TARUFFI, Cesare
– Nacque a Bologna il 27 marzo 1821 da Gaetano, avvocato di nobile famiglia cittadina, e dalla marchesa Amalia Bevilacqua di Ferrara.
Dopo aver compiuto gli studi classici, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia di Bologna dove conseguì la laurea in chirurgia il 26 giugno 1842 e successivamente, il 25 giugno 1844, quella in medicina. Conformemente all’ordinamento scolastico pontificio in vigore a quel tempo, ottenne l’abilitazione al libero esercizio della chirurgia nel 1844 e a quello della medicina nel 1846. Il 4 novembre 1842 venne nominato proassistente nell’ospedale del Ricovero di mendicità, mentre il 7 dicembre 1844 assunse la qualifica di assistente sempre nel medesimo nosocomio, incarico che gli fu riconfermato sino al 1848. A fianco di Francesco Rizzoli (1809-1880), primario chirurgo, coltivò con predilezione questa disciplina, pubblicando una serie di lavori a commento dell’opera chirurgica del maestro.
Con lo scoppio dei moti del 1848 Taruffi fu nominato medico chirurgo del primo battaglione mobile civico, destinato alle operazioni militari nel Veneto contro gli austriaci; successivamente, sino al gennaio del 1849 prestò la sua opera nell’ospedale di Venezia, per poi essere nominato, dal ministero della Guerra della Repubblica Romana, in data 1° giugno 1849, chirurgo maggiore della legione bolognese.
Dopo la caduta di Roma, grazie a un salvacondotto rilasciato dall’esercito francese, poté lasciare la città e ritornare a Bologna, dove attese all’esercizio della professione, stringendo, nel contempo, amicizia con uomini politici e scienziati eminenti, anche in esilio, quali Giovanbattista Ercolani. Tra i lavori pubblicati in quel decennio merita essere ricordata la Monografia sul reumatismo (in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 4, 1855, vol. 152, pp. 66-110, 347-381, 449-513; vol. 153, pp. 5-36, 449-489; 1856, vol. 155, pp. 36-73, 281-326).
Insieme a Giovanni Brugnoli (1814-1894) e ad Alfonso Corradi (1833-1892) nel 1858 diede vita a un’importante rivista, la Bibliografia italiana delle scienze mediche, che si proponeva di far conoscere quanto gli studiosi italiani pubblicavano. Ogni fascicolo conteneva una ‘rivista bibliografica’, nella quale si presentavano opere o importanti memorie corredate da un’analisi critica, cui seguiva ‘un bollettino bibliografico’ con brevi riassunti sulle pubblicazioni di minor interesse. È probabile che l’idea di questa pubblicazione che, purtroppo, ebbe breve vita, editandosi per soli due anni (1858 e 1859), fosse stimolata dalla ricchissima biblioteca della Società medica chirurgica di Bologna, di cui Taruffi era socio dal 1851. Con la riforma degli studi, voluta dal governo provvisorio delle Romagne, furono istituiti nuovi insegnamenti nella facoltà di medicina e chirurgia di Bologna, fra cui quello di anatomia patologica. Con decreto del 25 ottobre 1859 Taruffi fu incaricato dell’insegnamento della disciplina, che mantenne sino alla quiescenza nel 1893. I suoi detrattori asserirono che la cattedra fosse a lui assegnata più per meriti patriottici che per meriti scientifici, ma furono ben presto smentiti dallo zelo con cui curò l’attività didattica e scientifica.
Fin dall’inizio del suo insegnamento, Taruffi seppe precorrere i tempi rispetto agli ambienti medici contemporanei ancora legati alla pura anatomia patologica macroscopica di ispirazione morgagnana. Egli dimostrò di essere un esperto cultore dell’uso del microscopio e profondo conoscitore della patologia cellulare, la nuova e rivoluzionaria impostazione scientifica nata in Germania con le scoperte di Robert Remak e di Rudolf Virchow (v. Intorno l’insegnamento della notomia patologica, in Bullettino delle scienze mediche, s. 4, 1863, vol. 19, pp. 3-20).
A scopo didattico accrebbe il già cospicuo patrimonio del Museo anatomopatologico creato da Antonio Alessandrini (1786-1861), anche grazie alla donazione di Francesco Rizzoli di numerosi preparati, per lo più ostetrici, e di quelli provenienti dal gabinetto di anatomia patologica della Società medica chirurgica di Bologna, che aveva cessato di esistere negli anni immediatamente successivi l’Unità d’Italia. Le sue lezioni, senza alcuna enfasi retorica, riuscivano pratiche e utili agli studenti, che assiduamente frequentavano il suo corso di due anni, durante i quali tracciava tutta l’anatomia patologica normale e speciale, comprese le patologie derivate da parassiti animali e vegetali, che solo in quegli anni cominciavano ad avere un loro inquadramento nosologico. Un suo allievo, Cesare Trebbi, le raccolse in un apprezzato volume Compendio di anatomia patologica generale (Bologna 1870).
Probabilmente la richiesta da parte di Alfonso Corradi (1833-1892), Giulio Bizzozzero (1846-1901) e Paolo Mantegazza (1831-1901) di collaborare a un Dizionario delle scienze mediche con le voci dedicate alla teratologia, lo indusse ad approfondire l’argomento con un primo articolo sugli anidei (mostri, secondo la terminologia di Isidore Geoffroy Saint-Hilaire, 1805-1861, che mancano della forma specifica degli embrioni o dei feti e che presentano una struttura organica più semplice), poi con due studi magistrali Sulle ernie congenite del capo (in Rivista clinica di Bologna, s. 2, III (1873), pp. 68-82, 101-111, 225-238) e Sulle malattie congenite e sulle anomalie del cuore (in Memorie della Società medica chirurgica di Bologna, 1875, vol. 8, pp. 3-323) e, infine, le due monografie sulla Microsomia (in Rivista clinica di Bologna, s. 2, VIII (1878), pp. 33-56, 65-79) e sulla Macrosomia (in Annali universali di medicina e chirurgia, 1879, vol. 247, n. 742, pp. 339-388, 425-467, 544-583; vol. 249, n. 745, pp. 45-80).
Taruffi pose quindi mano alla sua opera fondamentale, in otto volumi, Storia della teratologia (Bologna 1881-1894), che venne interamente da lui scritta a eccezione del capitolo sulla trasposizione viscerale a firma di Giovanni Martinotti (1857-1928) e quello sulle anomalie dell’orecchio esterno scritto da Giuseppe Gradenigo (1859-1926).
Sebbene sul titolo dell’opera si sia equivocato, Taruffi stesso avvertì che non aveva voluto scrivere la storia della teratologia, ma un trattato di teratologia nel quale le parti storica e bibliografica erano ampiamente svolte. Tutta la teratologia generale e speciale è esposta, a eccezione delle anomalie degli organi interni: l’autore aveva già raccolto i documenti anche per questa parte, ma prevedendo che l’età inoltrata non gli avrebbe concesso di portare a termine l’impresa, lasciò alla Biblioteca Universitaria di Bologna tutte le schede relative.
Contemporaneamente alla stesura di questo colossale trattato, Taruffi pubblicò sull’organo della Società medica chirurgica di Bologna, il Bullettino delle scienze mediche, e sulle Memorie della R. Accademia delle scienze di Bologna una serie di articoli di approfondimento di determinati temi inerenti il suo campo di studio. Affrontò inoltre altre tematiche che in qualche modo potevano correlarsi agli studi sulle anomalie dello sviluppo, come quelli sul cretinismo (Studi sintomatici ed antropometrici sul cretinismo in Valle d’Aosta, in Memorie della R. Accademia delle scienze di Bologna, s. 4, 1882, t. 4, pp. 159-187; Studi fatti e da farsi intorno al cretinismo, in Annali universali di medicina e chirurgia, 1883, vol. 263, pp. 281-327, vol. 265, pp. 489-522; Intorno ad un idiota cretinoide, in Memorie della R. Accademia delle scienze di Bologna, s. 4, 1883, t. 5, pp. 251-272) o quelli sull’ermafroditismo (L’ermafroditismo, ibid., s. 5, 1897, t. 7, pp. 697-759; L’ermafroditismo clinico, ibid., 1899-1900, t. 8, pp. 415-455, 1901-1902, t. 9, pp. 303-369).
Socio di numerose società e accademie scientifiche, fu presidente della Società medica chirurgica di Bologna nel 1886 e per il biennio 1897-98 e presidente dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna dal 1900 alla morte.
Morì a Bologna l’8 luglio 1902.
Fonti e Bibl.: G. Martinotti, C. T., in Anatomischer anzeiger, 1902, vol. 21, pp. 535-558; Id., C. T., in Beiträge zur pathologischen anatomie und zur allgemeinen pathologie, 1902, vol. 32, pp. IX-XVI; L. Mazzotti, Necrologia del prof. C. T., in Bullettino delle scienze mediche, s. 8, LXXIV (1903), pp. 5-22; P. Scarani, C. T.: un teratologo dimenticato, in The neuroradiology journal, 2003, vol. 16, pp. 333-338; P. Scarani - V. Eusebi, Dalla luna nuova al plenilunio: l’anatomia patologica bolognese dal Cinquecento ad Armando Businco, in Pathologica, 2009, vol. 101, pp. 64-75; C. Mancini et al., C. T. and acromegaly: the story of a discovery never made, in Italian Journal of anatomy and embryology, 2015, vol. 120, n. 1 ( supplement), p. 43.