BIXIO, Cesare Leopoldo
Nato a Genova il 19 apr. 1799 o, secondo altra fonte, il 15 sett. 1800, da Felice e da Maria Brusco, studiò al collegio imperiale, poi reale, e frequentò la facoltà di giurisprudenza nella università genovese, dove il 29 febbraio 1820 tenne l'orazione funebre per il professore di pandette Andrea Solari (stampata a Torino nello stesso anno). Conseguita la laurea nell'agosto 1825, esercitò la professione forense, lavorando presso lo studio dell'avv. Perazzo.
Vicino al fervido ambiente giovanile in cui Mazzini fece le prime prove politiche e giornalistiche, collaborò all'Indicatore genovese con una recensione alle Lettres sur la profession d'avocat (Paris 1818) dell'avvocato Camus, (6 sett. 1828). Affiliatosi alla carboneria, compì viaggi in Lombardia e in Toscana e frequentò, con Mazzini, il centro della vendita genovese, in casa del gran maestro Raimondo Doria. Arrestato, per il tradimento di costui, il 13 nov. 1830 insieme con Mazzini, A. F. Passano, P. Torre, A. Doria, N. Gervasoni, G. Morelli e Costa, fu recluso nella fortezza di Gavi.
Abile e dignitoso negli interrogatori, negando l'esistenza d'una congiura e spiegando i rapporti con i correi come occasionali incontri di natura professionale, riuscì a persuadere la commissione investigatrice; questa invero, composta dai magistrati G. Borio e G. A. Bromo, si comportò in modo corretto e pacato, o addirittura con una benevole trascuratezza, rinunciando a confronti e perizie, anche per le miti istruzioni del re Carlo Felice. Così la relazione finale, avente valore di sentenza, in data 9 genn. 1831, lo scagionò ed assolse: tanta indulgenza è stata perfino attribuita a qualche segreta influenza carbonara sulla magistratura.
Non risulta che il B. in seguito abbia aderito alla Giovine Italia, ma fu in contatto con ambienti patriottici, in particolare frequentando il salotto di Adele Zoagli Mameli, madre di Goffredo. Entrato in rapporti con l'editore G. P. Vieusseux, fu uno dei pochi collaboratori genovesi dell'Archivio storico italiano, e l'unico che vi abbia pubblicato una fonte inedita riguardante la città ligure, la Congiura di G. C. Vacchero descritta da Gian Raffaele Della Torre (Arch. stor. ital., III [1846], app., pp. 547-640), preceduta da un'introduzione.
Interessato alla storia della sua città e della sua regione, collaborò anche alla pubblicazione di L. Grillo, Elogi di Liguri illustri (I e II, Genova 1846; III, Torino 1846). Ricordiamo inoltre i due inni Marco Polo e Ai vincitori e liberi Lombardi, pubblicati a Genova rispettivamente nel 1847 e 1848.
Evolvendosi la situazione politica nello Stato sabaudo, partecipò nel 1847 ad attività patriottiche e divenne presidente del Circolo nazionale, costituito a Genova nel gennaio 1848. Nella consultazione politica del 27-28 apr. 1848 fu eletto deputato al primo parlamento subalpino nel IV collegio di Genova, superando nel ballottaggio V. Gioberti. Presentò il progetto di legge per l'espulsione dei gesuiti e di altri ordini religiosi, approvato dalla camera il 21 luglio 1848, e due progetti per la sua città: uno riguardante lavori portuali, l'altro la demolizione dei forti di Castelletto e San Giorgio, approvato dopo lunga discussione il 27 luglio.
Tale demolizione, chiesta a gran voce dalle correnti radicali genovesi, che consideravano i forti quali emblemi e possibili strumenti del dispotismo regio e militare piemontese, fu intrapresa per impeto popolare prima ancora che la legge divenisse operante.
Nel B., peraltro, la premura verso gli interessi cittadini si congiunse a un vivo senso dell'unità statale sabauda: membro della commissione parlamentare per i progetti di legge sulle annessioni del Lombardo-Veneto, le raccomandò caldamente, suggerendo snellimenti procedurali.
Di idee tendenzialmente democratiche, aveva in un primo tempo procurato con la sua influenza di presidente del Circolo nazionale l'adesione del governo alla candidatura di Mazzini. Fervida mazziniana fu sempre la moglie Elena Peragallo, mentre il B., cresciuto il dissidio tra le parti, preferì dimettersi dalla presidenza del Circolo e, già dall'agosto 1848, nominato commissario regio a Genova, si andò spostando in senso moderato. Contrario all'insurrezione democratica del marzo-aprile 1849, fu accusato da F. Campanella di aver "congiurato a danno del popolo" (Custoza e Genova, Roma 1880., p. 21) per essere stato in segreta corrispondenza con il governo di Torino. Gli è attribuito Un cenno sulla rivoluzione di Genova (Genova 1849), pubblicato sotto lo pseudonimo di Eleuterio Cristofilo, di chiaro tono antirivoluzionario.
Dai moderati il B. fu presentato e sostenuto, nove anni dopo, alle elezioni per la sesta legislatura (1857-60) nel V collegio di Genova, dove sconfisse nel ballottaggio (18 nov. 1857) G. Garibaldi. La sua attività parlamentare si limitò questa volta ad interventi politicamente poco impegnativi. Morì a Genova il 27 dic. 1863.
Fonti e Bibl.: Atti del Parl. subalpino. Disc. della Camera dei dep., leg. I, sess. del 1848, Torino 1857, passim; leg. VI, sess. 1857-58, Roma 1874, passim; Ediz. naz. degli Scritti... di G. Mazzini,Epist., XXXII, Imola 1921, p. 166; XXXV, ibid. 1922, pp. 123, 128, 136 s.; A. Brofferio, Storia del Parlamento subalpino, Milano 1866, pp. CCXIX, 208; F. Donaver, Genova nei primi mesi del 1848, in Riv. stor. del Risorg. ital., III (1898), pp. 136-192; A. Luzio, G. Mazzini carbonaro, Torino 1920, pp. 250 s., 257, 260 s., 263 ss., 272 s.; A. Codignola, I fratelli Ruffini..., I, 1, (1833-35), Genova 1925, pp. LXXXIII, C; Id., G. Mameli. La vita e gli scritti, I, Venezia s.d., p. 275; C. Spellanzon, Storia del Risorg. e dell'unità d'Italia, II, Milano 1934, p. 345; C. Baudi di Vesme, Genova dal luglio 1848 all'aprile 1849…, in Rass. stor. del Risorg., XXXVII (1950), pp. 55-86; R. Ciampini, G. P. Vieusseux…, Torino 1953, pp. 329 s.; Diz. del Risorg. naz., II, p. 303.