DE ANGELIS, Francesco Antonio
Nacque a Sorrento nell'aprile 1567; nulla di certo sappiamo della famiglia, per quanto un necrologio lo dica "di natione Italiano, di patria Fiorentino". Il 25 marzo 1583 fu ammesso nella Compagnia di Gesù: studiò grammatica e logica nel collegio di Napoli, in grande stima e dimestichezza del p. P. A. Spinelli. Dal 1590 fu praeceptor humanitatis nei collegi di Lecce e di Napoli; e, già sacerdote, nel 1597-98, compì la sua formazione scolastica col quarto anno di teologia.
Dopo dieci anni di vita religiosa, ispirato da uno scritto del p. Costanzo Pulcarelli, fece istanza di missione nelle Indie Orientali, e nel 1600 ricevette l'ordine di portarsi in Portogallo, ove dovevano imbarcarsi i sacerdoti destinati ai paesi di "Real Padroado". In effetti, soggiornò qualche tempo nel collegio di Evora e prese parte alla grande spedizione che la Compagnia realizzò nei marzo 1602 (sessanta tra italiani e portoghesi sudditi del re cattolico, guidati dal p. Alberto Laerzio). Nel settembre, egli pervenne a Goa; la sua meta era la Cina, ma già dall'arrivo quella fu mutata nell'Etiopia. Prescelto quale compagno del p. Pedro Páez, passò alla casa di Diu. Il progetto, peraltro, non poté realizzarsi e il D. attese il 1604 per prendere il mare col p. António Fernández.
La navigazione, inziata il 24 marzo, si svolse agevolmente per le intese con i Turchi: il favore di un mercante condusse i due religiosi a Sawàkin e la tolleranza del locale pascià a Massaua. Da questa seconda città, allora in dominio della Porta, la guida toccò ai Portoghesi: il D. giunse a Fremona nel Tegrè il 13 luglio 1604.
Dal 1604 al 1611 il D. fu nella residenza d'Etiopia della Compagnia, cooperando all'intento dell'unione con Roma. Una grave malattia lo tenne sul principio estraneo ai fatti che dividevano il paese; ma già nel 1605 ebbe il superiorato e corse pericolo di vita in una sollevazione dei tradizionalisti. Le sue più attente cure si volsero, però, al seminario, che riformò. Nel 1612 ebbe l'incarico di passare nel Guakkám, per confermare nella fede il viceré Selela-Krestos, fratello dell'imperatore Seltán-Sagad I.
L'incarico era di somma importanza, poiché gli intenti della "nuova Missione della Nubia e. dell'Abissinia" miravano ora - dopo l'esaltazione all'impero di Susenyos - alla conquista del paese muovendo dalla corte e dalla Chiesa; e Se'ela-Krestos, generale valoroso e fedele, uoino di cultura e pietà, sembrava - non a torto - il più autorevole patrocinatore della causa romana. Fra il 1613 e il 1626, l'unione si realizzerà grazie all'intermediazione saggia e coraggiosa del viceré.
Nell'inverno 1612 il D. si portò dunque al campo di Selela-Krestos (lontano da Qualalà una giornata); e, accolto devotamente dal principe, se ne conquistò presto la fiducia, con una severa condotta di vita. Su suo invito, sostenne numerose dispute pubbliche con i monaci ostili all'unione e pose inizio alla traduzione dei più significativi commentari scritturali dell'Occidente cattolico. Ebbe, anche, l'incombenza di fondare a Qualalà la terza residenza etiopica della Compagnia (dopo Fremonā e Guarguarā).
Nei sei anni trascorsi al seguito del viceré, il D. realizzò numerose adesioni all'unione, anche fra i monaci. Ma la maggior gloria doveva giungergli dalla evangelizzazione degli Agáu, popolo ancora pagano (stanziato sulle rive, occidentali dei lago Tàná) assoggettato da Se'ele-Krestos nella quaresima 1614. Hankāša era il capoluogo della provincia; qui nel 1618 venne costituita una missione dipendente dalla residenza di Qualalā.
Il D. giunse a Hankāša il 17 genn. 1619. Come prima cura, fece innalzare una chiesa e una scuola per i figli dei nobili; poi si dette a frequenti viaggi apostolici. I frutti. però, non furono quelli sperati: alcuni "prodigi" - l'apparizione in cielo di due comete - e una pestilenza gli volsero contro l'animo degli Agāu, tanto che il viceré preferì richiamarlo a corte (1620). La missione sembrava perduta, quando, a por fine a torbidi civili nel frattempo insorti, gli stessi Agāu invocarono il ritorno del religioso. Selela-Krestos acconsentì; e, in segno di stima, nominò il D. suo vicario per le nuove conquiste. Questi - dopo molto pregare - accettò, ma saggiamente volle essere affiancato da un capitano di giustizia (portoghese).
Erano quelli tempi calamitosi per il regno del Guagiám: alla pestilenza (e susseguente carestia) presto si aggiunsero le sollevazioni del popolo, guidato da alcuni monaci, contro il decreto del sabato (1620) e la guerra dei Gállá invasori (1621). Se'ela-Krestos mostrò, ancora una volta, valentia di condottiero e finezza di politico; e il D. gli fu accanto, bravamente, come consigliere e amministratore. Né trascurò i suoi doveri di missionario, che anzi svolse con tanta carità e bonomia evangelica da meritare l'appellativo di "padre allegro".
Guadando un corso d'acqua, il D. contrasse febbri perniciose: Morì il 21 ott. 1622, a Qualalā. Nel 1626, ebbe sepoltura nella chiesa di S. Ignazio, in un ricco mausoleo costruito dalla pietà degli Agāu; la traslazione del corpo fu occasione per i cattolici etiopici di una manifestazione di forza.
Il D. ebbe certo, come dono naturale, che affinò con lo studio, l'estrema facilità di apprendimento delle lingue straniere, antiche e moderne: profondo conoscitore del latino e del greco, dello spagnolo e del portoghese, dell'ebraico e dell'arabo, dell'etiopico e dell'amarico, svolse - come già detto, all'epoca del suo soggiorno presso Secela-Krestos -intensa opera (oltreché di predicatore e polemista) di traduttore di testi teologici cattolici. Portò nelle lingue etiopica ed amarica con l'ausilio del p. Luis de Acevedo e del notabile Fequre Egzi'e, Matteo, Luca e Giovanni; e i Commentarii di B. Pereira alla Genesi e ai Salmi, di J. de Maldonado ai Vangeli, di F. de Toledo all'Epistola ai Romani, di F. Ribeira all'Epistola agli Ebrei, di B. Viegas all'Apocalisse.
Il D. fu il primo italiano ad avere conoscenza della lingua degli Agāu, nella quale tradusse le preghiere del buon cristiano; pertanto viene considerato uno degli iniziatori degli studi cuscifici.
Fonti e Bibl.: Fonti inedite per la vita del D. sono nell'Arch. Segr. Vaticano, Nunziatura di Portogallo, II; a Roma, nell'Archivio della Compagnia di Gesù, Neap. 50 e Goana 27, 3911 - D'interesse marginale è la documentazione sull'assistenza della Compagnia di Gesù alla Chiesa d'Etiopia nel tempo dell'unione, salvata alla reazione ed oggi conservata nella quasi totalità dal Portogallo: in proposito, si veda Chrónica de Susenyos rei de Ethiópia, a cura di F. M. Esteves Pereira, Lisboa 1892, pp. XXX, XXXIX-XLI. Una guida (anche se incompleta) alle fonti edite e alla letteratura è R. Streit-J. Dindinger, Bibliotheca Missionum, V, Aachen 1929, pp. 90 s., 98 s., 112; XVI, Freiburg i. B. 1952, pp. 5, 13, 23, 33, 47, 54, 60, 64, 71, 77, 82, 85, 88, 92, 98 s., 102, ss., 112, 136, 286, 580, 590, 592; XVIII, ibid. 1953, pp. 914 S. Le fonti edite più importanti sono ricomprese in C. Beccari, Rerum Aethiopicarum Scriptores Occidentales Inediti, I, Roma 1903, pp. 126-132, 352 ss.; III, ibid. 1906, pp. 268-271, 430 s., 501 ss., 508; V, ibid. 1907, pp. 338 s., 362 s.; VI, ibid. 1907, pp. 51, 85 ss., 108, 205 s., 236, 247, 273, 295, 328 ss., 346 ss., 357, 362 s., 421, 473, 501; VII, ibid. 1908, pp. 50, 472; VIII, ibid. 1908, pp. 11, 89, 96, 111, 194, 199, 220, 273; XI, ibid. 1911, pp. 36, 84 s., 270 s., 280, 283 ss., 294 s., 307, 309, 321, 331, 333, 353, 368, 375, 407 s., 413, 436-439, 455, 458 s., 463-466, 494 s., 502-505, 511, 516 s., 521, 524; XII, ibid. 1912, pp. 32 ss., 55 s., 316, 368; XIII, ibid. 1913, p. 150. Si aggiungano le seguenti: Relacéio anual das coisas que fizeram os Padres da Companhia de Yesus nas suas Missbes ... da Etiópia a Alta ... nos anos de 1600a 1609 ... pelo P. Ferndo Guerreiro, a cura di A. Viegas, II, Coimbra 1931, pp. 175-178, 397; Lettere annue del Giappone, China, Goa et Ethiopia scritte ... ne gli anni 1615, 1616, 1617, 1618, 1619, Napoli 1621, pp. 139, 167-171; Nuove e curiose Lettere dell'Ethiopia annualmente scritte ... dal p. Pietro Paez, Firenze 1622, pp. 6, 27-30; Lettere annue d'Etiopia, Malabar, Brasil e Goa. Dall'Anno 1620fin'al 1624, Roma 1627, pp. 21, 31-34, 39, 228, 233-237, 262 s., 271, 281.
Due le biografie del D., entrambe di irrilevante valore scientifico: M. Franzini, P. F. A. D. (1566-1622), in Florilegio apostolico, I,Venezia 1916, pp. 123-130; C. Testore, P. F. A. D. (1566-1622), in Le Missioni della Compagnia di Gesù, XXII (1936), pp. 482 ss., 506 ss.; XXIII (1937), pp. 4 ss. Numerosi i repertori e gli studi, antichi e moderni, in cui il D. sia ricordato; negligendo le storie generali (politiche e letterarie) d'Etiopia, citiamo: P. Ribadeneira-F. Alegambe, Biblioth. Scriptorum Societatis lesu, Romae 1676, pp. 212 s.; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 98; G. C. Cordara, Historia Societatis Iesu, VI,Romae 1750, pp. 164 s., 207, 390; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, 1, 2, Brescia 1753, p. 736; S. Santagata, Istoria della Compagnia di Gesù appartenente al Regno di Napoli, III,Napoli 1756, pp. 66 s., 190 s., 216 s., 477 ss.; IV, ibid. 1757, pp. 95 s., 277-281; E. D'Afflitto, Memorie degli scrittori del Regno di Napoli, I,Napoli 1782, p. 357; C. Minieri Riccio, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori napoletani, I,Milano 1875, p. 36; J. P. A. da Camara Manoel, Missaes dos Vesuitas no Oriente nos séculos XVI e XVII, Lisboa 1894, p. 155; E. de Guilhermy, Ménologe de la Compagnie de Jésus. Assistance d'Italie, II,Paris 1894, pp. 422 ss.; P. Durão, A intoleráncia dos Yesuitas na Etiópia, in Brotéria, XXI (1935), p. 233; P. Pisani, Contributo italiano alla evangelizzazione dell'Etiopia, Milano [1937], p. 7; J. Wicki, Auszúge aus den Briefen der lesuitengenerdle an die Obern in Indien (1549-1613), in Archivum histor. Soc. Iesu, XXII (1953), p. 152; Girma Beshah-Merid Wolde Aregay, The Question of the Union of the Churches in Luso-Ethiopian Relations (1500-1632), Lisboa 1964, p. 90; J. Wicki, Liste der Yemiten-Indienfaker (1541-1758), in Aufsdtze zur portugiesischen Kulturgeschichte, VII,Múnster 1967, p. 360; A. E. Leva, Il contributo italiano alla conoscenza delle lingue parlate in Africa, Roma 1969, pp. 5, 17, 208; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de jésus, I,col. 386; VIII, col. 1653; Supplément, col. 924.