ciclo economico, teoria del
Teoria che studia le determinanti delle oscillazioni del Prodotto Interno Lordo (PIL). La letteratura sull’alternarsi di ‘prosperità’ e ‘depressione’ è sterminata e già i classici, in particolare W.S. Jevons e K. Marx, si erano occupati di questo tema. Nella letteratura successiva emersero come particolarmente significativi i contributi di J.G.K. Wicksell e J.A. Schumpeter. Dopo la pubblicazione di The general theory of employment, interest and money (1936) di J.M. Keynes, si sono confrontati due approcci che si possono definire del ciclo endogeno e impulso-propagazione. Secondo il primo orientamento, l’andamento oscillatorio del PIL è una caratteristica intrinseca delle economie di mercato. Pertanto, i modelli macro-dinamici devono essere in grado di determinare endogenamente una traiettoria oscillatoria del PIL. Secondo l’approccio impulso-propagazione, invece, le economie di mercato convergono verso uno stato stazionario del PIL. Il c., pertanto, è la conseguenza di un impulso, ossia una perturbazione dello stato stazionario dovuta a uno shock (➔) esogeno (di natura stocastica), i cui effetti si propagano nell’economia e permangono nel tempo (➔ persistenza) a causa del meccanismo di propagazione dello shock stesso. In questa ottica, l’andamento oscillatorio del PIL è caratterizzabile più precisamente come una fluttuazione (➔ fluttuazione economica).
Basati sull’interazione tra moltiplicatore e acceleratore, i primi modelli di ciclo endogeno (di matrice keynesiana) vennero proposti da P.A. Samuelson e J.R. Hicks. In essi, il livello del PIL è un multiplo del livello degli investimenti (ossia della spesa in macchinari e attrezzature delle imprese), che sono proporzionali alla variazione del reddito verificatasi in passato. Quando il PIL è in fase espansiva, gli investimenti delle imprese aumentano – via acceleratore – perché le aziende devono adeguare lo stock di capitale fisico all’incremento della domanda di beni. L’aumento degli investimenti, a sua volta, dà luogo a una crescita successiva del reddito – via moltiplicatore – perchè l’evoluzione della domanda fa salire la produzione aggregata. Si ha quindi un meccanismo auto-propulsivo che sostiene l’espansione e funziona in direzione opposta, quando il PIL è in fase discendente.
Il punto di svolta superiore (rispettivamente, inferiore) del ciclo può essere determinato imponendo una barriera superiore o ‘tetto’ (inferiore o ‘pavimento’) alla espansione (contrazione) del PIL, per es., il PIL di piena occupazione (un livello minimo di PIL). I punti di svolta possono essere, invece, determinati endogenamente in modelli macro-dinamici, come quello di Samuelson, in cui il PIL del periodo corrente (t) dipende dalla variazione del consumo tra il periodo t e il periodo t−1 e, siccome il consumo corrente dipende dal reddito passato, la variazione del consumo fra t e t−1 deriva dalla variazione del PIL fra t−1 e t−2. Di conseguenza, il PIL del periodo t è funzione del PIL del periodo t−1 e del periodo t−2. La presenza di ritardi di primo e secondo ordine genera endogenamente, sotto opportune condizioni, una dinamica oscillatoria e autosostenuta del PIL. In questo ambito anche i punti di svolta sono determinati endogenamente.
Negli anni 1970, i modelli impulso-propagazione hanno soppiantato quelli di ciclo endogeno. Nell’impostazione monetarista di M. Friedman, per es., uno shock monetario (provocato dalla banca centrale) genera una sorpresa di prezzo (ossia un tasso di inflazione superiore al previsto), che fa aumentare il PIL al di sopra del livello potenziale (o ‘naturale’). Questo impulso si propaga e persiste perché gli agenti economici hanno aspettative adattive (➔ aspettativa) e quindi continuano a commettere errori di previsione sistematici, sebbene di un ordine di grandezza decrescente nel tempo. Solo nel ‘lungo periodo’ l’errore di previsione viene eliminato e il sistema si assesta di nuovo nella posizione di equilibrio ‘naturale’.
Con le ricerche di R. Lucas e T.J. Sargent, scompare il meccanismo di propagazione dovuto agli errori sistematici. Nei modelli macro-dinamici con aspettative razionali, quindi, l’impulso iniziale dovuto a uno shock monetario viene accoppiato a un meccanismo di propagazione, basato su errori di percezione temporanei circa la natura delle variazioni di prezzo innescate dallo shock e sui costi di aggiustamento sul mercato del lavoro. Una variante dei modelli con aspettative razionali è quella del modello di ciclo economico reale (F. Kydland, E.C. Prescott), nel quale l’impulso non deriva da uno shock monetario, ma da uno shock tecnologico, ossia uno shock alla produttività dei fattori di produzione (➔ ciclo economico reale, teoria del). L’accumulazione del capitale fisico da parte delle imprese fornisce il meccanismo di propagazione. Nei modelli di ciclo economico reale, quindi, la moneta e la politica monetaria sono completamente passivi.