PETTINATO, Concetto
PETTINATO, Concetto. – Nacque a Catania il 3 gennaio 1886 da Carmelo e da Maria Biraghi. Trascorse sull’isola gli anni giovanili, prima di trasferirsi nel 1905 a Roma e compiervi gli studi giuridici. Nel frattempo, una precoce attrazione per il mondo del giornalismo lo aveva indotto ad avviare collaborazioni con alcune testate, tra cui la milanese La Perseveranza e il Giornale di Sicilia.
Dopo avere vissuto per un breve periodo a Milano, nel 1908 rientrò a Catania. Portati a termine i suoi studi, fu tuttavia sin da subito poco attratto dalla professione forense e piuttosto determinato a coltivare a tempo pieno la sua passione giornalistica. Per questo si sforzò di allargare la sua rete di collaborazioni, che estese a periodici come Critica ed arte, L’Illustrazione italiana, Cronaca letteraria, L’Idea nazionale. Intraprese contestualmente alcuni viaggi per l’Europa (in Russia, Francia, Polonia, Turchia), ricavandovi vari reportage da inviare a La Stampa di Torino, con cui aveva nel frattempo avviato una collaborazione piuttosto stretta.
All’indomani del 28 luglio 1914, con l’inizio della prima guerra mondiale, si mantenne su posizioni neutraliste, convinto dell’impreparazione militare del Paese e dell’esigenza di tenere fede alle alleanze internazionali contratte. Dopo l’ingresso dell’Italia nel conflitto venne impiegato presso l’Ufficio informazioni del Comando supremo.
Il 1918 fu un anno piuttosto intenso per Pettinato: fu infatti segnato dal matrimonio con Cesara Marenesi (febbraio), dalla firma del primo contratto ufficiale di collaborazione con La Stampa (dicembre) e dalla ripresa dei suoi viaggi per l’Europa, questa volta ufficialmente come inviato: prima a Budapest, poi a Berlino, infine a Parigi. Dal suo osservatorio francese, Pettinato assistette all’ascesa del fascismo in Italia con animo piuttosto critico, cogliendo nella retorica mussoliniana un populismo poco conciliabile con il suo spirito tendenzialmente liberal-conservatore, posizioni che si rafforzarono ulteriormente in seguito al delitto Matteotti.
Fu anche piuttosto critico rispetto alla firma, nel 1929, dei Patti lateranensi (che si fondavano su basi inconciliabili con il suo radicato antiguelfismo), anche se a quell’epoca la sua posizione rispetto al regime aveva ormai segnato un sensibile avvicinamento, fino a indurlo a identificare in Mussolini un capo capace di riportare la nazione all’eroismo risorgimentale e di dare vita a uno Stato nuovo, vicino al popolo, consapevole della sua alta missione. Quello stesso anno fu invitato da Curzio Malaparte a sostituire Giuseppe Prezzolini all’interno dell’Istituto nazionale fascista di cultura, come corrispondente parigino del Comitato nazionale per i rapporti intellettuali con l’estero.
Sebbene fosse stato ammesso al Sindacato fascista dei giornalisti sin dal 1926, la pubblica adesione di Pettinato al fascismo, sancita dall’iscrizione al Partito nazionale fascista, avvenne tuttavia solo nel 1933.
Professionista intraprendente e dotato di notevole vis polemica, Pettinato divenne successivamente collaboratore dell’Istituto coloniale fascista e dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), oltre che di vari quotidiani e periodici: da Critica fascista a Omnibus, da La Lettura a La Nazione, da La Nuova antologia a Il Popolo di Roma, da Pegaso a Il Resto del Carlino, da L’Illustrazione italiana a La Fiera letteraria.
Con l’approssimarsi del secondo conflitto mondiale la lunga permanenza di Pettinato a Parigi volse all’epilogo. Nel luglio 1939, con l’aggravarsi dei rapporti tra Italia e Francia, fu infatti espulso e trasferito dal suo giornale in Svizzera, come corrispondente da Berna. Sostenitore dell’ingresso in guerra dell’Italia – nella speranza che il conflitto potesse risultare breve e molto vantaggioso per il Paese – dal giugno 1940 svolse un intenso lavoro di propaganda patriottica, collaborando tra l’altro, dal marzo 1941, con una serie di trasmissioni dell’EIAR volte a sostenere le ragioni italiane.
Con la caduta di Mussolini (25 luglio 1943), informato delle intenzioni del suo giornale di rinunciare alla sua collaborazione, tentò inutilmente di riproporsi professionalmente anche nel mutato contesto politico. Ma dopo l’8 settembre 1943 decise di seguire le sorti del secondo Mussolini, animato dal desiderio di uscire onorevolmente dalla guerra e di opporsi al ‘tradimento’ perpetrato dalla Corona e da Badoglio. Rientrato dalla Svizzera il 30 novembre 1943, fu immediatamente chiamato a dirigere La Stampa, dalle cui pagine si sforzò inizialmente di proporre i temi dell’onore e della fedeltà alle alleanze militari. Solo a partire dai primi mesi del 1944 la sua attenzione si spostò prevalentemente verso gli obiettivi politici del nuovo Stato, che a suo giudizio avrebbe dovuto connotarsi per una politica anticonservatrice, anticapitalistica, aperta al dialogo con il fronte antifascista, soprattutto per evitare che il dopoguerra venisse monopolizzato dalle forze conservatrici.
Principalmente queste sue aperture – assieme alla pubblicazione sulla Stampa del 21 giugno 1944 di un articolo destinato a sollevare roventi polemiche (provocatoriamente intitolato Se ci sei batti un colpo), in cui era enfatizzata la debolezza dell’azione del governo e che fu da molti interpretato come una manifestazione di vago sapore antifascista – costarono a Pettinato le ire del ministro della Cultura popolare Fernando Mezzasoma e degli intransigenti alla Farinacci, oltre alla temporanea sospensione dalla direzione (fino al luglio successivo). Otto mesi dopo fu ufficializzato il suo definitivo allontanamento.
Trasferito prima a Erba, poi a Milano, nei giorni della Liberazione riuscì a evitare la cattura e a vivere per un anno clandestinamente a Roma. Fu arrestato nel giugno 1946 e condannato a 14 anni di carcere per collaborazionismo con il tedesco invasore. Amnistiato una prima volta, fu nuovamente incarcerato il 3 ottobre 1946 e processato il 9 gennaio 1947 a Torino. Per la seconda volta gli fu tuttavia concesso di godere dei benefici dell’amnistia.
Il dopoguerra fu essenzialmente segnato, per Pettinato, dalle collaborazioni – su posizioni vicine alla «sinistra nazionale» (fautrice di una terza via popolare e sociale, avversa sia al comunismo sia al capitalismo) – con vari periodici neofascisti (tra cui Rivolta ideale, Meridiano d’Italia, Rosso e Nero, l’Asso di bastoni, il Merlo giallo, Il Nazionale, L’Orologio di Luciano Lucci Chiarissi) e dalla pubblicazione di alcuni volumi, tra i quali una fortunata trilogia autobiografica.
Iscritto al Movimento sociale italiano (MSI) sin dal giugno 1947, fu membro del Comitato centrale del Partito e candidato – non eletto – alle elezioni politiche del 1948. Fedele a posizioni antiatlantiche e terzaforziste, si oppose in maniera netta alla progressiva deriva conservatrice del movimento, tanto da allontanarsene definitivamente nel 1952. Dopo avere aderito ai Gruppi autonomi repubblicani, diede vita con altri militanti al Raggruppamento sociale repubblicano. Dal gennaio 1957 fu collaboratore del quotidiano Il Tempo.
Morì a Este il 12 gennaio 1975.
Opere. La Russia e i russi nella vita moderna osservati da un italiano, Milano 1914; Sui campi di Polonia, Milano 1915; L’Austria in guerra, Milano 1915; L’ora rossa, Bologna 1920; Il Delfino di Kavak, Firenze 1921 (1931); A Parigi coi francesi, Milano 1930 (1940); Il senso della Spagna, Milano 1930; Dialoghi moderni, Milano 1932; I francesi alle porte d’Italia, Milano 1934; Francesi e tedeschi, Milano 1938 (Roma 1972); La Spagna di Franco, Milano 1939 (Torino 1939); La lezione del medioevo, Milano 1940 (Bologna 1951); La Francia vinta, Milano 1941; Gli intellettuali e la guerra, Ginevra 1942 (Roma 1999); Questi inglesi, Milano 1944 (Roma 1949); Purgatorio, Roma 1949 (Milano 1968); Rosso di sera, Milano 1959 (Roma 1973); Scritto sull’acqua, Milano 1963 (Roma 1973); Tutto da rifare, Milano 1966 (Roma 1973); Bandiera a mezz’asta, Roma 1970; Se ci sei batti un colpo, Roma 1973 (Bologna 2008).
Fonti e Bibl.: Le carte di maggiore interesse su Pettinato sono conservate presso l’Archivio della Fondazione Ugo Spirito di Roma (circa 13.000 documenti, che coprono il periodo 1900-75). Documenti anche in Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Divisione polizia politica, b. 1006.
Per le notizie biografiche essenziali si vedano I quotidiani della Repubblica sociale italiana. 9 settembre 1943-25 aprile 1945, a cura di V. Paolucci, Urbino 1987; P. Ignazi, Il polo escluso, Bologna 1989; G. Parlato, La sinistra fascista, Bologna 2000; F. Garello - L. R. Petese, Le carte di C. P. tra giornalismo e politica, Roma 2006; G. Parlato, Fascisti senza Mussolini, Bologna 2006; G. Parlato, introduzione a Se ci sei batti un colpo. Cento articoli de La Stampa per la storia della RSI, Bologna 2008;E. Cassina Wolff, L’inchiostro dei vinti. Stampa e ideologia neofascista 1945-1953, Milano 2012.