SCARPELLINI, Caterina
– Nacque a Foligno il 29 ottobre 1808 da Pietro e da Virginia Petroselli.
Non abbiamo dati sugli anni della prima formazione, che ricevette nella città natale. Le notizie che la riguardano iniziano solo nel 1826, quando fu chiamata a Roma dallo zio paterno, Feliciano Scarpellini, docente di fisica sacra all’Università La Sapienza, per assisterlo nella conduzione dell’osservatorio che si andava allestendo nel palazzo senatorio in Campidoglio grazie alla dotazione di strumenti di sua proprietà. Esclusa a causa del suo sesso dall’Università, fu lo zio a impartirle un’educazione informale nel campo dell’astronomia e ad addestrarla all’uso degli strumenti astronomici, insieme agli studenti ordinari di ottica e di astronomia della Sapienza. Tra costoro Caterina conobbe il suo futuro marito, Erasmo Fabri, che dopo le nozze assunse il suo cognome.
Caterina fu l’erede morale e materiale di Feliciano. Nel testamento, rogato nel 1835, questi le destinò la metà di tutto il suo patrimonio (strumenti scientifici e macchine, biblioteca, mobilio). Alla morte dello zio (novembre del 1840), entrò dunque in possesso di quei beni (venduti in parte alla Camera apostolica nel luglio del 1840), come anche dell’archivio privato del parente e di quello dell’Accademia dei Lincei (di cui Feliciano era stato segretario perpetuo), sequestrato dal governo subito dopo la sua soppressione (1841) e da Caterina più volte rivendicato (Archivio di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, b. 484, f. 2031).
A causa dell’esclusione delle donne dai pubblici impieghi, ella non poté però proseguire nelle sue fino ad allora consuete mansioni se non all’ombra del marito, nominato «custode della collezione di macchine, strumenti fisici, astronomici ed altro» già all’indomani della morte di Feliciano (ibid., n. 4570), con lo stipendio di 12 scudi mensili. Caterina, di fatto se non di diritto, condivise in tutto e per tutto le mansioni del marito per conto dei direttori che si avvicendarono alla guida dell’osservatorio, in una posizione ufficiosa che le permetteva comunque di curare da vicino quello che considerava soprattutto un bene di famiglia.
Tra il 1845 e il 1847, per esempio, lei e il marito «rimasero confinati in un angolo oscuro» per conservare intatto l’osservatorio (C. Scarpellini, Biografia dell’astronomo don Ignazio Calandrelli, Roma 1866, p. 26) in attesa che il nuovo direttore, Ignazio Calandrelli, vincesse gli indugi e assumesse finalmente l’incarico cui era stato designato già nel 1841. Nel 1855 fu lei a dare alle stampe una descrizione, da tempo dovuta, del circolo meridiano di Ertel donato alla specola dal papa e collocato in sede nel 1853, suscitando le vivaci rimostranze del direttore.
Calandrelli chiese allora al prefetto dell’Università di censurare l’articolo e questi accettò sostenendo che la firma di una donna non era un biglietto da visita appropriato per l’istituzione e il suo direttore (Archivio di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, b. 154, f. 985, c. n.n.). Vale la pena notare che il prefetto non riconosceva a Caterina alcun ruolo ufficiale e trattava invece l’intera questione come un sotterfugio ideato da suo marito. Lo scontro, in cui furono coinvolti anche il maestro del Sacro Palazzo e il macchinista della specola, fu probabilmente all’origine del nuovo regolamento voluto da Calandrelli, che normava in maniera più rigida le mansioni dei singoli e la gerarchia interna alla specola.
Caterina pubblicò la maggior parte dei suoi lavori (compresa la descrizione del circolo meridiano) sulla Corrispondenza scientifica, un periodico fondato nel 1847 a spese della Camera apostolica, e diretto da Erasmo Fabri. La Corrispondenza era una pubblicazione settimanale destinata a raccogliere novità scientifiche dall’Europa e dagli altri Stati italiani, ma anche a fare conoscere all’estero l’attività tecnico-scientifica di Roma e dello Stato pontificio. Caterina vi collaborò regolarmente, come redattrice e come autrice, pubblicando lettere che gli scienziati stranieri le inviavano così come la descrizione delle proprie attività scientifiche. Fece lo stesso con il Bullettino nautico e geografico, che fu fondato nuovamente da Erasmo nel 1858 come supplemento alla Corrispondenza, al fine di informare i marinai degli Stati pontifici sulle novità tecnico-scientifiche di particolare interesse per la navigazione e il commercio. I periodici si avvalevano dei contatti con l’Académie des Sciences di Parigi, la British Association for the advancement of science e la Royal Academy of science di Bruxelles, e in particolare con il segretario di quest’ultima, Adolphe Quételet, con cui Caterina mantenne rapporti particolarmente stretti, e che le inviò personalmente, per esempio, i risultati della Conferenza marittima internazionale tenutasi a Bruxelles nel 1853.
Nel 1856 Caterina fondò per suo conto un periodico mensile, il Bullettino delle osservazioni ozonometriche-meteorologiche, che diresse e dove pubblicò i registri dei dati meteorologici che raccoglieva più volte al giorno nel gabinetto meteorologico privato sul Campidoglio, creato e condotto a sue proprie spese. Non è chiaro in quali circostanze intraprese questa iniziativa. È possibile che vi influissero i suoi difficili rapporti con Calandrelli, che non le risparmiarono occasioni di imbarazzo pubblico. Del resto, fin dal 1853 era in funzione sul Campidoglio una camera meteorologica finanziata dal governo, e dal 1855 esisteva un Centro di Pontificia corrispondenza meteorologica telegrafica in Roma e Mezzodì, sotto il controllo del ministero del Commercio e dei Lavori pubblici, condotto dagli Scarpellini e diretto da padre Angelo Secchi, celebre astrofisico e allora direttore dell’osservatorio del Collegio romano.
I contributi originali di Caterina sui periodici cui collaborò riguardano l’astronomia – l’eclisse lunare del 1863, la descrizione delle eclissi solari del 1860 e del 1867, l’osservazione delle comete del 1854 (la C/1854 F1) e del 1861, degli anelli di Saturno, di nuovi asteroidi – e fenomeni ambientali eccezionali come l’aurora boreale del 1869, la tempesta di sabbia del 1864, i terremoti, che mise in relazione con l’influenza della Luna (1860) – così come la strumentazione per le osservazioni astronomiche e per i rilevamenti magnetici e meteorologici. Vi commemorò anche scienziati importanti, come Alexander von Humboldt, di cui fu un’ammiratrice.
Grazie agli strumenti installati all’interno della sua stazione meteorologica sul colle Capitolino, poté portare avanti anche un programma di ricerca individuale, con la collaborazione privata del chimico romano Paolo Peretti. Tale programma si occupava di rilevazioni atmosferiche – barometriche, termometriche e psicometriche (grazie all’acquisto privato di un anemoscopio), così come dei rilevamenti idrometrici e idrotermici del Tevere – e soprattutto delle relazioni tra i livelli di ozono e le condizioni atmosferiche nell’ambiente romano e dell’influenza dei livelli di ozono sulla salute pubblica. Queste ricerche vennero pubblicate anche su altri giornali romani e meritarono l’interesse della stampa nazionale specializzata. Risalgono agli anni Sessanta anche i suoi interessanti contributi sugli sciami di meteore (Perseidi e Leonidi) osservati in Campidoglio tra il 1861 e il 1867, di cui compilò il primo catalogo completo dedicandolo a Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio di Brera.
Grazie alle sue ricerche e ai molti contatti sviluppati nella sua attività editoriale, conquistò un nome nella comunità scientifica europea e divenne membro di numerose società scientifiche italiane e straniere. Fu eletta membro della Società dei Georgofili di Firenze e dell’Accademia dei Quiriti a Roma, dell’Accademia di storia naturale di Dresda, della Società imperiale dei naturalisti di Mosca; non entrò invece mai a far parte dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei, alla cui rinascita lo zio Feliciano aveva contribuito nel 1801.
Questa mancata promozione è stata spiegata con la reticenza dell’Accademia ad ammettere una seconda socia donna, dopo la contessa Elisabetta Fiorini Mazzanti, botanica eletta nel 1856, e con il sospetto verso le sue velate prese di posizione in supporto dell’Unificazione italiana anche attraverso l’uso nei suoi scritti di dati meteorologici raccolti da quante più località italiane possibili (Berti Logan, 2005). I suoi meriti vennero riconosciuti invece senza riserve dal Regno d’Italia – che nel 1872 le conferì una medaglia d’oro – e dalla Municipalità di Roma capitale.
Alla sua morte, avvenuta a Roma il 25 novembre 1873, il Comune le tributò funerali solenni e concesse nel Campo Verano l’area gratuita posta sul Pincetto, in cui sorsero la sua tomba e il monumento funebre donato al Comune dal marito (1875), come incentivo al culto della scienza per le fanciulle romane.
Fonti e Bibl.: Foligno, Biblioteca comunale Dante Alighieri, Fondo Caterina Scarpellini; Archivio di Stato di Roma, Congregazione degli Studi, b. 154, f. 985; b. 484, f. 2031; Archivio storico capitolino, Titolario postunitario, tit. 6, Titoli e onorificenze, b. 7, f. 20; b. 9, f. 9; tit. 8, Personale, b. 11, f. 86.
T. Morando del Monte, Elogio di C. S., Roma 1875; F. Ferranti, Biografie italiane: C. S. di Foligno, in Bullettino nautico e geografico, 1877, vol. 7, n. 5, pp. 138-144; U. Salustri, Commemorazione per l’anno III della morte di C. S., Roma 1877; E. Lagrange, Les femmes astronomes, in Ciel et Terre, V (1885), p. 525; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell’Ottocento, I-II, Roma 1963, I, pp. 177 s., 436-438, II, pp. 910 s.; The biographical dictionary of women in science. Pioneering lives from ancient times to the mid-20th century, a cura di M. Ogilvie - J. Harvey, New York-London 2000, p. 1156; M.R.S. Creese, Ladies in the laboratory II. West European women in science, 1800-1900, Lanham (Md.)-Oxford 2004, pp. 199 s.; G. Berti Logan, C. S.: astronomy and meteorology in Risorgimento Rome, in Nuncius, XX (2005), 1, pp. 189-217; F. Patuelli, C. S., in Scienza a due voci, http://scienzaa2voci.unibo.it/biografie/108-scarpellini-caterina (12 gennaio 2018).