COLOCOTRONIS (Κολοκοτρόνης), Costantino
Nacque verso il 1740 da una famiglia peloponnesiaca, la quale, fin dal Cinquecento si era distinta nella lotta contro i Turchi. Appartenne prima ai cosiddetti armatoli. All'insurrezione dei Peloponnesiaci che seguì la spedizione russa nel Peloponneso (1770), il C. sembra non aver preso parte. Ma quando, dopo la partenza dei Russi, gli Albanesi musulmani spediti contro gl'insorti sparsero il terrore e il massacro nella penisola, riunì intorno a sé, come sembra, 5000 clefti. Dopo aver cercato inutilmente d'indurre gli Albanesi ad abbandonare il Peloponneso, dove essi spadroneggiavano senza nemmeno risparmiare i Turchi, la Sublime Porta inviò nel 1779 l'ammiraglio Hassan Pascià, il quale col concorso dei clefti e in particolare del Colocotronis, riuscì ad annientare completamente gli Albanesi. Ma poi il C. rifiutò di sottomettersi al Pascià, e si rifugiò nella Magna (Mani), dove fu ucciso dai Turchi nel 1780.
Il figlio Teodoro, nato il 14 aprile 1770 nella Messenia, costretto ad abbandonare il Peloponneso, visse 15 anni (1806-1821) nelle isole Ionie, in special modo a Zante, dove fu iniziato alla celebre "Eteria" e militò sotto la repubblica delle isole Ionie e per sette anni (1810-1816) sotto l'Inghilterra. Avvertito che la rivoluzione greca sarebbe scoppiata, il 6 aprile 1821 abbandonò Zante e arrivò nel gennaio 1821 nella Magna. Nonostante la sua avanzata età, divenne presto il più popolare comandante della rivoluzione. Dopo aver espugnato Tripolitza (6 ottobre 1821), fu nominato generale dal primo governo greco. L'anno seguente, annientò l'armata del Pascià di Drama nella battaglia di Dervenakia (6-8 agosto 1822), e in seguito a questa grande vittoria fu eletto generale in capo. Tuttavia non tardò a essere coinvolto nelle lotte intestine degl'insorti: vi perdette il figlio Panos e fu internato per quattro mesi nell'isola d'Idra.
Quando il Capodistria prese nelle sue mani il governo della Grecia, il C. fu uno dei suoi più fedeli e validi sostegni. Dopo l'assassinio del Capodistria, divenne uno dei capi del partito russofilo. Durante la minorità del re Ottone, fu incolpato di cospirazione dalla reggenza bavarese, giudicato e condannato a morte (settembre 1833). Ma la sentenza, che provocò un grande scandalo, fu commutata in prigione perpetua; quando il re Ottone divenne maggiorenne (1835), il C. fu liberato e nominato consigliere di stato. Morì ad Atene il 15 febbraio 1843.
Bibl.: T. Kandiloros, ‛Ο ἀρματολισμὸς τῆς Πελοποννήσου (Gli armatoli del Peloponneso), Atene 1924 (fino al 1821, vita di Costantino e prima metà della vita di Teodoro). Le memorie che Teodoro dettò al Tertsetis nel 1836 uscirono ad Atene nel 1851: Διήγησις τῶν συμβάντων τῆς ἑλληνικῆς ϕυλῆς, 1770-1836 (Narrazione degli avvenimenti del popolo greco, 1770-1836), 2ª ed. 1889.