LUDOVISI (Ludovici, Lodovici), Daniello (Daniele)
Di famiglia cittadina, nacque a Venezia nel 1490; fu uno degli otto figli di Ludovico di Pietro.
Poche le notizie sui fratelli: Pietro fu gastaldo della procuratia di sopra e guardiano grande della Scuola di S. Giovanni Evangelista (1535); Giovanni Battista, destinatario di due lettere di Pietro Aretino, compì una simile, ma meno prestigiosa, carriera nella Cancelleria ducale.
Orfano di padre, fu nominato notaio straordinario della Cancelleria ducale "satis bene, per aetate optime" il 5 febbr. 1505 (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Misti, reg. 30, c. 147r), poco prima del noto letterato, geografo e botanico Giovan Battista Ramusio (27 maggio), suo collega per tutta la carriera di cancelleria. Le sue fortune furono sin dagli inizi strettamente legate a quelle del futuro doge Andrea Gritti. Il L., avuta la promozione a notaio ordinario della Cancelleria ducale (13 apr. 1513) e a segretario del Gritti fu, con questo, coinvolto nella rotta subita dai Veneziani a Vicenza (7 ott. 1513). Con lo stesso, ambasciatore straordinario insieme con Giorgio Corner, Antonio Grimani, Domenico Trevisan, e affiancato da Gian Giacomo Caroldo - autore dell'omonima cronaca - fu poi a Milano (ottobre-dicembre 1515) a "complimentare" il re di Francia per la vittoria di Marignano.
Nonostante Marin Sanuto dia sempre positivi giudizi sulla prosa del L., e pubblichi nei suoi Diarii diverse sue lettere, non ci sono prove per accreditargli un contributo alla stesura della relazione finale che il Gritti, tornato da provveditore generale in Terraferma, lesse in Senato (16 marzo 1517), dove pure "laudò sommamente" il L. (Sanuto, XXIV, col. 79). Nella relazione si anticipava la politica di renovatio securitatis del territorio veneto poi delegata dal Gritti, doge, a Francesco Maria I Della Rovere e a Giacomo Leonardo.
Il L. fu, quindi, segretario di Alvise Mocenigo, ambasciatore presso il sultano Selī(m (25 maggio 1517), al Cairo, insieme con Bortolomeo Contarini. Tornato a Venezia (4 giugno 1518), si vide gratificato dal Consiglio dei dieci - il suo stipendio passava da 35 a 45 ducati annui, 17 nov. 1518 - con la promozione a segretario del Senato (29 genn. 1519) e assegnato al nuovo bailo a Costantinopoli, Tommaso Contarini (11 marzo 1519).
Missione difficile, non solo per gli intricati problemi dei tributi (Zante) dovuti alla Porta, ma anche per la sopravvenuta morte del sultano Selī(m e la successione del figlio Sulaimân, noto in Occidente come Solimano (30 sett. 1520).
Ancora a Venezia (estate 1522), i legami con il Gritti lo imposero come segretario di Marco Foscari, cugino di Gritti per parte di madre, inviato come ambasciatore ordinario a Roma (2 sett. 1522). Erano gli anni della complessa transizione tra i papi Leone X e Clemente VII, divisi dal breve pontificato di Adriano VI, teso a confrontarsi con la riforma di Lutero, e vicino alle posizioni dei Veneziani. Che il ruolo del L. presso il Foscari fosse di rilievo lo testimoniano gli affari che gli furono delegati, come la composizione delle pendenze tra la Repubblica e gli eredi del banchiere Antonio Altoviti (13 maggio 1524), e la stesura dei punti di accordo con Papato e Francia sul Ducato di Milano (12 dic. 1524). Del resto, dopo la relazione del Foscari al Senato (2 maggio 1526), fu il L. a rogare ufficialmente, nella Cancelleria ducale, tali accordi, sottoscritti dal doge Gritti (22 luglio 1526). E quando si decise di allargare il trattato alla Repubblica di Firenze, con il Foscari fu inviato in Toscana ancora il L. (20 genn. 1527), nel frattempo divenuto segretario in campo (7 ag. 1526), presso Francesco Maria I Della Rovere.
Il 28 apr. 1528 il nuovo trattato fu depositato nella Cancelleria ducale e due giorni dopo il L., che lo aveva rogato, chiese un prestito di 200 ducati per la dote di matrimonio di una sorella, dal momento che i suoi 100 ducati annui di stipendio (31 ott. 1527), non bastavano alla spesa.
Ormai durante il lavoro normale di cancelleria a Venezia gli erano riservati compiti prestigiosi o delicati. Fu mandato con il Ramusio (21 genn. 1529) ad annunciare all'ambasciatore francese la presunta morte del papa Clemente VII e discusse con Orazio Florido e Giacomo Leonardo il rinnovo della condotta delle milizie del duca di Urbino (11 apr. 1529). Ma la crisi appena scoppiata in Puglia spinse il doge Gritti a favorire, o forse imporre, la nomina del L. a segretario (13 giugno 1529) del capitano generale da Mar Girolamo Pesaro, quasi a controllarne l'operato. Cosa che puntualmente avvenne quando, ammalatosi il Pesaro in armata, si dovette ricorrere (1( sett. 1529) a due consiglieri, Girolamo Bernardo e il L., per gestire la flotta.
Il L. fu scelto anche per comporre questioni di confini con il sangiacco di Bosnia (27 marzo 1531) e per trattare la restituzione a mercanti turchi di beni sequestrati dagli Imperiali su una nave veneziana (15 dic. 1531). Si recò a Costantinopoli, via terra, in pieno inverno (3 genn. 1534), per evitare una guerra tra la Repubblica e la Porta dovuta all'annientamento di una squadra navale turca (1( nov. 1533) da parte del provveditore di Armata, Girolamo da Canal, scambiata in buona fede e, sostenne il L., a causa della notte, per barbaresca. La sua Relazione dell'impero Ottomano è stata pubblicata da Albèri.
Verosimilmente furono gli uffici di Alvise Gritti, il figlio "turco" del doge, molto influente a Costantinopoli e ben conosciuto dal L., a comporre una situazione oltremodo imbarazzante. Fu con lui il cugino Benedetto Ramberti, notaio ordinario e letterato, che descrisse il viaggio ma non i risvolti politici, stampando l'opera in una rara edizione aldina (Libri tre delle cose de Turchi(, Vinegia 1539).
Fece un ultimo viaggio a Urbino (16 nov. 1534) per la nascita del figlio di Guidubaldo II e per smussare qualche dissapore tra quel duca e il papa.
Tornato a Venezia, il L. vi morì in estate, dopo avere consegnato in Cancelleria la sua relazione di Costantinopoli (20 giugno 1535), come attestato dal fratello Giovan Battista (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Parti comuni, reg. 11, cc. 50v-51, 15 sett. 1535: richiesta di Giovan Battista di adeguare il proprio stipendio ai 115 ducati annui percepiti dal Ludovisi).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Cancellier grande, b. 13/9, 5 febbr. 1505; Commemoriali, regg. 20, cc. 9r, 155v, 182v; 21, cc. 2r, 21v, 32r, 34r, 85v, 125-128, 144-153; 22, c. 2v; Consiglio di dieci, Misti, regg. 30, c. 147r; 35, cc. 174-175; 39, c. 39v; 42, cc. 133r, 164r; 43, c. 69v; 45, cc. 35-36, 113v; 46, c. 112r; filza 14/373; Consiglio dei dieci, Parti comuni, regg. 1, c. 94r; 3, cc. 24r (30 apr. 1528), 81v, 118v; 5, c. 95v; 7, cc. 33v, 40v, 141r; 9, c. 140v; 10, cc. 26v-27; filze 7/86, 30 apr. 1528; 13, 31 maggio 1531; 19/159, 15 sett. 1535; 23/134; Consiglio dei dieci, Secreto, regg. 1, cc. 76-77; 4, cc. 38r-41v; Senato, Secreta, regg. 56, c. 25r; 95, cc. 36-137; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Misc. Correr, b. LXXVI/2625 (=1205), c. 1r; P.D. C 394/II/14, c. 18r; G. Tassini, Cittadinanze originarie, 4, cc. 115r, 116r; Gradenigo-Dolfin, 83 (=158): P. Gradenigo, Cittadinanze veneziane, II, c. 318r; D. Ludovisi, Relazione dell'impero Ottomano, in Relazioni degli ambasciatori veneti, a cura di E. Alberi, Firenze 1840, III, 1, pp. 1-32; III, 2, passim; P. Paruta, Historia venetiana, in A. Morosini, Degl'istorici delle cose veneziane, IV, 1, Venezia 1718, p. 632; A. Morosini, Historia venetiana, ibid., p. 391; G. Degli Agostini, Notizie( degli scrittori viniziani(, II, Venezia 1754, p. 563; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, VI, Venezia 1857, p. 10; Calendar of State papers( existing in the archives( of Venice( and Northern Italy, a cura di R. Brown, V, London 1873, p. 1; M. Sanuto, I diarii, XVI, XVII, XX, XXI, XXIII-XXVII, XXIX, XXXIII-XXXV, XL-XLIII, XLVI-LI, LIII-LVIII, Venezia 1886-1903, ad indices; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori(, Roma 1927, pp. 90, 101 s.; Nunziature di Venezia, a cura di F. Gaeta, I, Roma 1958, p. 230; A. Ventura, Canal, Girolamo, in Diz. biografico degli Italiani, XVII, Roma 1974, p. 652; M.P. Pedani Fabris, I "documenti turchi"(, Venezia 1994, pp. 45, 47, 71; G. Gullino, Marco Foscari(, Milano 2000, ad ind.; G. Benzoni, Gritti, Alvise, in Diz. biogr. degli Italiani, LIX, Roma 2002, p. 723; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XXXIX, p. 22.