CATALANO, Antonio, detto l'Antico o il Vecchio
Nacque a Messina intorno al 1560, come attesta il Susinno, il suo più antico biografo. Di umile origine, fece dapprima il calzolaio come il padre. Iniziò il suo apprendistato pittorico presso il napoletano Teodato Guinaccia, ma guardò anche con attenzione alla personalità più importante che avesse in quei tempi operato a Messina e cioè a Polidoro da Caravaggio. Conferma questo interesse la copia che egli fece della Natività di Polidoro, un tempo nella chiesa di S. Maria d'Altobasso e ora nel Museo nazionale di Messina (la copia si trova a Gesso nella chiesa dei cappuccini; ill. in Marabottini, II, p. CLXIII). Conosciuto un pittore gesuita, il C. entrò al suo servizio e lo seguì poi a Roma. Qui risalì alle fonti del manierismo di derivazione raffaellesca, aggiornandolo con il vivace colorismo di F. Barocci di cui, attesta sempre il Susinno, fu allievo.
Si pone a questo punto il problema del suo viaggio a Bologna. Il Susinno non ne fa cenno. La notizia viene data dal Grosso Cacopardo, ed è ripresa poi fino al Mauceri in Thieme-Becker. Sulla scorta principalmente di C. C. Malvasia (Le pitt. di Bologna [1686],a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, ad Indicem), lo si identifica con Antonio Cattalani o Catellani detto il Romano, discepolo dell'Albani e autore, per citare le opere sicuramente superstiti, di un affresco con i Santi protettori della città di Bologna nella chiesa della Madonna della Grada e di un altro affresco con un episodio della vita di S. Petronio in una sala del palazzo pubblico, sempre a Bologna. Basta un rapido sguardo alle date per comprendere l'improbabilità di un alunnato del C. alla scuola dell'Albani, allora appena agli inizi della sua attività di pittore e ancora sotto l'ala dei Carracci. Come pure un'analisi stilistica delle opere siciliane del C. conferma la mancanza di riferimenti ai modi pittorici dell'Albani e dell'ambiente bolognese in generale, riportandolo invece in un ambito prettamente manieristico con le componenti culturali sopra indicate. Si deve pertanto escludere la possibilità di identificare il messinese con l'alunno "romano" dell'Albani.
Della attività del C. in Sicilia, dove era tornato nel 1598, anno in cui risulta impegnato anche a Malta, si è conservato abbastanza, anche se, stando solo alle indicazioni delle fonti, il numero dei quadri da lui dipinti fu sicuramente ben maggiore. Oltre ai quadri di Malta (Sposalizio di s. Caterina per la chiesa dei padri detti dell'Osservanza) e Cefalù (Vergine e s. Anna per la chiesa dei padri conventuali), altre opere fece per chiese di Lipari e cittadine vicine a Messina. Ad Acireale, su un altare del duomo, è conservata una Vergine del Rosario, firmata e datata 1600;a Castelbuono, nella chiesa dei cappuccini, troviamo una Madonna degli angeli;una tela di analogo soggetto è a Sant'Angelo di Brolo nella chiesa di S. Francesco. Altre sue opere sono conservate infine a Castanea, Taormina e Alì.
A Messina ben poco si è salvato dalla distruzione dei terremoti e della guerra; i quadri sicuramente superstiti sono conservati nel Museo nazionale e tra questi ricordiamo la tela con la Madonna, s. Placido e altri santi (già nella chiesa di S. Maria dell'Indirizzo), e la Vergine degli angeli coi ss. Francesco e Chiara, già nella chiesa di S. Chiara, firmata e datata ("Ant. Catalanus pictor messanesis pingebat 1604"). Fuori della Sicilia, occorre segnalare il quadro su tavola rappresentante l'Annunciazione, risalente al 1598 circa e conservato nella chiesa Maria Ss. Annunziata di Sant'Alessio in Aspromonte (Reggio Calabria).
Il C., oltre che come pittore, è ricordato come autore di numerosi disegni di gusto polidoresco, a tal punto da essere confusi con quelli dello stesso Polidoro: fu, infatti, anche un attento raccoglitore di disegni di Polidoro, che andarono poi dispersi alla morte del figlio Antonino che ne era stato l'erede.
La fama e la stima di cui godette il C. dovette essere non poca come attestano le fonti più antiche. Il Susinno ricorda l'ammirazione di Mattia Preti che, riferendosi al quadro di Malta, lo giudicava di notevole bellezza notando però che "il neo si fosse il simiglio delle idee". Ed in realtà l'esame delle opere pervenuteci del C. conferma l'interesse per l'attività di questo pittore che fu uno dei tramiti più importanti della penetrazione e della diffusione della cultura manieristica romana in Sicilia, contribuendo così all'aggiornamento del sostrato culturale su cui interverrà poi il rinnovamento caravaggesco, così fertile di spunti nell'ambito della pittura messinese del XVII secolo.
Secondo il Susinno e tutti gli altri storici posteriori, il C. morì a Messina nel 1630 e fu sepolto nella chiesa della Confraternita di S. Rocco. Ma il Buonfiglio Costanzo, che pubblica la sua guida nel 1606, afferma che il C. è già morto a quella data. Il fatto poi che nessuna delle opere superstiti è posteriore al 1604potrebbe essere un elemento favorevole a questa seconda ipotesi.
Antonio (Antonino), detto il Giovane, figlio del C., nacque a Messina intorno al 1583. Fu avviato agli studi di diritto, ma con scarso successo se fin da giovanissimo preferì indirizzarsi al mestiere di pittore. Come afferma il Susinno, "per la svogliataggine che sempre mai vidde nel padre" frequentò in un primo tempo la bottega dei fratelli Francesco e Giovanni Simone Comandé, pittori di gusto venezianeggiante, e poi quella di Antonio Barbalonga, allievo del Domenichino, non trascurando però di guardare anche le opere paterne. Pur nell'eclettismo di fondo del suo stile, risentì sempre della maniera dei Comandé. La sua produzione fu senza dubbio vastissima se il Susinno può affermare che "non evvi cantoni della città dove non si vedano sue pitture". Ma ben poco è giunto fino a noi: niente della sua attività di ritrattista ricordata dalle fonti e niente della sua produzione a fresco. Le uniche opere sicuramente a lui attribuibili sono quelle che sono state salvate dal terremoto del dicembre 1908, attualmente conservate nel Museo nazionale di Messina. Tra queste ricordiamo l'Ambasceria dei Messinesi alla Vergine (o Madonna della sacra lettera),firmata e datata 1629, proveniente dalla chiesa delle monache di S. Paolo; un Angelo custode dalla chiesa di S. Matteo, attribuitogli dal Columba; una S. Orsola, dipinta in collaborazione con Giovanni Fulco, suo allievo e a cui si deve la gloria degli angeli, e Agostino Scilla.
Morì nel 1666 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco dei padri minori.
Giuseppe, altro figlio del C., nacque a Messina; ma è ignota la data della sua nascita. Fu anch'egli pittore e, come afferma il Susinno, morì assai giovane. Sempre il Susinno gli attribuisce due tele nei lati della cappella della SS. Annunziata in S. Giuseppe dei Legnaiuoli che risultano tolte via per il riordinamento della chiesa e quindi disperse già al tempo in cui scrive il Grosso Cacopardo (1821). L'unica opera sicura è una Circoncisione, nel Museo nazionale di Messina, firmata e datata ("J. Cat.nus ping. 1636"), che il Grosso Cacopardo aveva erroneamente attribuito al padre.
Fonti e Bibl.: Manca uno studio monogr. sul C. come pure sull'ambiente culturale a Messina e in Sicilia tra la fine del XVI e l'inizio del XVII sec.; ed i contributi recenti sono stati limitati ed episodici. L'aiuto più recente e importante per la conoscenza dell'attività del C. è stato il ritrovamento e la pubblic. delle vite dei pittori messinesi scritte da Francesco Susinno intorno al 1726, fonte di tutti gli storici posteriori, direttamente o indirettamente. Si veda in particolare: G. Buonfiglio Costanzo, Messina città nobilissima…, Venezia 1606, pp. 19, 54; F. Susinno, Le vite de' pittori messinesi, a cura di V. Martinelli, Firenze 1960, ad Indicem (anche per Antonio il Giovane e per Giuseppe); G. Grosso Cacopardo, Memorie de' pittori messinesi… dal sec. XII sino al sec. XIX, Messina 1821, pp. 97 100 (pp. 100 s., per Antonio il Giovane; p. 102, per Giuseppe); S. Ticozzi, Diz. degli architetti, scultori..., Milano 1830, ad vocem;G. Campon, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati Estensi, Modena 1855, ad vocem;A. Salinas-G. M. Columba, Terremoto di Messina (28 dic. 1908). Opere d'arte recuperate…,Palermo 1915, pp. 28 s., 46 (pp. 49, 51, per Antonio il Giovane; pp. 18, 50, per Giuseppe); E. Mauceri, Il Museo nazionale di Messina, Roma 1929, p. 45 (p. 48, per Antonio il Giovane); F. Hackert-G. Grano, Memorie dei pittori messinesi, a cura di S. Bottari, Messina 1932, pp. 20 s. (pp. 29, 51, per Antonio il Giovane); A. Romano, Un quadro di A. C. il Vecchio riscoperto ad Alì, in Cronache messinesi. Annuario di Messina e Provincia, I (1957), pp. 7581; A. Mogovero Fina, Castelbuono, Palermo 1965, p. 59;A. Marabottini, Polidoro da Caravaggio, I-II,Roma 1969, ad Indicem;G. Previtali, La pittura del '500a Napoli e nell'Italia meridionale (dispense univers. 1970-71, facoltà di lettere, Messina), pp. 5, 83 s., 137, 158; Opere d'arte restaurate nel Messinese (catal.), a cura di F. Cicala Campagna, Messina 1972, ad Ind; Messina artistica e monumentale, Messina 1974, pp. 135, 196, 216 s. e fig.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 176 s. (anche per Antonio il Giovane e per Giuseppe).