DE ROSSI, Giovanni Antonio
Figlio di Lazzaro, nacque a Roma l'8 genn. 1616 (Spagnesi, 1964, p. 15) e fu avviato agli studi, che poi ultimò al Collegio Romano, dal padre, scalpellino romano, e da un sacerdote amico di famiglia (Pascoli, 1730). Dall'arte del Padre egli attinse principalmente il gusto per il dettaglio che ritroviamo negli elementi architettonici delle sue opere.
La personalità che maggiormente influenzò la sua formazione fu quella di Francesco Peparelli, nella cui bottega il D. ebbe modo di perfezionarsi nell'architettura e dal quale ereditò, dopo la morte, molti incarichi. In particolare dal Peparelli il D. apprese l'amore e lo studio dei modelli tradizionali della sua città: tendenze del gusto, queste, che lo posero tra i continuatori della tradizione classicistica. L'esempio più eloquente della continuità spirituale tra i due architetti è il palazzo Santacroce in Roma (nell'attuale piazza Cairoli), al cui ampliamento il D. lavorò dal 1660 al 1668, e che esprime, nelle sue forme, il tentativo di superare la tipologia manieristica. L'attività del D. fu molto vasta e poliedrica: progettò edifici religiosi e civili, fu membro dell'Accademia di S.Luca nel 1636 (Archivio dell'Accademia di S. Luca, v. 166, n. 68) e rivestì cariche pubbliche che lo portarono anche ad interessarsi di restauro. Si servì anche di vari collaboratori, come Tommaso Zannoli, che rimase con lui fino al 1685, Carlo Terzaghi e Francesco Felice Pozzoni. Questi ne ereditò lo studio e molti incarichi. L'esigenza di servirsi di collaboratori gli derivò dal gran numero di clienti che ebbe e dalla lunghezza, alcune volte, dei cantieri che diresse, che lo costrinsero a seguire diversi lavori contemporaneamente. Molte sue opere, inoltre, ebbero varie fasi costruttive con conseguente difficoltà di una esatta datazione. A tal fine molto utile è un libretto di appunti dello stesso D. in cui egli riportava le riscossioni giornaliere (Arch. di Stato di Roma, Fondo dell'ospedale della Ss. Consolazione, busta 147).
Il primo lavoro eseguito dal D. fu a Genzano la costruzione della chiesa di S.Maria della Cima: iniziata nel 1636, prosegui fino al 1650 (Spagnesi, 1964, p. 17). Seguirono, negli anni che vanno dal 1640 al 1650, vari lavori per la famiglia Santacroce, a Roma, come la chiesa di S.Maria in Publicolis finita nel 1643 (Thierne-Becker) e per i quattro maggiori ospedali di Roma.
Al 29 nov. 1643 (Spagnesi, 1964, p. 32) è datato il suo primo lavoro per l'ospedale di S.Giacomo degli Incurabili, il 28 apr. 1644 (ibid.) firma la prima perizia per l'ospedale della Ss.Consolazione. Per l'ospedale di S. Giacomo il D. restaurò la chiesa di S.Maria Porta Paradisi, i cui lavori terminarono nel 1654 (Spagnesi, 1964, p. 33).
Risale al 1647 la prima nomina pubblica del De Rossi. In tale anno infatti egli divenne architetto degli ospedali di S. Rocco e del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum (Spagnesi, 1964, p. 32). In un mandato del 27 maggio 1647 (ibid., p. 37) troviamo dei pagamenti a nome del D. relativi alla chiesa di S. Rocco. A tale data, quindi, i lavori dovevano essere già iniziati per terminare, in una prima fase, nel 1654. Essi consistettero nell'ampliamento della chiesa, nella costruzione della sacrestia, della cupola, dell'altare maggiore e della cappella della Madonna. Il D. risulta architetto della Madonna di S. Rocco in un documento datato 9 ott. 1651 (ibid.).
La cappella stilisticamente costituisce un "tentativo di rielaborazione delle nuove idee architettoniche borrominiane, e la premessa alle più famose cappelle Lancellotti e del Monte di Pietà" (ibid., p. 38).Dal 1644 al 1655, sotto il pontificato di Innocenzo X Pamphili, il D. rivestì l'incarico di misuratore della Camera apostolica insieme a C. Rainaldi, che ne era l'architetto (ibid., p. 42).
Frutto di tale collaborazione furono alcuni lavori nel palazzo Vaticano, una fontana, non identificata, nel cortile di tale palazzo, alcune opere di manutenzione a Castel Sant'Angelo e il consolidamento del tratto della cinta di mura di Roma che vanno da porta Portese a porta S.Pancrazio con il conseguente restauro di quest'ultima.
Sono le opere realizzate tra il 1650 ed il 1660 che diedero fama al D.; in particolare il palazzo Altieri (1650, A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1963, p. 54) ed il palazzo d'Aste (1658, Portoghesi, 1973, p. 533).
I lavori relativi a palazzo Altieri furono commissionati dal cardinale Giovanni Battista Altieri e procedettero in varie fasi costruttive che andarono dal 1650 al 1673. Presentavano un duplice aspetto: il restauro e la riunificazione delle proprietà Altieri e la trasformazione di varie case in un unico palazzo nobile.
Nominato architetto dell'ospedale del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum, il D. ricevette l'incarico della costruzione dell'ospedale delle donne a S. Giovanni, che realizzò dal 1655 al 1656 (Spagnesi, 1964, p. 76). Una lapide posta all'interno della costruzione ricorda che i lavori furono posteriormente ripresi e diretti sempre dallo stesso architetto, nel 1672. Fanno parte degli edifici religiosi del secondo decennio di attività del D. la sacrestia del duomo di Tivoli, terminata, come dice una lapide all'interno dell'aula, nel 1657, mentre i mandati di pagamento risalgono al 20 giugno 1655 (Spagnesi, 1964, p. 104) ed alcuni lavori per la "chiesa di Ardea" (ibid., p. 108), non identificata. Seguì la cappella del palazzo del Monte di Pietà di forma ovale, le cui decorazioni furono terminate da C. F. Bizzaccheri (1655-1660, Portoghesi, II, 1973, p. 921). La costruzione del palazzo d'Aste iniziò nel giugno 1658 (ibid.), per volere di Giuseppe e Benedetto d'Aste. Contemporaneamente il D. realizzò il palazzo Nuñez in via Condotti ed il palazzo Gambirasi in via Arco della pace, collocabili tra gli anni 1658-1660.
Il primo ebbe due fasi costruttive: una prima che andò dal 1659 al 1660 e una seconda nel 1665 (Spagnesi, 1964, p. 76). Palazzo Gambirasi risale al 1659 (le notizie riguardanti tali lavori si trovano nel libretto personale di appunti del D. già citato).
L'evento più importante del decennio di attività che va dal 1660 al 1670 è la collaborazione con C. Rainaldi per i lavori in S. Maria in Campitelli. Risale al 3 genn. 1663 la prima misura firmata dai due architetti per l'esecuzione dei lavori. La costruzione terminò nel 1667 (Spagnesi, 1964, p. 119). Nella stessa chiesa, su commissione dell'ospedale della Ss. Consolazione, il D., con G.P. Schor e E. Ferrata, eseguì una Gloria nell'altar maggiore, come sfondo per il tabernacolo contenente l'immagine della Madonna in portico che diede origine alla chiesa. Il pagamento al D. risale al 14 dic. 1667 (ibid.). A datata 19 sett. 1671 una lettera di perizia per il palazzo Baccelli all'Argentina (Spagnesi, 1964, p.148). L'edificio fu demolito nel 1932, e ne restano due incisioni di A. Specchi (Studio di archittetura civile, Roma 1702, I). Tali lavori proseguirono fino al 1676 e comprendettero la costruzione della facciata, dell'atrio, della scala e del cortile del palazzo. Con breve pontificio del 7 nov. 1671 il D. venne nominato sovrintendente dei palazzi pontifici di Roma e Castel Gandolfo e della basilica di S. Giovanni in Laterano. Tale carica gli fu affidata fino al 1687 e gli dette l'opportunità di lavorare accanto al Bernini. Su incarico del cardinale Paluzzo Altieri il D. costruì la villa di detta famiglia, tra il Celio ed il Colosseo, nel 1674 (Thieme-Becker) con la caratteristica forma ad "U" di derivazione borrominiana. Seguì il restauro e l'abbelliniento della cappella Lancellotti in S.Giovanni in Laterano (dopo il 1674, Portoghesi, 1973, II, p.921), la cui attribuzione resta però incerta.
Dal 1676 al 1686 (Thieme-Becker), il D. ricostruì totalmente la chiesa di S.Maria in Campo Marzio, restaurando completamente anche il monastero. Seguirono nel 1677 il palazzo Nari (Pascoli, 1730, p. 318, attribuisce all'architetto il portale, il salone d'entrata e le scale) e il palazzo Gomez realizzato nel 1678 (Thieme-Becker). Le opere degli ultimi anni del D. "denunciano un ristagno di impulsi creativi" (Spagnesi, 1964, p. 192), e comprendono le chiese di S.Pantaleo (1681-82; 1686-92; Spagnesi, 1964, p. 193) e S. Maria della Maddalena (1694-95; Thieme-Becker), i palazzi Astalli e Baldinotti di cui non si conoscono le datazioni precise. Per il cardinale Gaspare Carpegna il D. edificò anche una villa nella zona di Carpegna (Pascoli, 1730). Sempre il Pascoli cita un'altra opera del D.: l'altare di S.Francesco di Paola, mentre il guardaroba della sacrestia della Ss. Consolazione risulta dalle ricevute del D. (Spagnesi, 1964, p. 203). La sua ultima opera pubblica fu la partecipazione con Carlo Fontana e Matthia De Rossi alla commissione giudicante il progetto per la cappella di S. Ignazio che doveva essere costruita nella chiesa del Gesù (10-20 maggio 1695, P. Pecchiai, Il Gesù di Roma, Roma 1952).
Il D. morì a Roma il 9 ott. 1695.
Fonti e Bibl.: Per la bibliografia si rimanda al volume di G. Spagnesi (1964); si veda inoltre L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti, I, Roma 1730, pp. 316-321; V. Camezza, Gli arcispedali di Roma, Roma 1934; A. Mezzetti, Palazzo Altieri, Roma 1951, p. 8; A. Schiavo, La fontana di Trevi ed altre opere di Nicola Salvi, Roma 1956, p. 40; L. Salerno, Via del Corso, Roma 1961, ad Indicem; P. Portoghesi, S. Maria della Pace, di Pietro da Cortona, in La Architettura..., VII (1962), pp. 841-851 passim; G. Spagnesi, Due opere del decennio di attività (1640-1650) dell'architetto G. A. D., in Quaderni dell'Istituto di storia dell'archit. d. Fac. di arch. d. Univ. di Roma, 1962, nn. 52-53, pp. 8-23; Id., La chiesa di S. Rocco all'Augusteo, Roma 1962, ad Ind.; Id., G. A. D...., Roma 1964; H. Hager, Contributi all'opera di G. A. D. per S. Maria in Campo Marzio a Roma, in Commentari, XVIII (1967), pp. 329-339; M. Tafuri, Un inedito di G. A. D.: il palazzo Carpegna a Carpegna, in Palatino, XI (1967), p. 140; C. Norberg-Schulz, Architettura barocca, Venezia 1971, ad Indicem; P. Portoghesi, Roma barocca, Bari 1973, II, pp. 523-548, 920-922; G. Curcio, L'ospedale di S. Giovanni, in Storia dell'arte, 1979, nn. 36-37, pp. 107-130 passim; C. Benocci, Palazzo Santacroce tra via in Publicolis e via del Pianto, in L'Urbe, XLVII (1984), 6, p. 232; A. Antinori, Alcune notizie sulla Villa Altieri, in Boll. d'arte, LXXI (1986), 37-38, pp. 113-128; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, p. 60 (sub voce Rossi, Giov. Antonio de'); Diz. enc. di archit. ed urban., II, p. 160; H. Hager, in Macmillan Enc. of architects, I, London 1982, pp. 557-560.