CORRADINO da Padova
Notaio attivo a Padova all'inizio del sec. XIII e autore di un noto Liber cartolari - De arte notarie.
Della sua attività possediamo pochi dati certi, tramandati da atti da lui rogati in data 24 ag. 1204. 30 apr. 1205, 24 ag. 1210 e dicembre 1.235 (i primi due atti ed il quarto ci sono giunti in forma autografa, ed il terzo in copia posteriore; cfr. Roberti, pp. 6 s. e Marangon, pp. 18 s.). L'atto del dicembre 1235 ci informa che il padre di C. si chiamava Bartolomeo, e quello del 1204 che C. rogava anche "in episcopali caminada", dandoci testimonianza della particolare attenzione che il vescovado poneva nella cura dei propri interessi, giovandosi di notai di provata vecchia e nuova cultura giuridica. Elementi per ricostruire l'attività e la personalità di C. possiamo trarre dalla sua opera, il Liber cartolari, in maniera più consistente di quanto avrebbero potuto attestarci decine di atti originali da lui stipulati.
Si tratta di un codice di cc. 77, di formato cm 12,5, cm 17,5, scritto in caratteri gotici minuscoli, conservato nella celebre Biblioteca del monastero di Admont nella Stiria, edito nel 1906 dal Roberti. L'attribuzione dell'opera a C. si legge alla fine del codice: "Explicit cartolarius magistri Conradini sapientissimi et boni notarii et viri", cui seguono i versi: "Qui scripsit scribat semper cum Domino vivat. / Vivat in celis Ugerius notarius in nomine felix. / Qui scripsit hoc librum colocetur in paradisum. / Laus tibi Christe quem librum explicit iste." e si conchiude con la datazione: "Curente anno domini nostri Jhesu Christi millesimo ducentesimo vigesimo tercio. Indictione undecima, die X. exeurte septembri hoc opus expletum fuit, inter nonam et vesperas, in vigilia sancti Mathie apostoli die mercurii etc. Explicit liber cartolarii".
Da tutto ciò ricaviamo quattro notizie: l'una relativa all'autore dell'opera nella sua sostanza, la seconda concerne il genere ed il titolo dell'opera, che è un Cartolarius, la terza e la quarta ci informano sull'anno in cui la raccolta delle cartole, redatte dal "magister Conradinus", fu compilata dal notaio Ugerio.
La precisazione, poi, che C. era padovano, la desumiamo dall'insieme delle notizie, che risultano dalla lettura delle cartole, dei documenti, cioè, da lui rogati, scelti e raccolti dal suo discepolo Ugerio. Essi, infatti, si richiamano di continuo a Padova, al suo territorio, e a personaggi che hanno ricoperto cariche nelle istituzioni cittadine laiche ed ecclesiastiche.
Per ciò che concerne la precisa denominazione di Cartolarius (e non di Formularius, come inesattamente lo definiscono il Besta e il Roberti), che si accompagna ad un certo numero di opere similari, che vennero svolgendosi su impronta della vecchia scuola longobardistica particolarmente nel Veneto nel corso del sec. XIII, diremo qui brevemente che si tratta di un ordinato complesso di cartole notarili relative a negozi giuridici e ad atti processuali, in effetti generalmente avvenuti, e proposti come schemi da poter seguire nella pratica notarile di un determinato distretto territoriale. Essi si contrappongono ai Formulari notarili, che tendono, invece, ad universalizzare anche nella pratica della vita i principi del diritto romano, quali si vengono diffondendo nella assidua interpretazione della scuola di Bologna.
Il problema della datazione dell'opera va tenuto distinto da quello del presente codice. Il primo, infatti, si conchiude nei sei mesi che vanno tra il 10 marzo 1223, data della prima cartola, e il 21 settembre dello stesso anno, com'è indicata nell'Explicit e non riguarda più ampiamente la datazione esatta dell'attuale codice. Infatti, in esso riscontriamo delle cartole posteriori, come quella redatta l'8 maggio 1224 dallo stesso notaio Ugerio. Questa constatazione ed una certa gravità di errori di trascrizione fanno pensare che il notaio Ugerio, ultimata la sua fatica effettivamente il 21 sett. 1223, e successivamente apportatevi delle aggiunte, abbia fatto ricopiare l'opera da uno scriba davvero poco pratico delle formule giuridiche, cosicché a noi è pervenuta la raccolta delle cartole di C., scelte dal notaio Ugerio, in una trascrizione di seconda mano, ma sempre della prima metà del secolo XIII.
Tra i personaggi più importanti, che ricorrono nel Cartolarius, ricorderemo Azzone marchese d'Este, i marchesi Malaspina, Cunizza da Romano, i Dalismanino, i figli di Alberto da Baone, lo stranissimo scialacquatore il "dominus Jacobus de Sancto Andrea", ricordato da Dante (Inf., XIII, 133), ed altri come i podestà ed i giudici del tempo, oltre alla interessante figura del "Dompnus Arnaldus Dei gratia abas monasterii sancte justine", che resistette ad Ezzelino.
S'avvicendano, ancora, con assiduità nelle cartole gli stessi colleghi di notariato, nomi di tutori di minorenni, di osti e tavernieri, di fabbri e calderai, di sarti e lanieri, di semplici rurali del contado, di ricchi agrari, di negociatores e uomini d'affari provenienti da tutto il distretto comunale, da Venezia e dalla più lontana Verona. Si può dire che C. sia tutto inteso a cogliere il momento economico, sociale e politico di trasformazione della Padova del suo tempo e a divenirne l'interprete pratico giuridico. Nella città e nel contado, infatti, si svolge un interessante movimento di traslazione della ricchezza e tale fervore di mercato dovette anche promuovere quella stessa immigrazione di clerici vagantes, che proprio nell'anno 1222, provenendo dalla tanto decantata Bologna, fondava in Padova lo Studium generale.
Questo vigoroso innesto di vita giovanile del tutto nuovo influì definitivamente nella trasformazione del volto sociale e culturale della città e del suo contado. Esso, infatti, diede luogo non solo ad un rapido incremento occasionale della popolazione studentesca, ma all'estendersi, anche in seguito, di questo fenomeno proveniente in gran parte da tutto il territorio padovano e, da quello delle città vicine.
Il proemio del Liber cartolari di C., che si può considerare un riassunto del vero esordio, tenuto dal magister, all'apertura del suo corso di lezioni sull'arte notarile, ha un riferimento piuttosto velato a questo movimento. Esso trae motivo d'ispirazione etico-sociale dalla dura ed onesta vita del lavoro del contado. Le cose sono dette con tatto dal "sapientissimus Magister", che, dopo aver infervorato i suoi giovani rudes nel seguire gli studi della "gloriosa notarie sciencia" per raggiungere le più alte vette delle posizioni sociali, tocca con finezza i ricordi sentimentali della "paterna pietas". Era stato, infatti, il vecchio loro paterfamilias, che, raccolto, a prezzo di enormi sacrifici, ed appunto a mutuo, un gruzzolo di denaro, aveva avviato il figlio più meritevole in città, allo Studium generale, "ut se dirigit in studio literarum". Qui, vi era anche una scuola d'arte notarile con un magister conosciutissimo per sapienza, onestà ed affabilità con gli scolari. Ed è ora il loro maestro C. che, rammemorando le loro aspirazioni e le ansie familiari, dà inizio alle sue lezioni parlando proprio del contratto di mutuo, che fra tutti gli altri contratti può assommare in sé, dinanzi alle loro coscienze, un continuo richiamo etico all'impegno assunto nei propri studi e nelle finalità delle funzioni che un giorno avrebbero assunto nella vita.
Lo sviluppo del Cartularium si articola in dodici libri, e nel primo di essi vengono esposti in lunga disamina pratica ben diciannove schemi di carte di mutuo assieme con altre cinque carte di obbligazione al pagamento del debito. Di seguito i libri dal secondo all'ottavo trattano l'ulteriore materia contrattuale a cominciare dalla compravendita per finire con il comodato, il deposito ed il mandato, mentre il nono libro riguarda il testamento ed i codicilli, il decimo concerne la tutela, i curatori, gli inventari e la tutela materna, l'undicesimo dà gli esempi di carte di manomissione e di emancipazione, e da ultimo il dodicesimo (non segnato al suo Posto) riunisce in sé un complesso piuttosto disordinato di carte riflettenti l'ordinamento processuale a cominciare dalla transazione, la carta finis et pacis, la divisione dell'eredità, ed ancora il mutuo ecc.
In campo strettamente giuridico e con carattere generale è da segnalare ancora un'altra specifica nota, che dovette spiccare nell'insegnamento del nostro magister, e, cioè, la sua particolare insistenza, in materia di rapporti obbligatori, dell'uso della wadiatio. Istituto questo, che, medievalmente collegato alla professio iuris della natio longobarda, ha assunto, in territorio padovano nel sec. XIII, il valore di un elemento strutturale di tutte le obbligazioni con vincolo fideiussorio, non più dipendente dalla professione personale, ma direttamente espresso dal carattere territoriale della consuetudine del luogo, che si è venuta svolgendo in tale senso, con la preminenza dell'elemento longobardo, a datare dalle arsioni della città romana da parte di Agilulfo.
Fonti e Bibl.: F. S. Dondi dall'Orologio, Dissertazione sesta sopra l'istoria ecclesiast. padovana, Padova 1812, doc. CLXVII, p. 193; M. Roberti, Un formulario inedito di un notaio padovano del 1223, Venezia 1906; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto ital., II, 1, Milano 1925, p. 288; G. Ermini, C. da Padova, in Enciclopedia Italiana, XI, Roma 1931, p. 468; G. Arnaldi, Scuole della Marca trevigiana, in Storia della cultura veneta, I, Vicenza 1976, pp. 369-372; P. Marangon, La "Quadriga" e i "Proverbi" di maestro Aisegino. Cultura e scuole a Padova prima del 1222, in Quaderni per la storia dell'univ. di Padova, IX-X (1976-1977), pp. 13 s., 18 s., 23, 32, 34 s.; G. Moschetti, Il volto sociale economico giuridico di Padova dei primi decenni del sec. XIII nella vita della scuola notarile del Magister Corradinus, in Scritti in onore di Antonio Guarino, Napoli 1983 e in Studi in onore di Gino Barbieri, Pisa 1983.