Sistema di smaltimento di rifiuti organici basato sulla trasformazione, per via fermentativa, di parte dei rifiuti stessi (immondizie, sottoprodotti agricoli, fanghi dei processi di trattamento delle acque di rifiuto, sfalci di potatura, erba, foglie) in una miscela simile a terriccio bruno, soffice (compost), usata come ammendante del terreno agricolo, cui apporta preziosa materia organica. Anche i rifiuti biostabilizzati con caratteristiche di qualità inferiori a quelle richieste per il compost possono trovare numerose applicazioni (ripristini ambientali, forestazioni, copertura di discariche ecc.). Per il c. dei rifiuti solidi urbani è opportuno ricorrere a monte a una raccolta differenziata dei rifiuti provenienti dai mercati ortofrutticoli, dalle mense e dai giardini.
La fermentazione aerobica dei rifiuti, favorita da previa triturazione, comprende: una fase di latenza (o mesofila), con sviluppo dei batteri; una fase di crescita, con aumento di temperatura della massa; una fase termofila, con permanenza della massa, almeno per tre giorni, non al di sotto di 55 °C; una fase di maturazione, con fermentazione secondaria che favorisce la trasformazione della massa in humus.
Secondo dati del 2003, gli impianti di compostaggio in Italia sono 258; la distribuzione degli impianti presenta ancora delle nette disparità tra il nord e il sud del paese. Tale dato diventa interessante se si considera che il sud produce una quantità di scarto organico più elevata a causa della particolare strutturazione della filiera dell’industria agroalimentare. Nel 2003 l’Italia ha prodotto circa 2.700.000 t di biomassa di scarto trattata atttraverso sistemi di compostaggio. Circa il 76% di questa quantità proviene dalla raccolta differenziata in ambito urbano e il restante 24% da fanghi di depurazione e sottorifiuti industriali. Il d. m. 8 maggio 2003 prevede una soglia minima di investimento (30%) nell’acquisto di prodotti riciclati da parte degli enti locali. Tale provvedimento rappresenta un’interessante opportunità per il settore.