COIMBRA
(lat. Aeminium; Colimbria, Conimbriga nei docc. medievali)
Città del Portogallo centrosettentrionale, posta sulle rive del fiume Mondego, nella regione della Beira Litoral. Fin dall'Antichità C. costituì un punto di transito obbligato lungo il principale asse stradale che collega il Nord e il Sud del paese e grazie a questa circostanza essa mantenne durante il Medioevo un ruolo centrale nella vita culturale e politica del Portogallo.Centro importante già in epoca romana - a questo periodo risale il monumentale criptoportico a due piani che attualmente ospita il Mus. Nac. de Machado de Castro -, nella seconda metà del sec. 6° acquisì la sede vescovile e quindi anche il nome della decaduta Conimbriga, importante città romana posta km. 17 a S.Conquistata dalle truppe di Muça nel 713, C. rimase sotto il dominio arabo fino all'869 (878 secondo altre fonti), anno della sua riconquista da parte di Alfonso III re delle Asturie e di León. In questo periodo dovevano esistere almeno tre chiese entro le mura: la cattedrale, la chiesa di São João e la chiesa di São Pedro. Inoltre risulta documentata la presenza di altre chiese nel suburbio, come Santa Cristina (907), São Cristóvão, São Cucufate (957) e São Vicente (972). La chiesa di Santa Cristina, situata accanto alla porta di Almedina, costituì probabilmente l'edificio precedente l'od. chiesa di São Tiago. Per quanto riguarda São Cristóvão, un documento l'identifica espressamente con l'oratorio dedicato in seguito a s. Bartolomeo, la cui localizzazione è ugualmente nota. La città tornò a essere sottomessa al dominio arabo dopo la conquista di Almançor nel 987; ciò nonostante le fonti documentarie attestano la continuità delle strutture ecclesiastiche e la presenza di vescovi ancora nei primi decenni dell'11° secolo.Del periodo califfale non si è conservata alcuna testimonianza, sebbene alcune fonti iconografiche attestino l'esistenza di porte urbane (le antiche porte di Almedina e di Traiçâo) di forme arabeggianti.Nel 1064 C. venne definitivamente riconquistata da Ferdinando I e allo stesso anno risale la prima notizia della chiesa di São Salvador, vicina al primitivo nucleo vescovile. A questo periodo si possono datare anche gli elementi scultorei superstiti del chiostro di São João de Almedina (Mus. Nac. de Machado de Castro) - la cui chiesa è documentata già nel 1083 - anteriori alle parti ancora conservate dell'edificio, che risalgono alla metà del 12° secolo.La Sé Velha, antica cattedrale, fu riedificata alla fine del sec. 11° ed è ipotizzabile che i lavori siano stati avviati per iniziativa del vescovo Crescónio (1092-1098), la cui elezione deve essere posta in relazione con il successo ottenuto dalla Chiesa romana sul cristianesimo mozarabico locale. La precedente chiesa mozarabica è citata già nel 1086; il nuovo edificio potrebbe essere già stato completato nel 1108, come sembra indicare un documento dell'epoca. Durante il restauro del monumento attuale è stato riportato alla luce un frammento di una soglia con la scritta "Mariae Virginis" e alla stessa quota sono stati trovati un pavimento di conglomerato e la base di una colonna di marmo probabilmente appartenenti alla chiesa preromanica.Pochi sono i dati disponibili circa le altre chiese del periodo comitale: durante la demolizione di São Cristóvão sono riemerse le strutture di un precedente edificio di ignota datazione. Alla fine del sec. 11° risalgono un frammento di capitello di grandi dimensioni proveniente da São Tiago e un capitello rinvenuto accanto all'atrio di São Salvador molto simile a quelli del chiostro di São Ioão de Almedina; lo stile di questi capitelli è elementare e la loro struttura si articola in forme vegetali fortemente schematiche. A quest'epoca può inoltre datarsi un altorilievo con busto di santo i cui frammenti vennero alla luce durante i lavori di allestimento del Mus. Nac. de Machado de Castro.Il rinnovamento della scultura di C. avvenne solamente nella prima metà del sec. 12°, come conseguenza della decisione del conte del Portogallo Enrico di Borgogna, genero di re Alfonso VI, di donare al priorato cluniacense della Charité-sur-Loire due monasteri della regione: São Pedro de Rates (1100) e un secondo (1102) ubicato presso la chiesa di Santa Justa, alla periferia di Coimbra. La ricostruzione di Santa Justa potrebbe essere iniziata poco dopo questa data, ma fu soprattutto nel secondo quarto del secolo che i lavori conobbero un vero e proprio sviluppo. Alla morte del committente priore Rodrigo (1155) erano praticamente conclusi sia la chiesa sia il chiostro, come attesta l'iscrizione sul rovescio di una lastra raffigurante la testa di un felino dalle cui fauci fuoriesce un motivo vegetale. Altri reperti scultorei appartenenti a questa chiesa, della quale oggi resta soltanto parte dell'abside, sono conservati nel Mus. Nac. de Machado de Castro. Tra le lapidi di epoca romanica conservate nello stesso museo vanno segnalati diversi frammenti provenienti dalla chiesa di São João de Almedina, consacrata dopo il 1192, la cui riedificazione è testimoniata già da alcuni documenti del 1129-1131 all'epoca del vescovado di Bernardo, la cui origine francese giustifica la scelta di commissionare ad artisti di cultura cluniacense, già attivi nel cantiere di Santa Justa, la decorazione scultorea dell'edificio, ove compaiono caratteri derivati dai centri benedettini di Rates e Coimbra.L'espansione del modello benedettino continuò durante la seconda metà del sec. 12°, a partire dalla Vale do Lima nella Beira Interior, dimostrando una notevole vitalità. A C. questa corrente continuò a esercitare il suo influsso su alcune chiese della città, anche dopo l'inizio dei lavori della Sé Velha, che costituì l'altro importante centro d'irradiazione artistica. Dalla diruta chiesa di São Pedro proviene un nutrito gruppo di sculture databili al terzo quarto del sec. 12° (Mus. Nac. de Machado de Castro), nel quale sono riscontrabili motivi iconografici derivanti dalla scultura francese del Nivernese e dell'Alta Loira (uccelli e leoni rampanti affrontati a elementi centrali) e da quella inglese (animali intrecciati a motivi vegetali come nel portale della cattedrale di Lincoln), secondo un aspetto caratterizzante della scultura romanica portoghese, che privilegiò il riferimento a modelli stranieri sia pure associati a motivi d'ispirazione locale.La medesima dinamica si trova all'origine di un'altra corrente stilistica nata nel territorio di C., il cui esempio più caratteristico è senza dubbio la Sé Velha. La prima opera di questo gruppo sarebbe, secondo l'opinione più diffusa, il monastero degli Eremitani di s. Agostino, situato nei dintorni della città. In questo processo un posto di primaria importanza spetta invece alla chiesa della Santa Cruz, date la complessità della struttura e la durata della costruzione. La collocazione della prima pietra risale al 28 giugno 1131, ma soltanto nel 1229 la chiesa fu consacrata dal vescovo Giovanni di Abbeville. L'edificio, ricostruito nel sec. 16°, presentava una navata centrale coperta da una grande volta a botte longitudinale, con navate laterali scandite da tre volte a botte trasverse; nella zona occidentale si apriva un profondo nartece - dotato di una tribuna poggiante su di un atrio voltato articolato in tre navate di quattro campate ciascuna - il cui possente impianto può essere raffrontato con gli esempi di Cluny III e di Romainmôtier. Questi caratteri architettonici, insieme al tipo di copertura della chiesa, fanno pensare a una possibile influenza della Borgogna, regione nella quale sorgeva l'abbazia agostiniana di Châtillon-sur-Seine, ugualmente coperta con volte a botte trasversa. I capitelli che si sono conservati appaiono di un tipo assai diverso da quelli della Sé Velha: in un caso compaiono foglie e volute di potenza e vitalità tali da far pensare a un artista proveniente dalla Francia centro-occidentale.È possibile che nella realizzazione della Santa Cruz ci sia stato un mutamento di progetto, allorché venne deciso di conservare l'antica cappella di São João per uso parrocchiale, impedendo la prosecuzione della nuova chiesa al di là della terza campata del lato nord. È significativo il fatto che soltanto nel nartece comincino a comparire elementi che in qualche misura si ricollegano alla Sé Velha: la terminazione della facciata occidentale, un capitello con basilischi ancora in situ e forse alcuni dei capitelli erratici (Mus. Nac. de Machado de Castro).Non si conosce la data di inizio dei lavori della Sé Velha, la cui seconda riedificazione è legata al vescovo Miguel Salomão (1162-1176), come testimoniano il Livro Preto e il Livro das Kalendas, e la cui data di consacrazione potrebbe essere il 1175, anno che compare in un'iscrizione mutila su di un frammento d'altare rinvenuto fuori dalla cattedrale (Mus. Nac. de Machado de Castro). Le medesime fonti indicano inoltre i nomi dei quattro maestri attivi nel cantiere: Bernardo, Roberto, Soeiro e Tolomeo; i primi due, forse di origine francese, erano attivi negli stessi anni nella cattedrale di Lisbona. Nell'insieme la cattedrale progettata da Bernardo si presenta come una replica in scala minore dell'architettura dei grandi santuari di pellegrinaggio, escludendo l'abside con deambulatorio e le cappelle radiali; il transetto mononave ricorda in parte la soluzione del Saint-Etienne a Nevers. L'impianto delle tribune presenta molte affinità con gli esempi di Conques, Tolosa e Santiago de Compostela, con la differenza che in questo caso le volte a tutto sesto delle navate laterali sostengono le spinte della copertura della navata principale. Questa soluzione, che rivela una maggiore conoscenza del comportamento statico delle volte, riconduce al contributo di un maestro di diversa formazione: Roberto, attivo in quell'epoca nell'eclettico ambiente lisbonese.Nella sua densità architettonica e nella tendenza all'orizzontalità, la Sé Velha si mantiene fedele alla tradizione mediterranea; ciò è ancora più evidente nel portale, unica opera che sulla base della documentazione esistente può essere sicuramente attribuita a Roberto. Il profilo del portale, concepito come un autentico contrafforte a sostegno della facciata, posta su un terreno in forte pendenza, ricorda quello dei portici sporgenti dell'Emilia.Pur non presentando né colonne libere né leoni stilofori, i portali di C. conservano tuttavia alcuni elementi essenziali della decorazione italiana, come i fusti spiraliformi o decorati da fasce incrociate, da racemi intrecciati oppure a rosette in forma di losanghe; i dragoni dei capitelli, che somigliano più a serpenti che non a mostri alati, presentano molti punti di contatto con l'arte meridionale. Nonostante gli espliciti richiami all'arte italiana, l'origine nordica di Roberto è testimoniata da alcune soluzioni particolari adottate nella realizzazione della galleria che corre all'esterno dell'abside - il cui archetipo potrebbe essere rintracciato tanto nella cattedrale di Parma quanto nelle chiese della Renania - e nell'impostazione della torre-lanterna, ultimata però solo in una fase successiva, in forme diverse dal progetto originale. Nella decorazione scultorea della Sé Velha compaiono in larga misura caratteri stilistici di tipo meridionale e la presenza di artefici arabi è comprovata da un'iscrizione. Per quanto riguarda i capitelli con motivi vegetali, nella complessità delle forme, più apparente che reale, si coglie l'evolversi di motivi locali e in particolare dello schema di base dell'epoca comitale. Due elementi che facevano presumibilmente parte dell'arredo liturgico della Sé Velha sono stati rinvenuti erratici: il già citato frammento d'altare recante un'iscrizione e un bassorilievo raffigurante un Agnus Dei avvolto da spirali vegetali, entrambi conservati al Mus. Nac. de Machado de Castro.I caratteri architettonici della Sé Velha ebbero un'immediata eco nelle chiese di São Cristóvão, São Salvador e São Tiago, che ne ripetono la pianta semplificandone le soluzioni strutturali, in particolare nella trasformazione della prima campata in finto transetto. Della chiesa di São Bartolomeu non si conosce la pianta completa, ma gli scavi archeologici hanno rivelato che essa era la sola ad avere pilastri poligonali identici a quelli della cattedrale. Anche il motivo del portale aggettante si ripete nelle chiese di São Salvador e São Cristóvão. Nel portale della prima, commissionato dal governatore di C. Estevão Martins e datato 1179, una delle colonne a base poligonale è decorata con motivi a conchiglia di s. Giacomo, analoghi a quelli che si ritrovano nel portale della chiesa di São Tiago, chiaro riferimento alla titolazione dell'edificio, che apparteneva tra l'altro all'arcivescovo di Santiago de Compostela. Di quest'ultima costruzione debbono essere citati altri due dettagli architettonici - le arcature cieche della curva absidale e la galleria sovrastante il portale - che la avvicinano alla Sé Velha e lasciano ipotizzare una collaborazione del maestro Roberto o di qualche suo discepolo.Dopo la profonda crisi economica che interessò il Portogallo intorno alla fine del sec. 12° e che causò l'interruzione di tutti i principali cantieri attivi a C., gli inizi del sec. 13° videro la ripresa dei lavori sotto la direzione di maestri di formazione diversa, nel cui vocabolario artistico si ritrovano già le forme del Gotico nascente. I primi indizi della rinascita dell'attività edilizia a C. si potrebbero individuare nelle torri Quinária (1198) e di Belcouce (1211), ma l'esempio più significativo di questa nuova tendenza artistica è senza dubbio rappresentato dal chiostro della Sé Velha, che, sia dal punto di vista architettonico sia per quel che concerne l'ornamentazione, rappresenta una netta cesura con l'epoca precedente. Anche se in alcuni capitelli si colgono ancora soluzioni arcaizzanti e nonostante la cura posta nel raccordare la nuova struttura all'edificio romanico, nel suo insieme il chiostro - forse già previsto nell'ottavo decennio del sec. 12°, ma costruito solo nei primi anni del Duecento e portato a termine sotto Alfonso II (1211-1223) - dimostra un completo rinnovamento di gusto e la ricerca di nuove soluzioni architettoniche.La crisi del sec. 12° provocò una fase di netta decadenza delle botteghe di scultori e decoratori, la cui sopravvivenza appare legata pressoché esclusivamente alla committenza di opere funerarie ed epigrafiche. Questa circostanza contribuì in maniera significativa alla creazione di un nuovo stile scultoreo, di origine eminentemente popolare e con un forte richiamo all'iconografia biblica e agiografica. I capitelli figurati del chiostro del monastero benedettino di Celas, nelle vicinanze di C., che si possono far risalire al regno di Dionigi I (1279-1325), non si comprendono senza quel percorso secolare dell'arte del bassorilievo funerario e votivo. Merita speciale attenzione la lastra a bassorilievo (Mus. Nac. de Machado de Castro) proveniente dalla chiesa coimbrese di Santa Comba con la raffigurazione del Calvario, della Vergine con il Bambino e di S. Idelfonso che riceve la casula; si tratta di un'opera del sec. 13° che, sia per le arcate che racchiudono le scene sia per la rigidità del panneggio, si integra perfettamente nello stile scultoreo di Celas.La grande stagione della scultura dei secc. 13° e 14° si espresse soprattutto nell'arte funeraria e la produzione coimbrese venne esportata anche verso altri centri, come testimoniano le tombe di Rodrigo Sanches, figlio di re Sancio II (1223-1245), nel convento di Grijó, l'arca-reliquiario dei martiri del Marocco, già nel convento di Lorvão (Mus. Nac. de Machado de Castro), nonché un sarcofago anonimo nella chiesa di São João de Alporão a Santarém, proveniente dal convento di São Domingos nella stessa città.Il monumento funebre più antico tra quelli dei vescovi di C. raccolti nella Sé Velha è quello di Tibúrcio (m. nel 1241), cui seguono quelli di Egas Fafes (m. nel 1268), di Pedro Martins (m. nel 1301) e di Estevão Anes Brochado (m. nel 1318). La caratteristica che distingue le figure di 'giacente' prodotte a C. da quelle delle scuole di Lisbona ed Evora risiede nelle mani invariabilmente incrociate sul petto, mentre alle iniziali forme larghe e rigide si sostituì progressivamente una più intensa espressività dei volti e un più naturale movimento del panneggio.Alla ripresa nel campo della scultura fa riscontro anche lo sviluppo dell'architettura, connesso soprattutto all'insediamento degli Ordini mendicanti, che si stabilirono sulla riva sinistra del fiume, collegata alla città attraverso un solido ponte di pietra. Pochissimo si sa del convento di São Francisco, frequentemente colpito dalle ricorrenti piene del Mondego, mentre del monastero di Santa Clara si conserva ancora l'antica chiesa. Questa comunità, fondata nel 1286 da donna Mor Martins, si sviluppò soprattutto dopo il 1314, grazie alla protezione della regina Isabella d'Aragona. La costruzione fu affidata a Domingos Domingues, che alcuni anni prima aveva portato a termine il chiostro del monastero di Alcobaça; la santa regina si ritirò nel monastero nel 1325, quando sotto la direzione dello stesso Domingues si costruiva all'interno del perimetro del convento il Paço Real, di cui rimangono solo poche vestigia. Nel 1333, tre anni dopo la consacrazione della chiesa, al complesso monumentale venne aggiunto un ospizio. La chiesa di Santa Clara-a-Velha presenta un impianto basilicale con tre navate scandite da pilastri e coperte da volte longitudinali impostate praticamente alla medesima altezza, con una soluzione che fa ritenere probabile una collaborazione dello stesso Domingues. La zona presbiteriale era articolata in un'abside centrale poligonale fiancheggiata da due absidi poligonali all'interno e rettangolari all'esterno; i capitelli della chiesa, al pari di quelli erratici provenienti dal chiostro, presentano generalmente una semplice decorazione vegetale, in linea con il protogotico del chiostro della Sé Velha. All'interno della chiesa si conserva il monumento funebre della regina Isabella, per la cui realizzazione fu chiamato in Portogallo il maestro aragonese Pero, che ha lasciato opere anche in altre località del paese, tra cui Braga e Oliveira do Hospital. La santa regina è rappresentata giacente in abito da clarissa e con il simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela; l'arca funeraria è decorata con un fregio a edicole, nelle quali sono scolpite le figure di Cristo, degli apostoli e di altri santi. Nel trattamento dei panneggi e in un certo movimento impresso ai corpi, l'arte del maestro Pero, benché accusi ancora un certo formalismo e una certa rigidità, si distacca dalle tradizioni locali; allo stesso autore può essere attribuito il sarcofago del vescovo Vataça nella Sé Velha, la cui sobria monumentalità è rafforzata dalla decorazione araldica dell'arca sepolcrale, mentre alla sua bottega si debbono alcune sculture a tutto tondo che decorano le chiese del Portogallo centrale. Il Mus. Nac. de Machado de Castro possiede due Madonne con il Bambino, una Senhora do O, un S. Giacomo, una S. Colomba e un'altra santa martire opera del grande maestro aragonese; una parte di queste sculture proviene da Santa Clara-a-Velha, dove l'artista esercitò la maggior parte della sua attività.Nello stesso museo si conservano inoltre alcuni importanti esempi della scultura gotica portoghese, tra cui una Imago pietatis proveniente dal convento di Santa Clara e il c.d. Cristo Nero (sec. 13°), già appartenuto al convento di São João das Donas, sede di una comunità femminile annessa al monastero della Santa Cruz. Le collezioni di oreficeria ospitano poi il tesoro della Rainha Santa, tra cui una Madonna con il Bambino in argento parzialmente dorato e smaltato; una collana d'oro e pietre preziose di rara bellezza; un reliquiario della Vera Croce, incastonato in una struttura di argento, corallo e smalti; una croce processionale in argento e agata con dorature e smalti. Tra gli oggetti di diversa provenienza sono da ricordare una statuetta argentea di S. Nicola e una notevole croce processionale del sec. 14°, ambedue appartenenti al tesoro della Sé.Per quanto riguarda infine la miniatura, va ricordato che nel Medioevo assurse a grande importanza lo scriptorium del monastero della Santa Cruz, della cui produzione si sono conservati numerosi manoscritti. Tra gli esemplari di maggiore interesse debbono essere citati un codice di grandi dimensioni contenente l'Antico Testamento, del sec. 12° (Porto, Bibl. Pública Mun., 32), stilisticamente affine ai prodotti degli scriptoria della Francia meridionale; il c.d. Liber commicum (Porto, Bibl. Pública Mun., 23) e il De bestiis et aliis rebus (Porto, Bibl. Pública Mun., 43), più noto come Livro das Aves per le numerose rappresentazioni di volatili.
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