fiscale, concorrenza
fiscale, concorrènza locuz. sost. f. – Capacità del sistema fiscale di un Paese di incentivare il reddito attraverso vari meccanismi di sgravio delle imposte che favoriscano l’attrazione di investimenti e l’afflusso di capitali finanziari e umani da parte di altri Stati. Le migliori condizioni di trattamento fiscale devono però essere realizzate attraverso una concorrenza leale in grado di garantire trasparenza nelle informazioni e nelle disposizioni legislative e amministrative. La c. f. può funzionare da incentivo alla crescita anche all’interno di un Paese come l’Italia, qualora lo Stato applichi un meccanismo di differenziazione territoriale delle imposte favorendo una costruttiva concorrenza fra le regioni che possono essere, grazie a un meccanismo fiscale premiante, stimolate a un uso più efficiente delle risorse pubbliche, a una maggiore efficienza nella realizzazione di investimenti e a una migliore erogazione di servizi pubblici. Se è inevitabile che i sistemi di tassazione si differenzino fra i paesi, poiché in ogni Stato la politica fiscale risponde alle esigenze dettate dalla propria struttura economica, esistono paesi classificabili come paradisi fiscali (tax havens), o regimi fiscali preferenziali dannosi, che realizzano una c. f. di tipo sleale in quanto, come rileva anche l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), può creare distorsione negli scambi commerciali o nell’allocazione degli investimenti danneggiando la neutralità e l’accettazione sociale dei sistemi fiscali. La c. f. dannosa (harmful tax competition) si verifica invece nel caso in cui un Paese elabori interventi fiscali mirati a effettuare una c. sleale nei confronti di altri stati. In generale, una sana c. f. favorisce l’abbassamento della pressione fiscale su cittadini e imprese, un disincentivo all’indebitamento, oltre a un uso e un’allocazione più efficienti delle risorse, con un conseguente rafforzamento del reddito e dell’economia in generale.