CIOCCHI (Cioci)
Famiglia di artisti attivi a Firenze dal'secolo XVII all'inizio del secolo XIX.
Clemente, figlio di Michele, fu scultore "non del tutto da disprezzarsi" (Gaburri). Il padre era stato "ingegnere dei, Capitani di Parte, molto impiegato dal medesimo [il magistrato di Parte guelfa] per bonofizzo [sic] della città di Firenze, e dello stato" (ibid.). Sposò una Maria, dalla quale ebbe Michele e Giovanni Maria. Morì dopo.il 1658, anno di nascita del figlio Giovanni Maria. Un fratello di Clemente, Giovanni Maria, è ricordato, nei catasti del 1621 e 1649 come pittore, ma non se ne conoscono opere. Un "C. Ciocchi" scalpellino insieme con un Giovanni Desiderio lavorò a S. Agnese in piazza Navona a Roma e ricevette pagamento nel 1656 (J. Garms, Quellen aus dem Archiv Doria-Pamphilj..., Rom-Wien 1972, p. 167 n. 760).
Michele, figlio maggiore di Clemente e padre dell'architetto Giovanni Filippo, fu ingegnere della Parte, come il nonno (Richa, 1754). Secondo il Gaburri egli "faceva il gioielliere con grido, ed era ancor esso bravissimo disegnatore". L'attività di Michele è oggi conosciuta solo attraverso qualche incisione: nel primo volume (1754) delle Chiese fiorentine del Richa, vi sono una sua veduta della chiesa e piazza di S. Croce e una pianta del convento dell'Orbatello; nel terzo vol. (1755) il suo nome appare come di autore della veduta di piazza S. Maria Novella, incisa dal Tarchi, e di quella di ponte S. Trinita, incisa dallo Scacciati. Per ragioni cronologiche non può riferirsi a Michele il documento del 24 dic. 1636 (G. Marchini, Il tesoro del duomo di Prato, Milano 1963, p. 126) secondo il quale Stefano Parigi fece un "modello di legno del disegno di M° Michele del Ciocca" per il coro del duomo.
Giovanni Maria, secondogenito di Clemente, nacque a Firenze, il 23 marzo 1658. Ebbe come maestro nella pittura suo cognato Pier Dandini e, dopo essersi cimentato nel copiare i capolavori delle collezioni granducali, viaggiò per tre anni in Italia settentrionale, studiando e copiando opere d'arte a Venezia, Parma, Modena e in altre città. Infine fece un viaggio di studio nel 1688 a Roma e a Napoli, "nel quali luoghi non mancò di fare per diversi Signori qualche opera di sua propria invenzione", secondo il Gaburri, il quale l'aveva conosciuto. Nel 1705 Giovanni Maria fu eletto tra gli otto professori "festaioli" dell'Accademia dei disegno di Firenze che allestirono una mostra pubblica di opere d'arte nel chiostro della ss. Annunziata in occasione della festa di S. Luca. Un suo dipinto di soggetto non specificato fu esposto alla mostra allestita ivi l'anno seguente. Dipinse ad affresco, ad olio e a tempera "si per le case dei particolari, quanto eziando per le chiese, e in occasione di pubbliche feste" (Gaburri). Affrescò la volta della chiesa delle monache degli Angiolini con un S. Michele arcangelo in gloria e due grandi lunette nella biblioteca del convento dell'Annunziata. Per l'altar maggiore di S. Maria in Campo dipinse una paia oggi sostituita; e per l'altare della testata della nave destra di S. lacopo sopr'Arno un Cristo che appare a s. Antonio abate (databile al 1709 circa). La pala dell'altar maggiore di S. Lucia dei Magnoli con il Martirio della santa può essere datata verso il 1712- 15, quando fu rifatta la cappella maggiore a spese degli Alamanni: essa resta il suo capolavoro e lo rivela come uno dei più abili seguaci di Pier Dandini.
Nel 1715 furono esposti alla mostra della ss. Annunziata un suo ritratto e un quadro con la Storia di Eliodoro. Fuprobabilmente Giovanni Maria uno degli autori dei quadri dipinti nel 1722 per la chiesa di S. Lorenzo a Firenze in occasione della canonizzazione di Pio V, e non Antonio come indicato da D. Moreni (Continuazione delle memorie... della... basilica di S. Lorenzo, II, Firenze 1817, pp.94 s.). Il suo Autoritratto, "maravigliosamente somigliante" (Gaburri), apparteneva al marchese Casalina da. Castiglione: si tratta forse di quello oggi nella collezione degli autoritratti della Galleria degli Uffizi, dove pervenne dalla collez. Pazzi nel 1768 (W. Prinz, Die Sammlung der Selbstbildnisse in den Uffizien, I, Berlin 1971, p. 205; S. Meloni Trkulja, La coll. Pazzi..., in Paragone, XXIX [1978], 343, p. 100). Nel 1724, un anno prima della sua morte, una sua Adorazione dei Magi fu presentata alla mostra dell'Annunziata e il suo nipote ed erede Filippo Maria prestò una testa di Gesù di sua mano alla mostra del 1729.
Giovanni Maria fu poeta e amante della musica; contava amici fra alcune delle personalità più in vista nell'ambiente, culturale di Firenze: lo stesso Gaburri, Anton Maria Salvini, l'avvocato Corsignani e il commediografa Giovanni Battista Fagiuoli. Quando, verso la fine della vita, egli non poteva più dipingere per un peggioramento della vista, si mise a scrivere un libro, La Pittura in Parnaso, che fu pubblicato, pochi mesi dopo la sua morte, nel 1725, e che resta uno dei più interessanti e meno noti documenti della letteratura artistica figrentina dell'epoca.
Il volume, uscito dalla tipografia di Mchele Nestenus, a Firenze, reca una dedica al marchese Neri Guadagni, e nella premessa l'autore racconta di avere scartato un primo progetto di compilare le vite dei pittori moderni e pure quello, suggerito dagli amici, di un trattato sulla presunta superiorità della pittura degli antichi greci sopra quella moderna. Volendo ad ogni modo scrivere della pittura, egli scelte infine di riprendere il tema del paragone fra pittura e scultura in leggera polemica col Borghini, ambientando il dialogo nella finzione, del tutto settecentesca, di una visita della Pittura in Parnaso per perorare a suo favore contro la Scultura davanti al tribunale di Apollo. Pur ripetendo in parte gli argomenti convenzionali su pregi e difetti delle due arti sorelle, vi si trovano tuttavia acute osservazioni su una grande varietà dì temi, che vanno dal decoro delle r"ppresentazioni sacre ad apprezzamenti per i "primi tivì" e i manieristi fiorentini. L'autore emerge come figura bonaria e colta, non scevro però di bacchettoneria e campanilismo. La prosa è sciolta e cordiale, quasi "un discorso familiare... e simile appunto a quel che puote avere un Pittore", come l'autore stesso la definisce.
Giovanni Maria morì a Firenze il 29 luglio 1725, pochi giorni dopo aver finito il suo libro. Fu seppellito a S. Lorenzo, la sua parrocchia; non ebbe figli, e lasciò erede la Compagnia dei Malani e suo nipote Giovanni Filippo.
Giovanni Filippo, figlio di Michele, nacque a Firenze nel 1695. Studiò disegno con Pier Dandini, oltre che architettura civile e militare.
La prima e più importante opera di Giovanni Filippo come architetto fu il complesso del nuovo convento delle cappuccine in via.de' Malcontenti a Firenze.
Costruito per la munificenza di Anton Francesco Boddi a partire dal 1720, esso fu ultimato nel 1724 e le suore vi entrarono nel marzo dell'anno seguente. La fabbrica, adibita a caserma nel 1880 e poi completamente rimaneggiata, comprendeva chiostro, dormitorio, refettorio e officine. Per l'obbligo di povertà delle monache, la chiesa, di semplice pianta con tre cappelle, ebbe colonne e architravi di legno.
Risale a questa prima fase della sua attività anche il disegno del campanile di S. Maria degli Angeli (circa 1720); di una bizzarra sagoma tardobarocca. Nel 1729 Giovanni Filippo fu eletto tra gli otto professori "festaioli" dell'Accademia dei disegno (Borroni Salvadori, 1974, p. 27 nota 115), che allestirono la mostra pubblica di opere d'arte nel chiostro della ss. Annunziata in occasione delle festività di S. Luca; fu anche nell'elenco dei prestatori, avendovi dato la testa di Gesù di suo zio Giovanni Maria e un dipinto del suo maestro Pier Dandini. Nel 1730 per il senatore Carlo Ginori disegnò il catasto, cabreo (conservato nell'archivio, Ginori Lisci a Firenze: v. L. Ginori, Old properties of a Florentine family, in Apollo, CV [1977], 1179, p. 38).
Come ingegnere della Parte guelfa Giovanni Filippo era impiegato nella soprintendenza dei fiumi ed era visitatore e custode degli Appennini. In tale veste egli visitò il monte della Pania in Garfagnana nel 1729 e ne incise la veduta di una caverna, che fu pubblicata nel volume di L. Ximenes, De Fontium Origine... (Florentiae 1747). Nel 1738 entrò a far parte. del magistrato degli Otto. Nell'anno seguente fece il disegno e curò l'allestimento di un .arco trionfale eretto dalla comunità ebraica di Firenze in occasione dell'entrata di Francesco di Lorena nella città (Borroni Salvadori, 1976).
Del 1739 sono pure l'incisione con una veduta di Firenze da Montughi e il disegno per le iniziali'figurate "N" e "T" (queste incise da G. B. Papini e da B. S. Sgrilli) per il volume di G. I. Rossi, La Libreria Mediceo-Laurenziana (Firenze 1739), che furono ristampate a Firenze nel 1755 nella Scelta d'architettura di F. Ruggieri. Dal commento alla serie di progetti incisi da Alessandro Dori per la nuova Biblioteca Marucelliana (Disegni dimostrativi... della Libreria Marucelli da erigersi in Firenze, Roma 1748), sembra che Giovanni Filippo avesse pure presentato un progetto, che non fu accettato.
Dalle incisioni della pianta e degli alzati della nuova cappella delle Reliquie nella chiesa del convento di Vallombrosa, ultimata nel 1757, risulta che Giovanni Filippo ne fu architetto (G. Brocchi, Vita del. B. Michele Flammini, Firenze 1761, p. 340). La sontuosa cappella ottagonale, fiancheggiata da atrio e coro, nella navata sinistra della chiesa, documenta il gusto della maturità del maestro, di un aulico tardo barocco, analogo a quello caratteristico dei progetti di Zanobi del Rosso nella seconda metà del secolo.
Le ultime opere documentate di Giovanni Filippo sono nella ss. Annunziata di Firenze.
Vi eseguì l'arredo della cappella di S. Giuliana Falconieri nel transetto di destra, avviato nel 1760 per volere di Orazio Falconieri sui disegni di Ferdinando Fuga mandati da Roma: spettò all'architetio fiorentino di realizzarli. Nel 1766, un anno prima di ultimare il complesso, Giovanni Filippo compì il rimaneggiamento dell'antica sacrestia della chiesa per volere del padre Raimondo Adami, riducendola ad un semplice vano, che fu affreacato con architetture di G. Giarré e foderato di mobili disegnati da fra' Andrea Casciani (Thieme-Becker).
Giovanni Filippo morì verso il 1770 in povertà. Dal matrimonio con Caterina Dogi, morta già nel 1725, gli era nata una figlia, Vittoria, che morì nel 1751.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Laurenziana, Mss. Ashb. 1035: P. Ticciati, Notizie dell'Accad. di disegno della città di Firenze, cc. 72r, 73v (per Giovanni Maria e Giovanni Filippo); Ibid., Bibl. nazionale, Mss. Pal. E.B.9.5.: F. M. N. Gaburri, Vite di pittori [1719-41], III, cc. 1408 s. (per Clemente, Michele e Giovanni Maria); G. Richa, Notizie istor. delle chiese fiorentine, I, Firenze 1754, p. 299 (per Michele); II, ibid. 1755, p. 206 (per Giovanni Filippo); III, ibid. 1755, p. 86 (per Mich. e Giov. Filippo); VIII, ibid. 1759, p. 174 (per Giovanni Filippo); X, ibid. 1762, p. 340 (per Giovanni Maria); O. Marrini, Serie di ritratti dicelebri pittori dipinti di propria mano..., I, 2, Firenze 1764, pp. XIII s. (per Giovanni Maria); C. F. von Heinecken, Nachrichten von Künstlern..., I, Leipzig 1768, p. 432 (per Giov. Filippo); D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 334 (per Giovanni Filippo); P. Zani, Encicl. metod. ... delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 209; L. Biadi, Notizie sulle antichefabbriche di Firenze non terminate, Firenze 1824, pp. 81 (per Giovanni Filippo), 105 (Giovanni Battista invece che Giovanni Filippo); G. Campori, Mem. biogr. degli scultori, architetti, pittori... natividi Carrara, Modena 1873, p. 302 (per Giovanni Filippo); P. Tonnini, Il santuario della SantissimaAnnunziata di Firenze, Firenze 1876, pp. 146, 195(per Giovanni Filippo); G. Boffito-A. Mori, Piante e vedute di Firenze, Firenze 1926, pp. 82, 85 s. (per Giovanni Filippo); W. e E. Paatz, DieKirchen von Florenz, I-IV, Frankfurt am Main 1940-52, ad Indicem; S. Jacopo sopr'Arno, Firenze 1970 (per Giovanni Maria); F. Borroni Salvadori, Le esposiz., d'arte a Firenze dal 1674al 1767, in Mitteil. des Kunsthist. Instit. in Florenz, XVIII, (1974), 1, pp. 27 n. 115 (per Giov. Fil.), 76, 142 (per Giov. Maria); Id., F. M. N. Gaburrie gli artisti contemp., in Annali della Scuola norm. superiore di Pisa, IV(1974), 4, pp. 1528, 1533 (per Giovanni Maria), 1503 (per Giovanni Filippo); Id., Cerimonie e feste ... sotto i Lorena in Studi... in on. di F. Barberi, Roma 1976, p. 122 e n. 6 (per Giovanni Filippo); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 611 s.