CIPRIANO
Scarse e spesso incerte sono le notizie sulla sua vita.'In Savigny, che per primo ha condotto una ricerca accurata sulla vita e sulle opere di C., lo dice fiorentino basandosi su una glossa di Accursio (gl. illicitas) alla Novella XII (il cui testo il Savigny pubblicò sul fondamento di alcuni manoscritti; ma è da avvertire che in altri manoscritti e nelle edizioni a stampa nella glossa è indicato Martino e non C.), su una glossa di Ugolino de' Presbiteri, anch'essa edita dal Savigny sulla base di un manoscritto parigino (Lat. 4486a), e infine sulla dichiarazione fatta dallo stesso C. a conclusione di una glossa alle Istituzioni (pubblicate sempre dal Savigny, III, pp. 449 s.).
Quanto all'epoca cui assegnare la vita di C., prima del Savigny erano state formulate diverse ipotesi. Il Diplovataccio riteneva C. anteriore a Bulgaro e a Martino; raccogliendo un'opinione diffusa tra i cronisti toscani del 1300 il Mehus, interpretando non correttamente un passo del Villani, sosteneva che C. aveva insegnato a Ravenna, aveva ordinato in forma sistematica il Corpusiuris e aveva composto le antinomie ivi esistenti in un'opera che si credette poi di individuare nelle Questiones de iuris subtilitatibus. La datazione indicata dal Diplovataccio fu messa in discussione dal Sarti: questi rilevò che Roffredo Beneventano e Carlo di Tocco si dichiaravano allievi di C., il quale, di conseguenza, doveva aver insegnato a Bologna alla fine del secolo XII. Dal canto suo il Savigny sostenne che le notizie attribuite a C. si dovevano, invece, riferire ad Imerio e confermò la datazione del Sarti. rilevando che nelle opere di C. si rinvengono citazioni del Decretum di Graziano e di glosse di Piacentino.
A C. si attribuisce anche un figlio, di nome Gerardo, il quale nel 1212 ricoprì la carica di giudice podestarile a Bologna. Il Davidsohn ritenne possibile identificare Gerardo con quel "Gerardus iudex quondam Cypriani" che compare in un atto del 14 luglio 1193 tra i consiglieri del podestà dì Firenze. Se l'identificazione fosse possibile, il documento in questione ci consentirebbe anche di fissare il termine ad quem per risolvere il problema della data di morte di Cipriano. Poiché, comunque, mancano conferme all'ipotesi del Davidsohn, appare legittimo ritenere che C. morì negli ultimi anni del sec. XII o, come sostiene il Sarti, nel primo decennio del secolo successivo.
L'attività scientifica di C. si esplicò intomo a tutte le parti del Corpus iuris civilis. Alle glosse, che costituirono il genere letterario più congeniale alla sua analisi del testo giustinianeo, si devono aggiungere alcune distinctiones, unadella quali venne individuata dal Pescatore nel Lat. fol. 408 della Staatsbibliothek di Berlino Ovest. La CollectioChisiana e la Collectio Ugolini, edite nella raccolta di Dissensiones Dominorum dello Haenel, testimoniano inoltre la frequenza, delle sue opinioni in quel genere di dispute dottrinarie. Ma è l'indagine esegetica intorno al Volumen che costituisce il contributo. più rilevante di C. alla scienza giuridica medievale, tanto più che si tratta della parte del Corpus iuris più trascurata ai sudi tempi. Preceduto solo da Imerio nell'indagine intorno agli ultimi tre libri del Codice giustinianeo, C. fu certamente il primo a compilare le cosiddette "autentiche" ai Tres libri. Manifestò inoltre particolare attenzione nei confronti delle Novelle di Giustiniano, di cui utilizzò non solo la raccolta dell'Authenticum, come facevano i suoi contemporanei secondo l'insegnamento di Imerio, ma anche l'altra dell'EpitomeIuliani, ancorché in via sussidiaria.
Nella glossa prima ricordata Ugolino de' Presbiteri accusò C. di aver falsificato, come il giurista pavese Walcausa, le norme dei diritto giustinianeo. È difficile stabilire se si trattasse di un'accusa fondata, tanto più che Accursio, accogliendo nella sua compilazione la glossa di Ugolino, mantenne il nome di Walcausa eliminando quello di Cipriano. Il Savigny manifestò la propria difficoltà nel ritenere infondata la testimonianza di un giurista come Ugolino, di poco posteriore a C. e ritenne che Accursio avesse passato volutamente sotto silenzio il nome del proprio concittadino da cui per di più aveva dovuto talvolta dissentire.
I manoscritti in cui è stata individuata la sigla di C. (Cy., più raramente Cip. cyp., cipri., cipano) offrono un quadro incompleto della sua opera, essendo tutt'ora in corso il censimento dei manoscritti preaccursiani sorto il patrocinio dell'Accademia dei Lincei. L'elenco comprende tuttavia i manoscritti direttamente controllati dalla storiografia giuridica più recente. Glossae ad Digestum Vetus: Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 19; Parigi, Bibliothèque Nationale, Lat. 4450 e 4451; Torino, Biblioteca universitaria, F.II.14, Glossae ad Digestwn Infortiatum: Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 15; Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteits, D'Ablaing 1, ff, 1-150; Città del Vaticano, Bibl. Ap. Vat., Vat. lat. 11157, Glossae ad Digestum Novum:Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 19; Olomouc, Státni Archiv, C.O.273. Glossae ad Codicem:Berlino Ovest, Staatsbibliothek, Lat. fol. 408; Londra, British Library, Harley-5117; Parigi, Bibliothèque Nationale, Lat. 4536, ff. 1-20r; Stuttgart, Württembergische Landesbibliothek, Jur. fol. 71. Glossae ad Institutiones:Bamberg, Staatsbibliothek, Jur. 5; Leipzig, Universitätsbibliothek, 921, ff. 150-186; Milano, Bibl. Ambrosiana, E. 23, ff. 1-63; München, Bayerische Staatsbibliothek, Cod. lat. Mon. 3509, ff. 1-44v; 8095; Parigi, Bibliothèque Nationale, Lat. 4429, ff. 1-38; Lat. 16005; Troyes, Archives départementales de l'Aube, 171; Città del Vaticano, Bibl. Ap. Vat., Pal. lat. 766. Glossae ad Authenticum:Graz, Universitätsbibliothek, 107, ff. 47-134; Leipzig, Universitätsbibl., Haenel 5; München, Bayerische Staatsbibl., Cod. lat. Mon. 3509, ff. 45-199; 6539; Pistoia, Archivio Capitolare, 131, Glossae ad Tres Libros: Londra, British Library, Warley 5117, ff. 200r-239r; Milano, Biblioteca Ambrosiana, S.P. 6/14 n. 5; Parigi, Bibliothèque Nationale, Lat. 4429, ff. 146-188, Lat. 4537 e 4538; Stuttgart, Württembergische Landesbibliothek, Jur. fol. 71, ff. 187v-225v; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, 2130, ff. 193r-234v. Un'opera di C., forse un'Additio alla distinctio diAlberico, Si quis ex litigatoribus, fu individuata dal Seckel nel ms. Chigi E VII 218, f. 64ra, della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Non è possibile, allo stato attuale delle nostre conoscenze, un'esatta valutazione dell'opera di Cipriano. Sulla sua attività scientifica ha pesato a lungo il giudizio di quanti, come il Landsberg, 19 ritennero giurista di secondaria importanza, sulla base di un discutibile metro di giudizio, qual è quello dell'infrequente presenza della sua sigla nella glossa accursiana. Studi più recenti (Torelli) hanno dimostrato che Azzone, recepito, com'è noto, in misura consistente nella glossa, attinse ripetutamente a C. sviluppandone il pensiero e che una delle fonti primarie della glossa alle Institutiones ead altre parti del Volumen fu proprio Cipriano.
Discepolo di Martino lo defini senz'ombra di dubbio il Meijers, ed anche se il Kantorowicz credette di dover attenuare la perentorietà di quel giudizio, è probabile che C. sia più agevolmente ascrivibile alla corrente dei "gosiani". Già il Chiappelli sembrò essere di questa opinione allorché motivava la scarsa frequenza della sigla di C. nella glossa con l'accertata predilezione di Accursio per il pensiero dei seguaci di Bulgaro e con l'utilizzazione, in misura meno evidente ma altrettanto documentabile, di glosse private della loro sigla, di giuristi che facevano in qualche modo riferimento a Martino. Non è comunque privo di significato il fatto che Cino da Pistoia (Lectura in Cod., 5.5.) lo citò quando volle opporre il proprio pensiero alla dottrina dominante nella glossa.
"Philosophus insignis" fu definito (Villani), e non a torto, per il rigore logico e la profondità teorica a cui giunse il suo pensiero (V. Cortese). Anche di recente qualcuna delle sue glosse (ad es. Cod. Lat. Mon. 3509 c. 1v. di Monaco) è stata riconosciuta, per lucidità di impostazione, come il miglior documento del suo tempo su un tema centrale qual è quello della composizione, sul piano formale, della dialettica fra equità e legge.
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