DAL VERME, Luchino, conte, generale
Nacque a Milano nel 1838; morì a Roma il 22 marzo 1911. Di nobilissima e antica famiglia lombarda, a 21 anni corse in Piemonte ad arruolarsi per la guerra d'indipendenza, guadagnandosi il grado di tenente. Nelle campagne del '60-61 e in quella del '66 ebbe due medaglie d'argento. Visitò, in ancor giovane età, vari paesi d'Europa, soggiornando a lungo in Inghilterra, ove ritornò per accompagnarvi, in qualità d'ufficiale d'ordinanza, il principe Tommaso, duca di Genova, studente a Harward. Più tardi fu vicino al principe nella campagna di mare della Vittor Pisani (1879-1880), e percorse l'Egitto, la Somalia, l'India, la Tataria e il Giappone, ritornando in Europa attraverso la Siberia orientale e occidentale. Deputato di Bobbio dal 1891, sedette a destra per oltre 20 anni, sempre ascoltato con grande interesse da amici e da avversarî, sia che parlasse di problemi militari, nei quali era particolarmente versato, sia di economia e di politica estera. Critico e studioso di problemi militari, fu uno dei più appassionati assertori dell'espansione coloniale dell'Italia e uno dei più apprezzati consulenti presso il govermo. In relazione con tutti i pionieri italiani, fece loro opera d'assidua assistenza. La scelta dell'Orero a governatore dell'Eritrea sembra sia stata fatta dietro sua designazione. Il piano per la battaglia di Agordat del 1890 venne compilato dal Baratieri in base a quanto il D. V. aveva scritto sui Dervisci. Si adoperò molto per la seconda spedizione Bòttego, che costantemente difese dalle accuse scagliatele contro. Dopo Adua continuò ad occuparsi dei problemi coloniali con lo stesso fervore di prima. Sembra anche che l'idea di mandare Ferdinando Martini in Africa sia stata suggerita da lui. Svolse varie delicate missioni per conto del governo. Nel 1890 fu mandato a Londra e al Cairo per delimitare con l'Inghilterra le rispettive zone d'influenza nel Sudan. L'anno dopo fece parte della commissione incaricata di determinare i terreni demaniali dell'Eritrea, e nel 1895 fu incaricato di trattare una conveniente delimitazione di confine tra il possedimento francese di Gibuti e quello italiano di Assab. Sottosegretario alla Guerra dal 16 marzo al luglio 1896, difese alla Camera il governo dall'accusa di aver arrestato il Baldissera sulla via della riscossa, dimostrando che l'opposizione venne soltanto dal generale, a causa delle insuperabili difficoltà incontrate. Nel 1899-900 ebbe parte importante nelle trattative coloniali con la Francia. Modesto e schivo d'onori, nel dicembre 1893 aveva rifiutato il portafoglio degli Esteri offertogli dal Crispi, non volendo dare il suo appoggio ad un programma finanziario che non poteva approvare; e nel 1897 la carica di sottosegretario di stato per le Colonie, che il Di Rudinì voleva istituire alle dipendenze della presidenza del consiglio.
Scritti principali: Giappone e Siberia (Milano 1882; 2ª ed., 1885); Il paese dei Somali (Roma 1889); I Dervisci nel Sudan Egiziano (ivi 1894); L'Italia nel libro di Lord Cromer, in Nuova Antologia, 16 maggio 1908: ristampato, con altri studî, nel volume: La guerra anglo boera. L'Italia nella lotta contro i Dervisci (Roma 1936), a cura di R. Truffi.
Bibl.: F. Crispi, Questioni internazionali, Roma 1913; id., La prima guerra d'Africa, Milano 1914; R. Truffi, in Boll. Soc. Pavese st. pat., 1934, fasc. 1-4; id., Precursori dell'Impero africano, Roma, 1937; C. Zaghi, La conferenza di Napoli tra l'Italia e l'Inghilterra e la questione di Cassala, in Rass. pol. intern., settembre 1936.