MONZA, Carlo Ignazio
MONZA, Carlo Ignazio. – Nacque a Milano intorno al 1685.
È stato spesso confuso con un compositore omonimo, anch’egli milanese, vissuto fra la prima e la seconda metà del Settecento. François- Joseph Fétis (1864, p. 188), per distinguerlo da quest’ultimo, «le chevalier Charles», lo chiama «Charles-Antoine», ma senza darne spiegazioni. Un suo secondo nome compare invece nell’atto di morte, in cui è citato come «Carolus Ignatius Montia», ma nelle fonti musicali, libretti e partiture, appare sempre come «Carlo » o «Carlino».
L’origine milanese è attestata fin dal 1709, quando la Gazzetta di Napoli dà notizia di una sua «famosa serenata» eseguita a Lecce la sera del 1° ottobre, su commissione del conte di Montuoro, di cui Monza sarebbe stato maestro di cappella. Dal medesimo avviso si apprende che nel 1709 era già «celebre» e si deve quindi supporre che l’avvio dell’attività compositiva risalga a qualche anno prima (Magaudda - Costantini, 2009, App., p. 166).
A dispetto dell’origine lombarda, la produzione musicale di Monza fra il 1709 e il 1724 è riconducibile a città dell’Italia centro- meridionale. Dopo l’opera Sidonio, rappresentata a Napoli nel gennaio 1714, gran parte dei lavori composti tra il 1716 e il 1724 furono destinati al Regno di Sicilia: nel 1716 venne rappresentata a Messina La principessa fedele, forse in collaborazione con Michelangelo Gasparini, un pasticcio di arie di vari autori che ricalca da vicino la versione napoletana del 1710 di Alessandro Scarlatti (le arie attribuite a Monza sono otto nel libretto, nove nella fonte musicale; Londra, Royal Academy of Music, 84.b; Tedesco, 2004, pp. 112, 128-130, 148 s.). Nel 1724 fu la volta della revisione del Cambise di Alessandro Scarlatti, oltre alla composizione dell’oratorio L’Altare acceso all’invocazione del vero Dio (Monastero di Montevergine); a Palermo, nel 1720, si poté ascoltare un suo «intrattenimento armonico a tre voci», Oreto in trionfo.
Nel carnevale del 1722 lavorò ad Ancona, dove si rappresentò una sua versione della Floridea, regina di Cipro e una Circe in Italia che forse ricalca la versione data a Roma nel gennaio 1717 (cfr. Franchi, 1997, p. 131). La Marca di Ancona era parte dello Stato pontificio, nel quale si colloca la sua produzione, prevalentemente sacra o devota, fra il 1724 e il 1728: nella cattedrale di Viterbo fu eseguito, il 13 novembre 1724, l’oratorio Per la solenne traslazione de’ sacri corpi de’ ss. martiri Valentino e Ilario, protettori della città, poi replicato ad Ancona l’anno successivo e nell’aprile 1726 a Roma, nell’oratorio della Vallicella; sempre a Roma, su commissione di papa Benedetto XIII, compose la Pastorale per la notte del santissimo Natale, eseguita a palazzo apostolico (24 dicembre 1724) e, su commissione del cardinale Pietro Ottoboni, l’oratorio S. Philippus Neri per l’Arciconfraternita del Santissimo crocifisso (2 marzo 1725); a Macerata, nel carnevale del 1728, andò in scena un Lucio Vero con musica del «famosissimo Carlo Monza» e con un interprete «milanese» nel ruolo principale, Pietro Paolo Monza, forse suo parente. Il desiderio di Monza di trovare un impiego a Roma è testimoniato dalla partecipazione, già nel 1721, al concorso per un posto di un maestro di cappella per la chiesa di S. Maria dell’Anima, concorso che coinvolse anche Nicola Porpora e che alla fine fu vinto da Girolamo Chiti (copia delle prove è conservata a Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della musica, EE.125, Concorsi a cappelle; cfr. Pasquini, 2007, p. 173).
Dal 1728 l’attività compositiva di Monza si spostò a Bologna: in quell’anno si eseguì un suo nuovo oratorio, ilMartirio del glorioso vescovo s. Biagio e de’ suoi seguaci, scritto per i padri filippini bolognesi della chiesa della Madonna di Galiera, e si poté assistere a una ulteriore replica dell’oratorio Per la solenne traslazione de’ sacri corpi de’ ss. Martiri Valentino e Ilario.
Tali esecuzioni e il fatto di aver lavorato al servizio del cardinale Ottoboni potrebbero esser stati i presupposti per l’ammissione, l’anno successivo, all’Accademia filarmonica di Bologna, di cui proprio il cardinale fu uno dei protettori più importanti. Per l’annuale commemorazione in onore del patrono dell’accademia, s. Antonio da Padova, Monza scrisse un Credo per una messa celebrata il 19 luglio 1729, e un Beatus vir e un Laudate Dominum rispettivamente per i vespri del 16 e del 29 ottobre 1732 (Gambassi, 1993, pp. 155 s.).
Furono forse i contatti bolognesi a fruttargli qualche anno dopo, il 21 ottobre 1735, l’incarico di maestro di cappella della cattedrale di S. Eusebio a Vercelli («magistrum cantus seu phonascum»). Al luglio 1735 risale una lettera di Monza a Giovanni Battista Martini, una delle personalità più influenti sulle nomine dei maestri di cappella nelle città del Nord d’Italia, lettera che testimonia l’esistenza di contatti professionali: nella missiva Monza informava il francescano bolognese di non aver ancora avuto il permesso di riprodurre un ritratto di Guido d’Arezzo, probabilmente richiesto da Martini per la sua quadreria (cfr. Schnoebelen, 1979, p. 401). L’anno successivo, il 1736, il compositore fu ordinato sacerdote e scrisse per la cattedrale l’oratorio La fedeltà costante di s. Giovanni Nepomuceno. Graduali, inni, messe, offertori e salmi, composti per il servizio liturgico della cattedrale sono oggi conservati, manoscritti, nell’Archivio capitolare di Vercelli.
Monza morì pochi anni dopo l’incarico vercellese, il 9 maggio 1739, come attesta il certificato di morte (conservato nel suddetto archivio), che a quella data gli attribuisce 43 anni: «eius etas erat annorum quadraginta trium» (cfr. Donà, Introduzione, 1986, p. 8 n.). Se nel 1709, come accennato, era già «celebre», difficilmente poteva essere nato solo 13 anni prima, nel 1696: è dunque probabile che l’indicazione dell’età riportata nell’atto di morte sia erronea.
Padre Martini, nella Serie cronologica de’ principi dell’Accademia de’ Filarmonici (1776), lo identificò con il «Charle Monza» autore di Pièces modernes pour le clavecin, stampa priva di anno, luogo ed editore, ma probabilmente licenziata in Piemonte (cfr. ibid., p. 11). Trattandosi di un’informazione di prima mano – senz’altro Martini aveva conosciuto di persona Monza a Bologna – non vi è motivo di credere che sia sbagliata. I brani di questa raccolta, per ragioni accidentali, ebbero una singolare fortuna fino al Novecento: nel 1771 e nel 1778, per scopo di lucro, gli editori londinesi Longman & Co. li pubblicarono sotto il falso nome di Giovanni Battista Pergolesi (rispettivamente in Eight lessons for the Harpsicord, composed by the celebrated Giovanni Battista Pergolese, author of the «Stabat Mater» e in A second set of Eight lessons); e nel 1920 Igor′ Stravinskij, credendoli pergolesiani, ne rielaborò un paio nel balletto Pulcinella.
Se nel campo della musica sacra Monza fu autore prolifico, in quello operistico lavorò soprattutto come revisore di opere altrui. È il caso, oltre a quelle già citate, dei drammi di cui si conservano arie, a lui attribuite, in tre volumi manoscritti conservati nella Royal Academy of Music di Londra (84.a-c). Tali volumi, che sono le maggiori fonti di musiche teatrali di Monza, oltre alle arie per la Principessa fedele, tramandano brani, attribuiti a «Carlino Monza », per un Tigrane, un Carlo, re d’Allemagna, un Flavio Anicio Olibrio e un Sesostri, re d’Egitto. Negli stessi manoscritti vi sono anche brani per altre due opere, Scipione nelle Spagne e Il più fedel tra i vassalli: sebbene non presentino riferimenti a Monza, è probabile che siano suoi, poiché i tre volumi, che si presentano come silloge coerente, contengono quasi soltanto brani a lui attribuiti.
Fonti e Bibl.: Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della musica, H.072.101 (1753: lettera a G.B. Martini); G.B. Martini, Serie cronologica de’ principi dell’Accademia de’ Filarmonici di Bologna, in Diario bolognese ecclesiastico e civile per l’anno 1776, Bologna 1776 (rist. anast. corredata del facsimile dell’indice dei compositori di pugno di G. Gaspari, Bologna 1970), p. 27; A. Schnoebelen, Padre Martini’s collection of letters in the Civico museo bibliografico musicale in Bologna: an annotated index, New York 1979, p. 401; Manoscritti musicali inediti della Cappella eusebiana: catalogo, a cura di D. Destefanis, Vercelli 1983, pp. 121-124; C. Monza, Pièces modernes pour le clavecin, facsimile a cura di M. Donà - L. Ghielmi, Milano 1986 (in part. M. Donà, Introduzione, pp. 8 n., 11); B.S. Brook, «Stravinsky’s Pulcinella»: The «Pergolesi» Sources, in Musiques, signes, images: liber amicorum François Lesure, a cura di J.-M. Fauquet, Ginevra 1988, pp. 51-54; Th. Griffin, Musical references in the «Gazzetta di Napoli»: 1681-1725, Berkeley 1993, pp. 53, 71; O. Gambassi, Vita artistica dell’Accademia filarmonica di Bologna: l’annuale festa del santo protettore s. Antonio da Padova, in Seicento inesplorato. L’evento musicale tra prassi e stile: un modello di interdipendenza. Atti del III Convegno internazionale… Lenno-Como… 1989, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1993, pp. 155 s.; F. Piperno, «Su le sponde del Tebro»: eventi, mecenati e istituzioni musicali a Roma negli anni di Locatelli: saggio di cronologia, in Intorno a Locatelli: studi in occasione del tricentenario della nascita di Pietro Antonio Locatelli (1695-1764), a cura di A. Dunning, Lucca 1995, pp. 873 s.; S. Franchi, Drammaturgia romana II (1701-1750), Roma 1997, pp. 131, 202, 205 s., 208, 210, 217, 219; A. Tedesco, Aventuras y desventuras de Cunegonda: seis versiones musicales de «La principessa fedele» de Agostino Piovene, in Concierto barroco. Estudios sobre música, dramaturgia e historia cultural, a cura di J.J. Carreras - M.Á. Marín, Logroño 2004, pp. 111-149; S. Baldi, La musica nella cattedrale di Vercelli tra Controriforma ed età moderna: un profilo e nuovi documenti, in Barocco Padano 4. Atti del XII Convegno internazionale… Brescia… 2003, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2006, pp. 394-396; E. Pasquini, Padre Martini «iudex et arbiter». Su un concorso bolognese del 1760, in Polifonie, VII (2007), pp. 173 s.; A. Magaudda - D. Costantini, Musica e spettacolo nel regno di Napoli attraverso lo spoglio della «Gazzetta», Roma 2009, pp. 52 s., 129, 176, App., pp. 166, 238; Un’opera per Elisabetta d’Inghilterra: «La regina Floridea» (Milano 1670): edizione critica del libretto di Teodoro Barbo e della musica di Francesco Rossi, Ludovico Busca, Pietro Simone Agostini, a cura di C. Lanfossi, Milano 2009, p. 90; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, 1864, p. 188; R. Eitner, Quellen-Lexikon, VII, p. 51; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, p. 419; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII, 2004, col. 430.