CLUPEA
Città dell'Africa proconsularis (oggi Qlibia-Kelibia), forse di origine punica, ma di nome dapprima greco (᾿Ασπίς), poi latino (Clupea, Clipea, Clipea, Clypea). Era situata sulla costa orientale della penisola di Capo Bon, a S-SE di ῾Ερμαία ἄκρα, Mercuri promontorium (in arabo Ras Addar), capo separato dalla Sicilia da 140 km circa.
L'agglomerato antico, come indica il nome stesso, fu stabilito su un promontorio (oggi Ras Sidi-Mostfa), la cui forma ricordava quella di uno scudo; si stese, come attestano gli scavi recenti, tra la collina della cittadella e il mare, intorno all'attuale porto di Kelibia.
Sulla storia di C. le fonti letterarie ci danno notizie che vanno dalla fine del IV sec. a. C. fino all'epoca delle invasioni arabe (VIII secolo). Durante la spedizione di Agatocle la città fu una piazzaforte siciliana. Regolo l'occupò durante la prima guerra punica, e ne fece un punto di appoggio per le sue truppe. Nel corso di altre guerre, restò ostinata alleata di Cartagine; tuttavia fu nel suo porto che sbarcarono i Romani ed essa conobbe molti assedî. Dopo la caduta di Cartagine (146 a. C.), fu distrutta. Ma, come la vicina Neapolis (oggi Nabeul), C. si risollevò. I rifugiati partigiani di Mario vi si organizzarono contro i partigiani di Silla. Più tardi, durante le operazioni di Cesare contro i Pompeiani, svolse una parte molto importante. Sotto l'Impero Plinio il Vecchio la cita come oppidum liberum e Tolomeo come colonia. Con il trionfo del cristianesimo divenne il centro di un vescovado, ricordato ancora all'inizio dell'VIII secolo. Fu anche l'ultimo rifugio dei cristiani di Capo Bon secondo il geografo arabo El-Bekri.
Tre testi epigrafici permettono di precisare la storia municipale di Clupea. Un'iscrizione inedita dell'epoca di Commodo ricorda la città Colonia Iulia Clipea; un'altra, trovata recentemente vicino al porto di Kelibia, ce ne da la tribù: l'Arnensis; l'ultima iscrizione proveniente dai dintorni di Formies (C.I.L., x, 6104), indica che il liberto M. Caelius Phileros, apparitor di Titus Sextius, governatore in Africa dal 44 al 40 a. C., è stato duumvir due volte a Clupea. Si può concludere che C. deve esser diventata colonia Iulia sotto Giulio Cesare o sotto Ottavio.
Gli scavi condotti a C. sono recenti e ancora inediti. Nel 1957-58 alcune fosse di epoca punica sono state messe in luce all'interno della fortezza (bizantina e medievale) della collina. Nel 1966 si sono riconosciute sotto questa fortezza le tracce di una cittadella punica. Lo stesso anno si è scavata, nella zona del porto, la parte centrale di una casa romana del II-III sec. d. C.; vi è stato scoperto tra l'altro un busto dell'imperatore Marco Aurelio, oltre a ricchi mosaici figurati (maschere, tigri davanti a un cratere, due galli affrontati, pavoni, pesci, ecc.).
Infine per l'epoca cristiana si deve ricordare il magnifico battistero (scoperto nel 1953 a 7 km a N di C.) dedicato a S. Cipriano e databile nel VI secolo. Questo battistero è conservato al Museo Nazionale del Bardo a Tunisi.
Bibl.: Fonti letterarie: Ennius, Hedyph.; Polyb., I, 29, 36; Caes., Bel. civ., 2, 23; id., Bel. Afr., 2; Liv., XXVII, 29; Strab., VI, 2, 11 e XVII, 3, 16; Pomp. Mel., I, 7, 3; Plin., Nat. hist., V, 4, 24; Sil. Ital., III, 243; Ptol., IV, 3, 2; App., VIII, 110; Flor., I, 18, 18; Dio Cass., XLI, 41 e XLVIII, 52; It. Ant., Tab. Peut.; Solin., 27, 8; Stad. m. m., 117; Eutr., II, 21; Oros., IV, 8, 7; Procop., Bel. Vand., II, 10; Cosm. Rav., V, 55; El-Bekri, Descript. Afr. Sept., trad.1, p. 110; Zonaras, VIII, 12. Storia: S. Gsell, Hist. Anc. de l'Afr. du Nord, Parigi III, 1921, pp. 48, 80, 173, 174, 403; VII, 1928, pp. 120, 280; VIII, 1928, pp. 41, 178-179; J. Message, L'Afrique chrétienne, Parigi 1912, 93-94; P. Romanelli, Storia delle prov. rom. dell'Africa, Roma 1959, pp. 138, 213, 215; L. Teutsch, Das röm. Städtwesen in Nordafrika, Berlino 1962, pp. 87; 146; 147; C.I.L., VIII, p. 128 (Th. Mommsen); H. Dessau, in Pauly-Wissowa, II, 2, 1895, c. 1734, s. v. Aspis, n. 11; E. De Ruggiero, Diz., II, 1900, cc. 311-312; L. Poinssot, Villes romaines in Tunisie, Atlas, 1936, p. 32; Ch. Courtois, Ruines romaines du Cap Bon, in Karthago, V, 1954, p. 188; J. Ferron, in Dict. d'Hist. et Géogr. Ecclésiastiques, XIII, 1956, s. v.