla conoscenza dei fogli mancanti nei manoscritti A ed E di Leonardo da Vinci, in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, s. 9, V [1921-22], pp. 35-44).
Le ventitré Spigolature aldrovandiane, iniziate nel 1907, costituiscono il secondo importante settore degli studi storici del D., che fu tra i pochi a ricostruire il pensiero e la ricerca dello scienziato bolognese, attingendo direttamente alle opere manoscritte conservate nella Biblioteca universitaria di Bologna. Le Spigolature sono ricche di notizie e collegamenti dell'opera del naturalista bolognese con quella dei suoi contemporanei. Gli incontri e le collaborazioni dell'Aldrovandi con il maestro Ghini prima di tutto, poi con il veneziano P. A. Michiel, con il marsigliese G. Raynaud, con F. Petrollini, con il botanico M. Guillandon, con il medico T. Bonaretti, disegnano ed animano il panorama dell'ambiente scientifico italiano del secolo decimosesto e illustrano il nascere dell'indagine naturalistica anche ad integrazione e conferma del lavoro svolto da O. Mattirolo (L'opera botanica di U. Aldrovandi, Bologna 1897). Alla illustrazione del primo volume dell'erbario aldrovandiano fatta dal Mattirolo, il D. fece seguire quella del terzo e del quarto.
A. Mieli, nel progettare e poi realizzare, nel 1919, la pubblicazione di Gli scienziati italiani e dell'Archivio di storia della scienza, ebbe dal D. oltre che da A. Favaro incoraggiamenti e i primi contributi. L'Archivio iniziò con Fr. Griseliniviaggiatore e naturalista venezianodel sec. XVIII (ibid., I [1919], 1, pp. 21-27) e Gli scienziati italiani con Luca Ghini (ibid., I [1923], pp. 1-4). Del Ghini, il botanico che non lasciò scritti e di cui si avevano pochissime notizie biografiche, il D. riuscì a rintracciare alcune lettere dirette all'Aldrovandi, con il quale scambiava piante per l'erbario (Cinque lettere di L. Ghiniad U. Aldrovandi tratte dagli autografi, Padova 1905) e la trascrizione in uno dei codici aldrovandiani dei "placiti", ossia pareri mandati nel 1551 dal Ghini al Mattioli su alcuni semplici insieme a piante secche di cui Mattioli si era valso per fare le figure nell'edizione dei suoi Commentari alDioscoride stampata quell'anno (I placitidi L. Ghini intornoa piante descritte nei Commentari alDioscoride di P. A. Mattioli, in Mem. d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, XXVII[1907], pp. 1-49). Il D. scrisse inoltre molti profili di botanici e biologi di tempi più recenti, contribuendo così largamente alla costruzione di una letteratura preziosa per la storia della botanica.
L'elenco pressoché completo delle sue opere si trova in A. Forti, G. B. D. Appunti biografici e bibliografia, Forlì 1926. Si ricordano qui alcuni tra i titoli più importanti: Sylloge Gasteromycetum, in P. A. Saccardo, Sylloge Fungorum..., VII, pp. 28-180; e in collaborazione con A. N. Berlese, Sylloge Phycomycetum, ibid., pp. 181-322; Sylloge Gasteromycetum. Addenda, ibid., pp. 146-498; Sylloge Ustilaginearum et Uredinearum omnium hucusque cognitarum, ibid., 2, pp. 449-882; V. Trevisan, Sylloge Schizomycetum, ibid., VII, pp. 923-1090; Sylloge Saccharomycetum, ibid., 2, pp. 916-922; Frammenti vinciani, II, Una frase allusiva a S. Ghisi, in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, s.7, VIII (1897), pp. 462-468; III, Contributo alla conoscenza di un fonte del manoscritto B di Leonardo da Vinci, ibid., IX (1898), pp. 49-64; Spigolature aldrovandiane, III, Nuovi dati intorno alle relazioni tra U. Aldrovandi e G. Cybo, Modena 1907; IV, Il viaggio e le raccolte botaniche di U. Aldrovandi ai Monti Sibillini nel 1557, Modena 1907; VII, Notizie intorno un erbario perduto del medico F. Petrollini e contribuzione alla storia dell'erbario di U. Aldrovandi, in Nuovo Giorn. bot. ital., n. s., XIV (1907), pp. 506-518; Illustrazione del quarto volume dell'erbario di U. Aldrovandi, in Atti R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, LXX (1911), pp. 39-131.
Il fratello del D., Ettore (Venezia, 6 giugno 1858-Torino, 2 marzo 1925), fu illustratore dell'opera del botanico P. A. Michiel e collaboratore di Giovanni Battista nel campo della storia della botanica. Antonio, figlio di Ettore (nato a Venezia il 6 giugno 1889), fu geologo con inizi promettenti, ma morì prematuramente ad Auronzo, in guerra, l'8 giugno 1915; Giovanni, altro figlio di Ettore, fu pediatra.
Tra i figli del D., Giuseppe (nato a Brescia l'8 maggio 1907 e qui morto il 27 apr. 1950), naturalista, continuò l'opera paterna, iniziando la pubblicazione di una Bibliographia algologica universalis seu Repertorium totius litteraturae phycologicae hucusque editae (I, Fori Livii 1931; II e III, ibid. 1932), in cui raccoglieva materiali bibliografici algologici già presenti nella letteratura ed impostava con acume problemi metodologici di rilievo.
Nei suoi La nomenclatura botanica sistematica e i suoi problemi, in Riv. di biol., XXIV (1938), pp. 226-235, e Proposte al congresso internazionale di Stoccolma (1940) relative all'art. 38 delle regole internazionali della nomenclatura botanica (Brescia 1940), introdusse nella nomenclatura botanica una netta distinzione tra i concetti di validità e di legittimità, proponendo insieme modifiche pratiche nell'uso dei termini. Aggiornò la Sylloge paterna con nove centurie di Myxophyceae e una di Florideae tra il 1937 ed il 1947: Diagnoses Algarum novarum post Sylloges editionem descriptarum, I, Myxophyceae centuriae, I-IX, Brescia 1937-1946; IIFlorideae cent., I, ibid. 1947.
Un altro figlio del D. fu Ferdinando (Nando, nato a Padova il 1º febbr. 1902, morto a Brescia il 16 dic. 1982), ingegnere, con forti interessi storici.
Postosi sulla linea paterna degli studi su Leonardo da Vinci, fu tra i primi a lavorare sul Codice atlantico (Il codice atlantico della Biblioteca Ambrosiana di Milano; trascrizione diplomatica e critica e indice, Brescia 1950, in ciclostile), continuò la pubblicazione del codice trivulziano (Ilcodice trivulziano, trascritto per cura di N. De Toni, Milano 1939) e poi delle trascrizioni diplomatiche e critiche dei manoscritti B, C e D, A dell'Institut de France (Grenoble 1960, 1964, 1972, rispettivamente); e dette alle stampe una serie di lavori su Leonardo: i Frammenti vinciani, con le ricerche sui manoscritti B C D E F G H I K L M dell'Institut de France, l'idraulica e l'onomastica in Leonardo, una topografia e una cronologia vinciane e un'ampia bibliografia leonardesca. Conosciuto in Italia e all'estero tra i maggiori cultori moderni di studi leonardeschi, fu socio aderente della Raccolta vinciana di Milano dal 1926, membro della Commissione vinciana per l'edizione nazionale dal 1948, tre volte premiato dall'Académie française, rispettivamente nel '62 per la pubblicazione del ms. B, nel '65 dei mss. C e D, nel '74 del ms. A dell'Institut de France, socio dell'istituto Leonardo da Vinci ad Amboise e della Fondazione L. da Vinci di Firenze.
Nel 1977 istituì presso la sua abitazione a Brescia il Centro di ricerche leonardiane che conserva una raccolta pressoché completa delle opere scritte da Leonardo.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. della famiglia De Toni, Carta da Tabachèr, Brescia s. d. [1930 c.]; Necr., in Atti d. R. Acc. d. scienze di Torino, LX (1925), pp. 109-117; in Bull. d. R. Ist. bot. di Modena, I (1925), pp. 5-18; in Arch. di storia d. scienza, V (1925), pp. 321-331; G. Tripodi-S. Santisi, Cento anni di algologia in Italia, in Centenario della Soc. botanica ital., Firenze 1988, pp. 356 s.; per il fratello Ettore: A. Battistella, Comm. di E. De Toni, Venezia 1925; A. Forti, Ettore De Toni, un educatore scienziato patriota, Gleno 1926; per il figlio Giovanni: V. Giacomini, Giuseppe De Toni, Forlì 1951.