VINČA, Civiltà di
Stazione situata sulla riva destra del Danubio, qualche chilometro a S-E di Belgrado, costituita da un deposito archeologico di oltre dieci metri di spessore, esplorato per la prima volta da M. Vasić nel 1908. L'imponente stratigrafia ha dimostrato che la zona è stata abitata ininterrottamente dal periodo neolitico alla prima Età del Bronzo (secondo Garašanin dal 2600 al 1900 a. C.), mentre recenti esplorazioni confermano la presenza di elementi della stessa cultura in località diverse della Serbia, della Bosnia, del Banato e del Kosovo (v. anche vučedol).
L'ininterrotta stratigrafia di V. e l'assenza di brusche modificazioni fra i reperti dei successivi livelli, hanno reso particolarmente difficile una suddivisione delle fasi culturali, che sono state oggetto di interpretazioni differenti da parte degli specialisti (Vasič, Childe, Holste, Menghin, Milojčič, Fewkes, Garašanin, Laviosa Zambotti, Korošec). Tuttora incerto è il problema delle origini della civiltà di V., che nei livelli inferiori associa elementi culturali neolitici di estrazione mediterranea (ceramica monocroma levigata, vasi con piedestallo, tavolette-altari, coperchi prosopomorfi, animali plastici, statuette femminili di tipo geometrico) ad altri che sembrano in parte risalire a tradizioni anteriori allo stadio agricolo (case interrate o seminterrate, arpioni in osso, picconi di corno, cunei di pietra da calzolaio, statuette femminili nude di tipo steatopigico). Il rinvenimento negli strati più profondi (fra i 10 e gli 8 m) di frammenti di ceramica dipinta, confermerebbe la contemporaneità della primitiva cultura di V. con residue fasi della cultura di Starcevo (v.), mentre le identità riscontrate con aspetti della stazione di Tordos in Romania dimostrano la stretta relazione di quest'ultima civiltà con l'orizzonte di V. compreso fra i 9 e ed i 6 metri. Dall'esame dei reperti provenienti dagli strati più profondi è significativo rilevare ancora l'assenza della ceramica decorata a bande lineari (il meandro a segmenti rettilinei appare solo intorno agli 8 m), escludendo in tal modo l'ipotesi formulata a suo tempo da alcuni studiosi (Frankfort, Fewkess, Heurtley e altri), di una dipendenza originaria di Vinča dalle culture protostoriche centroeuropee caratterizzate dall'uso della Bandkeramik (v.).
Particolare interesse presenta a V. la tipologia delle statuette antropomorfe in terracotta, rinvenute in numero di circa duemila (nessun'altra stazione neolitica europea ha rivelato una concentrazione simile di tali figurette). Negli strati compresi fra i 10 e gli 8 m prevalgono le statuette rudimentali di stile naturalistico, con natiche fortemente accentuate e occhi indicati da due semplici rette convergenti ad angolo. I tipi geometrici cominciano ad incontrarsi poco al di sotto degli 8 m, livello in cui appaiono anche le prime figurine con arti inferiori uniti a forma di piedistallo. La concezione della testa a profilo pentagonale e l'indicazione delle vesti mediante ornamenti meandrici o quadrati punteggiati, sono elementi che si ritrovano al di sopra degli 8-7 metri.
Il più sensibile mutamento nella cultura di V. si riscontra nei reperti compresi fra i 6,50 ed i 6 m, livello che secondo Garasvǎnin separa Vinča I (Vinča-Tordos) da Vinča II (Vinča-Plocnik). Appare per la prima volta nella decorazione fittile il motivo della spirale e dei suoi derivati, unitamente a vasi con manico e con tre piedi, a tazze e scodelle fornite di coperchi a calotta. Fra le figurine antropomorfe s'incontrano i tipi seduti o assisi su trono, con grandi occhi sormontati da ciglia a raggiera, mentre fanno la loro comparsa anche le figurine maschili e le rappresentazioni itifalliche, che si ritrovano tutte in livelli fra i 5 e i 2 metri.
Pur mancando reperti metallici al di sotto dei 3 m, l'orizzonte di Vinča. II non può dirsi puramente neolitico. La sua stretta connessione con le fasi eneolitiche di Plocnik e di altre stazioni della Serbia meridionale e del Kosovo dimostrano la crescente influenza di evolute correnti di ambientazione sud-balcanica, attestate soprattutto dalla presenza di elementi della Cultura del Bronzo macedone. Importanza particolare in questo periodo assume il centro derivato della regione del Kosovo (stazioni di Valač; Favos, Žitkovac e Predionica presso Priština), dove la produzione di statuette antropomorfe strutturalmente simili a quelle di Vinča II perviene ad un grado di perfezione formale che non trova riscontro in altri centri della Jugoslavia.
Bibl.: M. Vasič, Preistorika Vinča, Belgrado 1932-1936; G. Childe, The Danube in Prehistory, Oxford 1929; F. Holste, Zur chronologischen Stellung der Vinčakultur, in Wiener Prähist. Ztschr., XXVI, 1939; P. Laviosa Zambotti, Le più antiche culture agricole europee, Milano-Messina 1943; V. Milojičić, Chronologie der jüngeren Steinzeit Mittel- und Südeuropas, Berlino 1949; M. Garašanin, Kronologija vinčanske, grupe, Lubiana 1951 (riassunto francese); P. Laviosa Zambotti, I Balcani e l'Italia nella preistoria, in Raccolta di scritti in onore di ms. Giovanni Baserga, Como 1954; M. Garasanin, Zur Zeitbestimmung des Beginns der Vinča-Kultur, in Archeologia Jugoslavica, I, Belgrado 1954; J. Korošec, Delitev vincanske kulturne plasti, in Arkeoloski Vesnik, Lubiana 1954; G. Childe, The Dawn of European Civilisation, Londra 1957; A. Benac, Grenzzone der Vinča-Kultur in Ostbosnien, ibid., III, 1959; B. Jovanović, Stratigrafija naselja vincanske grupe kod Kosovske Mitrovice, in Glasnik Museja Kosova i Metohje, Pristina 1961 (riassunto inglese); J. Todorović-A. Cermanović, Banjica, Siedlung der Vinča-Gruppe, Belgrado 1961; J. Korošec, Prehistorijska glinema plastika u Jugoslaviji, in Archeoloski Randovi i Rasprave, Zagabria 1962; id., Alcuni problemi del neolitico Balcano-Danubiano, in Atti del VI Congresso delle Scienze Preist. e Protost., Firenze 1962.