CITTÀ NUOVE
La tematica delle c. fondate ex novo in ambito europeo negli ultimi secoli del Medioevo costituisce il capitolo fondamentale di una sperimentazione urbanistica coinvolgente anche le espansioni urbane e gli interventi di trasformazione dei centri esistenti. La limitata dimensione di gran parte di questi nuovi insediamenti, con funzioni prevalenti di colonia agricola e di avamposto militare, viene compensata dal loro grandissimo numero: ciò è di per sé indizio di una grande varietà tipologica, in funzione delle diverse aree culturali, e di un altrettanto interessante sviluppo storico delle tecniche progettuali.Se il più compatto insieme di c. nuove è costituito dalle bastides (v.) della Francia centromeridionale, molte altre aree continentali e peninsulari vanno prese in considerazione: l'area comunale italiana, l'Inghilterra, la Spagna e l'area tedesca, con le sue propaggini nordiche e la sua grande espansione colonizzatrice nei paesi dell'Europa centro-orientale.Non è possibile qui seguire gli esiti regionali di un fenomeno tanto vasto e diversificato; è opportuno invece, richiamando lo sviluppo complessivo della ricerca urbanistica, impostare un'articolazione cronologica e storica che renda conto delle creazioni più originali e dei reciproci influssi tra le aree culturali.Il periodo considerato si può suddividere in quattro parti: prima del 1150, tra il 1150 e il 1230, tra il 1230 e il 1300, dopo il 1300. Questa suddivisione rigidamente cronologica consente di cogliere il rapporto fra tradizione e innovazione, riconoscendo l'importanza dei prototipi urbani e la funzionalità del loro rapporto con le coeve iniziative riguardanti le grandi città. Possono così avere risalto sia le forme standardizzate e più volte meccanicamente ripetute, testimonianza del costume di un'epoca, sia le soluzioni uniche e precorritrici, vere e proprie c. ideali che, in assenza di una teorizzazione scritta sufficientemente articolata tra il trattato bizantino di Strategia, del sec. 10° (Three Byzantine Military Treatises, 1985, pp. 137-239), e la proposta di Francesc Eximèniç, della fine del sec. 14° (Puig y Cadafalch, 1936), documentano nel modo più puntuale la riflessione teorica e la volontà simbolica dei fondatori.L'eredità di esperienze altomedievali nel settore della progettazione di c. nuove si presenta nel sec. 11° più come un complesso di semplici regole da osservare che come un insieme di concreti modelli da imitare. Tra queste regole, maturate in campo europeo attraverso numerosissime attuazioni, si possono distinguere: l'impianto cruciforme della viabilità principale, sperimentato in area anglosassone (croce di strade); quello dei principali edifici religiosi, proprio dell'area continentale europea (croce di chiese); l'impianto a semplici strade parallele, praticato un po' dovunque come schema preferenziale per piccoli insediamenti di pianura; infine, l'impianto 'ad albero', composto da un asse centrale principale e vie secondarie a esso ortogonali. Tutti questi schemi costituiscono la base per una crescente ripresa della progettazione di c. nuove e vengono progressivamente complicati e resi sempre più controllati geometricamente.Nel primo periodo compreso tra il sec. 11° e la metà del 12° si procede con iniziative staccate, ciascuna di per sé significativa, ma non rispondente a criteri generalmente diffusi quanto piuttosto a singolarissime condizioni locali. Un primo centro di particolare portata innovativa è Pamplona: il borgo di San Sernin (1100 ca.), fondato dai Franchi lungo l'itinerario di pellegrinaggio del Camino de Santiago, si presenta con un impianto regolare di vie rettilinee (un asse principale e due vie ortogonali che lo incrociano ad angolo retto), delimitato da un perimetro esagonale. Più semplici i modelli d'impianto degli altri centri sorti ex novo, sempre per iniziativa dei Franchi, nella Spagna settentrionale: prevale la struttura a vie parallele, rette o curvilinee (Jaca, Sangüesa, Vitoria), intervallate dall'asse principale di attraversamento o dai percorsi secondari.La ripresa del modello della croce di strade, maturato ampiamente in area anglosassone e realizzato in forma perfetta ancora a Bristol tra il sec. 10° e l'11°, si verifica nel continente a partire dall'inizio del secolo successivo. Più degli esempi francesi (Auxonne, Villeneuve-sur-Yonne) interessano quelli tedeschi, e in particolare le c. nuove fondate dagli Zähringer: Friburgo (1120), Villingen (1120 ca.), Rottweil (prima metà del sec. 12°), in cui, pur nella diversità degli impianti, emerge una comune volontà di organizzazione razionale dello spazio urbano subordinato alla croce di strade funzionali alle attività mercantili, mentre la chiesa è collocata in posizione diagonale rispetto al centro. Allo schema astrattamente unitario corrisponde del resto una realizzazione che risente in pieno del gusto, in questo periodo dominante, per gli spazi curvilinei: soprattutto a Friburgo la forte sinuosità delle strade ortogonali all'asse centrale, tra loro parallele, costituisce un importante e datato riferimento per la storia della progettazione urbanistica.Anche in area italiana gli schemi maggiormente impiegati in questa prima fase di fondazioni sono improntati a una semplice aggregazione di strade parallele (Chioggia, Curzola), talvolta ad accentrato movimento curvilineo (Molfetta); eccezionalmente si sperimentano organismi regolari e complessi come Pontecurone, fondato da Pavia ancora nel sec. 11°, dove si realizza una grande griglia di vie longitudinali parallele e traverse secondarie ortogonali. Nelle aree mediterranee direttamente influenzate dall'urbanistica islamica le c. nuove risentono fortemente di questa componente, che esclude una definizione geometrica della viabilità e del perimetro urbano e concentra l'attenzione piuttosto sulla funzionalità complessiva e sulla compattezza del tessuto residenziale (Aversa, fondazione normanna del sec. 11°).Intorno alla metà del sec. 12° inizia una fase sperimentale, incentrata sulla presenza della piazza mercantile nel centro dei nuovi insediamenti. Si hanno esempi in Germania (Monaco), in Francia (Montauban), in Italia (Lodi); la pianta complessiva più o meno regolare tende a subordinarsi a uno spazio quadrangolare centrale che diviene, nel secolo successivo, la piazza quadrata delle bastides e delle fondazioni tedesche nei territori oltre l'Elba. Nella numerosa casistica delle realizzazioni della seconda metà del secolo si possono segnalare gli esempi nei quali si avverte più fortemente una carica progettuale innovativa, la tensione verso un progressivo complicarsi del tessuto interno oppure verso un'estrema chiarificazione geometrica, in sintonia con le esperienze architettoniche cistercensi. Mentre Lubecca, Berna e Cuneo, tra le più importanti c. fondate prima del 1200, si presentano come sistemi imponenti ma non spazialmente innovativi, dominati ancora dalla curvilineità e da una certa ripetitività, in altri esempi si trovano già maturate esperienze destinate a incidere sullo sviluppo progettuale successivo e sulla evoluzione stessa della concezione della c. ideale.Un prototipo è costituito per l'Italia da Villafranca di Verona, fondazione condotta all'interno di una estesa operazione di bonifica a opera del Comune di Verona: la grande dimensione e la regolarità dell'impianto contrastano tuttavia con i caratteri ancora prettamente rurali del nuovo insediamento. Più importante, per la compattezza del nucleo rettangolare allungato che è stato poi molte volte ripreso negli impianti duecenteschi, è Castel San Pietro, di fondazione bolognese.La piazza centrale rettangolare costituisce comunque l'elemento nuovo che, essenzialmente per ragioni commerciali, si inserisce stabilmente negli antichi schemi delle c. nuove; essa acquista in alcune regioni, ma soprattutto nell'area tedesca e austriaca, grandi dimensioni, rappresentando non solo le funzioni mercantili ma anche i valori simbolico-spaziali. Tra gli impianti di fine secolo spicca per ampiezza e complessità Wiener Neustadt, eccezionale sintesi compositiva tra lo schema antico della croce di strade e la nuova struttura della piazza: una c. nella quale, pur all'interno di un'esecuzione tecnicamente imprecisa degli allineamenti, si può ricostruire un telaio di rispondenze geometriche e di allineamenti diagonali che regolano la posizione delle porte e dei principali monumenti.Con i primi decenni del Duecento si affacciano con forza sulla scena della progettazione urbanistica i comuni italiani: lo stretto rapporto tra conquista del contado, ingrandimenti urbani e fondazione di c. porta a un'estensione e a un approfondimento delle precedenti esperienze. A Cittadella, fondata dai Padovani, si realizza un impianto a scacchiera abbastanza uniforme.Tra il 1230 e il 1300 si svolge gran parte del processo evolutivo che conduce alla formulazione definitiva di nuove tipologie d'insediamento: si moltiplicano le creazioni ex novo in tutte le regioni europee, in concomitanza con la crescita demografica e con lo sfruttamento di nuovi territori agricoli.In Italia si possono segnalare le fondazioni gemelle di Pietrasanta e Camaiore, a opera dei Lucchesi, dall'impianto allungato, con piazza centrale trasversale e articolazione in dodici borghi; sul medesimo schema, ma con un ben diverso grado di perfezione geometrica, Arnolfo di Cambio progettò San Giovanni Valdarno, una delle terrenuove fiorentine (v.) fondate alla fine del Duecento, avvalendosi anche dell'ormai maturata esperienza delle bastides francesi.Nella fondazione di centri a dimensione urbana - come nel caso dell'Aquila, promossa da Svevi e Angioini, e di Manfredonia, creata da Manfredi - si realizza il massimo della programmazione e della cura per l'esito progettuale.L'Aquila, sorta dalla fusione di due territori diocesani e dalla riunione in un nuovo ambito cittadino di un centinaio di piccoli centri preesistenti, non si presenta con un impianto geometricamente unitario, ma risponde a un accuratissimo piano di popolamento. Il centro dell'organismo urbano, frazionato come il territorio in quattro parti, è costituito dalla grande piazza rettangolare di mercato, ispirata a esempi settentrionali; il suolo è suddiviso in locali, terreni sui quali ciascuna comunità che viene a insediarsi costruisce la propria sede rappresentativa, una piazza con la chiesa e la fontana, e il sistema delle residenze. Uno schema viario regolare a impianto rettilineo unifica le diverse componenti etniche cittadine subordinandole al nucleo commerciale-rappresentativo centrale.Manfredonia testimonia invece un intervento più rigidamente programmato: una città portuale fondata sulla costa pugliese, ispirata ad Aigues Mortes e a Cesarea di Palestina, nella quale la regolarità geometrica della scacchiera appare frutto di una rigida progettazione, tutta orientata sui nuovi valori estetici della regolarità e della rettilineità quali si vanno affermando nel mondo comunale italiano in sintonia con le espansioni di Brescia e Firenze.Anche in Inghilterra nel corso del Duecento si hanno esempi di c. nuove dall'impianto spiccatamente innovativo: occorre citare soprattutto New Salisbury (od. Salisbury), della prima metà del sec. 13°, e New Winchelsea (od. Winchelsea), fondata da Edoardo I nel 1288. Quest'ultimo insediamento porta alle estreme conseguenze l'evoluzione della maglia urbana composta da strade tra loro ortogonali e parallele, evidenziando la struttura come reticolo indifferenziato e senza limiti: ormai il sottomultiplo della città è l'isolato, non più la strada, e ciò vale anche dal punto di vista della proprietà, delle imposizioni fiscali e del tessuto sociale.Nelle regioni dell'Europa centro-orientale colonizzate dalle popolazioni tedesche il fenomeno delle nuove fondazioni assume ampie dimensioni spaziali e temporali, estendendo l'applicazione di tipologie relativamente omogenee a vastissimi territori già abitati da popolazioni slave. Il locator, imprenditore che ha il mandato dal signore della terra di impiantare una nuova colonia, è il responsabile di ogni fase, dal progetto disegnato al suo tracciamento sul terreno, all'assegnazione dei lotti agli hospites. Si affermano impianti assai semplici, nei quali ogni elemento è subordinato alla piazza mercantile centrale, quadrata o rettangolare. Spesso l'esecuzione, anche quando si tratti di modelli complessi, non risponde a un controllo strumentale dell'esattezza geometrica; ne derivano impianti organizzati, significativi e in gran parte economicamente ben funzionanti, ma poco attenti ai valori formali di dettaglio.Se nell'adozione della piazza quadrata appare evidente l'influenza cistercense e la connessione con le bastides (per es. Moravské Třebová, del 1260, in Moravia e České Budĕjovice, del 1265, in Boemia), nella dimensione degli spazi di mercato queste c. nuove costituiscono modelli autenticamente innovativi. La piazza raggiunge non di rado m. 200 di lunghezza e isolato al suo interno sorge, nei centri di maggior peso demografico e vitalità mercantile, un grande complesso di edifici per il mercato e la stessa sede della municipalità (per es. a Toruń in Polonia del 1231). La fondazione più rilevante è probabilmente quella di Cracovia (1257): una piazza quadrata di m. 220 di lato costituisce il fulcro del nuovo insediamento, collegato all'antico mediante un percorso che si innesta nell'angolo del grande invaso spaziale, separato in due parti da un lungo edificio a carattere mercantile e comunale.Nel Trecento la spinta innovativa subì in tutta Europa una battuta d'arresto: ne sono cause principali non solo la diffusa stasi economica e demografica, il costante prevalere di interessi militari e la politica di accentramento nelle capitali signorili, ma anche una riduzione degli obiettivi culturali che si esprime nella rinuncia a percorrere strade non collaudate. La ricerca progettuale fine a se stessa, lo sfoggio di conoscenza geometrica e di abilità tecnica che ha raggiunto il suo apice alla fine del Duecento lascia il campo a un perfezionamento di tipologie già sperimentate e a una semplificazione degli impianti più sofisticati.Si fa strada, proprio per un minore assillo realizzativo, una concezione astratta della c. perfetta, destinata a evolvere nella c. ideale quattrocentesca: una c. composta intorno a uno spazio centrale riservato ormai alla monumentale architettura religiosa e civile che esprime l'unità del potere e insieme dello spazio cittadino.Il percorso medievale della riflessione teorica sulla c., fino ad allora apparsa sporadicamente in campo letterario e viceversa sperimentata sistematicamente nella prassi progettuale, si conclude con la proposta di Francesc Eximèniç che apre nel contempo la tradizione rinascimentale della c. ideale.La c. delineata da Eximèniç alla fine del sec. 14° non è altro che una c. nuova capace di recepire sia le istanze altomedievali, di ispirazione biblica ed evangelica, sia i risultati delle concrete esperienze progettuali maturate negli ultimi due secoli in campo europeo. L'impianto urbano ripete il modello quadrato con dodici porte, suddiviso in quattro quartieri da una croce di strade principali; nel centro è situata la piazza quadrata con la cattedrale; quattro chiese degli Ordini mendicanti (Francescani, Domenicani, Agostiniani, Carmelitani) e quattro piazze destinate anche a funzioni mercantili costituiscono i poli urbani secondari, uno per ciascuna parte della città. Solo la presenza del palazzo del principe lungo un lato delle mura introduce un elemento di asimmetria.Nel complesso questo schema non è altro che l'estrema razionalizzazione e conclusione di un lungo processo di regolarizzazione e articolazione architettonica delle c. di fondazione: la nuova c. unifica tutte le principali istanze, militari, simbolico-religiose, sociali ed economiche, in una forma perfetta, capace di soddisfare ogni possibile esigenza nell'ambito di una figura chiusa che garantisce un funzionamento integrato ed equilibrato. Questo risultato conclusivo non è quindi da attribuire a una mentalità inscrivibile nei nuovi valori umanistici del primo Rinascimento, ma piuttosto a un'estrema distillazione dell'esperienza del Medioevo; la c. ideale dei trattatisti del Quattrocento e del Cinquecento si basa sostanzialmente su questi risultati. Ancora, esiste una coerente continuità tra gli impianti delle fondazioni europee dei secc. 13°-14° e quelli delle c. coloniali americane: l'età moderna introduce più che altro un maggiore schematismo e una maggiore uniformità di soluzioni planimetriche nella tradizione progettuale ormai ampiamente collaudata delle c. nuove.
Bibl.:
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