COOPERAZIONE (XI, p. 286; App. I, p. 468; II, 1, p. 692)
Dal 1844, data ufficiale di inizio del movimento cooperativo, che si fa coincidere con la fondazione della società dei "Probi pionieri" di Rochdale, è trascorso ormai più di un secolo, durante il quale il cooperativismo ha segnato di anno in anno rapidi successi ed ha consolidato i proprî fondamenti teorici, assumendo, in alcuni pensatori, anche il valore di ideologia idonea a ispirare e risolvere integralmente le insufficienze economico-sociali dell'ordinamento capitalistico. L'esperienza, però, e il sistema logico del cooperativismo, quali finora sono stati rilevati, tendono a confermare che il cooperativismo ha in modo caratteristico la funzione di servire come "correttivo" di situazioni economiche e sociali, al fine di liberare i fattori soggettivi della produzione e del consumo da situazioni di sfruttamento. Attualmente le più importanti ricerche cooperative non tanto si propongono di definire ulteriormente lo schema del tipo rochdaliano, quanto di studiare le mutazioni sociologiche che le società e le comunità del tipo cooperativo operano sull'ambiente esterno.
Fra le due tendenze, che potrebbero definirsi l'una istituzionale, l'altra sociologica, non sono mancati studiosi come H. Infield, il quale accogliendo la identità del principio fondamentale ha individuato due tipi di c.: il tipo unifunzionale, specializzato a fini economici; e il tipo plurifunzionale, integrale, che mira a trasformare la comunità di lavoro in una integrale comunità sociale, che sia fondata su "un modo di vita" in comune, il quale si manifesta così nel campo delle solidarietà materiali, come anche in quello delle espressioni culturali.
La storia e i problemi del cooperativismo del primo tipo, nato dall'esperimento di Rochdale, sono piuttosto noti. Sempre nuovi, sono i settori di attività che si aprono a feconde applicazioni del metodo cooperativo, nonché i rapporti che si instaurano sia fra le cooperative (specialmente di produzione e di consumo; di lavoro e di credito, ecc.), sia fra il settore cooperativo e l'economia del mercato (paesi occidentali) o l'economia pianificata, diretta e controllata (paesi dell'area sovietica).
Le ricerche del secondo tipo condotte specialmente nella Columbia University da H. Infield, confermano il valore sociologico delle più moderne forme di cooperative agricole comunitarie, le quali allargano e consolidano le motivazioni sociali sia fra gli individui, sia fra i gruppi. Di grande interesse sono, in questo senso, le esperienze in corso di cooperative kolchoziane nell'URSS, i numerosi Ejidos collettivi del Messico, le comunità agricole Kwutzot di Israele che realizzano la più integrale forma di comunità socio-cooperativa. Un'analoga ricerca ha intrapreso in Francia A. Meister nel settore dei quartieri residenziali costituiti da cooperative di abitazione. Anche in Italia ricerche di questo tipo sono state compiute dal Centro di sociologia della cooperazione fra le cooperative e i centri di attività sociali di una zona rurale del Piemonte (Canavese).
A parte i paesi dell'area sovietica, il cooperativismo, in quest'ultimo decennio, s'è sviluppato più intensamente nelle aree arretrate e depresse, dove ha assunto una funzione stimolante e sollecitatrice di più elevati bisogni economici e sociali. Nei paesi di civiltà occidentale le società cooperative tendono ad aumentare il numero dei soci e il totale degli investimenti, inserendosi in settori di attività economica sempre nuovi e determinando più vaste integrazioni cooperative nell'ordinamento di mercato. Presumibilmente, al momento attuale, fra tutti i paesi del mondo, vi sono almeno 200 milioni di cooperatori, con una cifra di investimenti e di scambî che si calcola in centinaia di miliardi di lire.
Si deve notare che la maggiore importanza sociale ed economica del cooperativismo in molti paesi è fondata sulla istruzione ed educazione cooperativa, che viene impartita nelle scuole elementari, medie ed universitarie.
In Italia l'istruzione in materia di cooperazione non ha un insegnamento autonomo. La disciplina legislativa, che è piuttosto complessa e frammentaria, è fondata specialmente sulle disposizioni del Codice civile 1942, libro V, tit. IV, che però ha lasciato in vigore tutta la frammentaria legislazione speciale. La Costituzione della Repubblica ha solennemente riconosciuto la funzione sociale della cooperazione. L'apposita Commissione centrale stabilita dal D.L. C.P.S. 14 dicembre 1947, n. 1577 ha redatto un progetto di Codice della cooperazione la cui trasformazione in sistema organico di norme legali costituisce in questo momento una pressante necessità per dare ordine e certezza alla cooperazione italiana.
Bibl.: B. I. T., Le mouvement coopératif et les problèmes actuels, Montréal 1945; H. Infield, Cooperative communities at work, Londra 1947; id., Dalle utopie alle riforme, Milano 1956; Clarence Senior, The collective Ejido, in Cooperative Communities at Work, Londra 1947; Felt Ole, Il cooperativismo, ricchezza di un piccolo paese (La c. in Danimarca), Roma 1947; J. Fouquet, Il settore cooperativo, Milano 1948; B. Lavergne, La Révolution coopérative, Parigi 1949; W. Thompson, Pionier in community: Henri Lasserré's, contribution to the fully cooperatives society, Toronto 1949; V. Totomianz, La cooperazione, pref. e note di A. Basevi, Roma 1950; E. Valerio, Codice delle leggi sulla cooperazione, Milano 1952; A. Meister, Coopération d'habitation et sociologie du voisinage, Parigi 1957; id., Associations coopératives et groupes de loisirs en milieu rural. Enquête sur la tradition et les formes d'associations dans le Canavese, Parigi 1958; I. Guelfat, Problemi della teoria economica della cooperazione, Ivrea-Milano 1958; P. Verruoli, La società cooperativa, Milano 1958; e inoltre la rivista Homo Faber, Roma, dicembre 1957 (numero speciale dedicato ai problemi della cooperazione).