chimica farmaceutica
Disciplina che studia su basi chimiche i farmaci, in rapporto a problemi biologici, tecnologici e medici. Il campo della c. f. riguarda pertanto: progettazione e sintesi di farmaci, studi metabolici, interpretazione del meccanismo d’azione e relazioni fra struttura e attività anche per gruppi omogenei di composti. Le tecniche di sintesi chimica delle sostanze farmacologicamente attive hanno preso il sopravvento, negli ultimi decenni del 20° sec., su quelle di purificazione delle sostanze naturali per prepararne farmaci. La conoscenza di tecniche ricombinatorie (per i farmaci a DNA ricombinante) e le applicazioni della biologia molecolare sono nuovi aspetti della c. f., più propr. appartenenti alla farmacogenomica (➔).
La moderna farmacologia si basa essenzialmente sul sistema recettoriale: i ricercatori nel campo della c. f. studiano le proprietà di piccole molecole organiche e di peptidi, in relazione ai rispettivi recettori o alle proprietà biochimiche di sistemi viventi. Le interazioni farmacorecettore e i legami chimici coinvolti (affinità recettoriali, dissociazione farmaco-recettore, ecc.), lo studio degli agonisti puri e parziali e degli antagonisti competitivi e non, sono alcuni aspetti di frontiera che competono a questa disciplina. Un altro campo in via di sviluppo è quello dei cosiddetti carriers, molecole che servono per il trasporto dei farmaci veicolandoli al recettore.
La c. f. svolge la sua attività essenzialmente in 4 tappe: invenzione, progettazione, identificazione e caratterizzazione chimico-fisica di composti biologicamente attivi; sintesi chimica delle sostanze; valutazione in vitro delle proprietà biochimiche del farmaco su diversi sistemi recettoriali, utilizzando a questo scopo modelli di sistemi enzimatici catalitici o cloni specifici di cellule che servono a riprodurre nel modo più fedele possibile i tessuti bersaglio; studio della farmacocinetica (➔), aspetto fondamentale per l’applicazione terapeutica dei farmaci.