CRIVELLI
Famiglia di cantanti e compositori attivi nei secoli XVIII-XIX.
Gaetano, nato a Brescia il 20 ott. 1768, è il più importante esponente della famiglia. Ebbe la sua prima formazione musicale nella città natale, sotto la guida di C. Bresciani, ma dovendo subire l'autorità del padre che ne ostacolava gli studi di canto, debuttò come tenore a Brescia piuttosto tardi, all'età di 28 anni. In quell'occasione, stando al Fétis, ottenne ampi consensi per la sua bella voce e la sua abilità nel fraseggio. Dopo aver cantato a Verona nel 1798 e a Palermo nel 1801, fu nel 1802 a Venezia, ove si produsse in Argene di S. Mayr, Orazie Curiazi di D. Cimarosa e Ciddelle Spagne di G. Farinelli.
Successivamente, nel 1803, egli si spostò a Napoli ove rimase per alcuni anni. Fu questo un periodo particolarmente importante per il C. in quanto nel capoluogo campano poté continuare a perfezionare i propli studi, prima con A. Nozzari e poi con G. Aprile, senza per altro rimanere inattivo, come attestano gli ingaggi ottenuti dai teatri di Firenze, Livorno, Milano, Palermo e Roma.
Nel 1805 esordì al teatro alla Scala di Milano interpretando Eraldo ed Emma di S. Mayr, Il TrionfodiEmilia di S. Pavesi, Castore e Polluce di V. Federici, Lodoiska di S. Mayr e la cantata La licenza di Federici. Nondimeno, ottenne il successo più grande della sua carriera a Parigi, quando fu chiamato a sostituire Manuel Garcia all'Opéra-Italienne. Nel gennaio 1811, infatti, debuttando nel Pirro di G. Paisiello, raccolse larghissimi consensi da parte del pubblico e della critica che - sulla scorta di quanto riportato dal Fétis - gli riconobbe "une superbe voix, une excellente méthode, une belle figure, un jeux noble et très-expressif". Insomma un talento a tal punto straordinario da poter emergere anche accanto ad interpreti di grido quali erano gli altri protagonisti del Pirro (da Mariana Barilli, a Francesca Festa, a Nicola Tacchinardi, ecc.).
Gaetano rimase all'Opéra-Italienne sino al 1817. L'11 genn. 1817 debuttò al King's Theatre di Londra, ove cantò nella Penelope diCimarosa e successivamente nella Griselda di F. Paer, nella prima rappresentazione londinese del Don Giovanni, in Così fan tutte e ne La clemenza di Tito, tutte di Mozart. Dopo questa stagione londinese, per la verità non molto fortunata, ritornò in Italia, ove, nella stagione 1818-19 del teatro alla Scala, ottenne - nonostante l'età - ampi consensi, se è vero che dopo l'interpretazione non molto felice de La clemenza di Tito di Mozart - motivata da non perfette condizioni fisiche - l'Almanaccodel teatro alla Scala, citato dal Sartori, dovette riconoscere ancora la sua bravura. Successivamente cantò - sempre nella stessa stagione scaligera - GliIllinesi di F. Basily, Le Danaidi diF. Morlacchi, Il falegname di Livonia di G. Pacini, Il vascello e l'Occidente diM. E. Carafa, Clotilde di C. Coccia La sposa fedele di Pacini, Il califfo e la schiava di Basily e La rappresaglia di G. Stunz. Dopo essere stato al Regio di Torino nel 1821, l'anno seguente lo troviamo a Venezia, con Giuditta Pasta, ne Lasposadi Granata e nell'Arminio di Pavesi, poi a Padova nell'Aristodemo di V. Pucitta, in prima esecuzione, e infine nei teatri di Bologna, Brescia e Trieste. Particolarmente articolata fu pure l'attività di Gaetano nel 1822: in giugno fu a Parma per Tebaldo e Isolina di Morlacchi, poi a Venezia per Andronico di S. Mercadante e ancora per Tebaldo e Isolina, quindi a Reggio, Faenza, Vicenza, Cremona, Verona, Brescia e Padova.
Nel 1823 tornò a Milano ove si produsse al teatro Carcano, ottenendo sempre lusinghieri successi, come attestano le cronache dell'epoca. Pare quindi infondato come ha sottolineato Claudio Sartori credere, sulla scorta di quanto affermato dal Fétis, che la decadenza del cantante sia iniziata proprio a Milano in questo periodo. In realtà, egli continuò intensamente la propria attività nei maggiori teatri italiani, conseguendo vivi apprezzamenti. Dopo aver cantato nel 1824 a Venezia, l'anno successivo ottenne un memorabile successo a Bologna, interpretando, accanto a Giuseppina Portsi, Tebaldo e Isolina e Andronico: Il Caffè di Petronio espresse giudizi entusiastici parlando di un canto capace di rapire ogni animo e di "meraviglia più stupenda che mai comparisse sulle nostre scene" (cit. in Enc. d. Spett.). Sempre nel 1825 cantò a Firenze nell'Arminio di Pavesi e poi a Perugia, ove, ad ulteriore conferma di una fama ancora lontana dal declinare, ottenne ampi consensi nella rappresentazione del Tebaldo e Isolina. A questo proposito il Bonazzi, citandolo accanto a Festa Maffei come protagonista dell'opera, lo definisce come il cantante prediletto da Napoleone I, un giudizio che certamente non poteva non fare riferimento alla fortunata attività svolta al Théatre-Italien di Parigi. Nello stesso anno Gaetano si esibì a Lucca e a Livorno, ove sorprese il pubblico interpretando il ruolo di Assur nella Semiramide diRossini. Negli anni 1826-1830 lo troviamo ancora attivo in d;verse città: a Genova e a Milano (alla Scala) nel 1826; a Venezia nel 1826; a Firenze nel 1829; a Brescia, a Venezia e a Roma nel 1830.
È presumibile che la carriera di Gaetano si sia conclusa alla Scala di Milano nel febbraio 1831, allorquando cantò, con Rosalbina Carradori e Clorinda Pantanelli, nel Crociato, un'opera che da tempo occupava un posto di primo piano nel suo repertorio.
Nonostante l'età, si può certamente affermare che il suo addio alle scene fu particolarmente felice. Gli anni sembrava non avessero quasi lasciato traccia nella sua vocalità, tanto che, a conclusione della sua ultima stagione, Il Censore universale dei teatri ebbe espressioni estremamente lusinghiere sulla sua arte interpretativa definita intramontabile, un vero e proprio modello per i giovani (cfr. Sartori). Come annota lo Schmidl, il successo. era da riferire alla potenza della voce, alla drammaticità dell'accento e del fraseggio; fattori tutti che portavano, nei momenti più appassionati e intensi, il suo pubblico al fanatismo. Tuttavia la tendenza al drammatico non gli impedì di tradurre, con una singolare sensibilità espressiva, anche passi percorsi da delicata levità sonora. La sua voce, definita di timbro scuro e quasi baritonale, era lontana dall'indulgere al virtuosismo. Discordi furono, invece, i giudizi sulla sua personalità scenica oggetto di critiche soprattutto a Milano. Tuttavia, al di là di questi giudizi, si deve riconoscere che egli tenne un posto di primo piano nell'ambito della vocalità operistica di formazione ancora settecentesca, ma aperta al clima espressivo ottocentesco. Il suo fu un apporto che contribuì in certa misura all'affermazione del primato del tenore nel repertorio dell'opera italiana.
Gaetano morì di colera a Brescia il 16 luglio del 1836.
Musicista fu anche Domenico; figlio di Gaetano, nacque a Brescia il 7 giugno del 1793. All'età di soli nove anni, avendo seguito il padre a Napoli, ebbe la possibilità di studiare canto sotto la guida di V. G. Millico. Successivamente, a undici anni, ebbe come maestro al conservatorio di S. Onofrio F. Fenaroli. Nel 1512 si spostò a Roma per approfondire i propri studi con N. Zingarelli. Nondimeno, un anno più tardi, lo ritroviamo a Napoli ove iniziava a comporre. I suoi primi lavori appartengono al genere sacro; ma già nel 1816 egli ebbe modo di comporre un'opera seria per il S. Carlo, che però non fu rappresentata per l'incendio del teatro; l'anno dopo raggiunse il padre, che si era trasferito a Londra. Qui compose alcuni brani staccati per canto ed una cantata a 3 voci con accompagnamento d'orchestra. Tornato in Italia, fu nominato maestro di canto nel Real Collegio di Napoli. Successivamente fu ancora a Londra, dove si dedicò all'insegnamento del canto e alla composizione.
Domenico morì a Londra l'11 novembre 1857.
Compose l'opera buffa La fiera di Salerno ossia La finta capricciosa (rimasta inedita), una cantata a 3 voci e pezzi vocali. Pubblicò: Art of Singing and New Solfeggies for the Cultivation of the Bass Voice, 2 ed, London 1844.
Enrico, fratello del precedente, nacque a Brescia il 20 luglio 1820. Alla morte del padre che lo aveva indotto ad intraprendere studi giuridici, su invito di S. Mayr, decise di dedicarsi alla musica. Ebbe come maestro di canto E. Bianchi e studiò drammatica e mimica sotto la guida rispettivamente di G. Lombardi e A. Ronzani. Debuttò a soli ventun anni, nella primavera del 1841, al teatro Filarmonico di Verona interpretando il ruolo di Filippo nella Beatrice di Tenda di Bellini. Successivamente ebbe modo di imporsi in tutta Europa cantando nei più importanti teatri. Paesi quali l'Italia, la Spagna, la Russia, la Germania, la Francia e l'Inghilterra ebbero l'opportunità di apprezzarne il talento non comune. Nel 1851 cantò all'Argentina di Roma nel Tasso e nel Furioso di Donizetti. Nell'autunno del 1859 interpretò al teatro alla Scala, accanto alle sorelle Marchisio e a A. Bottero, Ilgiuramento, Matilde di Schabran di Rossini e Gli Ugonotti di G. Meyerbeer. L'anno dopo si ripresentò nello stesso teatro milanese per cantare Cenerentola. Al teatro alla Scala lo troviamo impegnato di nuovo nel 1861 ne I Puritani di Bellini e nella Traviata. Dovette avere una vocalità piuttosto versatile che gli consentiva di raggiungere note più gravi del suo registro naturale di baritono. Sappiamo infatti che a Malta, nel 1850, intepretò i ruoli di Oroveso e Mosé. Le Accademie filarmoniche di Roma, Firenze, Bologna, Torino, Brescia, Saragozza e Cordova lo ebbero come socio. Morì a Milano intorno al 1870.
Pubblicò un Metodo di canto, Firenze s. d. e una Grammatica musicale, Londra s. d.
Il fratello Giovanni, nato a Brescia il 2 marzo 1801, non riuscì a raggiungere la notorietà degli altri Crivelli. La sua carriera fu interrotta dalla morte che lo colse precocemente a Londra il 28 ag. 1833.
Bibl.: F. Regli, Diz. biogr. dei più celebri artisti, Torino 1860, pp. 148 s.; L. Bonazzi, Storia di Perugia, II, Perugia 1870, p. 563(per Gaetano); E. Manzini, I teatri reggiani, Reggio Emilia 1877, p. 74(per Gaetano e per Enrico); C. Sartori, in Encicl. dello Spett., III, Roma 1956, coll. 1723 ss.; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1964, pp. 21, 28 s., 32, 36 (per Gaetano), pp. 51 s. (per Enrico); G. Marchesi, Dalle origini alle soglie del Romanticismo, in Storia dell'opera, III, 1, Torino 1977, pp. 340 s. (per Gaetano); F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens II, pp. 392 s.; C. Schimdl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 389; Die Musik in Gesch. und Gogenwart, XV, Supplement, coll. 1644 s.; The New Grove's Dict. of Music and Musicians, V, p. 51.