POLENTA, Da
Famiglia che più di un secolo e mezzo ebbe la signoria di Ravenna. Il nome le venne dal castello di Polenta, vicino a Bertinoro, appartenente agli arcivescovi di Ravenna e da questi concesso al monastero di S. Giovanni Evangelista, che a sua volta nel sec. XII lo diede in enfiteusi alla famiglia dei Polentani. Questi si trovano ricordati per la prima volta nel 1169, fra i prigionieri ragguardevoli fatti dai Faentini. A somiglianza di altre famiglie ravennati, cominciarono a crescere di potenza quando diventarono visconti degli arcivescovi di Ravenna e più ancora quando presero parte attiva alle lotte fra guelfi e ghibellini, alle cui fazioni appartennero i diversi rami della famiglia.
Nel 1275 Guido Minore, capo dei guelfi, espulse gli avversarî e cominciò ad affermare la sua potenza nella città, riuscendo a prevalere anche quando i legati pontifici riconciliarono le parti avverse. A Guido, uomo accorto in pace e instancabile in guerra, e ai suoi figli, specie Lamberto e Bernardino, si deve l'origine e l'affermarsi della loro signoria su Ravenna e Cervia. Per consolidare il loro potere non esitarono a mettersi anche contro i conti di Romagna, inviati dai pontefici, arrivando perfino ad imprigionare Stefano Colonna (1290). Presero parte attiva a tutte le lotte e le leghe di Romagna di quel tempo. Ben presto furono chiamati a ricoprire la carica di podestà e di capitano del popolo in alcune delle principali città italiane, e si distinsero spesso per le vittorie contro i nemici esterni e per l'energia con la quale repressero e soffocarono nel sangue le rivolte degli avversarî. A Guido successero nella signoria di Ravenna e Cervia i figli Bernardino e Lamberto. Morto quest'ultimo (1316), l'ebbe Guido Novello, famoso per aver dato ospitalità a Dante, e ricordato anche per essere amico di letterati e artisti, e, poeta egli stesso, per averne accolti diversi alla sua piccola corte. Il suo governo rappresenta un periodo di pace per Ravenna. Andato capitano del popolo a Bologna (1322), lasciò il governo al fratello Rinaldo, eletto arcivescovo della città, ma questi fu assassinato il 20 settembre 1322 dal cugino Ostasio, figlio di Bernardino, e invano Guido tentò di riprendere il potere. Da allora in poi i Polentani accrebbero i beni e mantennero la signoria uccidendo o esiliando gli avversarî, anche se parenti o fratelli, e destreggiandosi di fronte ai legati pontifici e passando successivamente dalla ribellione alla riconciliazione e alla cooperazione alle loro imprese. Nel 1326 Ostasio s'impadronì di Cervia, uccidendo lo zio Bannino e il figlio di questo, Guido. Bernardino, figlio e successore di Ostasio, nel 1347 rimase solo signore dopo aver fatto morire di fame i fratelli. Mite e pacifico fu invece il figlio Guido, il quale nel 1390 fu fatto morir di fame dai figli. Fra questi prevalse Obizzo, che si liberò dei fratelli col ferro. Da tempo però i padroni di Ravenna, che nel sec. XIV era andata lentamente decadendo, erano i Veneziani, di cui i Polentani seguivano i voleri. Nel 1406 Obizzo arrivò fino ad accettare un podestà veneziano e promettere alla Repubblica i suoi beni, qualora fosse rimasto senza eredi, e nel 1410 a lasciarle senz'altro l'eredità della signoria e dei beni qualora i suoi figli non avessero seguito i voleri di essa. E così il figlio Ostasio, successo al padre nel 1431, venne levato di mezzo dieci anni dopo, perché la sua fedeltà si era dimostrata dubbia nel 1438, quando le truppe del Piccinino lo costrinsero all'alleanza con i Visconti. Pochi anni dopo Ostasio e il figlio morirono nell'isola di Candia, dove erano stati relegati. E così si estinse la famiglia.
Oltre i personaggi ricordati, sono degni di menzione Francesca da Rimini, figlia di Guido Minore, che vive più nella poesia di Dante che nella storia. Andò sposa a Gianciotto Malatesta, pare nel 1275, come suggello di un patto politico, e trovò la morte tragica a tutti nota fra il 1283 e il 1286. Samaritana, sposa di Antonio della Scala ultimo signore di Verona, che contribuì molto, con le sue stranezze e con i suoi capricci, alla rovina del marito.
Bibl.: H. Rubei, Historiarum ravennatum libri decem, Venezia 1589; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de' secoli di mezzo, Venezia 1801-04; C. Spreti, Memorie della famiglia Polentani, in Notizie spettanti all'antichissima Scola de' Pescatori, Ravenna 1820; P. D. Pasolini, Delle antiche relazioni fra Venezia e Ravenna, Firenze 1874; S. Bernicoli, Documenti inediti sul castello di Polenta, Ravenna 1897; A. Corbelli, La fine di una signoria, Torino 1907; C. Ricci, L'ultimo rifugio di Dante, Milano 1921; G. Biscaro, Dante a Ravenna: indagini storiche, Roma 1921; W. Barbiani, La dominazione veneta a Ravenna, Ravenna 1927. Ampie bibliografie su Francesca da Rimini si trovnao in: G. Farolfi, La tragica e leggendaria storia di F. da R. nella letteratura italiana, in Programma della civica scuola reale di Trieste, Trieste 1905; C. Ricci, Ore ed ombre dantesche, Firenze 1921, pp. 193-200; le trattazioni principali sono: L. Tonini, Memorie storiche intorno a F. da R., con appendice di documenti, Rimini 1852; Ch. Yriarte, Françoise de Rimini dans la legende et l'histoire, Parigi 1883; F. Presutti, F. da R. nella storia e nella tragedia di G. D'Annunzio, Torino 1903; F. Torraca, Il Canto V dell'Inferno, nel suo vol. Studi danteschi, Napoli 1912; M. Locella, Dantes Fr. da Rimini in der Literatur, bildenden Kunst u. Musik, Esslingen 1913; E. G. Parodi, Il Canto V della Divina Commedia, nel suo vol. Poesia e storia della Divina Commedia, Napoli 1920.