Cervantes Saavedra, Miguel de
Il declino del mito di D. nella cultura rinascimentale fa che risultino labili e sfuggenti i punti di contatto fra il poeta e un autore come C. (Alcali de Henares 1547 - Madrid 1616), pur così attento alla nostra letteratura e buon imitatore di tecniche poetiche e di modi narrativi italiani. Appena qualche sottigliezza o divagazione ironica può suscitare il confronto fra le coppie Virgilio-D. e Don Quijote-Sancho, accomunate solo dal motivo del ‛ viaggio ' e, per tutto il resto, lontane; così come le biografie dei due autori possono prestarsi a qualche suggestione esterna per i temi della prigionia e dell'esilio e la comune esperienza delle altrui scale, facendo eco all'idea di un'affinità di spiriti insinuata in epoca romantica (Sainte-Beuve, Hugo). A parte ciò, è un fatto che non vi sono cenni a D. nel Viaje del Parnaso e non figurano opere sue nella biblioteca di Don Quijote. Il solo esplicito riferimento di C. a D. è nel libro della giovanile Galatea (1580), inserito, per bocca di Calliope, fra brevi allusioni al Petrarca e all'Ariosto e senz'altro apprezzamento che un elogio alla fama dei poeti (" yo soy la que con inmortal fama tiene conseruada la memoria del conoscido Petrarca, y la que hizo baxar a los escuros infiernos y subir a los claros cielos el famoso Dante; soy la que ayudó a texer al divino Ariosto la variada y hermosa tela que compuso "). La riconosciuta qualifica di massimi capolavori delle due letterature, piuttosto che un vero e documentato rapporto, ha spinto taluni critici a rintracciare analogie tematiche, se non di linguaggio, tra la Commedia e il Quijote (così soprattutto E. Mele e A. Dobelli; mentre è sintomatico che non abbiano portato contributi in questo senso i due più attenti studiosi della fortuna di D. in Spagna, B. Sanvisenti e A. Farinelli). Di fatto appaiono casuali o inconsistenti certe presunte analogie particolari: come quella tra Lucifero che par di lungi un molin che 'l vento gira di If XXXIV 6, e i mulini in veste di giganti di Quijote I 8; o fra le torture dell'Inferno dantesco e quelle dell'episodio di Altisidora resuscitata (Quijote II 69), che si ricollegano invece, ben più chiaramente, ai rituali della stregoneria dei primi anni del Seicento e ai motivi folklorici che le erano connessi. Allo stesso modo, le ipotesi di accostamenti più ampi, magari fra interi episodi, non possono essere formulate senza creare forzature dell'abito culturale in cui si muove Cervantes. Nonostante l'accurata analisi del Dobelli, ad esempio, non pare fondata l'idea di un ricordo della lettura dantesca di If XXII a proposito dell'incontro fra il cavaliere della Mancha e i galeotti in Quijote XXII (singolare ma casuale coincidenza, ovviamente, quella numerica del canto e del capitolo): per intendere, infatti, il senso della rivolta dei galeotti cervantini con l'aiuto del cavaliere, e poi della loro crudeltà verso quest'ultimo, non c'è bisogno di ricorrere a Ciampolo di Navarra e alla zuffa dei barattieri coi demoni: esempio peregrino per C., che poteva ispirarsi meglio all'ambito realistico e al gergo del mondo picaresco.
Bibl. - E. Mele, Una scena della " Commedia " e una del " Don Chisciotte ", in " Revista crÍtica de historia y literatura españolas, portuguesas e hispano-americanas " III (1898) 101; A. DoBELLI, Una scena della " Commedia " ed una del " Don Chisciotte ", in " Giorn. d. " V (1898) 519-532; P. Savj-Lopez, La commedia divina di Cervantes, in Studi dedicati a F. Torraca, Firenze 1912, 255-261; M. Casella, La cultura italiana di Cervantes, in " Boletin del Instituto de las Españas " (1932) 1-3; W. P. Friederich, Dante's fame abroad 1350-1850, Roma 1950, 49.