CUENCA (A. T., 41-42)
Capoluogo della provincia omonima, nella Nuova Castiglia (40° 4′ 35′′ N.; 2° 7′ 55′′ E). Il vecchio nucleo della città sorge sopra un alto (m. 902 s. m.) cuneo compreso fra i corsi dello Júcar e dello Huécar, che si congiungono sotto le sue mura, isolandolo a mo' di fortezza, con le profonde incisioni (hoces) operate nel calcare cretaceo della Serrania. In seguito, la città si è estesa verso occidente, sulla sinistra dello Huécar, ma conserva il tipico aspetto che le conferiscono le vie strette, tortuose, e per lo più in forte pendenza, con case basse e meschine, dalle quali emerge qualche palazzo e qualche chiesa.
Importante una volta come punto di transito e centro dell'industria laniera di una vasta regione, è oggi assai decaduta, al pari di molte delle città castigliane tagliate fuori, per la loro posizione, dalle vie del traffico moderno. Alcune piccole manifatture locali (saponi, cera, carta, cioccolato, cuoi) provvedono ai bisogni della provincia, legata alla capitale solo dalla ferrovia che unisce Aranjuez con Cuenca, e qui ha fine: più oltre è l'aspra zona montuosa che divide Castiglia da Aragona, dove il traffico ha proporzioni assai modeste. Il clima è continentale (temp. media annua: 11,5°, massima 34,5°, minima −11°) con oscillazioni assai forti (da 4° a 46°), scarsa piovosità (570 mm. l'anno, 88 giorni piovosi). Conserva una certa importanza ma conta appena 13 mila ab., e la popolazione tende ormai a rimanere stazionaria (10 mila ab. nel 1920).
Monumenti. - Alla sommità del colle è il rione del castello, tra i cui edifici si vedono avanzi di mura ciclopiche; ai suoi piedi è la cattedrale, costruita sul luogo già di una moschea, in stile gotico primitivo (sec. XIII) con qualche particolare romanico. Notevoli la cancellata del presbiterio, di stile plateresco, opera di Hernando de Arenas (sec. XVI) e l'altare maggiore con attico attribuito al celebre architetto neoclassico Ventura Rodríguez.
Storia. - Nel territorio dove ora sorge la città esistette fin dal sec. IX un castello dello stesso nome. La città di Cuenca appartenne lungamente ai Mori, dipendendo prima dall'emirato di Valencia poi dal regno di Siviglia; nel 1072 fu data in dote a Zaida, figlia del re di Siviglia, che andava sposa al re di Castiglia Alfonso VI, col quale era corso un accordo. Ma i Mori la ritolsero allo stesso Alfonso VI. Solo nel 1117, dopo un assedio di tre mesi, Alfonso VIII di Castiglia, riuscì a togliere definitivamente la città agli Almoravidi, e per ingraziarsela le dette molte concessioni e un fuero speciale. Di concessioni maggiori le furono larghi altri re di Castiglia, ai quali la fedeltà della città era preziosa, essendo essa considerata una sentinella avanzata nella lotta contro i Mori.
Bibl.: J. P. Martyr Rizzo, Historia de la muy noble y leal ciudad de cuenca, Madrid 1629; A. Zarco-Bacas y Cuevas, Relaciones de pueblos del obispado de Cuenca hechas por orden de Felipe II, Cuenca 1928.
La provincia di Cuenca. - Provincia della Spagna centrale nella Nuova Castiglia, circondata dalle provincie di Guadalajara a N., di Teruel a NE., di Valencia all'E., di Albacete a S., di Ciudad Real a SO., di Toledo a O., e di Madrid a NO., con un'area di 17.193 kmq. e 299.479 abitanti al 31 dicembre 1928, cioè soli 17,3 per kmq. La provincia è una delle più montuose della penisola, essendo occupata al N. e all'E. da un insieme di catene, dette nel loro complesso Serrania de la Cuenca, le quali si distaccano dal Cerro de San Felipe, punto culminante con 1860 m., e dalla Muela de S. Juan e vanno in varie direzioni con diverse denominazioni: sierras de Canales, del Valdemeca, de Bascuñana, de Mira, Altos de Cabrejas. In quest'aspra zona l'erosione delle acque e la deflazione eolica hanno prodotto curiosi e fantastici fenomeni di degradazione nelle arenarie del Triassico e nella creta. A sud e sud-ovest il terreno trapassa nel tavolato miocenico della Mancha, dove appena qualche breve rialto a cupola interrompe l'uniformità della steppa. Numerosi fiumi hanno origine dalla zona montana: a N. la Guadiela, che va a finire nel Tago, a est lo Júcar e il Cabriel con il suo affluente Guadazaón a S. la Gigüela col Riansares e lo Záncara, tributarî della Guadiana. Freddo e umido è il clima con abbondanti nevicate nell'inverno, primavere incostanti, ed estati fresche nelle alture, torride nelle vallate e nella piana. La popolazione si dedica alla pastorizia (tre quarti della provincia è a pascolo) e al taglio dei boschi di pini. Abbandonate tutte le miniere, oggidì non si estrae dal suolo che il salgemma, specie dal purissimo giacimento di Minglanilla. La viabilità è deficiente; esiste solo la ferrovia secondaria di 152 km. da Aranjuez a Cuenca.