BOIANI, Corrado
Appartenente ad una cospicua famiglia cividalese, nacque da Paolo, capitano di Tolmino, e da Avinenth di Franco di Cozzolino. Nel 1314 si sposò con Fior di Campo de' Portis, discendente anch'essa da una delle più importanti famiglie di quella città. Il loro matrimonio sembrò portare fra le due famiglie, che spesso prima ed anche dopo la loro unione fecero parte di opposte fazioni, una temporanea tregua, ed alla celebrazione, che si dice avvenuta con grande solennità, intervenne anche il conte di Gorizia: in questi anni infatti il padre del B., Paolo, manteneva ancora stretti rapporti col conte, pur mostrando di riavvicinarsi alla politica patriarcale. Nel 1332 il B. soccorse gli Udinesi, che avevano chiesto aiuto alla sua famiglia nell'episodio delle ostilità con i da Castello.
La sua figura acquistò maggiore rilievo durante la vacanza, seguita alla morte del patriarca Pagano Della Torre (1333), quando, con il Capitanato di Sacile, gli fu affidata la difesa del confine occidentale. Colà dovette affrontare l'assedio da parte dei Caminesi e vi rimase fin oltre la venuta del nuovo patriarca, Bertrando di S. Genesio, probabilmente per la scarsa sicurezza che ispirava la mancata soluzione delle trattative di tregua (1333) con Rizzardo da Camino. Forse a tale necessità si può attribuire anche il suo rifiuto di assumere la carica di marchese d'Istria (1335). Nel 1336 il nuovo patriarca impegnò il B. per un anno al suo servizio e lo compensò nel 1339 con una annata della "muda" dei dazi e con l'avvocazia di Cividale; nel 1341-42 gli concesse vari privilegi ed un feudo di abitanza in Monfalcone.
Fra tali concessioni figura quella singolare di recarsi incontro al patriarca al suo primo ingresso in Cividale, portandogli le insegne del potere di principe temporale, la spada e la croce. Di questa cerimonia permane ancora un ricordo nella "messa dello spadone" che si celebra a Cividale il giorno dell'Epifania, quando il diacono impugna l'antica spada dei patriarchi alla lettura dell'epistola.
Podestà di Muggia nel 1341 e in un semestre sia del 1342 che del 1343, il B., negli anni successivi, ebbe contatti col doge Andrea Dandolo, che però rifiutò una sua offerta di uomini e cavalli. Nel 1347 sposò in seconde nozze Mabilia di Prata. Si hanno notizie anche di una sua non molto fortunata podesteria in Buie e di contrasti con la famiglia udinese dei Savorgnani. Con essi addivenne più volte a tregue, l'ultima volta nel 1351, dopo l'elezione a patriarca di Nicolò di Lussemburgo, fratellastro dell'imperatore Carlo IV. Non è ben chiara la condotta tenuta dal B. nei tragici eventi del 1350 che portarono all'uccisione del patriarca Bertrando da parte dei sudditi congiurati. Ma il fatto che il patriarca avesse favorito Udine ed i Savorgnani, lascia supporre che il B. si fosse distaccato da lui.
Morì nel 1354.
Dei suoi nove figli si distinse Federico, che, rientrato nella linea di fedeltà alla Chiesa d'Aquileia, alla morte del patriarca Nicolò di Lussemburgo (1358), fu eletto dal capitolo di Cividale vicedomino del patriarcato. Ciò provocò l'ostilità del conte di Gorizia, il quale, come avvocato della Chiesa di Aquileia, avrebbe voluto riservarsene l'incarico e tentò in tutti i modi di impedirne l'esercizio a Federico. Morì poco tempo dopo.
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