CALCAGNINI, Carlo Leopoldo
Nacque a Ravenna il 19 febbr. 1679 da Francesco Maria marchese di Formigine e da Violante figlia di Giambattista Albizzi. La madre era la nipote prediletta del potente cardinale Francesco Albizzi, il quale aveva personalmente favorito le sue nozze con un rampollo della nobile famiglia ferrarese dei Calcagnini (Braschi, p. 396). Gli anni della fanciullezza del C. trascorsero tra Ravenna e Cesena mentre il padre ricopriva la carica di governatore militare della Romagna.
Fornito di vivo e penetrante ingegno, il C. fu avviato agli studi giuridici a Cesena e qui egli conseguì la laurea di dottore "in amendue le leggi" (Bibl. Apostolica Vaticana, Vat. lat. 9263, f. 118v). Trasferitosi più tardi a Roma, trovò nella corte pontificia una favorevole accoglienza e una pronta valorizzazione delle sue doti di giurista. Nel 1713 egli vi pubblicava con successo il suo primo lavoro giuridico intitolato Restrictus facti et iuris Ferrariensis primogeniturae pro Camillo Trotto e, sempre a Roma, nel 1715 appariva un suo volume di Observationes pratico-legales.Nei primi anni della sua permanenza a Roma il C. fu assiduo frequentatore dell'Accademia degli Arcadi, tra i quali fu noto come Liso Parteniano. Nel 1710 un suo Trattenimento accademico aveva concluso il "Bosco Parrasio", cioè il congresso solenne dell'Accademia degli Arcadi. Tale opera, dedicata dal C. al cardinale Benedetto Pamphili, fece conoscere il suo nome nel mondo letterario italiano; nel 1712 il Giornale de' letterati gli dedicava un articolo, nel quale l'autore del Trattenimento veniva lodato per la sua "varia erudizione e molto studio" (Giornale de' letterati d'Italia, p. 302). Presso la corte pontificia il C. poteva contare sulla protezione della cognata Matilde, sorella e nipote dei cardinali Cornelio e Guido Bentivoglio, e grazie ad essa fu nominato da Clemente XI uditore della legazione pontificia di Avignone. Distintosi per le doti di "legale", al suo ritorno a Roma prima "fu iscritto tra i votanti di segnatura"(Moroni, VI, pp. 233), e poi "datasi la vacanza del luogo de' Ferraresi nella Sacra Rota, fu in esso sostituito con applauso" (Ughi). Il C. fu insediato nel suo ufficio di uditore l'8 luglio 1721 e per ben 23 anni, ininterrottamente, esercitò le sue funzioni presso il massimo tribunale di Roma, fino a divenime decano. Amantissimo degli studi giuridici, nel 1715 dava alla stampe un lavoro che al notevole valore dottrinale univa interessanti risvolti politici, intitolato De exemptione Ferrarensis Ecclesiae et rispective immediata subiectione Romano Pontifici.Fin dal 1722 infatti dalla città di Ferrara gli era stato affidato l'ufficio di residente in Roma e nel 1725 egli, in adempimento dei suoi compiti di rappresentante di Ferrara, pubblicava le Ragioni per la difesa della città ed intero ducato di Ferrara sopra la pretesa diuersione delle acque di Reno.Il C.assai di rado si mosse da Roma, ma la sua fama di giurista valicò ben presto le aule dei tribunali pontifici; ricordava il Braschi, suo contemporaneo, che "non pauci exterae nationis probati viri per epistolas praefati praesulis nomen et famam commendarunt" (p. 396).
Nel 1733 il C. fu prescelto dal pontefice quale consultore dei Riti e da quel momento la sua scalata ai vertici della gerarchia ecclesiastica si fece assai rapida. Nel 1734 diveniva esaminatore dei vescovi, nel 1737 era nominato consultore del S. Uffizio. Divenuto decano degli uditori della S. Rota, fu elevato nel 1743 (9 settembre) alla porpora cardinalizia dal papa Benedetto XIV col titolo di S. Maria in Aracoeli (23 settembre). Il C. abbandonava così la vita forense ma non la sua vocazione di giurista. E infatti la sua opera maggiore, intitolata De variatione ultimae voluntatis, fuportata a termine proprio negli anni del suo cardinalato.
Il primo tomo dell'opera, stampato a Roma da Girolamo Mainardi, apparve nel 1745 preceduto da un'interessante dedica a Benedetto XIV, in cui il C. ricordava i suoi debiti di riconoscenza verso il pontefice che lo aveva voluto cardinale; il secondo tomo fu pubblicato l'anno successivo. Con essi il C. dava la misura delle sue grandi capacità costruendo intorno alla materia ereditaria, così cara alla Chiesa ed ai cultori di diritto canonico, un edificio dottrinale di notevole valore, con aspetti di grande interesse per la storia giuridica come le sue teorie in materia di "clausola derogatoria" e di legato non revocabile. Una terza parte incompleta dell'opera fu pubblicata postuma nel 1747 a cura di Teofilo Calcagnini.
Il C. morì a Roma il 27 ag. 1746.
Fonti e Bibl.: Giornale del letterati d'Italia, X(1712), pp. 300-305;F. Borsetti, Historia almi Ferrariae gymnasii, II, Ferrara 1735, p. 350;I. B. Braschi, Memoriae Caesenates sacrae et profanae, Roma 1738, pp. 396 s.; Notizie di Roma per l'anno 1744, Roma 1744, p. 150; Notizie di Roma per l'anno 1758, Roma 1758, p. 128;L. Barotti, Memorie istoriche de' letterati ferraresi, I, Ferrara 1795, pp. 247 s., 301 s.;L. Ughi, Diz. storico degli illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, p. 107;L. Cicognara, Ragionamento intorno all'indole e carattere degli ingegni ferraresi, Ferrara 1811, pp. 59, 98 s.;A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, V, Ferrara 1848, p. 203;I. Carini, L'Arcadia dal 1690 al 1890, Roma 1891, I, p. 367;G. Moroni, Dizionario di erudizione stor.-eccles., VI, pp. 233 s. e ad Indicem.