MUSCETTA, Carlo
– Nacque ad Avellino il 22 agosto 1912 da Angelo, commerciante, e da Amelia Recine, casalinga.
Dopo aver frequentato l’istituto tecnico di Avellino (1925-28), proseguì gli studi presso il liceo classico Pietro Colletta, per poi iscriversi nel 1931 alla facoltà di lettere dell’Università di Napoli. In quello stesso anno, divenuto ispettore onorario ai monumenti e segretario della Società storica irpina, scrisse una lettera a Benedetto Croce, proponendogli un opuscolo su Francesco De Sanctis. Dallo scambio epistolare nacque una lunga amicizia, caratterizzata da dibattiti riguardo la critica letteraria e la politica. L’iniziazione di Muscetta alla critica avvenne sicuramente sotto l’egida crociana ma dopo il trasferimento dall’Università di Napoli a quella di Firenze (1932), fu determinante per la formazione del giovane anche l’incontro con Luigi Russo, da cui si vide affidare il commento ai testi degli scrittori del Quattrocento per la grande antologia dei «Classici italiani». Dopo essersi laureato a Firenze nel 1934 con Luigi Foscolo Benedetto, discutendo una tesi su De Sanctis e la Francia, insegnò dapprima all’istituto Di Cagno Abbrescia di Bari e successivamente a Molfetta nell’istituto pubblico.
Nel 1937 si trasferì a Pescara, dove aveva vinto la cattedra in una scuola magistrale, con la moglie Lucia Galeota, sposata nel 1935, e la figlia Mara, nata nel 1936. Qui trascorse due anni, durante i quali nacque il secondo figlio Sergio (1937). Nel 1939, ottenuto il trasferimento a Roma, cominciò a insegnare letteratura italiana al conservatorio di S. Cecilia e conobbe Mario Alicata con cui pubblicò l’antologia Avventure e scoperte: nuove letture per i ragazzi italiani della scuola media (Firenze 1941).
Nello stesso periodo iniziò a frequentare gli antifascisti che orbitavano intorno alla casa editrice Einaudi – Giaime Pintor, Cesare Pavese e Leone Ginzburg – collaborando sia con la rivista letteraria Primato sia con La Ruota che, dopo quasi due anni d’interruzione, nel 1940, ricomparve come mensile di letteratura e arte.
Insieme con Ginzburg diede vita a L’Italia libera (1943), quotidiano clandestino del Partito d’azione (Pd’A) che, nonostante un’iniziale tiratura assai limitata, ebbe enorme diffusione in tutto il Paese e alimentò il fervore di associazioni e raggruppamenti. Tra il 18 e il 19 novembre 1943, la polizia irruppe nella tipografia dove si lavorava al giornale e catturò tipografi, redattori e distributori, tra cui Muscetta e Ginzburg, che vennero condotti al carcere di Regina Coeli. Muscetta fu assegnato ai campi di lavoro ad Anzio e Nettuno e alle caserme della città militare della Cecchignola a Roma. Il 26 marzo dello stesso anno, tuttavia, riuscì a evadere ed entrò in clandestinità, continuando il lavoro alla redazione de L’Italia libera.
In questi anni s’intensificò la collaborazione con la casa editrice torinese e il 4 gennaio 1945 Giulio Einaudi gli affidò la direzione della sede di Roma. Il 18 marzo 1947 Muscetta, pur duramente criticato da alcuni compagni di lotta del Partito d’azione, decise di iscriversi al Partito comunista italiano (PCI). Tuttavia, quando la notte del 25 marzo successivo Palmiro Togliatti, segretario del partito, votò a favore per la ratifica dei Patti lateranensi all’interno della Costituzione italiana, lo stesso Muscetta, laico convinto, mise in discussione la sua decisione.
Nel 1953 da Togliatti gli fu affidata la direzione della rivista Società, periodico di politica e cultura, fra le cui pagine comparve il saggio Metello e la crisi del neorealismo in cui non si riconosceva l’opera di Pratolini come manifesto di un nuovo realismo. Secondo Muscetta il protagonista non incarnava l’eroe positivo del realismo socialista: Pratolini, al contrario, aveva costruito un personaggio mediocre in un romanzo vuoto di storia. La stroncatura provocò uno scontro con Togliatti, che nutriva una predilezione per questo testo, ma la vera rottura col PCI avvenne nel 1956 quando, all’indomani dei fatti d’Ungheria, insieme a un gruppo di intellettuali comunisti Muscetta redasse «la lettera dei 101» in cui era condannata la posizione del partito sui moti di Ungheria e si deploravano i ritardi nella critica allo stalinismo.
Dopo le dimissioni ufficiali, seguite nel 1957, Muscetta collaborò alla rivista Mondo operaio, anch’essa di carattere politico-culturale, e assunse la direzione del suo supplemento scientifico-letterario. Nel 1959, dopo aver interrotto i rapporti con l’Einaudi, inziò la collaborazione con la Feltrinelli, per la quale programmò la riedizione di riviste culturali italiane d’importanza centrale per il processo riformatore italiano. In questi anni si concentrò sullo studio dello Zibaldone belliano e pubblicò Culturae poesia in G.G. Belli (Milano 1961). Nel novembre 1963 fu chiamato alla facoltà di lettere di Catania, dove gli fu affidata la direzione dell’istituto di filologia moderna. In questi anni diresse la monumentale Letteratura italiana: storia e testi per Laterza.
Fra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli inizi dei Sessanta, fu chiaro che il metodo teorico di Muscetta si articolava intorno a tre concetti chiave: il realismo, lo storicismo integrale e il carattere militante della critica. Croce, De Sanctis e Gramsci, apertamente riconosciuti, ne costituivano i riferimenti principali. Il concetto di militanza, secondo Muscetta, non fu mai riducibile nei termini di un’angusta poetica di partito; la sua nozione di realismo non si identificò con la lotta per il neorealismo ma più che altro con il riconoscere la capacità dell’autore di vivere le contraddizioni del suo tempo. Muscetta interpretò lo storicismo integrale in senso attivistico, come se per l’intellettuale l’impegno costituisse un dovere. Nel corso degli anni diede vita a una rilevante produzione scientifica; dagli assidui lavori desanctisiani agli studi su Belli, alla cura di opere di numerosi classici: Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso, Leopardi, Manzoni, Foscolo, Monti, fino ai contemporanei come Umberto Saba.
Non trascurò l’attività di traduttore, in particolare dal francese: dopo aver pubblicato giovanissimo Le rivoluzioni d’Italia di Edgar Quinet (Bari 1935), molti anni più tardi tradusse Les fleurs du mal di Charles Baudelaire (Roma-Bari 1984).
Nell’ottobre 1974 fu chiamato come visiting professor alla Sorbonne Nouvelle di Parigi ove tenne due corsi annuali: uno su Petrarca e l’altro su Boccaccio. Nel 1976 lasciò la capitale francese e decise di stabilirsi a Capalbio, senza interrompere i viaggi a Roma dove nel 1977 gli venne affidata prima la cattedra di sociologia della letteratura, e quindi di letteratura italiana. Nel 1979 rimase vedovo e l’anno successivo sposò Marcella Tedeschi. Restò all’Università di Roma fino al 1983 quando lasciò definitivamente l’insegnamento. Tra maggio e giugno dello stesso anno tenne un ciclo di lezioni all’Università della Calabria su Vincenzo Padula e ricevette la cittadinanza onoraria del Comune di Acri per aver arricchito la cultura del Mezzogiorno e della Calabria.
A conclusione della sua attività culturale, politica e intellettuale, per i suoi ottant’anni, pubblicò L’erranza: memorie in forma di lettere (Valverde 1992; rist., a cura di S.S. Nigro, Palermo 2009), la sua autobiografia: 40 epistole, per ripercorrere la sua vita, rivolte a familiari, ad amici e a importanti personaggi del mondo letterario, politico e accademico.
Morì ad Acitrezza (Catania) il 22 marzo 2004.
Per la bibliografia generale degli scritti di Muscetta si rinvia a Scritti di C. M. in Letteratura militante, 2a ed., con prefaz. di R. Luperini (Napoli 2007). Si vedano inoltre: Studi desanctisiani (Napoli 1931); Realismo e controrealismo. Saggi e polemiche (Milano 1958); Realismo, neorealismo, controrealismo (ibid. 1976); Studi sul De Sanctis e altri scritti di storia della critica (Roma 1980); Pace e guerra nella poesia contemporanea. Da Alfonso Gatto a Umberto Saba (ibid. 1984); Don Chisciotte in Sicilia. Pagine di letteratura militante (Catania 1987).
Fonti e Bibl.: Per C. M., a cura di N. Bellucci - G. Ferroni, Roma 2002; M. Muscetta, C. M. nel ricordo di Mara, in L’Irpinia illustrata, IV (2004), 3, pp. 4-45; Id., Vita col padre, da vicino e da lontano, nell’Italia che finge di cambiare, in Sinestesie, II (2004), 2, pp. 7-55; Ritratto di C. M., Atti del convegno di studi… 2005, a cura di M. Muscetta, Avellino 2007.