CORINTO
(XI, p. 403)
Gli scavi dell'American School of Classical Studies, proseguiti in maniera ininterrotta dal dopoguerra, hanno rivelato quasi per intero l'agorà della città greca e il foro a questa sovrapposto, pertinente alla colonia romana fondata da Cesare nel 44 a.C., ben un secolo dopo la distruzione di L. Mummio del 146 a.C. L'agorà greca si è sviluppata nell'area di un'antica necropoli protogeometrica ai piedi della collina del grande tempio di Apollo, dove la sequenza di sorgenti, dalla Glauké alla ''Fonte Sacra'' alla Pirene, e il punto d'incontro fra le strade di collegamento tra Acrocorinto e i due porti di Lecheo e di Cencree hanno creato le condizioni per la nascita del centro politico in età arcaica: tra i monumenti più antichi dell'agorà, oltre ad alcune case, si segnalano, databili tra la fine del 7° e gli inizi del 6° sec. a.C., la prima fase del tempio di Apollo e della sistemazione delle sorgenti (ivi compresa una piccola fontana presso la Pirene), tre modesti santuari e un heroon in forma di recinto quadrato, e infine il cosiddetto Trader Complex, un edificio cioè con un ricco corredo di ceramiche greco-orientali, laconiche e bucchero, forse di destinazione sacrale; a metà del 5° sec. a.C. l'agorà comprende, oltre alle costruzioni arcaiche già menzionate, tre edifici sul lato S, di probabile destinazione pubblica (pritaneo?), una lunga pista per la celebrazione delle corse, una piattaforma monumentale per giochi atletici e, rispettivamente sulle pendici N e O della collina del tempio, una stoà e, al punto di arrivo nella piazza della via di Lecheo, un edificio preceduto da portico, di possibile funzione commerciale. Nel 4° sec. a.C., infine, sul lato S dell'agorà viene aggiunta una porticus duplex con botteghe su due piani, documento notevole della continua importanza commerciale e politica della città all'epoca della Lega di Corinto.
Sempre all'età greca vanno attribuite altre realizzazioni monumentali, i santuari dell'Acrocorinto, il grande teatro a ovest dell'agorà (5° sec. a.C.), l'Asklepieion, sorto all'estremo nord della città presso la sorgente Lerna (4° sec. a.C.) sul luogo di un precedente Apollonion (6° sec. a.C.), un ginnasio ellenistico lì presso e, fuori le mura, un colossale Olympieion; di grande importanza storica e documentaria sono infine le scoperte di un quartiere di figuli, con forni per ceramiche e per tegole e sede di interessanti santuari domestici, e di alcune parti della necropoli di epoca arcaica e classica.
La ricostruzione della città dopo il sacco del 146 a.C., avvenuta come colonia libertinorum, ha abilmente recuperato molte delle emergenze di epoca classica, come i principali santuari cittadini, il teatro, e, in linea generale, la stessa fondamentale struttura urbanistica di epoca greca, imprimendo tuttavia a ognuna di queste emergenze i segni profondi del nuovo. Il foro, mentre cancellava gran parte dei segni sacrali e tutti quelli politici del passato, seguiva nell'impianto il condizionamento delle precedenti scelte monumentali e urbanistiche, il tempio di Apollo, le sorgenti e soprattutto l'indicazione della colossale stoà meridionale, ma insediava negli spazi così disegnati una serie di strutture politiche e religiose connesse con il nuovo ordine.
Il lato occidentale venne destinato agli edifici di culto della colonia: sulla terrazza superiore un grande tempio periptero su podio (il cosiddetto tempio E) fu il Capitolium della colonia, affiancato da un'altra area sacra (il cosiddetto tempio C) appena più bassa, per il culto del dio del lucrum e dei liberti, Mercurio-Hermes; una terza terrazza con sostruzioni e botteghe nel fondo, sotto quella del Capitolium, venne destinata alla celebrazione di Augusto e di Agrippa con i templi di Apollo Clario e di Venere (templi F e G), evidenti allusioni al dio di Azio e alla divina progenitrice dei Giulii, una fontana sacra a Nettuno-Agrippa, un Pantheon parallelo a quello di Roma (tempio K) e un tempio alla Fortuna Augusta (tempio D). Un sacello di Artemide e Dioniso, incluso già nella stoà meridionale, forniva la graduale transizione al complesso "politico" del lato meridionale del foro, con sedi di collegia, la curia, il tribunal al centro e una basilica giudiziaria, gemella di quella (la cosidetta basilica Giulia) che occupava il lato orientale. Queste due basiliche infatti sembrano attribuibili ai due collegi di magistrati, forse degli edili quella del lato orientale e dei duoviri quella del lato sud, mentre sul lato settentrionale, inquadrata da un portico nella metà occidentale e dalla Pirene e dall'ingresso monumentale con arco della via di Lecheo nella metà orientale, si colloca una terza basilica di grandiose proporzioni, preceduta da un portico con figure di orientali prigionieri (a imitazione della porticus Iulia di Roma avanti alla basilica Emilia), forse destinata all'amministrazione della giustizia del proconsole (3° sec. d.C., ma con fase augustea).
Le adiacenze del foro ebbero anche altri edifici monumentali: un peribolo dedicato ad Apollo presso la Pirene, un macellum e delle terme monumentali, opera dell'evergete spartano C. Giulio Euricle, sulla via di Lecheo, una piazza con portici e botteghe (il venalicium?) e un odeion dono di Erode Attico sulla via per Sicione.
Gli scavi hanno messo in luce anche i resti dei santuari della via per l'Acrocorinto, da un modesto Serapeo di 3° sec. d.C., nella terrazza superiore meridionale del foro, ai cospicui avanzi del santuario di Demetra e Kore sulle pendici del monte, fino alle poche tracce del celebre santuario di Afrodite sulla vetta. Una menzione meritano infine le esplorazioni di monumenti del suburbio, l'anfiteatro e una villa, e soprattutto dei due porti, quello di Lecheo, ove è stata messa in luce una colossale basilica paleocristiana, e quello di Cencree. In quest'ultimo centro gli scavi hanno individuato vasti magazzini portuali e, sotto una basilica paleocristiana, un santuario di Venere o di Iside con importantissimi pannelli in pasta vitrea raffiguranti filosofi, paesaggi marittimi e scene nilotiche, datati a metà del 4° sec. d.C. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Edizione definitiva degli scavi: Corinth, i ss., Princeton 1929 ss.; rapporti preliminari e studi particolari annualmente nella rivista Hesperia; v. anche W. B. Dinsmoor, The largest temple in the Peloponnesos, in Hesperia, Suppl. viii (1949), pp. 104 ss.; Corinth - A brief history of the city and a guide to the excavations, Atene 1969; M. Sakellariou, N. Pharaklas, Κοϱινθία ϰα'ι Κλεωναία, ivi 1971; C. K. Williams ii, Pre-Roman cults in the area of the Forum of ancient Corinth, Diss., Filadelfia 1978; J. Wiseman, Corinth and Rome i, 228 B.C. - A.D. 267, in Aufstieg und Niedergang der röm. Welt, ii, 7, 1 (1979), p. 4328 ss.; Pausania, Guida della Grecia, ii, Milano 1986 (comm. D. Musti e M. Torelli); N. Bookidis, Demeter and Persephone in ancient Corinth, Princeton 1987. Edizione definitiva degli scavi di Cencree: Kenchreai, iii, a cura di L. Ibrahim, R. Scranton, J. W. Shaw, R. L. Hohlfelder, Leida 1976-78.