Denis, Claire
Regista cinematografica francese, nata a Parigi il 21 aprile 1948. L'Africa, con i suoi spazi dilatati e la sua luce, e l'immigrazione africana in Europa, con il suo drammatico impatto sulle difficoltà della vita quotidiana, sono stati spesso riferimenti tematici di questa regista, sempre attenta ai risvolti sociali delle vicende narrate. Il suo, tuttavia, non è mai stato un cinema sociologico, bensì una ricerca sobria e al contempo appassionata, in cui il gioco delle relazioni interpersonali è messo in rapporto con la costruzione dello spazio, il valore espressivo della luce, lo sguardo sui corpi e sul loro equilibrio emotivo.
La D. è cresciuta in Africa (prevalentemente in Camerun), dove negli anni Cinquanta si era trasferita con la famiglia; ritornata nel 1962 in patria, nel 1971 si è diplomata in regia all'IDHEC (Institut des Hautes Études Cinématographiques) di Parigi. Nello stesso anno ha realizzato tre documentari della serie Chroniques de France, e nel 1973 il cortometraggio Le Grand Magic Circus. A partire dal 1974 è stata assistente di diversi registi, tra cui Constantin Costa-Gavras, Wim Wenders, e Jim Jarmusch. Tra il 1986 e il 1988 ha lavorato al suo primo film, Chocolat, di cui è stata anche sceneggiatrice insieme con l'autore teatrale Jean-Paul Fargeau. Ricco di elementi autobiografici, costituisce una sorta di omaggio al Camerun: è infatti narrato dal punto di vista di France, una bambina che vive serenamente con la sua famiglia (i soli Bianchi in una cittadina popolata da Neri) in una cornice naturale che ha i tratti magici di un giardino dell'Eden, finché l'equilibrio non si incrina. Con S'en fout la mort (1989), opera per molti versi irrisolta, ha nuovamente affrontato il tema dei rapporti tra Bianchi e Neri: ambientato nella banlieue parigina, prende infatti in esame la vita di alcuni immigrati africani, coinvolti in un giro di combattimenti di galli e di scommesse clandestine. Dopo aver fondato nel 1991 una propria società di produzione, Les films de Mindif, la D. ha girato J'ai pas sommeil (1994), ispirato alla vicenda autentica di un serial killer, film struggente e disperato in cui ancora una volta la regista racconta la solitudine, il desiderio d'amore e la morte tra quelli che lei stessa ha definito "i tanti 'apartheid' quotidiani". Nel 1996 ha poi terminato Nénette et Boni (Nenette e Boni), con cui ha vinto il Pardo d'oro al Festival di Locarno. Il film, silenzioso, scostante, attento ai corpi e ai loro fremiti, ai suoni piuttosto che alle parole, racconta la vita di un fratello e una sorella che vivono soli a Marsiglia. Lei è decisa a dare il suo bambino, appena nato, in adozione, lui rapisce il piccolo nel disperato tentativo di ridare vita a una famiglia. Nel 1999 ha realizzato il suo lavoro forse più maturo, Beau travail, girato a Gibuti, un altro dei paesi della sua infanzia, e ispirato al celebre racconto di H. Melville, Billy Budd. Astratto, dominato dalla luce del deserto e dall'evidenza della fisicità, mette in scena una storia di potere e morte all'interno della Legione straniera. Tra gli interpreti Michel Subor, che nel 1960 aveva recitato in Le petit soldat di Jean-Luc Godard, Denis Lavant, e Grégoire Colin, presente nella maggior parte delle opere della Denis. Nel film, alla presenza totale e magnetica del paesaggio si sovrappone la leggerezza di un occhio femminile che descrive un mondo maschile secondo coordinate lucide e acute. Il successivo Trouble every day (2001), interpretato da Vincent Gallo, è invece un'opera cruda, che tocca i nodi più evidenti del suo cinema, mescolando, in primo luogo, sesso e cannibalismo, Bianchi e Neri, ripulsa e desiderio, senza riuscire tuttavia a raggiungere la limpidezza rigorosa di Beau travail. Ha poi diretto Vendredi soir (2002), presentato alla Mostra del cinema di Venezia.
Nel 1996 Sébastien Lifshitz ha realizzato il documentario Denis, la vagabonde, sul lavoro della regista, che prende le mosse dalla messa in scena di Nénette et Boni.
Conversazione con C. Denis, a cura di C. Piccino, in "Filmcritica", giugno-luglio 1988, 385-386, pp. 468-74.
G.A. Foster, Denis Claire, in G.A. Foster, Women film directors, Westport (CT) 1995, ad vocem.
Laboratorio Immagine Donna, La distanza delle cose vicine. La Nouvelle Vague delle registe francesi, Firenze 1997, pp. 67-70.
T. Sossi, Denis, Claire, in T. Sossi, Dizionario delle registe, Roma 2000, ad vocem.