SEYSSEL, Claudio di
Arcivescovo, uomo politico e scrittore savoiardo, nato probabilmente ad Aix-les-Bains nel 1450. Era figlio illegittimo di Claudio di Seyssel, maresciallo di Savoia, di nobilissima famiglia. Studiò a Torino e a Pavia; poi, dal 1487 al 1497 insegnò nello Studio di Torino diritto civile. Ma già in questi anni aveva cominciato a essere impiegato in altri uffici: nel 1492-93 era stato alla corte di Carlo VIII, re di Francia, come consigliere regio; poi era diventato consigliere ducale, e, dal 1496, consigliere privato e perpetuo alla corte sabauda e aveva avuto incarichi politici (in quello stesso periodo, per quanto non fosse ancora sacerdote, veniva nominato arcidiacono della cattedrale di Mondovì). Nel 1498, il S. passava ai servigi del re di Francia, Luigi XII; favorito dal cardinale d'Amboise (v.), con cui la casa di S. era imparentata, diveniva consigliere regio, regio consigliere laico del parlamento di Tolosa, poi, col 1500, consigliere regio del senato di Milano, amministratore della diocesi di Lodi; finalmente nel 1507, era elevato all'alta carica di maestro delle richieste. Agli onori corrispondeva una larga attività del S. nel campo politico: fu spesso inviato in missioni diplomatiche; e fra tutte, le più importanti furono quella svolta alla corte d'Inghilterra, nel 1506, per assicurare alla Francia l'appoggio inglese, in un momento di aspra tensione con l'arciduca d'Austria Filippo il Bello e l'imperatore Massimiliano, e quella in Svizzera, nel 1508, in occasione di una grave vertenza fra il duca di Savoia e Berna e Friburgo (sempre per la stessa causa ritornava poi il S. in Svizzera nel 1511). Era nuovamente in Italia, al seguito di Luigi XII, sia nella breve lotta contro Genova (1507), sia nella guerra contro Venezia, nel 1509; anno nel quale diveniva, per volere del re ed elezione del Capitolo di quella città, vescovo di Marsiglia (la nomina papale tardò sino al dicembre 1511). Nel 1512 veniva inviato a Treviri, in missione presso l'imperatore Massimiliano; nel 1512-13 tentava, seppure invano, con lunghi negoziati di riavvicinare i cantoni svizzeri al re di Francia; invece, nel 1513, inviato a Roma, riusciva a riconciliare Luigi XII e papa Leone X (rimase a Roma ancora sino alla fine del 1514). Dopo l'avvento al trono di Francia di Francesco I, abbandonata la corte, si recò a Marsiglia per attendervi ai suoi doveri di vescovo; e vi rimase sino al 1517, quando, permutata col cardinale Cibo la sua diocesi di Marsiglia per l'arcidiocesi di Torino, ritornava, dopo un ventennio trascorso ai servizî della Francia, nello stato sabaudo, a cui d'altronde si era sentito sempre profondamente legato, professando per i suoi "naturali", principi, i duchi di Savoia, una devozione fedele e sincera. Intensa fu la sua attività pastorale; cospicui i risultati del suo governo diocesano. Ma ancora fra il 1517 e il 1519 a lato dell'attività ecclesiastica il S. continuò a occuparsi di politica: consigliere ducale e confidente del duca Carlo II di Savoia, l'arcivescovo di Torino ebbe parte assai notevole sia nella vita interna sia nella politica estera dello stato sabaudo. Il 30 maggio 1520 morì in Torino.
Scrittore assai fecondo, se si tien conto dell'attività pubblica, il S. cominciò con lavori giuridici, fra cui principale lo Speculum feudorum (edizione completa delle opere giuridiche, Milano 1508; per lo Speculum, cfr. ed. di Basilea, 1566); proseguì con lavori di carattere letterario (traduzione, probabilmente nel 1504, dell'Anabasi di Senofonte su traduzione latina di G. Lascaris, 1ª ed., Parigi 1529; traduzioni di Appiano, di Eusebio, di Giustino, di Diodoro, di Tucidide, forse anche di Seneca, fra il 1507 e il 1511) e con scritti di carattere politico-apologetico: Oratio, tenuta alla corte di Enrico VII d'Inghilterra nel 1506 (1ª ed., Parigi 1506); Les Louenges du roy Louis XIIe de ce nom (Parigi 1508), seguita dalla Apologie des Louenges; e un nuovo scritto in lode di Luigi XII, La Victoire du roy contre les Veniciens (1510). E, infine, scrisse su argomenti religiosi: i trattati De triplici statu viatoris (ed. compl., Torino 1518); De Providentia (Parigi 1520) e Adversus errores et sectam Valdensium (Parigi 1520).
Ma l'opera che ha dato larga fama al nome del S. è La Grant'Monarchie de France scritta nel 1515, pubblicata a Parigi nel 1519: apologia della monarehia francese, considerata come ottima forma di governo nelle sue istituzioni e nel suo funzionamento; apologia quindi del governo alla Luigi XII, sebbene già affiorino concetti sull'onnipotenza del sovrano che, ripresi e sviluppati in ben diversa maniera dai giuristi dell'età di Francesco I, daranno alla monarchia una base teorica assai diversa da quella tradizionale della pubblicistica francese.
Bibl.: Fondamentale l'opera di A. Caviglia, Claudio di Seyssel (1450-1520). La vita nella storia de' suoi tempi, in Miscellanea di storia italiana, 3ª serie, XXIII (1928). Per le dottrine politiche, v. W. R. Lewin, Claude de Seyssel. Ein Beitrag zur politischen Ideengeschichte des 16. Jahrh., Heidelberg 1933 (cfr. A. Passerini D'Entrevès, in Boll. stor. bibl. subalpino, XXXVII, 1935, pp. 423-429).