CASELLI, Crescentino
Nacque a Fubine in provincia di Alessandria da Giuseppe e da Carolina Pane il 29 novembre 1849.
Dopo essersi diplomato presso l'istituto tecnico di Alessandria, il C. si trasferì a Torino dove si iscrisse alla facoltà di matematica, frequentando contemporaneamente i corsi liberi della scuola di ornato e di figura dell'Accademia di Belle Arti. Frequentata per due anni la scuola di applicazione per gli ingegneri del Valentino a Torino, vi conseguì la laurea in mgegneria civile nel 1875, classificandosi settimo su ottantadue allievi. A Torinofu allievo prediletto di A. Antonelli. Nello stesso anno, il C. lasciò Torino per Roma, dove, su invito del matematico Luigi Cremona, direttore dal 1873 della locale scuola di ingegneria, divenne assistente alla cattedra di architettura.
Fra il 1875 e il 1876 prese parte ai saggi di alunnato della istituzione Gori-Ferroni di Siena, per la quale superò il concorso nazionale per l'alunnato in architettura nel 1876; questo permise al C. di compiere viaggi e soggiorni di studio e di aggiornamento fra il 1878 e il 1880 in Italia, Svizzera, Francia e Gerniania. Negli stessi anni partecipò, iniziando la sua attività di progettista, a due importanti concorsi di architettura: quello per la-facciata del palazzo delle Esposizioni di Belle Arti in via della Zecca a Torino (1877) e quello per il palazzo delle Esposizioni in via Nazionale a Roma (1878: vedi, del C., Il palazzo per l'Esposizione Nazionale di Belle Arti da eseguirsi in Roma, in L'Ingegneria civile e le arti industriali, IV [1878], pp. 66-74, in cui vengono acutamente analizzati i vari progetti presentati al concorso).
Nel contempo furono molto rapide le tappe della carriera accademica del C.: conseguita la libera docenza a Roma, divenne nel 1878 professore incaricato di architettura presso la scuola di ingegneria della capitale e dal 1881 ricoprì il ruolo di ordinario, sempre di architettura, all'Accademia Albertina di Torino, città dove da allora risiedette.
Fra il 1882 e iI 1886 il C. si impose nella cultura architettonica torinese con il progetto e la realizzazione della sua prima e forse migliore opera, l'Istituto di riposo per la vecchiaia lungo il corso Stupinigi (ora corso Unione Sovietica) in Torino (vedi, del C., Sui progetti presentati a concorso per un nuovo edificio da stabilirvi il R. Ospizio di Carità..., in L'Ingegneria civile e le arti industriali, VIII [1882], 6, pp. 81-85, tavv. VIII e IX).
Il progetto del C. fu prescelto dalla commissione particolarmente "... per la semplicità del concetto generale che renderebbe facile ed economico l'esercizio; per la buona disposizione della pianta e per la buona distribuzione dei locali..." (Sui progetti presentati a concorso per un nuovo edificio da stabilirvi il R. Ospizio di Carità..., ibid., 8, pp. 113-115).
Il progetto del C. presentava in pianta uno svolgimento compatto intorno a tre cortili, la cappella-oratorio al centro, corridoi tutti interni e corpi di fabbrica doppi; sul retro erano disposti i servizi uniti al fabbricato principale mediante corridoi-galleria.
La descrizione completa del progetto è fornita dallo stesso C. nel suo opuscolo Progetto del nuovo fabbricato da erigere sul terreno di "Cascina Medico" fuori la barriera di Stupinigi, Torino 1883.
Interessante la risoluzione strutturale dell'edificio tutto di "laterizi a pilasdi e tramezzi": l'aut9re afferma infatti cheja struttura "è intieramente a vólte anche nel sottotetto, la cui copertura è portata da un sistema di volticine rampanti posate sopra archi, pure in muratura, che corrono da un pilastro all'altro nel senso longitudinale ai diversi corpi di fabbrica. La leggerezza delle masse che rende l'edificio econoniico; la disposizione adottata nelle vólte e negli archi, nei quali la maggior parte delle spinte si equilibrano a vicenda; le intelaiature sistematiche di tiranti in ferro che si ripetono ad ogni piano assicurano all'edificio tutta la solidità desiderabile" (p. 14).
L'architettura del grande complesso è tutta in laterizio secondo i più ortodossi dettami antonelliani. Il lunghissimo fronte sul corso, oltre 351 metri, è scandito da paraste schiacciate, con un trattamento che si riallaccia alla tradizione architettonica piemontese. Particolarmente ben risolto il grande padiglione centrale d'ingresso con facciata a doppio ordine, in mattoni, coronata da timpano che in origine doveva contenere un gruppo a bassorilievo, ma che fu poi modificato con l'apertura di tre finestre ad arco; sopra di esso, arretrato di alcuni metri, si innalza il fastigio dell'oratorio in forma di tempio colonnato con frontone triangolare.
Il C. svolse poi ampia attività nel campo della costruzione di edifici pubblici, collegi. scuole, ospedali, chiese, e privati in molte città e centri minori del Piemonte: varie sue opere ad Alessandria, Asti, Casale Monferrato, dove realizzò nel 1892 la parrocchiale della frazione di Roncaglia, e ad Albugnano, Altavilla Monferrato, Casal Cermelli, Casorzo, Ceva, Frabosa Soprana, Frugarolo (campanile ed edicola Rossi nel camposanto), Fubine, Graglia, Moncalvo, Montemagno, Olivola, Ottiglio, San Martino, San Michele, Pancalieri e Vinovo, dove eresse la facciata del santuario di S. Desiderio nel .1888.
Al 1886 risale l'ingrandimento, molto ben riuscito, della parrocchiale di S. Eusebio a Camagna Monferrato, la cui cupola presenta all'esterno un tiburio circolare colonnato da vicino riecheggiante le migliori suggestioni antonelliane (Progetto di ingrandimento della chiesa parrocch. di Camagna, Torino 1886). Intorno al 1883 il C. aveva redatto un progetto di restauro di palazzo Madama a Torino. Significative per comprendere.la posizione del C., a mezza strada fra eclettismo e floreale, sono alcune sue architetture torinesi, soprattutto case d'abitazione, fra le quali si ricordano la casa d'angolo fra corso Fiume e corso Moncalieri (1891) e quella, oggi scomparsa, di corso Palenno, 12.
Nella prima si può osservare una libera riadozione di stilemi antonelliani, evidente nella partizione delle facciate in campi geometrici "denuncianti" i vani e negli elementi aggettanti in laterizio a vista. La torrettaaltana angolare rivela nel C. una certa sensibilità per l'ambito urbano circostante, marcando l'angolo fra le due strade.
La casa a un piano (pianoterra cieco e primo piano) di corso Palermo, realizzata in collaborazione con lo scultore Belotti, ci rivela un C. avviato a una cauta adesione a motivi fioreali, ai cui presupposti culturali l'architetto rimase estraneo nella estrema convenzionalità dell'impianto. Alcune eleganze vanno riferite alla plastica del Belotti.
Sempre a Torino, nel 1894 il C. partecipò al concorso per il palazzo delle Esposizioni di Belle Arti; poi forni il progetto per la R. Accademia d'agricoltura, edificio da erigersi in via Valperga-Caluso, e nel 1912 diede disegni per la nuova sede della Cassa di risparmio di Torino in via Bertola (Progetto di nuova Sede per la Cassa di Risparmio..., Torino 1912), che però fu costruita secondo il progetto di Annibale Rigotti nel 1913.
Nella relazione il C. affermava: "Per quanto io sia ammiratore incondizionato del procedimento di costruzione a cemento armato; pure, in questa fattispecie di edificio, non ho esitato di attenermi al sistema della muratura a mattoni come quella che è sufficientemente solida e sicura; concorre più efficacemente al mantenimento di buone condizioni termiche dei locali, e riesce di minor costo" (p. 9).
Insieme con C. Antonelli, il C. prosegui fino al 1900 la costruzione della Mole antonelliana a Torino. Fu particolarmente versato nei problemi dell'edilizia ospedaliera e in questo campo la sua opera fu assai richiesta: fra il 1895 e il 1904 costruì la clinica chirurgica e gli istituti di igiene e fisiologia dell'università di Pisa (Progetto di nuove sedi per le Cliniche dell'Università di Pisa, redatto per ordine della Giunta Amministrativa del Consorzio Universitario, Torino 1897), nel 1901 realizzò il nuovo istituto di chirurgia dell'ospedale Mauriziano di Torino e nel 1902 progettò nuove cliniche per l'ospedale civile Umberto I ad Ancona (G. Bagaloni, Lo sviluppo dell'Ospedale Civile negli ultimi cinquant'anni, in Riv. di Ancona, II [1959], 3, pp. 33 ss.).
Dei nominati edifici ospedalieri, di notevole interesse si rivela essere la clinica chirurgica dell'università di Pisa (vedi, dello stesso C., Clinica chirurgica della R. Università di Pisa, in L'Architettura italiana, IV [1908], 3, pp. 25-30), dove fu realizzato un complesso impianto di riscaldamento con camere scaldanti in muratura alimentate da vapore e aria calda.
Nel 1896, con la partecipazione al concorso per il palazzo del municipio di Cagliari, si aprì per il C. una amara vicenda, che scandalizzò la cultura architettonica dell'epoca.
Il 14 dicembre 1896 l'amministrazione civica di Cagliari indisse "pubblico concorso... per la compilazione di un progetto di fabbricato, ad uso di Palazzo Comunale", da svolgersi in primo e secondo grado.
Alla data di consegna, il 15 luglio 1897, furono presentati cinquantatré elaborati. Nel concorso di secondo grado risultò vincitore il progetto contrassegnato dal motto "Palmas": la busta allegata ne indicava come autore il C.; Ciò il 29 marzo 1898.
Il 21 giugno dello stesso anno A. Rigotti citava in tribunale il C. rivendicando a sé l'intera paternità dell'opera; a dirimere la controversia fu richiesto l'arbitrato di E. Basile che stese una perizia, presentata il 10 ottobre 1902, "per individuare il vero grado di collaborazione o di reciproco aiuto nell'elaborazione del "Palmas"". Nella perizia il Basile, pur ammettendo che lo sviluppo del progetto partiva da uno schema originale del C., dando poi ampio spazio alla parte avuta dal Rigotti affermava che in esso "... ritroviamo altra ricerca di forme e caratteri monumentali, ritroviamo infine altro sapore e sentimento complessivo d'arte, se si inizia con imitazione quasi diretta di elementi ultramontani, e propriamente anglosassoni, per venire in ultimo ad espressione più spiccatamente originale e personale, ed anche ad impronta meno esotica. Ora, mentre tutto ciò risponde ad una visione di concezione estetica, libera dai vincoli del sistema costruttivo preferito dal Caselli non rispecchia d'altronde la personalità di lui", in quanto la "architettura del Caselli, nella sua razionalità costruttiva e semplicità di forme ornamentali, ha caratteri assolutamente italiani, anzi piemontesi, e deriva direttamente dal sapiente tipo antonelliano che, alla sua volta, può per Pardita struttura, vantarsi di gloriosi antenati... Invece l'architettura del Rigotti, risente chiaramente di moderne influenze straniere e di giovanile freschezza e della nervosità di chi ricerca una chiara espressione del sentire suo nuovo e libero, all'infuori di ogni preconcetto di scuola e di maniera". Passando poi ad esaminare i connotati delle architetture dei due progettisti, Basile sottolineava che "gli stili dei due architetti sono assai diversi per indole ed essenza...".
Concludendo, infine, Basile diceva: "Ora, se si guarda alla parte decorativa del progetto "Palmas" pur non dubitando dei suggerimenti dati dal Caselli, per l'adattamento delle forme dell'architettura medioevale della Sardegna, è il sentimento e lo stile del Rigotti che prevale e domina in modo evidentissimo nella composizione complessiva, nei rapporti dei singoli elementi, nell'uso e nella forma dei siffatti elementi in ogni e più secondario particolare". Basile in ultimo dirimeva la questione con le parole: "Siamo dunque nel caso non della semplice prestazione manuale d'opera, ma della cooperazione valida per concetti..." e "Fu il Rigotti a dar vita e forma a tutto l'insieme ed ai particolari".
Comunque la risoluzione del palazzo riuscì architettonicamente molto brillante, fornendo una spregiudicata reinterpretazione delle forme del gotico aragonese-catalano.
La prima pietra dell'elegante edificio in calcare bianco e'giallo di Bonaria e di San Bartolomeo, senza dubbio la più valida prova di architettura alla fine del secolo XIX in Sardegna, fu posta dai sovrani il 14 aprile 1899.
Il C. progettò inoltre l'istituto professionale Omar di Novara (1894) e case operaie a Carrara; realizzò anche il padiglione Buscaglione all'Esposizione di Belle Arti di Torino.
Come insegnante il C. caldeggiò nuovi ordinamenti per le scuole professionali e per gli istituti d'arte, convinto della necessità di incidere sugli allievi mediante una didattica tecnica fin dalle scuole inferiori in vista della creazione di "quello stato di armonia, di reciprocanza tra ingegneria ed architettura, ove presentemente è piuttosto confusione, invasione e dualismo; e si possa stabilire tra gli architetti e gli altri artisti quella mutualità, quell'affiatamento, quella unità di intento che raramente esiste presentemente" (Sull'ordinamento delle scuole in generale e degli istituti d'arte in particolare, estratto dal n. '43 de Il Manipolo, mensile dell'Unione artistica professionale di Torino, dicembre 1909, pp. 19-20).
Il C. si appassionò anche al tema dell'insegnamento dell'architettura: contrario ad una per lui prematura istituzione di scuole superiori di architettura, fu propenso invece ad attuare un sistema di razionalizzazione delle istituzioni esistenti, sfruttando meglio la differenziazione degli sbocchi fra architetti diplomati nelle sezioni di architettura delle scuole di ingegneria o usciti dalle accademie di Belle Arti. Il C. proponeva acutamente che i due diplomi, pur dovendo essere assolutamente equipollenti agli effetti legali, fossero invece più differenziati per indirizzi e per sbocchi, di modo che "... per il principio ineluttabile della divisione del lavoro, per quella tendenza tutta moderna alla specializzazione delle operazioni di una medesima industria, ne avverrebbe che ogni categoria avrebbe più facilità di commissioni e di successo per quei quesiti di architettura che fossero più in relazione coll'indole e col temperamento di chi è chiamato a risolverli" (Questioni d'insegnamento professionale. Le scuole di architettura, in L'Ingegneria civile e le arti industriali, XXII [1896], 10, pp. 145-148).
Il C. morì a Bagni San Giuliano (Pisa) 22 ag. 1932.
Molto numerosi gli scritti del C.: oltre a pubblicare saggi su vari argomenti, fu anche assiduo collaboratore di periodici e riviste d'arte, di architettura e di ingegneria. Con continuità, dal 1875, apparvero scritti del C. su L'Ingegneria civile e le arti industriali dei quali si citano i più importanti: Ilnuovo tempio israelitico di Torino, dell'arch. A. Antonelli, I (1875), pp. 82 ss.; Le fondazioni del grandioso edifizio per il Ministero delle Finanze in Roma, ibid., pp. 164 ss.; Case da pigione della Società "L'Impresa dell'Esquilino" in Roma, V (1879), pp. 72-75; Le fabbriche dell'Arch. A. Cortese, X (1884), pp. 97 ss.; Tegole piane di terracotta, sistema dell'arch. Passavant di Basilea, XII (1886), p. 13 ss.; Bibliografia dell'opera di V. Barelli sui monumenti di Como, XIV (1888), pp. 177 ss.; Il tempio isreaelitico di Vercelli, del Comm. G. Locarni, ibid., pp. 195 ss.; Sui concorsi per la facciata del Duomo di Milano, XV (1889), pp. 49 ss.; Sull'ospedale per le malattie infettive in Torino, XXI (1895), pp. 65 ss.; Bibliogr. dell'opera di A. Zannoni sull'"Uso degli ordini architettonici", XXII (1896), pp. 95-96; Sui progetti per la nuova sede della Bibl. nazionale di Firenze, XXV (1899), pp. 1 ss. Ancora, il C. curava molte necrologie di architetti e ingegneri, sempre sulla medesima rivista torinese, che erano spunti per brevi saggi critici e fra esse si citano quelle di E. Viollet-Le-Duc, V (1879), p. 180;di A. Cortese, X (1884), p. 94;dell'architetto inglese I. Donaldson, XI (1885), p. 176;di G. Castellazzi, XIV (1888), p. 15;di A. Antonelli, con elenco delle opere, XIV (1888), pp. 160 ss.; dell'archeologo V. Promis, XVI (1890), p. 32;dell'architetto spagnolo D. De-Los-Rios, XVIII (1892) p. 32; di Luca Carimini, con disegni, XVIII (1892), pp. 140 ss.; del francese Charles Garnier, XXIV (1898), p. 127.
Con R. Brayda, E. Bertea, C. Boggio e altri; il C. era corrispondente per il Piemonte della rivista fiorentina Arte e storia, su cui scrisse fra l'altro: Dell'uso degli ordini architettonici, XV (1896), 16, pp. 124-125; Il Santuario di Vico presso Mondovì, ibid., 17, pp. 134-135; Insegnamento del disegno, ibid., 22, pp. 169-170.
Fra altri scritti e saggi di vario genere si citano: Appunti e schizzi di architettura, raccolti all'esposizione nazionale di Torino 1884, Torino 1884; Cenni sulla vita e le fabbriche dell'arch. A. Antonelli (1798-1888), ibid., s.d.; Il convento di Vignale, lettera... al conte F. Callori, Casale 1889; Saggi d'incombustibili a struttura laterizia, Torino 1895; Saggi di tetti a struttura laterizia, ibid. 1895; Bibliografia dell'Histoire de l'architecture di A. Choisy, ibid. 1900; Bibliografia del Manuale di architettura italiana antica e moderna di A. Melani, ibid. 1900; Commem. dell'arch. C. Riccio, ibid. 1900; Necrologia dell'architetto fiorentino Giuseppe Poggi, ibid. 1901; Relazione sullo stato del campanile di S. Stefano, con C. Antonelli e R. Arcaini, Venezia 1902; Del campanile di S. Marco in Venezia, Torino 1903; Quesiti sul nuovo ordinamento delle scuole di architettura in Italia, ibid. 1904; Il castello del Valentino, ibid. 1910; Le alte case americane, ibid. 1910; Le borse di studio per gli istituti di Belle Arti, ibid. 1910.
Fonti e Bibl.: Per notizie biogr. sul C. si veda, oltre alla sua Autobiografia (Torino 1907), S. A. De Gubematis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, s.v., p. 105; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 110; e in generale: Costruzioni moderne in Italia, Torino 1917; R. Gabetti, Da Torino a Milano, La cultura archit. in Italia dall'unità Polit. alla Prima guerra mondiale, in La Casa, 1959, n. 6, pp. 16, 22; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1963, ad Indicem;R. Bossaglia, L'iter Liberty dell'archit. torinese, in Commentari, XVII (1966), pp. 182-194; Id., Il Liberty in Italia, Milano 1968; Id., Il Liberty, Firenze 1974; M. Leva Pistoi, Torino. Mezzo secolo di archit. 1865-1965, Torino 1969, pp. 80-82, 84-85, 87-88; A. Griseri-R. Gabetti, Architettura dell'eclettismo. Un saggio su G. B. Schellino, Torino 1973, passim;L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte dal sec. XVII al secolo XIX, Torino 1973, p. 212. Sull'ospizio per la vecchiaia di Torino: D. G. Spantigati-M. Vicari, Il concorso per il nuovo ospizio di Carità in Torino, Torino 1882; E. De Monti-G. Altoalberti-A. Bellardi, Esposiz. dei progetti per l'erezione del nuovo ospizio di Carità in Torino, Milano 1882; articoli del 27 maggio e del 3 giugno 1882 sulla Gazzetta del Popolo di Torino; Atti della commiss. nominata per la scelta dei disegni..., Torino 1882. Per la vicenda del municipio di Cagliari: Relaz. sul concorso indetto dall'Amministrazione Civica di Cagliari..., Cagliari 1898; Atti del Tribunale di Torino - Causa Civile di A. Rigotti, attore, contro C. C., convenuto, Sentenza, Torino, 24 marzo 1903; Atti della Corte d'Appello di Torino - Causa Civile di A. Rigotti, appellato, contro C. C., appellante, Sentenza, Torino, 9 dic. 1903; E. Sanjust di Teulada, Cagliari moderna, Cagliari 1905, pp. 200 s.; R. Carta Raspi, Cagliari, Cagliari 1929, pp. 36-45; V. Borasi, Il Palazzo comunale di Cagliari, in Boll. della Soc. Piemontese di archeol. e belle arti, XIV-XV(1960-61), pp. 169-180; P. Marconi-N. Zedda, C. C. nel Municipio di Cagliari, in L'Architettura, X (1964), 7, p. 488-496.