RAZZABONI, Cesare
– Nacque il 19 maggio 1827 a San Felice sul Panaro da Antonio e Anna Frigieri.
Ammesso alla Scuola dei cadetti matematici pionieri di Modena, conseguì nel 1848 il titolo di ingegnere teorico. Iniziò così una attività architettonica condotta in parte come collaboratore di Cesare Costa, in parte autonomamente. Nel 1849 ottenne la laurea fisico-matematica presso la Università di Modena. Sostituto di cosmografia e trigonometria sferica e sferoidica (1851), professore di idraulica sublime razionale e pratica (1857), fu nominato professore ordinario di meccanica razionale nel novembre 1866. Fu incaricato nel 1871 degli insegnamenti di idraulica pratica e di meccanica razionale presso l’Università di Roma e nominato professore di meccanica razionale e incaricato di idraulica nel 1872.
La prima nota scientifica fu Sugli efflussi dei liquidi [...] – in Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena, 1861, t. 3, pp. 101-112 –, in cui si studiavano gli efflussi di liquidi da recipienti nei quali affluisce un volume d’acqua, costante nel tempo, diverso da quello erogato dalla luce. Si esaminavano problemi specifici, secondo la grandezza e figura della luce, libera o soggetta a rigurgito; questi portavano alla ricerca di soluzioni per equazioni algebriche e trascendenti per lo più risolubili solo per via approssimata. È di questo periodo l’unico lavoro di Razzaboni di argomento non idraulico: Le formule della parallasse annua e della aberrazione della luce dedotte immediatamente da quelle della parallasse astronomica (ibid.,1868, t. 9, pp. 3-13). Nell’Elogio di Domenico Guglielmini (in Effemeride della Pubblica Istruzione, II (1861), n. 37, pp. 616-21) Razzaboni illustrò la personalità scientifica e umana di Guglielmini, con particolare attenzione agli studi idraulici. Esaminando il Trattato della natura de’ fiumi, affermò «essere stato Guglielmini, rispetto alla scienza dei fiumi, ciò che il Galileo fu, rispetto alla filosofia ed alla meccanica». Nel 1869 pubblicò a Modena l’elogio di Stefano Marianini, da cui emergeva il proprio interesse per l’elettrologia e la sua storia.
Nell’ottobre 1873 il ministro dell'Istruzione Pubblica Antonio Scialoja trasferì Eugenio Beltrami dalla cattedra di meccanica razionale di Bologna a quella di Roma e Razzaboni da Roma a Bologna. La perdita di Beltrami per Bologna era mitigata dal fatto che vi si trasferiva Razzaboni, che aveva insegnato a Roma «con successo veramente splendido» (lettera di A. Scialoja al rettore dell'Università di Bologna, 20 ott. 1873, Bologna, Archivio storico dell'Università, f. Eugenio Beltrami). Inviato nuovamente a Roma dal 1874 al 1876, per decisione del nuovo ministro, alla fine del 1876 questi tornò definitivamente a Bologna come titolare di calcolo infinitesimale, con l’incarico di preparare la definitiva costituzione della Scuola. Nella nota lincea del 1873, Nota sopra un molinello [...] (in Atti della R. Accademia dei Lincei, XXVI (1872-73, pp. 512-516) Razzaboni illustrò una modificazione al molinello idrometrico di Woltmann, proponendo per i reometri l’uso di un apparecchio elettrico analogo a quelli usati negli anemometrografi. Propose un altro molinello nel 1879, derivato dal reometro di Robinson, per approdare a una versione ben collaudata, semplice di costruzione e facile da tarare (Sopra alcune modificazioni [...], in Memorie della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, s. 4, 1887, t. 8, pp. 597-609).
Dall’1 novembre 1877 fu professore di idraulica pratica presso la Scuola di applicazione di Bologna e direttore della stessa. La costituzione del gabinetto d’idraulica con sala d’esperienze di più di 90 m2 e vasca a 4,3 metri d’altezza larga 1 metro e lunga 6,2 (su antica ispirazione di Giovanni Battista Venturi) permise a Razzaboni di sviluppare ricerche di idraulica sperimentale. Nel periodo bolognese, la sua ricerca si fece più intensa e pubblicò più di quindici lavori scientifici.
Nella nota Sul modo di dedurre [...] (ibid., pp. 41-8) applicava la condizione del moto lineare di Daniel Bernoulli alle equazioni generali del moto di particolari fluidi e determinava equazioni che possono avere, in interessanti casi, utilità nell’idraulica applicata. Diversi altri lavori trattavano essenzialmente di teoria degli efflussi e di moto dell’acqua negli alvei. Con le cinque note pubblicate con il titolo Risultato di esperienze idrometriche sopra tubi addizionali conici divergenti (ibid., dal 1886 al 1891) Razzaboni colmava una lacuna relativa allo studio degli efflussi in grossa parete nel caso dei tubi di forma conica divergente. Le sperimentazioni furono svolte nel laboratorio di idraulica. Le formule empiriche determinate si discostarono notevolmente da quelle teoriche, basate sull’ipotesi del moto lineare del liquido. Si stabilì che le portate crescevano con la lunghezza dei tubi e col loro diametro. Esperienze ripetute per tubi continui o discontinui mostrarono che la portata dei secondi si ottiene da quella dei primi corrispondenti, limitatamente ai casi considerati, moltiplicando per il numero 0,64.
In tutta la sua produzione scientifica Razzaboni mantenne uno stile conciso e asciutto; si dimostrò attento alle ricerche contemporanee, pur rendendo omaggio ai risultati raggiunti nel passato da Benedetto Castelli, Evangelista Torricelli, Domenico Guglielmini, Giovanni Battista Venturi, che aveva ben assimilato. Fu autore di un Corso di trigonometria sferica e cosmografia per l’ anno accademico 1856-7 (Modena). Noto come docente chiaro e scrupoloso, fu assai stimato dai suoi studenti. Nell’impostazione dei suoi corsi a Bologna si può riconoscere l’influenza degli Elementi di Giuseppe Venturoli.
La vita professionale di Razzaboni fu intensa, strettamente congiunta a quella politica. Fu membro di vari consigli politici e di numerosissime commissioni, generalmente di carattere tecnico. Fu membro del Consiglio provinciale di Modena dal 1861 al 1893, per il circondario di Mirandola. Deputato nella XIII legislatura, nel 1880 e nel 1886 fu eletto rispettivamente alla XIV e XVI legislatura; la Camera non ratificò l’elezione per questioni di incompatibilità. Nel 1879, durante il suo mandato parlamentare, si verificò la disastrosa rotta del Po presso Borgofranco (Mantova) con gravissimi danni anche alle zone del modenese da lui rappresentate. Razzaboni fu membro della Commissione parlamentare presieduta dal senatore Francesco Borgatti per la distribuzione dei sussidi ai danneggiati dal Po e dall’Etna. In tale veste controllò direttamente sul terreno la situazione da Pavia a Catania. Quale relatore della sottocommissione Massarani - Mangilli - Razzaboni suggerì, a evitare nuovi gravi danni, l’immissione del Panaro in Cavamento presso Finale (liberando Finale dal pericolo di gravi allagamenti), la conseguente possibilità della bonifica del cavo Burana (portando in definitiva acque della zona sinistra del Panaro nel Po di Volano), la attuazione del canale Masi, già considerato positivamente anche da Pietro Paleocapa, Domenico Turazza, Elia Lombardini con scopi di bonifica e irrigazione. Come consigliere provinciale fu membro della commissione idraulica nel 1863 e 1864 e favorevole alla pubblicazione della carta geologica della provincia; nel 1880 ricoprì con successo la carica di relatore della commissione sulla sistemazione del servizio meteorico e sull’impianto dell'osservatorio-asilo sul Cimone (28 stazioni di cui 11 pluviometriche, 17 termo-pluviometriche). Dall’anno della sua prima elezione, il 1861, fino alla morte, fu membro delle commissioni per la revisione dei conti della deputazione provinciale.
Con l’unificazione l’Italia ereditava un sistema catastale antiquato e complesso. Il lavoro di Razzaboni per il catasto modenese lo portò a un proficuo contatto con il ministro delle Finanze Agostino Magliani. Approvato il regolamento per il catasto, Razzaboni fu nominato direttore dei lavori catastali modenesi. Preparò, a tal fine, vari giovani ingegneri che poi si sparsero per la penisola a svolgere lavori catastali; in tali rilevamenti, utilizzò il metodo tacheometrico, adottato poi su scala nazionale. Tale attività, anche per le sue naturali implicazioni politiche e fiscali, fu al centro di varie polemiche. Le esperienze in campo locale furono assai utili per i suggerimenti che Razzaboni diede alla formulazione della legge 3682 dell’1 marzo 1886 e il conseguente riordinamento della imposta fondiaria. I lavori per il catasto modenese furono in qualche modo propedeutici al progetto nazionale di perequazione fondiaria. Razzaboni rifiutò la presidenza della giunta superiore del Catasto, ma ne fu attivo consigliere; degna di nota è una accurata relazione della commissione per il censimento di alcune provincie venete e di Forlì, presentata da Razzaboni con Francesco Brioschi e Vincenzo Soldati. Fu socio della R. Accademia di scienze, lettere e arti in Modena, della R. Accademia dei Lincei, della Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna.
Morì a Bologna il 28 luglio 1893.
Fonti e Bibl.: F. Cavani, Elogio storico del prof. C. R., Bologna 1899; A. Muggia, Parole dette a nome degli ingegneri laureati nella scuola per la inaugurazione del ricordo marmoreo dedicato al prof. C. R., Bologna 1899; G. C. Calcagno, La Scuola per gli ingegneri dell'Università di Bologna tra Otto e Novecento, in Annali di storia delle Università italiane, 1997, vol. 1, pp. 149-163.