DE ROSSI, Giovanni Battista
Nato a Roma il 23 febbr. 1822 dal commendatore Camillo Luigi (già segretario del nunzio pontificio L. Caleppi) e da Marianna Bruti Liberati, compì gli studi di lettere e filosofia presso il Collegio Romano; e nel 1843 conseguì alla Sapienza la laurea in utroque.
Gli studi giuridici contrastavano tuttavia con la vocazione archeologica del giovane D., che già dal ginnasio sotto la guida di G.P. Secchi si era iniziato allo studio dell'epigrafia greca e dal 1842 in compagnia del padre G. Marchi aveva cominciato a visitare la Roma sotterranea cristiana, senza mai smettere di frequentare le escursioni archeologiche dirette da A. Nibby. Tant'è che ancor prima di ottenere la laurea il D. aveva pronto un piano di edizione delle epigrafi cristiane di Roma, e dopo la laurea venne chiamato da A. Mai, in qualità di scrittore, presso la Biblioteca Vaticana.
Durante la Repubblica romana il D., che proprio in quell'anno (1849) aveva iniziato l'esplorazione del cimitero di Pretestato, riparò con la famiglia a Napoli, e si spinse a visitare Pompei. Nel 1850 riconobbe l'esatta ubicazione delle catacombe di Callisto nell'area della via Appia, dov'era stato rinvenuto l'anno precedente un frammento dell'epitaffio di papa Cornelio; e nel marzo 1852 ne iniziò lo scavo. Incaricato da papa Pio IX di provvedere insieme con padre Marchi all'allestimento del Museo cristiano lateranense, il 22 genn. 1854, il D. fu invitato dall'Accademia prussiana delle scienze a collaborare con W. Henzen e T. Mommsen alla preparazione del Corpus inscriptionum Latinarum. Continuavano, intanto, le ricerche nel cimitero di Callisto, dove nel 1854 vennero scoperti la cripta dei papi di III secolo ed il sepolcro di s. Cecilia, e nel 1858 poté essere esplorata la galleria di Eusebio. Incoraggiato nelle sue attività dalla benevolenza dello stesso pontefice e dai favori dei cardinali C. Patrizi e G. Antonelli, l'8 ag. 1860 il D. fu chiamato a far parte della commissione preposta da Napoleone III alla pubblicazione delle opere complete di B. Borghesi. L'anno seguente prese in moglie Costanza Bruno di San Giorgio, e portò a compimento la stampa del primo volume delle Inscriptiones christianae urbis Romae septimo saeculo antiquiores (Romae 1857-1861).
Nel 1863 scavò nel cimitero di Pretestato la cripta di s. Gennaro e cominciò a pubblicare il Bullettino di archeologia cristiana.
Per mezzo del Bullettino il D. intendeva "di mese in mese" dare ragione del "procedere degli studi e delle scoperte intorno le cristiane antichità" (I, prefazione) ad un pubblico che si augurava potesse divenire sempre più vasto. E per questo curò del primo volume anche un'edizione francese fatta stampare provvisoriamente a Roma. Per gli anni 1867-79 l'edizione francese fu stampata a Belley per cura di J.-A. Martigny, e dal 1880 a Parigi per cura di L. Duchesne. Nello stesso anno venivano realizzate a Roma presso la Cromolitografia pontificia le Imagines selectae Deiparae Virginis in coemeteriis udo depictae, con ampio commento in francese stampato dalla tipografia Salviucci. Nel 1864 fu dissotterrato l'ipogeo dei Flavi nella necropoli di Domitilla, e per i tipi della tipografia Salviucci uscì il primo tomo della Roma sotterranea cristiana dedicato a Pio IX. Un'ampia storia degli studi precede l'esposizione delle "nozioni generali intorno agli antichi cimiteri cristiani" e la descrizione delle cripte di Lucina nel cimitero di Callisto; mentre un'"analisi geologica ed architettonica" (78 pp. con numerazione propria), a cura del fratello Michele Stefano, segue con il suo corredo di tavole ortografiche ed iconografiche a fornire all'indagine monumentale la soluzione di quei problemi "cui essa sola non giungerebbe" (p. 3).
Il secondo volume della Roma sotterranea usci, sempre dalla tipografia Salviucci, nel 1867, nell'anno dei festeggiamenti per il diciottesimo centenario degli apostoli Pietro e Paolo. Esso era interamente dedicato alla "dichiarazione" delle "cripte storiche" del cimitero di Callisto ed alla definizione dei "limiti delle sue aree primitive". La trattazione era preceduta da un "discorso preliminare" sui "documenti illustranti ... la storia e la topografia" della necropoli, e si concludeva ancora una volta "con una analisi geologica ed architettonica" del fratello (116 pp. con numerazione propria).
Agli inizi del 1870 il D., che aveva già rifiutato l'offerta di tenere un corso di archeologia sacra alla Sapienza, respinse l'invito del papa ad accettare l'incarico di prefetto dell'Archivio segreto Vaticano per non dover interrompere le sue ricerche e le sue esplorazioni archeologiche. Le quali anche dopo il 20 settembre continuarono senza sosta e con i medesimi ritmi.
Nel 1872 il D. si decise a pubblicare a tavole separate corredate di "cenni storici e critici" i Mosaici cristiani e saggi di pavimenti delle chiese di Roma anteriori al secolo XV. Tutto il materiale, edito in ordine sparso, in base ai tempi di esecuzione di ogni litografia, sarebbe stato raccolto in tre fascicoli dalla libreria Spithöver e presentato con la data di Roma 1899, senza la prevista introduzione del D., ma con un indice delle cose notevoli di G. Gatti e la traduzione francese di Duchesne. Al 1873 risalgono, invece, le esplorazioni nel cimitero di Domitilla della basilica di S. Petronilla e del sepolcro dei ss. Nereo ed Achilleo. Nel 1877, un anno dopo la pubblicazione del primo tomo del volume VI del Corpus inscriptionum Latinarum (Berolini 1876), la tipografia Salviucci completava la stampa della terza parte della Roma sotterranea cristiana comprendente lo studio dei cimiteri di s. Sotere e di Generosa, dell'arenaria d'Ippolito e delle regioni anonime sotterranee del cimitero di Callisto ed ancora della necropoli di Callisto sopra terra con annesso un "trattato generale dei cimiteri all'aperto cielo e delle relazioni loro coi sotterranei": a conclusione la consueta appendice architettonica e fisica di Michele Stefano (pp. 699-718).
Nominato prefetto del Museo cristiano del Vaticano (con breve di Leone XIII del 23 ott. 1878), il D., che alle questioni di topografia storica aveva sempre riconosciuto un ruolo fondamentale nell'indagine archeologica, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione dell'Istituto archeologico germanico, diede alle stampe le Piante iconografiche e prospettiche di Roma anteriori al secolo XVI, in dodici tavole in folio corredate da una "storia generale delle misure e piante di Roma e delle sue regioni" dalle origini a tutto il Quattrocento (Roma 1879). Nello stesso anno fu incaricato di studiare la basilica severiana di S. Giorgio Maggiore rinvenuta durante i lavori per la costruzione della funicolare di Napoli ed eletto presidente del Collegium cultorum martyrum. Nel 1882 scoprì la cripta storica del cimitero di Ippolito sulla via Tiburtina. Per il compimento del suo sessantesimo anno, nel giorno di s. Damaso, il D., oramai presidente della Pontificia Accademia romana di archeologia, venne insignito in Laterano della medaglia d'oro attribuitagli congiuntamente dalla Società dei cultori di archeologia cristiana, dall'Istituto archeologico germanico e dalla Scuola francese di Roma. Nel 1883 scoprì la cripta di s. Felicita nel cimitero di Massimo sulla Salaria Nuova e riprese gli scavi nelle catacombe di Priscilla, iniziati nel 1870, ma successivamente intralciati e sospesi.
Nominato, in seguito alla morte di L. Bruzza, presidente della Società dei cultori di archeologia cristiana e segretario della Pontificia Commissione di archeologia sacra (1884), il D. portò a compimento con H. Stevenson la recensione dei Codices Palatini Latini Bibliothecae Vaticanae descritti da G.B. Pitra (Romae 1886), premettendovi un'ampia De origine historia indicibus scrinii et bibliothecae apostolicae commentatio (pp. I-CXXXII), e la pubblicazione della prima parte del secondo volume delle Inscriptiones christianae urbis Romae (ibid. 1888), che raccoglieva le sillogi epigrafiche conosciute fino a tutto il secolo XV, ognuna preceduta da un'esauriente introduzione storica, in primo luogo quella di Ciriaco di Ancona (pp. 356-387). Continuavano, intanto, le esplorazioni nel cimitero di Priscilla, dove fra il 1888 e il 1890 si procedeva allo scavo dell'ipogeo degli Acilii e della basilica di S. Silvestro.
Nel 1892 ci furono nuovi solenni festeggiamenti in onore del D., per il suo settantesimo compleanno, ma anche i primi sintomi della emiplegia destra che lo avrebbe violentemente colpito l'anno seguente. Il D. non cedette alla malattia. Iniziò a scrivere con la sinistra, finì di stendere il commento alle ultime tavole dei Mosaici cristiani, si adoperò per completare i numeri interrotti del suo Bullettino, ed attese in collaborazione con monsignor Duchesne all'edizione del Martyrologium Hieronymianum, pubblicato in Acta sanctorum Novembris (II, Bruxellis 1894, pp. I-CXCV). Morì nella residenza pontificia di Castelgandolfo il 20 sett. 1894.
I biografi sono d'accordo nel ritenere che a scandire significativamente la vita del D. siano state soltanto le date delle sue opere maggiori e delle sue più importanti scoperte archeologiche nei cimiteri cristiani di Roma, e poche altre relative alle sue vicende private: dalla morte dei genitori (1850, il padre; 1861, la madre), alla nascita delle figlie (1863, Marianna, morta in tenera età. 1866, Natalia, futura moglie del marchese G. Ferraioli), alla morte del nipote Carlo Felice (1891), ai suoi viaggi di studio (il D. fu viaggiatore instancabile, e prima della malattia solo negli anni 1869-70 non si mosse da Roma). Finché poté il D. si tenne, in effetti, lontano dalla vita politica rifiutando fra l'altro l'invito del papa Pio IX ad assumere la carica di conservatore della città di Roma. Non visse, però, appartato e fu ben attento alle trasformazioni della realtà italiana, ed alle nuove condizioni dello Stato pontificio. E quando, allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza, lo Stato cominciò ad essere scosso dalle fondamenta, ritenne di non dover privare della sua collaborazione l'amministrazione capitolina. Sedette in Campidoglio per quasi dodici anni fra i consiglieri di seconda classe fino alla conquista di Roma, adoperandosi soprattutto per la salvaguardia dei monumenti della città e per l'incremento delle esplorazioni archeologiche. Convocato il concilio (28 giugno 1868), l'archeologo, interprete delle origini cristiane, dichiarava che si dovevano ritenere provati e dimostrati la predicazione ed il martirio di Pietro a Roma, donde il primato della Sede apostolica e l'attribuzione ad essa dell'infallibilità promessa alla Chiesa. Tenacemente conservatore, dopo il 20 settembre, il D. contribuì a mantenere viva nella seconda Roma, capitale d'Italia, la presenza di quegli esponenti che avevano contribuito al più recente sviluppo della Roma del papa. Rieletto nel nuovo Consiglio municipale già nel 1871 continuò ad occuparsi della tutela del patrimonio archeologico della città: si oppose con successo alla demolizione del tratto delle mura di Roma sulla Salaria e della basilica dei Ss. Quattro Coronati, difese l'attribuzione allo Stato della proprietà di quanto veniva rinvenuto nel sottosuolo della città, contestò lo smantellamento delle aree di rispetto create dalle autorità pontificie intorno alle zone cimeteriali cristiane. Benché nominato sin dal 1872 nella Commissione archeologica municipale (poi comunale) di Roma e voluto più tardi dal ministro dell'Istruzione G. Baccelli, a vicepresidente della Giunta superiore di archeologia, per la sua dichiarata lealtà al pontefice, non entrò a far parte dell'Accademia dei Lincei; e l'Italia ufficiale non fu presente ai festeggiamenti in suo onore del 1892. Nel 1888 mostrò di condividere i dubbi del papa verso il Congresso degli scienziati cattolici che si organizzava a Parigi e non fu mai tentato come monsignor Duchesne dalle dispute moderniste.
Le antichità cristiane, che con A. Bosio avevano cominciato ad essere oggetto d'indagine scientifica, erano venute progressivamente scadendo fino ad apparire prive di fondamento, sistematicamente mal ricercate e peggio definite. Le catacombe non venivano più studiate, ma depredate senz'alcun ordine alla ricerca di reliquie di santi. Solo con il D. epigrafia ed archeologia cristiane cominciavano ad essere profondamente rinnovate: anzi, secondo Mommsen, epigrafia ed archeologia cristiane dovevano proprio al D. la definizione del loro statuto scientifico. A buon diritto si poteva parlare di lui come continuatore e di Borghesi e di G. Marini. Stessa padronanza delle fonti letterarie e della tradizione manoscritta; stessa attenzione ai dati topografici ed istituzionali; e stessa necessità, nello studio dei monumenti, di tener sempre presente il contesto storico generale. C'era solo da rammaricarsi che il D., nonostante le proteste sue e dei suoi estimatori (ma come non avrebbe mancato di sottolineare A. Capecelatro nella sua commemorazione), finisse sempre per dimostrare eccessivo entusiasmo per quelle che a lui parevano irrefutabili prove dell'avanzamento del Cristianesimo e dell'autorità del Soglio romano.
Degli interessi del D. per la tradizione manoscritta e della sua attività come scrittore presso la Vaticana testimoniano (oltre alla Bibbia offerta da Ceolfrido abbate al sepolcro di s. Pietro..., Roma 1888) i sei grandi volumi in folio (da X, 1-2, a XIII, 1-2) dedicati alla descrizione (portata a termine, in collaborazione con O. Marchetti, P. Scapaticci e L. Vincenzi, entro il 1874) dei codici latini nn. 7245-9849, formati in gran parte da un "infinito numero di carte sciolte e confuse" (in primo luogo di Mai e di Marini) e destinati a far parte della pubblicazione dei manoscritti vaticani ordinata da Leone XIII.
Cavaliere e commendatore dell'Ordine Pio, il D. fu anche commendatore della Legion d'onore e socio effettivo o corrispondente di numerose istituzioni accademiche, quali l'Institut de France, l'Accademia russa delle scienze, l'Istituto archeologico germanico. La sua biblioteca fu acquistata dall'università di Friburgo; e le sue carte, raccolte in trentuno volumi, conservate nella Biblioteca Vaticana (Vat. lat. 10512-10543).
Elenchi delle opere del D., curati da Gatti, in Presentazione solenne della medaglia d'oro al comm. G.B. D. nel Laterano..., Roma 1883, pp. 27-54; Albo dei sottoscrittori pel busto marmoreo del comm. G. B. D., Roma 1892, pp. 29-73; Mélanges G.-B. De Rossi..., Paris-Rome 1892, pp. 1-27; Bull. di archeol. cristiana, s. 5, IV (1894), pp. 129-131.
Bibl.: La numerosa bibliografia sul D. è raccolta in H. Leclercq, in Dict. d'archéol. chrétienne et de liturgie, XV, 1, Paris 1950, coll. 18-100, s.v. Rossi, J.-B. de (a coll. 92-99, l'elenco delle opere). In aggiunta e più in particolare si veda: A. Geoffroy, Une fête archéologique à Rome, in Revue des deux mondes, 15 genn. 1883, pp. 455-464; P-M. Baumgarten, G. B. D...., Köln 1892 (trad. it. con giunte e correzioni, a cura di G. Bonavenia, Roma, 1892); A. Grossi Gondi, G.B. D., Roma s.d.; L. Cantarelli, G. B. D., Roma 1894; D. Comparetti, Commem. del comm. G. B. D., in Rend. della R. Acc. dei Lincei, s. 5, III (1894), pp. 805-808; L. Duchesne, J.-B. D., in Bulletin critique, XV (1894), pp. 372-374; E. Stevenson, G.B.D., in Bull. della Comm. archeol. com. di Roma, XXII (1894), pp. 263-271; E-G. Ledos, Le comm. G.-B. D., in Revue des questions historiques, n. s., XIII (1895), pp. 562-570; A. Pératé, J.-B. D., in Revue historique, gennaio-aprile 1895, pp. 370-375; G. Gamurrini, G-B. D., in Boll. della Soc. umbra di storia patria, I (1895), pp. 195-205; A. Capecelatro, In commem. del comm. G. B. D. ..., in Diss. della Pont. Acc. rom. di archeol., s.2, VI (1896), pp. 1-25; O. Marucchi, G. B. D., Roma 1901; T. Mommsen, Reden und Aufsätze, Berlin 1905, pp. 462-467; R. De Cesare, Roma e lo Stato del Papa..., Roma 1907, I, pp. 89, 126, 142; II, pp. 16, 329, 471; E. Kirschbaum, P. G. Marchi S. J. und G. B. D., in Gregorianum, XXI (1940), pp. 564-606; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, p. 30; S. Negro, Seconda Roma..., Vicenza 1966, pp. 166, 270 s., 277, 302, 305, 308, 324-329, 363; E. Massa, Amicizia e ironia nelle lettere di L. Duchesne a G. B. D., in Monseigneur Duchesne et son temps …, Rome 1975, pp. 143-199; A. Ferrua, Doc. per l'ediz. delle Inscriptiones e della Roma sotterranea del D., in Arch. della Soc. rom. di storia patria, CII (1979), pp. 37-76; Id., La pubblicazione delle iscrizioni cristiane antiche, in Arch. hist. pontificiae, XXII (1984), pp. 357 ss.; F. Bartoccini, Roma nell'Ottocento…, Bologna 1985, pp. 108, 324, 452, 625-627, 657, 684; Enc. Ital., VII, p. 654; Enc. catt., IV, coll. 1453-1456.