JODI, Casimiro
Nacque a Modena il 30 ott. 1886 da Giacomo e Almerina Banfi.
Nel 1899 esordì come disegnatore satirico con lo pseudonimo di Costanzo Lodi nella strenna Il Marchese di Natale (Arich, C. J. [1886-1948], 1997). Dal 1901 al 1908 collaborò con la rivista umoristica Il Duca Borso di U. Tirelli, fornendo peraltro vignette anche ad altre analoghe pubblicazioni.
Frequentò il R. Istituto di belle arti di Modena, dal 1901 al 1908, anno in cui vinse il premio di pittura Magnanini e il concorso Luigi Poletti. Quest'ultimo gli valse tre anni di pensionato a Roma e un anno a Firenze. Giunse a Roma nel 1909, dove frequentò l'Accademia di S. Luca ed ebbe per maestro G.A. Sartorio. Sono del 1909 l'Autoritratto giovanile e Vecchio operaio, copia da un dipinto di J. de Ribera, suo primo saggio di concorso (Modena, Museo civico).
Nel 1910 eseguì, quale secondo saggio, I maniscalchi (conservato ibid.), in cui il realismo di impronta sociale si coniugava con l'impostazione ancora accademica. Risultarono più liberi nel linguaggio pittorico alcuni piccoli paesaggi romani quali Veduta del Pincio e Bosco del 1910 circa (ibid.).
Nel 1910 partecipò, in quanto vincitore del concorso Poletti, alla IX Biennale di Venezia con il Vecchio calciaiuolo e Impressione e nel 1911 realizzò, come terzo saggio, Leggenda d'amore (Modena, Museo civico), un'opera di gusto simbolista.
Negli anni 1910-11 lo J. fu coinvolto nei preparativi dell'Esposizione universale di Roma. Collaborò con U. Coromaldi alla decorazione del padiglione della Pesca alla mostra etnologica di Valle Giulia ed eseguì alcune illustrazioni per Roma, la rassegna illustrata che ne documentava l'allestimento (Dipinti e disegni di C. J. …).
Nel 1912 trascorse a Firenze l'ultimo anno di pensionato, seguì i corsi dell'Accademia di belle arti ed eseguì, quale ultimo saggio, la copia del Ritratto di Giulio II di Raffaello (Modena, Museo civico). Tornò a Modena nel 1913, dove vinse la cattedra di disegno alla scuola normale maschile. Dello stesso anno è il Ritratto di donna con cappello nero (ibid.), probabile ritratto della sorella Camilla, scrittrice e giornalista nata nel 1893. Se questo dipinto ha l'eleganza mondana di C. Innocenti e di Sartorio, altri, di piccolo formato, esprimono la vena più vivace e bozzettistica dello J. (Fruttivendola e Rustico con carretto del 1913: ibid.).
Dal 23 maggio 1915 al 15 luglio 1919, lo J. fu a Verona come ufficiale di fanteria, destinato alla stazione ferroviaria Porta S. Giorgio. Qui sposò Maria Anna Faglioni, il 17 maggio 1917.
A Verona lo J. frequentò gli artisti che allora animavano le mostre veneziane di Ca' Pesaro, come F. Casorati e G. Trentini. Questo incontro si rifletté nel gusto secessionista di alcuni suoi dipinti, come Labaionetta (Messina, collezione privata, ripr. in Arich, C. J. [1886-1948], 1997), ispirato a La viaLattea di Casorati e alla grafica di D. Cambellotti, e Signorina sotto l'albero rosso (Modena, collezione privata, ripr. in Arich, 1996), ripreso da Albero rosso di Trentini. Anche piccole nature morte come Il pupo vuol far toletta e L'orsetto e la mela (1919, Modena, Museo civico) richiamano opere di Casorati ed E. Wolf Ferrari (Arich, C. J. [1886-1948], 1997).
Nel 1919 lo J. partecipò alla mostra di Ca' Pesaro a Venezia e alla III Esposizione cispadana di belle arti di Verona. In quest'ultima espose alcuni piccoli dipinti, quasi abbozzi, con ricordi degli anni di guerra (Au buffet de la gare, Verona, conservati in collezione privata, ripr. in Marinelli). Del 1919 è La colonna di S. Marco in piazza delle Erbe a Verona (Modena, Raccolta d'arte della Provincia), veduta cittadina dalla costruzione sapiente e dalla fredda armonia tonale, tra le più tipiche dell'artista.
Tornato a Modena nel 1919, lo J. riprese l'insegnamento alla scuola normale maschile. Dal 1921 e fino al 1923 collaborò con il giornale satirico Il Gatto bigio. Nel 1922 tenne in palazzo Solmi a Modena una importante mostra personale con circa settanta dipinti suddivisi per gruppi tematici (paesaggi veronesi, paesaggi modenesi, dipinti di fiori e giardini). Molto omogeneo il gruppo dedicato al duomo e alla piazza Grande di Modena, ma interessanti anche le nature morte, genere al quale lo J. si dedicò per tutta la vita, in cui usò colori più audaci e luminosi e una pennellata più sciolta (I crisantemi bianchi del 1924, Modena, Museo civico). Ulteriore omaggio al duomo di Modena è il trittico del 1924, di gusto simbolista, intitolato Processione notturna intorno al duomo (collezione privata, ripr. in Frigieri Leonelli). Una veduta modenese fu inviata dallo J. anche alla XV Biennale veneziana del 1926 (Una nevicata a Modena, ora a Modena, Banca popolare di Verona - Banco di S. Geminiano e S. Prospero).
Nello stesso anno lo J. ebbe l'incarico di direttore e insegnante nella regia scuola complementare Antonio Schiantarelli di Asola, in provincia di Mantova. Questo spostamento favorì l'incontro con paesaggi più dimessi e malinconici che egli ritrasse sia in vedute dai solidi contorni disegnativi sia in veloci ed espressivi abbozzi (Mattino in S. Andrea ad Asola del 1927, presso il Comune di Asola).
Nel 1927 lo J. vinse il primo premio alla Biennale nazionale del paesaggio di Bologna con La chiusa del Seriola, che fu acquistato dalla Galleria civica d'arte moderna di Bologna. Nello stesso anno il suo dipinto Interno di vecchio mulino, esposto alla Biennale di Brera, fu acquistato dal re Vittorio Emanuele III per le collezioni reali (ubicazione sconosciuta, ripr. in Nebbia).
Al soggiorno asolano si ispirano i tre dipinti che lo J. espose alla XVII Biennale veneziana del 1930 Il "poetaccio" d'Asola, La benedizione delle sementi nella borgata, Autunno negli orti lombardi, opere che ritraggono la semplice quotidianità della vita rurale (Fuoco).
Nel 1931 lo J. venne trasferito a Brescia, all'istituto tecnico, nello stesso anno presentò alla Quadriennale romana Ingresso a Vignola (presso il Comune di Vignola). Nel 1933 fu trasferito all'istituto tecnico commerciale di Lovere (Bergamo) e nel 1934 partecipò alla XIX Biennale di Venezia con Arrosto e pesci (Fuoco), confermando la continuità del suo interesse per la natura morta, già testimoniata da esempi di forte naturalismo (Uova al tegame, del 1929 circa, Vignola, Comune; Piatto del salume del 1929-32 circa, Modena, Museo civico).
Nel 1935 fu nuovamente trasferito a Brescia, presso l'istituto mercantile, e nel 1936 si trasferì a Piacenza. Il suo soggiorno piacentino gli ispirò una delle sue più belle vedute, Case e orti in città, contemplata dall'alto di un quieto panorama di case, viste dal retro con i loro giardini. L'opera venne acquistata alla XX Biennale veneziana del 1936 dalla Galleria d'arte moderna Ricci Oddi di Piacenza (Arisi).
Nel 1937 lo J. si trasferì a Rovigo, come preside del liceo scientifico Paleocapa e qui trascorse i suoi ultimi anni. Nel 1938 morì il fratello Carlo Felice, ingegnere e docente all'Università di Firenze. Integratosi perfettamente nell'ambiente polesano, partecipò a numerose mostre, anche come organizzatore. Dipinse diverse vedute di Venezia, alcune con echi della pittura di F. De Pisis (Venezia. Neve allo squero di S. Trovaso del 1940 circa, Modena, Museo civico). Con una veduta veneziana partecipò alla Biennale di Venezia del 1940 (Neve a S. Croce. Venezia, Venezia, Banca d'Italia).
Negli anni di guerra si coglie anche nei dipinti dello J. qualche riflesso bellico: il sapore coloniale di Attendamento sotto l'albero gigante (Modena, collezione privata, ripr. in Arich, C. J. [1886-1948], 1997) e i soggetti dei tre dipinti inviati alla XXIII Biennale veneziana del 1942 (Artiglieri in azione, Lavoro sul capannone dellecisterne e Riposo di marinai: Fuoco). Permane comunque il tema della quotidianità anche nelle ultime opere, come Oggetti d'altri tempi e Disordinenel mio studio del 1946 (Modena, Museo civico).
Nel 1948 presentò ancora una veduta, questa volta di Rovigo, alla XXIV Biennale veneziana (Mercato sotto le torri, Fuoco).
Lo J. morì a Rovigo il 26 ag. 1948 per una improvvisa emorragia cerebrale.
Si conosce solo una minima parte della sua vasta produzione pittorica, circa quattrocento opere, secondo le memorie del nipote Walter Faglioni, tra cui l'importante lascito fatto dalla sorella Camilla al Museo civico di Modena (Dipinti e disegni di C. J. …).
Fonti e Bibl.: U. Nebbia, C. J., in Aemilia, I (1929), 6, pp. 31-38; R. Palmarin, Visita allo studio di C. J., in Gazzettino di Venezia, 1° marzo 1948; F.C. Piovan, Un artista è scomparso. Il pittore C. J., in La Sorgente, II (1948), 10, pp. 311-313; F. Arisi, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi. Piacenza, Bergamo 1967, p. 235; Dipinti e disegni di C. J. al Museo civico (catal.), a cura di G. Guandalini, Modena 1978 (con bibl.); A. Barbieri, Arte e artisti a Modena, Modena 1982, pp. 241-243; L. Frigieri Leonelli, Arte modenese tra Otto e Novecento, Modena 1987, pp. 99-111; S. Marinelli, C. J., in Venezia. Gli anni di Ca' Pesaro. 1908-1920, Milano 1987, pp. 140 s.; R. Margonari, Il periodo asolano di C. J., in Quadrante padano, XII (1991), 2, pp. 64-66; S. Vicini, in La pittura in Italia. Il Novecento/1 1900-1945, II, Milano 1991-92, pp. 924 s.; M. Fuoco, Gli artisti modenesi alla Biennale di Venezia. 1895-1993, Modena 1993, pp. 34-36; D. Arich, Gli anni modenesi di Pio Semeghini e il periodo veronese di C. J., in La pittura veneta negli Stati estensi, a cura di J. Bentini - S. Marinelli - A. Mazza, Verona-Modena 1996, pp. 447-464; Id., C. J. (1886-1948), Verona-Modena 1997 (con bibl.); C. J.: dipinti e disegni nelle raccolte del Museo civico, a cura di D. Arich, Modena 1997; R. Breda, 1890-1940: artisti e mostre. Repertorio…, Roma 2001, p. 268; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…, III, Milano 1972, p. 1636.