COSSONI (Cossogna), Carlo Donato
Figlio di Giovanni Antonio, nacque a Gravedona (Como) l'11 nov. 1623, come attesta il certificato di nascita ritrovato dalla Pusterla. Famiglia nota e stimata i Cossogna o Cossoni erano giunti nell'Alto Lario fin dal '400 e all'epoca del C. per ricchezze erano ragguardevoli.
Egli trascorse molto certamente l'infanzia a Gravedona, attendendo agli studi musicali con evidente profitto, se già nel 1650 ottenne l'incarico di organista presso la basilica di S. Fedele in Como, dopo aver pronunciato i voti sacerdotali (di tale ordinazione non è stato possibile rintracciare nessun documento). Fu durante il soggiorno comasco, terminato nel 1657, come prova l'avvenuta elezione del nuovo organista Antonio Pellegrini, che il C. si mise in luce con alcune composizioni, come il Miserere ed il Sonetto sopra la morte, nelle quali la raffinatezza stilistica, gareggiando con il nitore compositivo, si coagula in forme che, per completezza di risultati, possono rivaleggiare con le migliori prove della musica lombarda del tempo. In che modo poi il C. finisse a Bologna, città in cui la sua presenza è sicuramente attestata come organista nella cattedrale di S. Petronio nel 1667, non ci è dato sapere. Certo egli dovette giungervi qualche anno avanti, se già nel 1666 il suo nome figurava nell'elenco dei musicisti prescelti dal conte V. M. Caretti a far parte dell'Accadeinia Filarmonica. In questi anni il C. si distinse, spaziando nei generi più diversi e componendo anche due azioni drammatiche: L'Adamo e La Dina rapita. Lasciò Bologna, attorno al 1675, per motivi che non conosciamo, anche se non sembrano degne di fondamento le accuse emerse all'epoca del concorso al posto di maestro di cappella del duomo, secondo le quali egli sarebbe stato scacciato per cattiva condotta morale e per musicale insipienza. Non certa come parrebbe, è comunque la notizia del sicuro trasferimento da Bologna a Milano. R molto più facile supporre che egli si sia recato da Bologna a Gravedona, dove aveva ottenuto il canonicato con obbligo di residenza, e che sia venuto a Milano stabilmente nel 1683 circa per partecipare al concorso del 1684. Non sarebbe altrimenti comprensibile l'accusa, formulata dall'arcivescovo di Milano all'epoca del concorso, secondo la quale egli avrebbe celebrato senza permesso ed avrebbe abbandonato un canonicato, in cui doveva risiedere: d'altronde lo stesso D'Alessandri, vice maestro di cappella del duomo, in un documento lo nomina come un sacerdote venuto dal lago di Como ("un certo D. Carlo Cossonio del lago di Como"). Certamente egli doveva però avere dei contatti con l'ambiente musicale di Milano, se le sue composizioni erano state favorevolmente ascoltate nel 1671 nella chiesa di S. Maria alla Scala e se come pare, faceva parte della cappella del principe Trivulzio. Quest'ultimo legame potrebbe trovare un fondamento nel fatto che, dal 1656 al 1660, un cardinale Trivulzio era stato governatore di Gravedona; avrebbe dunque potuto conoscere la famiglia Cossoni, una delle più importanti dei luogo. La mancanza poi di qualsiasi documento, che lo nomini indicando qualche carica da lui assunta in questo periodo, rende difficile il credere che egli si sia trattenuto per così lungo tempo a Milano, senza avere una stabile collocazione. Nella città lombarda si portò qualche mese prima dell'inizio del concorso, perché, a detta del D'Alessandri, egli tentò di eludere l'esame e di farsi eleggere in maniera poco ortodossa, fornendo al capitolo delle prove alternative, che si rivelarono disastrose. Si dovette assoggettare alla trafila del concorso, che lo vide vincitore davanti ad altri cinque concorrenti, benché le prove d'esame, inviate anonime con quelle degli altri siano state giudicate, sempre secondo il D'Alessandri, le peggiori, da un certo Beretta, maestro di cappella in S. Pietro a Roma, e da un certo Melani, maestro di cappella a Parma. Su tali affermazioni avanziamo delle serie riserve, non foss'altro per il fatto che l'unico Melani identificabile col giudice del manoscritto milanese, è Alessandro Melani maestro di cappella a Roma, in S. Luigi de' Francesi e non a Parma in una presunta basilica omonima. L'elezione comunque venne impugnata ed il C. fu accusato e di aver brigato nascostamente per procacciarsi la carica e di aver abbandonato la sua canonica senza permesso delle autorità ecclesiastiche. Venne imprigionato, ma di galera uscì quasi subito, rimanendo a disposizione in attesa di giudizio. Ancora nella settimana santa del 1685 la questione era insoluta, se toccò al D'Alessandri, in qualità di vicemaestro, sobbarcarsi al lavoro musicale del duomo. A sua volta questi si allontanerà dalla cattedrale milanese, per assumere la carica di canonico a S. Nazario, ove scrisse il libello cui si è accennato. Seguì molto probabilmente una guerra verbale tra le fazioni, alimentata da scritti più o meno denigratori. La notizia dell'accaduto, a detta dello stesso C. in una sua lettera indirizzata al capitolo del duomo, uscì dall'ambiente musicale di Milano, per giungere sino a Roma. La sensazione di chi oggi indaga, è che il C. fece le spese di attriti esistenti tra il capitolo e l'arcivescovo. La vertenza comunque si chiuse, per intervento di interposta persona, che convinse il C. a sottomettersi subito all'arcivescovo. Questi lo reintegrò nelle sue mansioni di maestro di cappella con uno stipendio di 1.500 lire, portato a 1.800 con un'ordinanza del 1689. La permanenza dei maestro a Milano non fu lunga: nel 1692 tornò a Gravedona, come canonico. Non è chiaro se se ne sia andato di propria volontà o se il capitolo lo abbia licenziato a causa di un mancato rientro in sede. Certo è solo che in entrambi i casi la salute fu o la ragione o il pretesto. È giusto però far notare che egli, nella lettera inviata alle autorità della cattedrale nel 1685, esprimeva il dubbio che la sua reintegrazione nell'organico del duomo fosse transitoria. Anzi si avanzava l'ipotesi che coloro cui era deputato il potere, lo avessero accettato come maestro, per liquidarlo, con minore strepito, a tempo opportuno. Egli soggiornò quindi stabilmente a Gravedona ove morì il 5 marzo del 1700, come attesta il suo certificato di morte. Venne sepolto o nella chiesa dei Ss. Rocco e Vittorio o in quella dei Ss. Gusinano e Matteo; ogni tentativo fatto dalla Pusterla, per ritrovare l'esatta sepoltura, è stato vano. Lasciò in eredità alla chiesa dei Ss. Rocco e Vittorio, come certiflca il suo testamento, una ricca collezione di quadri, oggi persa, in seguito alla demolizione dell'edificio. Molti dei suoi manoscritti finirono al monastero dei padri benedettini di Monte Valdo in Svizzera, e non in quello di Einsielden come afferma lo Schubiger; forse qualcuno toccò a Federico Molteni, milanese. I suoi libri invece, pare di ingente valore, spettarono in sorte ad un maestro di cappella del duomo di Como.
Musicista di indubbio valore, può essere inserito, per ciò che concerne la valutazione dell'opera, tra le figure più interessanti dell'epoca barocca, quanto a gusto per l'organizzazione sintattica del brano ed a squisita fattura della melodia. Prendono particolare rilievo nel corpus delle prove del C. quelle profane come le Canzonette o le Cantate, che si inseriscono validamente nel quadro della musica da camera barocca. Egli, pur ricalcando i temi tipici dell'epoca anche nella scelta del testo - il lamento di Aminta nella Cantata a voce sola per soprano. "D'un ruscello in su la riva"è un esempio - riesce sempre, per la giusta calibratura degli accenti, per la sicurezza dell'invenzione e per la signorile acquisizione culturale, ad evitare intonazioni banali o il gretto epigonismo di molti suoi contemporanei.
Si ricordano tra le opere: Mottetti a 2, 3 voci, con litanie alla Beata Vergine Mariaop. I, Venezia, Magni, 1665; Il libro di mottetti a voce sola, op. 2, Bologna, Monti, 1667; 8 voci piene, e brevi per i vespri delle solennità dell'anno. op. 3, ibid. 1667; Inni a voce sola per tutti i vespri, 4 Antifone. Tantum ergo, op. 4, ibid. 1668; Lamentazioni della Settimana Santa a voce sola, op. 5, ibid. 1668; Salmi concertatia 5 voci, a 2violini con basso, op. 6, ibid. 1669; Il libro primo delle canzonette amorose a voce sola, op. 7, ibid. 1669; Messa a 4, 5 voci concertate c. V. e ripieni a beneplacito, op. 8, ibid. 1669; Il II libro dei mottetti a 2 e 3 voci, op. 9, ibid. 1670; Il II libro dei mottetti a voce sola, op. 7, ibid. 1670; Litania a quattro antifone a 8 voci piene e brevi con una litania parimenta-8 concertata, op. 11, ibid. 1671; Il III libro dei mottetti a voce sola, op. 12, ibid. 1675; Messa e Te Deum, op. 14, Milano, Beltramino, 1679.
Si ricordano inoltre gli oratori: L'Adamo (eseguito a Bologna nel 1663); La Dina rapita (eseguita a Bologna nel 1668)e Procul delitiae a 3 voci con basso continuo, Bologna 1668; Cantate a 1, 2, 3 voci (queste a stampa, ma mancando di frontespizio non sono databili; la Pusterla postula il 1675).
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio dei duomo, documenti relativi al concorso del 1684 e susseguente vertenza, segnatura O. n. 48, f. 25, 30, 103; O. n. 49, f. 30, 144; II, f. 60v, 65v, III; Arch. di Stato di Milano, documenti con segnatura Culto P. A. 1049, contenenti: D'Alessandri, Racconto minuto e sincero di tutto l'accaduto nell'elettione del Maestro di Cappella della Chiesa Metropolitana di Milano, sino li 3 apr. 1685;una lettera del suddetto al capitolo; lettera dei C. alli Deputati secolari della Ven.ta Fabrica del Duomo;Archivio di Stato di Como: Cartella notarile (notaio Curti Petarda) 1700, testamento del C.; Ibid., Catasto mapale di Maria Teresa (per l'ubicazione della chiesa dei Ss. Rocco e Vittorio in Gravedona); Como, Archivio di S. Fedele, elenco degli organisti; Gravedona, Archivio della parrocchiale, certificati di nascita e di morte del C.; L. Tatti, Degli Annali sacri della città di Como, Como, Caprani, 1663, decade I, p. 15 7, n. 118; G. Stampa, Notizie stor. intorno al comune di Gravedona, Milano 1866, pp. 199 s.; A. Schubiger, C. D. C., in Monatshefte f. Musikgeschichte, III(1871), pp. 49-58; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca d. Liceo musicale di Bologna, Bologna 1890-1943, I, p. 100; II, pp. 212 s., 408 s.; III, pp. 222-223; V, pp. 137 s.; C. Sartori, La cappella music. del duomo di Milano, Milano 1957, p. 57; R. Orsini, St. di Morbegno, Milano 1959, pp. 159, 163 s.; F. Mompellio, La capp. music. del duomo dal 1573 al 1714, in St. di Milano, XVI,Milano 1962, pp. 529-531; L'Acc. Filarmonica di Bologna - Notizie stor. - Manifestazioni, Bologna 1966, capit. "La fondazione"; M. F. Pusterla, La società barocca e la musica da camera: significato della musica profana di C. D. C., tesi di laurea, facoltà di magistero, Università Cattolica dei S. Cuore di Milano, anno accademico 1968-69; F.-J. Fétis, Biographie univers. des musiciens…, II, p. 369; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, I, p. 378; G. Grove, Dictionary of Music and Musicians, II, p. 460; Enc. della Musica, Ricordi, I, p. 563; La Musica, Diz., I, p. 448; Enc. della Musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 202.