Nome comune del c. selvatico (Oryctolagus cuniculus), Mammifero Lagomorfo, e delle forme domestiche derivate da esso; è più piccolo della lepre comune, con orecchie e arti più corti: ha pelame morbido e fitto, di vario colore; olfatto e udito sono molto acuti, buona la vista. Vive in tutti i terreni, ma preferisce le zone erbose, associate a boschi o macchia dove ripararsi. La femmina dopo una gravidanza di 30 giorni partorisce da 2 a 12 piccoli con palpebre chiuse e nudi, che dopo tre settimane possono abbandonare il nido. Il c. selvatico è diffuso nell’Europa centro-meridionale e in Africa settentrionale.
Il c. domestico deriva dal c. selvatico (fig. A) dell’Europa e dell’Africa settentrionale, dal quale differisce nelle varie razze per la mole, il colore della pelliccia, la lunghezza del pelo; è atto alla riproduzione dal 5° all’8° mese di età, a seconda delle razze. Il fenomeno del rinnovamento del pelo avviene fra la primavera e l’autunno.
La coniglicoltura è l’allevamento dei c., per la produzione di carne, di pelo e pelliccia (lapin), per la selezione dei riproduttori, come animali di compagnia. Le razze domestiche allevate sono numerose, e si distinguono, a seconda della mole, in giganti, come il gigante di Fiandra (fig. B), l’ariete inglese e francese; di media mole, come il fulvo di Borgogna (fig. C), il blu di Vienna, il blu di Beveren, il lepre belga, l’Imalaia (fig. D); di mole comune e piccola, come il coniglio bianco polacco. Numerose le razze specializzate da pelliccia, il cui mantello viene utilizzato senza particolare lavorazione e tintura. Del c. d’angora (fig. E), a pelo lungo, si usa pelo e pelliccia; il pelo unito alla lana serve alla confezione di speciali tessuti (lana d’angora). Alle razze pure si preferiscono in genere gli ibridi commerciali, che presentano maggiore prolificità, incremento ponderale e resistenza alle malattie. I c. si allevano in gabbie di rete metallica zincata, disposte in uno o più piani ( conigliera). Sono animali sensibili a fattori stressanti, per cui va posta attenzione nella cura dell’ambiente di allevamento, che deve assicurare l’aerazione e la luminosità, temperatura e umidità costanti, deve possedere un sistema di raccolta di feci e urine e deve essere di facile manutenzione e disinfezione. Maschi e femmine si tengono separati. Le gabbie delle femmine sono più grandi perché in esse, oltre la normale mangiatoia e recipiente per l’acqua, va considerato lo spazio per il nido. I c. adulti all’ingrasso sono alimentati con mangimi verdi e secchi; questi ultimi possono essere grani, crusca o farine, o alimenti misti, concentrati. Il mangime delle fattrici in lattazione è più ricco di cellulosa. I piccoli devono ricevere il latte materno per 40-45 giorni. Erbe o verdure troppo acquose possono arrecare disturbi funzionali.