POCHINI, Carolina
POCHINI (Pocchini), Carolina. – Nacque a Milano l’8 marzo 1835, figlia primogenita del tenore Ranieri Pochini e di Angiola Filippini, cucitrice. Il fratello Romeo, nato il 19 marzo 1836, non si diede al teatro.
Iniziò a studiare danza con la zia materna, Maria Carolina Filippini, ballerina che fu poi maestra nella scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano dal 1853 al 1862. Indi si perfezionò nella scuola privata di Carlo Blasis e Annunziata Ramaccini, attiva a Milano dal 1838 al 1851.
Debuttò giovanissima, presumibilmente nella stagione di carnevale-quaresima del 1849-50 a Bergamo, in un bolero composto per lei e per la collega Amalia Frisiani da Carlo Blasis: «un début che fece strabiliare dalla meraviglia» (Regli, 1860, p. 414). Si esibì a Milano per la prima volta nell’autunno 1850, probabilmente nell’introduzione ballabile a un divertissement danzante, coreografia ancora di Blasis.
Ottenne fin dagli esordi grandi successi e riconoscimenti. Domenico Ronzani la volle nella stagione 1850-51 a Trieste nella sua riproduzione del ballo Esmeralda (la coreografia originale era di Jules Perrot), dove subentrò alla statunitense Augusta Maywood, prima ballerina della Scala (L’Italia musicale, 18 gennaio 1851). La sua carriera proseguì nelle maggiori città italiane e straniere: a Vienna, prima nel 1851, al fianco di Fanny Elssler, poi nel 1853-54; a Roma e Firenze nel 1852; a Bologna, Genova e Napoli nel 1853. Fine interprete dei balli dei massimi coreografi italiani (Giuseppe Rota, Pasquale Borri, Gioacchino Coluzzi, Luigi Manzotti, Paolo Taglioni), divise la scena con interpreti di spicco: Sofia Fuoco, Caterina Beretta e, soprattutto, Claudina Cucchi e Amina Boschetti, alle quali fu legata per tutta la vita da profonda amicizia.
Nel dicembre 1853, scritturata come prima ballerina alla Scala, debuttò con Un fallo e in gennaio si esibì nel Giocatore (coreografo Rota). L’anno seguente, declinato l’incarico di prima ballerina all’Opéra di Parigi offertole da Louis-Victor-Nestor Roqueplan, continuò l’intensa e fortunata carriera scaligera: interpretò di nuovo la parte di Esmeralda e il ruolo eponimo nella Vivandiera (Borri). Nel 1855, già ballerina di successo, si esibì gratis in alcune recite del ballo La tradita (Coluzzi). Nel 1857, come Tisbe nella Giocoliera (Borri), poté sfoggiare tutte le sue doti di danzatrice e interprete: «elegante, precisa, agilissima, ricca di seduzione e di slancio, con pose degne di scalpello e movenze leggiadre, essa innamorava il pubblico e lo riempiva di gaudio» (Monaldi, 1910, pp. 206, 209).
Nello stesso anno fu per la prima volta allo Her Majesty’s Theatre di Londra: riscosse grandi apprezzamenti in Esmeralda, ma nel ricordo della ballerina che aveva creato il ruolo un critico esclamò: «[she] is a spirited, airy, quaint little danseuse… but oh! Carlotta Grisi» (Illustrated Times, 25 aprile 1857). Nell’aprile-maggio 1858 interpretò Calisto e Fleur des champs (Pierre Massot) e la Somnambule (Jean-Pierre Aumer). I critici londinesi ne lodarono il modo di danzare completamente nuovo, l’audacia nei passi difficili «well tempered with gracefulness» (Times, 20 aprile 1857), la presenza di spirito e la capacità di coniugare «playfulness and vivacity with the training of the high school» (Times, 3 maggio 1858). Tornò a Londra nel 1860 e nel 1863.
Il 28 ottobre 1858 a Milano diede alla luce un figlio, Luigi, il cui padre rimase ignoto.
Raggiunse l’apice della carriera con due balli scaligeri: Cleopatra (Rota; gennaio 1859) e Scintilla o Il demone seduttore (Borri; gennaio 1860). In marzo sposò il coreografo Borri. Il 31 ottobre 1866, con Un’avventura di carnevale (Borri), Pochini prese parte alla riapertura della Fenice di Venezia dopo sette anni di chiusura totale, quattro settimane dopo la pace di Vienna: e a detta dei cronisti, seppe placare gli animi di un pubblico eccitato e tumultuante.
Nel febbraio 1874, al Regio di Torino, si ritirò dalle scene con Satanella (Paolo Taglioni).
Carolina Pochini ebbe una carriera brillante «senza opposizioni, senza nubi, con un perpetuo sole» (Regli, 1860, p. 415). Si distinse per la grazia e perfezione delle linee, per la velocità e semplicità con cui eseguiva i virtuosismi della sua arte. Ballerina di media statura, con piedi piccoli e gambe forti e muscolose, «il carattere della sua fisonomia [sic] distinguevasi per una bontà quasi infantile, allietata da una gaiezza viva e spensierata che animava la sua danza e le conferiva una genialità senza pari»; ogni sforzo era dissimulato: «la passione cuopriva l’arte, e chi la vedeva non poteva fare a meno di credere che il cuore non regolasse il ritmo della sua danza» (Monaldi, 1910, p. 206).
Morì a Napoli il 6 agosto 1901.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico, Biblioteca Trivulziana, fondo Stato civile, Ruoli generali della popolazione 1811-1858, Estratti parrocchiali di nascita anno 1835, Estratti parrocchiali di nascita anno 1858.
C. Blasis, Delle composizioni coreografiche e delle opere letterarie […] coll’aggiunta delle testimonianze dei varii illustri scrittori, Milano 1854, pp. 15-22; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici […] che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 414 s.; C. Cucchi, Venti anni di palcoscenico. Ricordi artistici, Roma 1904, pp. 209 s.; G. Monaldi, Le regine della danza, Torino 1910, pp. 206-229; I. Guest, The romantic ballet in England: its development, fulfilment and decline, London 1954, ad ind.; G. Tani - I. Guest, in Enciclopedia dello spettacolo, VII, Roma 1960, col. 252; L. Rossi, Il ballo alla Scala. 1778-1970, Milano 1972, ad ind.; G. Tintori, Cronologia. Opere, balletti, concerti 1778-1977, Milano 1979, ad ind.; G. Barigazzi, La Scala racconta, Milano 1991, ad ind.; N. Scafidi - R. Zambon - R. Albano, La danza in Italia. La Scala, La Fenice, il San Carlo dal XVIII secolo ai giorni nostri, Roma 1998, ad ind.; Storia della danza italiana. Dalle origini ai giorni nostri, a cura di J. Sasportes, Torino 2011, ad indicem.