ROSSELLI, Cosimo di Lorenzo
ROSSELLI, Cosimo di Lorenzo. – La data di nascita di Cosimo si desume dalle denunzie dei beni che la sua famiglia presentò agli ufficiali del Catasto nel corso del Quattrocento (Budny - Dabell, 2001, p. 24). A causa della scarsa attendibilità di queste fonti per quanto concerne l’età effettiva delle ‘bocche’ citate, essa oscilla tra il 1439 e il 1440. Settimo di undici figli, Cosimo nacque a Firenze da Lorenzo di Filippo e dalla seconda moglie, Tommasa di Giovanni da Monteficalle. La famiglia, abitante in via del Cocomero (attuale via Ricasoli), era avvezza all’artigianato e all’arte: il padre era muratore, il fratello maggiore Chimenti pittore decorativo, il cugino Bernardo di Stefano pittore propriamente detto. Suo fratello minore Francesco divenne incisore, cartografo e miniatore, oltreché pittore. È stato pertanto ipotizzato che la prima educazione artistica di Rosselli dovette avvenire proprio in seno alla famiglia (Padoa Rizzo, 1992, p. 21).
Nel 1453 entrò nella bottega di Neri di Bicci, come si desume dalle Ricordanze tenute dal maestro, nelle quali è annotato, fra le altre cose, che Rosselli lasciò la bottega per compiere un soggiorno a Roma di cui non si conosce nulla, tranne la data d’inizio: il 4 ottobre 1456 (Neri di Bicci, 1453-1475, 1976, pp. 51 s. n. 102). Nel 1459 si trovava di nuovo a Firenze per essere ricordato come l’esecutore di una «Nostra Donna» in casa del banchiere Bernardo Rinieri, suo vicino di casa (Lydecker, 1987, pp. 100, 268). La prima commissione di rilievo l’ebbe però solo nel febbraio del 1460: una pala d’altare per la cappella Scali in S. Trinita, opera, come la precedente, andata perduta (Gabrielli, 2007, p. 264). All’inizio degli anni Sessanta risale il primo numero del catalogo di Rosselli: due tavolette raffiguranti Noè e David e Mosè e Abramo (Firenze, Galleria dell’Accademia), forse scomparti di una predella di una pala d’incerta identificazione, nelle quali si coglie l’influenza stilistica del suo maestro.
Tra il 1465 e il 1466 risulta documentato nel duomo di Pisa (Supino, 1893, p. 421; Tanfani Centofanti, 1897, pp. 129 s.), dove già operavano artisti fiorentini come suo fratello Chimenti, Alesso Baldovinetti e il legnaiolo Francione, e dove Cosimo aveva avuto l’incarico di dipingere una Natività, andata perduta. Nel frattempo a Firenze si era iscritto all’Arte dei maestri di pietra, pagando una cifra ridotta rispetto alla tassa da corrispondere in quanto figlio di un «maestro di murare» (Mather, 1948, p. 46). Nel 1466 fu impegnato negli affreschi della cappella del vescovo Leonardo Salutati nella cattedrale di S. Romolo a Fiesole, che raffigurano i Ss. Leonardo e Giovanni Battista e gli Evangelisti, nel completamento della decorazione della cappella fondata nel 1462 (Caglioti, 1991, p. 71), composta dall’apparato scultoreo di Mino da Fiesole (pala d’altare, monumento funebre e busto del vescovo), già attivo in quella sede a partire dal 1464.
Negli affreschi, Rosselli, oltre ad avere come punto di riferimento il Bicci, dimostra di conoscere le tarsie lignee della sacrestia delle Messe nel duomo di Firenze, eseguite da Giuliano da Maiano a partire dal 1463 su disegni di Maso Finiguerra e Alesso Baldovinetti. Recentemente è stata riconosciuta la sua collaborazione con il fratello Francesco alla decorazione di sette dei dodici manoscritti della Geographia di Tolomeo (oggi sparsi in varie biblioteche), realizzati dal cartografo Niccolò Germano, dove avrebbe eseguito le teste dei putti che personificano i Venti (Gabrielli, 2005).
Con la fine degli anni Sessanta troviamo Rosselli impegnato nel complesso della Ss. Annunziata, per il cui convento eseguì l’Annunciazione ad affresco, di cui si è conservata la lunetta con la figura della Vergine; dell’angelo annunciante ci è pervenuta solo l’esile traccia dell’incorniciatura (Padoa Rizzo, 1987, pp. 12 s.). Per l’annessa chiesa, dove la sua famiglia aveva consuetudine lavorativa e sepoltura, su commissione della Compagnia di S. Barbara ‘dei Tedeschi’ Rosselli eseguì, nel 1468, la pala dell’altare della cappella, raffigurante S. Barbara tra i ss. Giovanni Battista e Mattia apostolo (oggi alla Galleria dell’Accademia; ibid., pp. 16 s.; De Marchi, 2013, pp. 155-157, 172), dove il suo stile evolve nella direzione di Domenico Veneziano e Alesso Baldovinetti.
Considerato opera della bottega di Rosselli è l’affresco che occupa una delle due edicole che compongono il cosiddetto tabernacolo delle cinque lampade in via Ricasoli, in cui sono raffigurati la Madonna in trono con il Bambino tra S. Giovanni Battista e S. Zanobi. Dalla portata al Catasto del 1469 si apprende che Rosselli abitava in una casa in affitto nella piazza di S. Maria in Campo, dietro l’abside del duomo fiorentino, dove probabilmente aveva anche la bottega (Padoa Rizzo, 1991c, pp. 31 s.). Nel 1470, nelle Ricordanze di Benedetto Dei (Romby, 1976, p. 71), tale bottega è menzionata sotto i nomi di Cosimo Rosselli e Biagio d’Antonio, indizio dell’esistenza di una consuetudine lavorativa tra i due artisti, interpretata dalla critica come una ‘compagnia’. A questo momento risale la pala con la Madonna con il Bambino in trono e i ss. Nicola e Antonio (Firenze, Galleria degli Uffizi) per una cappella nella chiesa di S. Piero in Scheraggio: un dipinto la cui piena autografia è ancora discussa (Gabrielli, 2007, pp. 124 s.; Dalli Regoli, 2008, pp. 17 s., 32; Pons, 2015, p. 202 n. 2).
È datata 1471 e fu commissionata da un certo Neri di Domenico di Neri, secondo quanto recita la scritta sul gradino del trono, la pala della Madonna con il Bambino in trono e santi (Castelfiorentino, chiesa di S. Maria a Lungotuono) proveniente dalla chiesa di S. Niccolò a Collepatti, in cui sono i ss. Verdiana, Francesco e Antonio abate e una quarta santa da sempre identificata con Chiara, ma recentemente, e ipoteticamente, proposta per Monica (Pons, 2011, p. 152 n. 4), benché la figura sia mal giudicabile a causa delle estese lacune, in parte reintegrate durante l’ultimo restauro. Allo stesso periodo risalgono i frammenti di una grande pala d’altare di cui non si conosce la destinazione originaria, smembrata in epoca imprecisata, con la Madonna in gloria con il Bambino tra i ss. Giovanni Battista, Bartolomeo, Caterina, Lucia, Ansano e Antonio, divisi tra vari musei e collezioni private italiane e straniere (Fahy, 1973, p. 55) e caratterizzati da iconografie arcaiche e largo uso dell’oro nelle aureole, come avviene nella coeva Annunciazione e santi (Avignone, Musée du Petit Palais). Nel 1472 s’immatricolò alla Compagnia dei pittori o di S. Luca, ricoprendovi ruoli di un certo rilievo fino alla maturità (Geronimus - Waldman, 2003).
Entro il giugno del 1475 Rosselli ultimò, nel chiostrino dei Voti alla Ss. Annunziata, l’affresco con la Conversione e vestizione di s. Filippo Benizzi, con le finte specchiature in marmo sottostanti (Lorenzoni, 1921, p. 91 nota 85), oggi perdute.
Le teste dipinte tra le decorazioni dell’arco raffigurano quattro frati serviti, Cristo e due laici, uno dei quali identificato come un autoritratto del pittore (Padoa Rizzo, 1987, p. 12). Nell’affresco, ove sono raffigurati i primi momenti della vicenda del santo, quando il giovane, dopo la visione della Vergine assisa sul carro, decide di entrare nell’Ordine servita, Rosselli dimostra il suo aggiornamento allo stile di Verrocchio.
La pacata devozionalità che traspare dai dipinti di Rosselli ben si adattava allo spirito delle compagnie religiose presenti in città. Membro egli stesso dei disciplinati di S. Domenico detti ‘del Bechella’ (1467) e di S. Zanobi delle Laudi (1475), proprio per una compagnia, quella del Nocentino che aveva sede nei locali annessi al chiostro di S. Maria Novella, realizzò dopo il 1475 la pala d’altare con la Madonna in trono, quattro santi e i piccoli Innocenti (Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie; Padoa Rizzo, 1991b, p. 14). Le dimensioni ragguardevoli e il tipo di raffigurazione con la S. Caterina da Siena in trono tra i santi, monache e laiche (Edimburgo, Scottish National Gallery) suggeriscono una destinazione importante, purtroppo non documentata, e una cronologia attestata sulla seconda metà degli anni Settanta. A questo periodo appartengono una serie di Madonne con il Bambino con e senza angeli, conservate in varie collezioni pubbliche e private, in cui si nota un richiamo insistente a modelli verrocchieschi, come nella tavola di Zagabria (Strossmayerova Galerija Starih Majstora). Una severa simmetria unita alla ricchezza di marmi e broccati si osserva nella pala con la Vergine in trono con il Bambino, due angeli e i ss. Andrea, Giovanni Battista, Bartolomeo e Zanobi (Cambridge, Fitzwilliam Museum): ancora una tavola per una compagnia, questa volta quella dei cardatori o purgatori, un’associazione legata all’Arte della lana con sede in borgo la Croce (Padoa Rizzo, 1991a, pp. 265 s.).
Rosselli esercitò anche un’attività di restauri e riquadrature su dipinti già esistenti, come l’inserzione di cherubini con corone di alloro aggiunti intorno al 1470 nei pennacchi degli archi del duecentesco dossale di Meliore (Firenze, Galleria degli Uffizi; Tartuferi, 1990, p. 85); o come le quattro figure di Abramo, David, Noè e Mosè aggiunte al polittico di Francesco di Michele (1391) per l’altare maggiore della chiesa di S. Martino a Mensola (Settignano); o ancora il documentato ‘rattoppo’, nel 1477, a una tavola, non identificata, raffigurante forse una Vergine con s. Romualdo e s. Agata per l’altare maggiore del monastero benedettino di S. Agata in via S. Gallo a Firenze (Padoa Rizzo, 2006, p. 197); o infine l’Annunciazione e Profeti inseriti nella quadratura dell’Adorazione dei Magi di Lorenzo Monaco, proveniente da S. Egidio (oggi agli Uffizi). L’esercizio di una professione prettamente artigianale si declinava, nella bottega di Rosselli, anche in commissioni che prevedevano dorature di candelabri, pitture su drappelloni e su statue, come quelle per cui venne pagato dall’Opera di S. Maria del Fiore a più riprese dal 1480 al 1499 (Gabrielli, 2007, pp. 272 s.).
Sul finire degli anni Settanta deve essere collocata la tavola con la Madonna in trono con il Bambino (Pisa, Museo nazionale), un frammento centrale, come dimostrano le brutali amputazioni ai lati della mano di s. Bernardino e delle frecce di s. Sebastiano (Burresi - Caleca, 1999, pp. 108 s.). L’apertura verso la pittura fiamminga si nota nel busto del Redentore (Città di Castello, Pinacoteca comunale) o nella Madonna con il Bambino e un angelo (Boston, Museum of fine arts), opera della fine degli anni Settanta. Per l’Adorazione dei Magi (Firenze, depositi degli Uffizi) è stata ipotizzata una provenienza dalla Compagnia dei Magi, di stretta osservanza medicea, che aveva sede nel convento dei domenicani di S. Marco (Padoa Rizzo, 1987, p. 11). Il dipinto ha uno svolgimento fortemente orizzontale, tale da far presupporre una collocazione in un arredo ligneo, forse proprio nei locali della confraternita (Pons, 2011, p. 156 n. 6). La cronologia, che spazia nella letteratura critica dagli anni Settanta alla prima metà degli anni Ottanta, deve essere posta, per chi scrive, in prossimità degli affreschi sistini, forse qualche anno prima.
Il 27 ottobre 1481 Rosselli ricevette la commissione a Roma, insieme a Perugino, Sandro Botticelli e Domenico del Ghirlandaio, per gli affreschi delle pareti della cappella Sistina. Per quest’impresa collettiva eseguì due papi, S. Callisto I e S. Dionisio, e tre scene maggiori, il Sermone della montagna, la Consegna delle tavole della legge e l’Ultima Cena, servendosi di aiuti esterni oltreché dei pittori che afferivano alla sua bottega, tra i quali occorrerà ricordare almeno Biagio d’Antonio e Piero di Cosimo. Proprio a Piero, sicuramente attivo nella bottega di Rosselli nel 1480 (Mather, 1948, p. 64), è attribuito, a partire da Giorgio Vasari, il paesaggio nel Sermone della montagna.
L’aretino ci fornisce un divertente aneddoto secondo cui Rosselli ricevette il premio per il miglior lavoro nella Sistina da papa Sisto IV, per la profusione di azzurri oltremarini e lumeggiature dorate. In realtà Vasari riteneva che Rosselli, sentendosi debole nell’invenzione e nel disegno, avesse occultato i difetti con tali espedienti e ciò era stato apprezzato da un papa che non era affatto intendente dell’arte: un giudizio che ha molto pesato sulla ricezione della figura dell’artista (Vasari, 1568, 1971, pp. 444-446).
Al suo rientro a Firenze, nel 1482, Tommaso Corbinelli gli commissionò una pala d’altare raffigurante la Madonna in trono tra i ss. Tommaso e Agostino (trasformato in Pietro solo dopo il Seicento), per la propria cappella in S. Spirito: opera che rivela la mano anche dei suoi collaboratori. Il sottostante paliotto d’altare spetta a suo cugino Bernardo di Stefano Rosselli.
Per un’altra chiesa importante della città eseguì tra la primavera del 1484 e l’estate del 1486 gli affreschi della cappella del Miracolo in S. Ambrogio (Francioni, 1875, pp. 37 s., 140-143). La decorazione, che s’inseriva in un progetto più complesso voluto dalle monache benedettine con l’esecuzione di un tabernacolo da parte dello scultore Mino da Fiesole per accogliere il calice miracoloso, raffigura i Dottori della Chiesa, gli Angeli e il Trasferimento del calice miracoloso dalla chiesa di S. Ambrogio all’episcopio. Qui Rosselli approfondisce il suo interesse per lo stile di Ghirlandaio, nel gusto narrativo e nell’ambientazione urbana (Borsook, 1981, pp. 175-182). Un’impresa, questa, che valse al pittore la riconoscenza delle monache del monastero, con in testa la badessa Maria de’ Barbadori, che gli commissionarono altri lavori, oggi tutti perduti, e gli permisero di abitare a partire dal 1487 e fino alla sua morte e a quella della moglie Caterina in una casa in via Pietrapiana di proprietà del monastero (Gabrielli, 2007, pp. 283-287). La prima comparsa documentaria di Caterina di Domenico di Jacopo d’Antonio Massesi come moglie di Cosimo Rosselli risale al catasto del 1480: la donna aveva allora 28 anni. Si presume che i due si fossero sposati dopo la nascita di un figlio illegittimo che Cosimo ebbe da una relazione precedente. Nel 1471 nacque, infatti, Giuliano, che divenne muratore e architetto, secondo quanto riporta Vasari (1568). Lisabetta, sorella minore di Caterina, andò sposa nel 1484 allo scultore Benedetto da Maiano (Budny - Dabell, 2001, pp. 26, 36).
Un rinnovato interesse per la pittura nordica si riscontra nel Ritratto d’uomo (New York, The Metropolitan Museum), dove la posa del personaggio ricorda il ritratto d’uomo di Hans Memling agli Uffizi. Ispirazioni desunte da Leonardo si trovano nei dipinti degli anni Ottanta, come l’Adorazione dei Magi con santi (Birmingham, Barber Institute of fine arts). Proprio a partire da questi anni entrarono nella bottega di Rosselli personalità che sarebbero diventate di spicco nel panorama artistico fiorentino di primo Cinquecento, quali Mariotto Albertinelli, Bartolomeo di Paolo del Fattorino (il futuro Fra Bartolomeo) e, in seguito, Andrea di Cosimo Feltrini.
Nel gennaio del 1491 partecipò, insieme a numerosi architetti e pittori suoi contemporanei, al concorso per la facciata di S. Maria del Fiore, presentando un disegno di cui nulla sappiamo (Milanesi, 1879, pp. 299-301). La Madonna con il Bambino e santi (pala Canigiani; Firenze, palazzo Strozzi, Istituto di studi sul Rinascimento) è databile all’inizio degli anni Novanta, così come il tondo con l’Adorazione del Bambino e s. Giuseppe (Firenze, palazzo Pitti, Galleria Palatina): un dipinto assegnato negli inventari ottocenteschi a Lorenzo di Credi e nella letteratura artistica antica a Piero di Cosimo, ma che riflette invece la piena autografia di Rosselli (Aquino, 2014, pp. 392-395 n. 79). La Madonna in trono con il Bambino e s. Giovannino tra i ss. Jacopo e Pietro (Firenze, Museo di S. Salvi) venne commissionata dai discendenti di Jacopo Salviati, in seguito a un lascito testamentario, per la cappella di famiglia nella chiesa cistercense di Cestello (oggi S. Maria Maddalena de’ Pazzi, in borgo Pinti) e consegnata il 30 ottobre 1492 (Luchs, 1977, pp. 260, 350).
Il 19 aprile 1492 Benedetto da Maiano nominò Rosselli tra i suoi esecutori testamentari (Baroni, 1875, pp. LXI-LXV) e, quando lo scultore morì, nel 1497, il pittore divenne tutore dei suoi figli e curatore dell’eredità (pp. LXXXI-LXXXIII). Oltre a motivi prettamente familiari (i due artisti erano cognati per aver sposato due sorelle), è plausibile che Rosselli fosse considerato persona specchiata nella Firenze dell’epoca, dato che in più occasioni venne chiamato per risolvere controversie ed esprimere pareri, come quando, nel 1496, fu arbitro, insieme ad Antonio Covoni, per la spartizione dei beni tra Vittorio di Lorenzo Ghiberti e i suoi figli (Gabrielli, 2007, pp. 295 s.).
La pala con la Vergine assunta tra i ss. Benedetto e Giovanni Gualberto e donatore (Vicchio, Museo Beato Angelico) in origine si trovava sull’altare maggiore della badia di S. Maria di Vigesimo, nei pressi di Barberino di Mugello, priorato dei vallombrosani (Padoa Rizzo, 2002, pp. 160 s. n. II.B.52).
È un dipinto che mostra significative tangenze con l’opera di Ghirlandaio, cui l’assegnavano le guide locali, ma che deve essere considerato integralmente autografo di Rosselli ed eseguito intorno alla metà degli anni Novanta (Pons, 2011, p. 180 n. 15), con una rinnovata attenzione verso la pittura fiamminga che si sostanzia nei particolari dei libri aperti sul gradino del sarcofago e nella testa del Cristo entro il clipeo centrale: testa che torna, di poco variata, in un dipinto con Cristo coronato di spine (New York, collezione privata) di recente attribuitogli (Fahy, 2007, p. 48).
Tornato a lavorare per la chiesa di S. Ambrogio, Rosselli eseguì tra il 1498 e il 1501 la pala d’altare con la Madonna in gloria con il Bambino, angeli e santi (tuttora in chiesa), commissionata all’artista dalle benedettine in ottemperanza alla volontà testamentaria del priore Francesco di Stefano della Torre. Dai documenti relativi si apprende che un Giovanni di Lorenzo fece da «fattorino» a Rosselli per gli anni 1500-01. In questa personalità si è riconosciuto il pittore fiorentino Giovanni di Lorenzo Larciani (già Maestro dei Paesaggi Kress), che avrebbe quindi ricevuto la sua prima educazione presso la bottega di Rosselli (Aquino, 2013, p. 58). Ai primissimi anni del nuovo secolo appartengono la Madonna con il Bambino tra i ss. Zenobio, Reparata, Andrea e Giovanni Battista (Firenze, Capitolo metropolitano fiorentino; Sframeli, 1983, pp. 35-37), collegata a un documento del 1501 (Gabrielli, 2007, p. 297), e il Cristo in croce e i ss. Andrea, Maria Maddalena, Giovanni Battista e Francesco (New York, collezione privata), un tempo in una cappella della chiesa di S. Simone per la quale fu commissionato nel 1503 dal notaio Andrea Nacchianti (Covi, 1971, pp. 236-238): opere entrambe intrise di un peruginismo i cui elementi tipici si riscontrano nelle figure composte e nel paesaggio idilliaco.
Anche Rosselli nel 1504 venne chiamato, insieme a molti altri artisti, a esprimersi sulla migliore collocazione per il David di Michelangelo. Le sue ultime opere sono improntate a una scelta involutiva, come il fondo oro della Madonna in gloria tra angeli, santi e devoti (Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie) o l’arcaismo della Incoronazione della Vergine e santi (Firenze, S. Maria Maddalena de’ Pazzi), che conserva tuttora la cornice originale con lo stemma del committente, lo speziale Tommaso di Guidi, detto del Giglio (Luchs, 1977, pp. 272, 386 s., 389-396). È di recente acquisizione un documento del 21 maggio 1505 in cui Rosselli figura come arbitro per risolvere una controversia riguardante debiti sorta tra Piero di Cosimo e suo fratello Bastiano (Aquino, 2014, p. 391), a testimonianza dei reiterati e duraturi rapporti intercorsi tra di loro.
Rosselli morì a Firenze il 7 gennaio 1507 e fu sepolto nella tomba della sua famiglia alla Ss. Annunziata (Lorenzoni, 1921, p. 83 nota 17), secondo le ultime volontà espresse nel testamento rogato nel novembre dell’anno precedente (pp. 67-73).
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