Grant, Cary
Nome d'arte di Archibald Alexander Leach, attore cinematografico inglese, naturalizzato statunitense, nato a Bristol (Inghilterra) il 18 gennaio 1904 e morto a Davenport (Iowa) il 29 novembre 1986. Dotato di un particolare fascino e di un prepotente sex appeal, caratterizzato da uno stile impeccabile e raffinato, fu personaggio romantico e ironico, 'uomo di mondo' al fianco delle dive più celebri, ma anche 'uomo comune' con cui potersi identificare. G. ha rappresentato nell'immaginario collettivo il mito cinematografico per eccellenza, un modello indiscusso di eleganza, charme e simpatia, doti che aveva innate così come l'andatura dinoccolata, il modo particolare di tenere la sigaretta e di accavallare le gambe, il sorriso disarmante. Fu solo il 7 aprile 1970, dopo quasi quarant'anni di carriera cinematografica e ben 72 film, che l'Accademy of Motions Picture Arts and Sciences gli concesse un Oscar speciale rendendogli un omaggio per il fatto di 'essere Cary Grant', di avere sempre interpretato sé stesso, nella vita come sullo schermo, secondo quanto anche l'attore amava sottolineare.
Di modesta famiglia anglicana, G. lasciò presto la scuola per entrare in una compagnia di vaudeville diretta da Bob Pender, capo di una troupe circense formata da ragazzini, dal quale imparò le arti mimiche, le acrobazie e quella tecnica recitativa che l'accompagneranno nel corso di tutta la sua lunga carriera. Nel 1920 arrivò a New York e da allora tornò solo per brevi periodi in Inghilterra. Dopo aver fatto numerosi mestieri per sopravvivere e trascorsa una breve parentesi a Broadway, nel 1932 firmò un contratto con la Paramount che prevedeva la realizzazione in un anno di sette film con i quali si fece notare dal pubblico e iniziò il cammino verso la notorietà. Fu proprio nei corridoi della Paramount che Mae West, celebre diva del tempo, lo notò e lo scelse come partner per She done him wrong (Lady you) di Lowell Sherman e per I'm no angel (Non sono un angelo) di Wesley Ruggles, entrambi del 1933. Si trattava di commedie brillanti le cui battute, un po' banali, risultavano arricchite da allusioni che rendevano più comiche le scene e creavano una particolare complicità tra i due attori, sebbene la recitazione di G. risultasse ancora acerba e piuttosto rigida. Nei due anni successivi, caratterizzati da una frenetica attività, l'attore ebbe modo, attraverso altri sette film girati sempre per la Paramount, di costruire passo dopo passo la sua immagine, il suo stile recitativo, la sua identità di attore. La vera svolta arrivò nel 1936 grazie a George Cukor che, intuite le grandi potenzialità di G., decise di offrirgli la parte di Jimmy Monkley, piccolo imbroglione cockney, in Sylvia Scarlett (Il diavolo è femmina). Primo di quattro film girati accanto a Katharine Hepburn, costituì l'occasione per l'attore di dimostrare il suo vero talento. Seguì un altro breve contratto con la Paramount che si concluse nel 1936 con la realizzazione di una commedia poco riuscita, Wedding present di Richard Wallace. G. prese allora la decisione di diventare free lance e fu aiutato in questa sua scelta dal fatto che le reazioni del pubblico per Sylvia Scarlett erano state entusiastiche: l'inaspettato successo gli valse infatti due contratti, rispettivamente con la Columbia (When you're in love, Amanti di domani, diretto da Robert Riskin, e The awful truth, L'orribile verità, diretto da Leo McCarey, entrambi del 1937) e con la RKO, oltre al diritto di scegliere i film da interpretare. Nel 1938 G. tornò a lavorare con Katharine Hepburn, formando una coppia comica assolutamente perfetta in due capolavori della commedia classica: Bringing up baby (Susanna) e Holiday (Incantesimo). Il primo, firmato dal regista Howard Hawks, aprì la strada a un sodalizio professionale e personale destinato a durare a lungo. Questo notevole esempio di screwball comedy dalla trama stravagante, carica di situazioni brillanti piuttosto convenzionali, riuscì a funzionare soprattutto grazie alla perfetta armonia che si era creata tra il regista e gli interpreti. Con Holiday, l'attore tornò a essere diretto da Cukor in una commedia raffinata, a tratti commovente, dove G. riuscì a dare il meglio di sé nel ruolo di un uomo di origini modeste ma sensibile e dotato di una semplicità ricca di calore.
Il particolare stile di G., la sua capacità di affrontare ruoli e situazioni sempre diversi imprimendovi comunque un tocco personale, erano doti emerse in molti dei film girati sino ad allora che però trovarono ulteriore conferma nei successivi Gunga Din e Only angels have wings (Avventurieri dell'aria) entrambi del 1939. Questi film si allontanano dalla commedia classica e peccano talvolta di eccessiva melodrammaticità. Il primo, di George Stevens, è una storia avventurosa, tratta da un romanzo di R. Kipling, in cui G. mostrò di sapersi inserire perfettamente nella vicenda in costume, dando prova di grande professionalità nell'interpretare la parte brillante nel trio di sergenti che combattono i fanatici Thugs, accanto a Victor McLaglen e Douglas Fairbanks Jr. In Only angels have wings, ancora di Hawks, G. ebbe l'occasione di lasciare affiorare un lato oscuro della sua personalità di uomo e di attore che sino a quel momento era rimasto celato, e seppe conferire al suo personaggio un'aria distaccata e disinvolta venata di sarcasmo. Nel 1940 interpretò quindi la commedia sofisticata The Philadelphia story (Scandalo a Filadelfia) di Cukor, sempre accanto a Katharine Hepburn, con lui per l'ultima volta, e a un altrettanto bravo James Stewart. G., cui fu data la possibilità di scegliere tra le due parti maschili, quella del giornalista e quella dell'ex marito alcolizzato ma sempre innamorato della protagonista, decise per la seconda, forse proprio perché gli consentiva di esprimere il tratto contraddittorio di chi è coinvolto nella vicenda e al contempo se ne mantiene lontano con ironia, assumendo un atteggiamento quasi paterno e rassicurante, ma anche di divertita superiorità.
Fu a questo punto della sua carriera che G. incontrò un regista fondamentale per la sua formazione, che più di chiunque altro ebbe la capacità di intuire tutta la sua complessità: Alfred Hitchcock. Suspicion (1941; Il sospetto), prodotto dalla RKO, fu la prima di quattro collaborazioni tra l'attore e il regista, che nel realizzare il film non riuscì a fare del personaggio interpretato da G. un assassino come nel romanzo originale. A dispetto del lieto fine, tuttavia, grazie all'abilità di Hitchcock, l'intera storia venne costellata di dubbi sulla presunta colpevolezza del protagonista (basti pensare alla sequenza chiave in cui G. sale le scale portando un vassoio con un bicchiere di latte innaturalmente luminoso) e l'attore riuscì per la prima volta ad avvolgere il suo ruolo di un'enigmatica ambiguità.
Nel 1942 interpretò anche una divertente commedia firmata da Frank Capra, Arsenic and old lace (Arsenico e vecchi merletti), che verrà distribuita dalla Warner Bros. solo due anni più tardi. Seguì una fase di alti e bassi nella carriera di G., nell'ambito della quale però spicca un film destinato a diventare un evento decisivo non solo per l'attore ma anche per Hitchcock, ossia Notorious (1946; Notorious ‒ L'amante perduta) al fianco di una straordinaria Ingrid Bergman, attrice con la quale G. sarebbe stato a lungo in rapporti di grande amicizia. Nel ruolo di Devlin, l'agente segreto innamorato della protagonista, combattuto tra la passione e un profondo senso del dovere, si esibì in una interpretazione piena di tenera fermezza. Sempre con Hitchcock fu poi John Robie il Gatto in To catch a thief (1955; Caccia al ladro), al fianco di una splendida Grace Kelly, thriller girato sulla Costa Azzurra, in cui il regista lasciò nuovamente affiorare tutta la sottile complessità del suo personaggio, la cui presunta colpevolezza non viene chiarita se non nelle scene finali; fu quindi Roger O. Thornhill, pubblicitario accusato ingiustamente a causa di uno scambio di persona, tipico eroe hitchcockiano che la casualità strappa a una dimensione di tranquillità borghese per proiettarlo nell'improvviso disordine dell'intrigo e del crimine in North by Northwest (1959; Intrigo internazionale), capolavoro di umorismo misto a suspense. Altro importante sodalizio fu quello tra G. e il regista Stanley Donen, con il quale realizzò tre commedie brillanti (Kiss them for me, 1957, Baciala per me; Indiscreet, 1958, Indiscreto; The grass is greener, 1960, L'erba del vicino è sempre più verde) e un thriller rosa, Charade (1963; Sciarada), che molto deve alla scuola di Hitchcock e che vede coinvolta in una vicenda intricata e piena di colpi di scena un'elegantissima Audrey Hepburn, sullo sfondo di una romantica Parigi. Gli ultimi due film di G., ormai maturo ma sempre spiritoso e pieno di fascino, furono due commedie: il singolare Father goose (1964; Il Gran Lupo chiama) di Ralph Nelson, prodotto dalla Granox (ossia da G. stesso), in cui è un trasandato e scontroso ex professore di storia che fa innamorare una deliziosa istitutrice (interpretata da Leslie Caron) su un'isola del Pacifico, e il divertente e delicato Walk, don't run (1966; Cammina non correre) diretto da Charles Walters, con il quale si concluse la sua lunga carriera.
A. Govoni, Cary Grant: an unauthorized biography, Chicago 1971.
D. Deschner, The films of Cary Grant, Introduction by C. Champlin, New York 1973.
L. Godfrey, Cary Grant: the light touch, New York 1981.
J.J. Dupuis, Cary Grant, Paris 1984.
C. Ashman, Cary Grant, New York 1987.
W.G. Harris, Cary Grant: a touch of elegance, New York 1987.
B. Buehrer, Cary Grant: a bio-bibliography, New York 1990.
G. McCann, Cary Grant: a class apart, New York 1996.